𝐋𝐞 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐨𝐫𝐞. 1
Ciao lettrici, siamo quasi giunte alla fine.
In questo capitolo in poi, Phyton e Draco racconteranno le loro vicende al passato, poiché a parlare, saranno adesso solo i loro ricordi. Spero possano essere di vostro gusto. Vi ringrazio in anticipo e mi scuso per eventuali errori grammaticali.
Python's POV
Sto morendo.
Davanti ai miei occhi, c'è solo un cielo grigio e opprimente. Le nubi sembrano voler soffocare ogni speranza, ogni luce. Non sento più nulla, neppure le gambe, eppure il battito del mio cuore è ancora lì, martellante, incessante. Le leggende parlano di come si rivivano i propri ricordi nei momenti finali, di come ogni attimo passato prenda vita davanti agli occhi di chi sta per andarsene. E, per me, questo è davvero accaduto. Ogni istante, ogni volto, ogni parola... tutto è tornato. Come se fosse ieri.
Un anno prima
Novembre.
L'aria fredda della veranda mi avvolgeva mentre restavo distesa sul pavimento, a osservare il cielo. Scorpius non c'era più, eppure la sua costellazione continuava a fissarmi, come un ricordo indelebile, un filo sottile che ancora mi legava alla sua assenza.
Draco mi osservava sempre più preoccupato. Non sapeva come affrontarmi, come avvicinarsi a quella parte di me che sembrava svanire ogni giorno di più. La sua paura per la mia sanità mentale era evidente. Parlava di depressione, di trauma. Ma lui non capiva. Non sapeva.
Quando entrai nell'ufficio di Silente, gli promisi solennemente: "Proteggerò il bambino, ma io e Piton dobbiamo ucciderlo." La nostra missione era chiara, il nostro destino segnato. Ma non sarebbe finita lì. No, la ruota del destino sarebbe tornata a girare, e il nostro momento sarebbe arrivato.
Decisi di salire su, non più capace di restare nel silenzio.
Bussai alla porta con la solita sequenza. Quattro colpi. Il terzo per avvertirlo, l'ultimo per identificarmi. Eravamo così, Draco ed io. Una danza segreta, fatta di segnali e sguardi che nessuno altro avrebbe mai potuto comprendere. Ma anche quelle piccole cose sembravano svanire, come sabbia che scivola via tra le dita.
Lucius tornò. E con lui, l'oscurità che sembrava averci sempre avvolti. Durante le colazioni, i pranzi, le cene, nessuno osava dire una parola. L'aria era densa, come se ogni respiro fosse un peso insostenibile. Una costrizione silenziosa che ci rendeva tutti prigionieri di quel silenzio opprimente.
«Vieni.» Mi disse, aprendo la porta. I suoi occhi avevano il gelo che solo il dolore può lasciare.
Draco soffriva più di me, ma non lo mostrava mai. Come sempre, il suo orgoglio, la sua maschera, erano più forti di qualsiasi emozione. Eppure, sotto quella maschera, c'era un uomo distrutto, alla ricerca di qualcosa che sembrava irrimediabilmente perduto.
«Chiudi la finestra. Fa freddo.» Gli dissi, cercando di rompere il silenzio che ci aveva avvolti da settimane. Ma nessuna parola poteva realmente risolvere ciò che stava tra noi. Non più.
La nostra intesa era sparita. I nostri sguardi non si incrociavano più con la stessa passione di un tempo. Il vuoto tra di noi si allargava, riempiendosi solo con i silenzi e con gesti che ora sembravano quasi meccanici.
Mi fermai davanti alla porta del bagno, ma prima che potessi toccare la maniglia, un'improvvisa forza mi fermò. Un respiro, un movimento, e Draco era lì, dietro di me, con gli occhi rossi e una tristezza che non riusciva a nascondere.
«Mi scuso...» mormorò, ma sapevo che non lo faceva per me. Era il peso del suo dolore a parlare.
