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Ci sono molti buoni sistemi per proteggersi dalle tentazioni, ma il migliore è la codardia.
Mark Twain









𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝙸𝚇
Parte II







«È passata un'ora», si lamenta Taehyung battendo le mani sul volante. «Che cazzo sta facendo? Sta assaggiando l'intero menu?»

«Non essere così scontroso», replica Jeongguk dandogli una gomitata. «È Natale.»

«Un motivo in più per essere scontrosi.»

«Non hai bisogno di motivi in più per essere scontroso.»

«Vaffanculo.» Taehyung gli lancia uno sguardo assassino, ma Jeongguk non ci fa troppo caso— ormai è abituato.

«Forse ha incontrato qualcuno? Oppure sta lavorando un po' lì dentro. Credo che sia entrato con il suo portatile.»

«È vero», ammette Taehyung. «Ma che cazzo.»

«Di' che odi pedinare la gente con me e basta.»

Taehyung solleva le sopracciglia e volta la testa per guardare Jeongguk.

«Odio stare con te, che si tratti di pedinare la gente o meno.»

«Non sei stanco di mentire, tesoro?»

Cazzo se lo è. Dio, a questo punto lo sa tutto il Pantheon, dagli dei greci a quelli nordici.
A sorpresa, Taehyung viene salvato da Namjoon, che esce dalla caffetteria.

«Era ora», brontola il maggiore mentre aspetta che il giornalista si diriga verso il suo vecchio pick-up— che fa molto stile Namjoon. «Aspetta, perché cazzo ha due tazze di caffè?»

«Allora deve aver lavorato», dice Jeongguk. «Oppure è un gran bevitore di caffè.»

«Dio, odio i bevitori di caffè», brontola Taehyung, facendo sbuffare divertito Jeongguk.

«Caspita, odi parecchie persone.»

Taehyung sospira e spegne il motore, lasciando che un'altra auto si posizioni dietro quella di Namjoon per iniziare a seguirlo a distanza di sicurezza. Taehyung deve ammettere che la Range Rover di Jeongguk è piacevole da guidare. Tutto è fluido, dai pedali ai sedili in pelle.

«Non lo ammetterai mai, ma ti piace», sorride Jeongguk, leggendo a meraviglia la mente di Taehyung.

«Non so di cosa tu stia parlando.»

«Perché hai insistito per guidare, allora?» lo prende in giro Jeongguk.

«Perché è il mio turno», risponde Taehyung, come se fosse il vero motivo.

«Bugiardo.»

Sì, grazie per il promemoria.

Taehyung guida piano, perché non vuole uscire di strada: dovrebbe vendere metà dei suoi organi per ripagare Jeongguk. Anche Namjoon guida piano, principalmente perché il suo pick-up non sembra tenere molto bene la strada... il che agevola Taehyung. Non potrà mai seminarlo.

E infatti non lo perde di vista, nemmeno quando Namjoon li coglie di sorpresa superando il Tribune.

«Forse non sta lavorando», ipotizza Jeongguk. «È Natale, dopotutto.»

«Eppure noi stiamo lavorando.»

Jeongguk schiocca la lingua. «Stiamo indagando su uno dei casi più seguiti del Paese. Lui no.»

«Non c'è da scherzare, partner.»

«Concentrati sulla strada», ribatte Jeongguk. «Non ti perdonerò mai se mi distruggi la macchina.»

Taehyung fa una risata di scherno, anche se neanche lui ci tiene tanto a danneggiarla. «Sono sicuro che potresti comprarti una dozzina di Range Rover.»

«Fa lo stesso.»

Taehyung alza gli occhi al cielo e rimane in silenzio per qualche minuto.
Poco dopo si ferma a un semaforo rosso, e due auto fanno lo stesso davanti a loro.

«Cazzo», impreca il maggiore, sporgendo la testa. «È passato.»

«Lo prenderemo di nuovo», gli assicura Jeongguk, sporgendosi verso Taehyung per vedere il pick-up di Namjoon che gira a destra. «Nessuno possiede la macchina che ha lui.»

Taehyung annuisce e inizia a muovere il ginocchio su e giù. Quel maledetto semaforo rosso non poteva durare di più.

«Rilassati», dice Jeongguk. «Ecco, è verde.»

«Fottuto semaforo», sibila Taehyung mentre riparte, girando a destra quando le altre auto sono sparite. «E io sono rilassato.»

«Lo vedo.»

Taehyung gli fa il dito medio senza guardarlo, poi si acciglia quando scorge da lontano l'auto di Namjoon, parcheggiata lungo il marciapiede.

«È qui.» Jeongguk indica Namjoon con il mento, in procinto di entrare in un edificio. Poi si guarda intorno. «Siamo nel Lower West Side.»

«So dove siamo, idiota.» Taehyung continua a guidare e alla fine parcheggia lungo il marciapiede, il più lontano possibile dal pick-up di Namjoon. «Ora aspettiamo. Fantastico.»

Spegne il motore e Jeongguk inarca un sopracciglio.

«Questo è lo scopo di un appostamento, Taehyung.»

«Lo so», brontola. «Ma è comunque fastidioso.»

«Tu sei fastidioso.»

Taehyung alza gli occhi al cielo, slacciandosi la cintura di sicurezza per mettersi più comodo.

«Non vuoi più uscire con me, allora?» lo prende in giro Taehyung.

«Non saresti il primo uomo fastidioso con cui vado a letto.»

Taehyung incrocia le braccia al petto. «Ho detto uscire, non scopare.»

Jeongguk appoggia la tempia sinistra al poggiatesta. «Lo stesso vale per gli appuntamenti.»

Taehyung non sa nemmeno perché gli ha fatto quella domanda. Stava cercando di prenderlo in giro, certo, ma non solo. Per l'amor di Dio, perché sta facendo questo dannato gioco? Perché diavolo lo ha cominciato, cazzo?
È uno stupido. Non c'è altra parola per descriverlo. Un completo idiota, il re degli idioti. Kim Taehyung, signore e signori, che flirta con il partner che all'inizio nemmeno voleva.

«È estenuante, sai?» Anche Taehyung appoggia la testa contro il sedile. «Essere il tuo cavolo di partner.»

Jeongguk sorride, mostrando i suoi denti bianchissimi. «Ricambio il complimento, tesoro.»