Entrò nel bagno, chiudendo la porta alle sue spalle. Restò dentro per dieci minuti interminabili, e quando uscì, la sua espressione era distante, perduta. I suoi occhi mi cercavano, ma non mi vedevano davvero. Mi strinsi a lui, cercando di riportarlo indietro, di ridare a noi quello che avevamo perso.
«So cosa stai pensando.» Gli sussurrai, prendendo il suo volto tra le mani. «Lo penso anche io, ogni giorno.»
Le parole che un tempo mi avrebbero distrutta, ora sembravano il mio unico conforto. L'amore che Draco provava per Scorpius, l'amore che avevo per lui... eravamo entrambi imprigionati in quella passione distruttiva, ma allo stesso tempo vitale.
«Devo sapere dov'è Python,» mi disse, con la voce rotta dalla rabbia e dalla frustrazione. «Sto impazzendo.»
«Sai che non posso.» Risposi, con un filo di voce. Le promesse erano fatte per essere mantenute. E la protezione del nostro bambino veniva prima di ogni altra cosa. Ma Draco non capiva.
«Io ho il diritto di saperlo!» La sua voce si fece straziante, un lamento di chi non può più sopportare l'incertezza.
«Lo so.» Risposi, accarezzandogli i capelli con dolcezza. «Ma ti ho dato la mia parola. È per la sua sicurezza, Draco. Non posso fare altrimenti.»
Il suo corpo si irrigidì. Si allontanò, come se avesse cercato di liberarsi da un peso che non riusciva a gettare via. L'atmosfera tra noi era cambiata, come se un muro invisibile si fosse alzato, separandoci nuovamente.
«Credo che me ne andrò,» dissi, senza guardarlo. La tristezza che provavo era immensa, eppure non sapevo come comunicargliela. «In un posto più vivo, Draco. Non ce la faccio più con questi silenzi.»
Mi avviai verso la porta, sperando che mi fermasse, che dicesse qualcosa, ma non accadde. Il silenzio continuava a dilagare.
Ma proprio quando avevo messo un piede fuori dalla stanza, sentii la sua mano afferrarmi il fianco. Era la sua forza istintiva, quella che un tempo mi aveva fatto sentire al sicuro, ma ora mi paralizzava.
«Non pensi che sia sbagliato?» Mi chiese, la testa bassa, la voce tremante.
«Cosa?» Gli chiesi, voltandomi lentamente, il cuore che batteva forte nel petto.
«Essere così, sapendo di aver abbandonato la nostra creatura.»
Le sue parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Mi avvicinai, l'abbracciai con forza, come se avessi potuto restituirgli tutto l'amore che avevo in me, tutto quello che avevo nascosto per paura di perderlo.
«No, Draco. Niente di tutto questo è sbagliato.» Lo rassicurai, cercando di dargli il conforto che avevo perduto. «Non credi che sarei così se non fosse al sicuro?»
Il suo sguardo penetrante mi scrutava, cercava qualcosa che non riuscivo a dargli. Ma io nascondevo la verità. La mia morte, quella che si avvicinava sempre di più, quella che non avrei mai potuto evitata.
«Allora?» Mi chiese, il suo respiro spezzato.
«Niente.» Risposi, cercando di sorridere, ma era solo una facciata. «Non c'è niente di cui preoccuparsi, Dra...»
La sua mano mi fermò con un gesto deciso. I suoi occhi mi penetrarono e capii che mi stava leggendo. Come sempre.
E mi baciò. Come se fosse il nostro ultimo bacio. Come se fosse il primo.
E così fu.
I suoi baci sulla mia pelle erano un segreto che mi faceva tremare, un tocco che mi portava a un'intensa consapevolezza di me stessa, di chi ero sotto il suo sguardo. Ogni carezza, ogni gesto sembrava un atto di possesso, ma anche di protezione, di un legame che si stava tessendo in modo tanto profondo quanto inaspettato. Sentirmi vicina a lui mi dava una sensazione di completezza, come se ogni parte di me trovasse finalmente il suo posto.
Eravamo distesi sul letto, il nostro respiro si intrecciava mentre lui mi guardava, un'intensità negli occhi che mi spingeva a sentire ogni sfumatura di ciò che stava accadendo. Le sue parole mi colpivano con una forza che non riuscivo a ignorare.
«Ricordi la prima volta?» chiese, la voce carica di significato. «Da quella sera non hai mai smesso di essere mia.»
Le sue mani mi accarezzavano, come se cercassero di comunicare più di quanto le parole potessero fare. Ogni suo movimento, ogni suo gesto sembrava segnare il nostro legame con una forza che non avevamo mai sperimentato prima.
Mi spinse più vicino, come se il mondo esterno fosse lontano anni luce. Le sue parole erano sussurrate all'orecchio, ma pesavano come pietre. Non c'era bisogno di altro, i nostri corpi si parlavano senza necessità di spiegazioni. Eppure ogni singolo gesto mi diceva tutto ciò che dovevo sapere.
Mi accarezzò la pelle come se volesse esplorarmi completamente, e il nostro respiro si faceva sempre più veloce, accompagnato da un senso di frenesia che mi avvolgeva. Le sue mani, i suoi baci, sembravano sussurrarmi segreti di cui non avrei potuto fare a meno.
«Ti amo» dissi, le parole uscite più dalle emozioni che dal pensiero.
Lui, per un attimo, si fermò. Poi, con un'intensità che non potevo rifiutare, mi guardò negli occhi. C'era una forza in quel momento che trascendeva ogni limite, ogni paura. «Ti amo. Cazzo se ti amo», sussurrò, e un brivido percorse la mia schiena.
Poi, con una determinazione che mi lasciò senza fiato, continuò, il nostro legame profondo e inesplicabile tra i silenzi e i respiri. Il mondo attorno a noi sembrava dissolversi, restavamo solo noi, intrappolati in un istante senza tempo.
Mentre il nostro incontro si faceva sempre più intenso, sentivamo entrambi la stessa battaglia dentro, un fuoco che ci consumava ma che ci rendeva completi. Non c'era più posto per altre emozioni, solo per noi due e per il nostro legame, che sembrava destinato a sfidare ogni cosa.
E alla fine, dopo aver trovato il nostro respiro in un angolo nascosto di noi stessi, ci abbracciammo, una calma intensa che ci avvolgeva. Ma non c'era tempo per riflettere. Il giorno dopo Hogwarts avrebbe riaperto le sue porte, e una nuova sfida ci attendeva.
Ci svegliammo presto, un silenzio pesante tra di noi. Colazione veloce, un saluto a Narcissa, che ci abbracciò con una forza che parlava più delle parole. Era come se ogni gesto, ogni parola, fosse carica di un destino che ci stava aspettando.
«Siate forti. Noi arriveremo quando sarà il momento...» disse con tono deciso.
Ci incamminammo verso la stazione, con il pensiero rivolto a ciò che ci aspettava. La paura era presente in ogni passo, ma anche la determinazione. Hogwarts non era più la stessa. Piton ora era a capo della scuola, e questo, in qualche modo, ci dava una strana speranza.
Arrivammo a Hogwarts, la stazione gremita di studenti, alcuni ancora indecisi se salire o meno. Il mondo sembrava sospeso tra la paura e l'incertezza. Ma noi eravamo pronti a giocare la nostra parte, a fare la nostra mossa, consapevoli che nulla sarebbe stato più come prima.
All'interno della scuola, la tensione era palpabile. Nuove regole, nuovi guardiani, un'atmosfera che sembrava quasi soffocante. Eppure, nonostante tutto, sentivamo che il cambiamento era inevitabile. Hogwarts stava cambiando, ma noi eravamo pronti a combattere.
Le settimane passarono, e la preoccupazione per la scomparsa del trio si faceva sempre più forte. Chiacchiere sussurrate nei corridoi parlavano di Horcrux e di pezzi mancanti, ma io sapevo esattamente dove erano. Silente mi aveva rivelato tutto, ogni movimento, ogni mossa futura.
E ora, ero pronta a fare la mia parte. E quando fosse arrivato il momento, avrei dato il segnale. L'ultimo Horcrux sarebbe stato distrutto, e con esso, tutto il male che ci circondava sarebbe svanito, portando finalmente la pace.
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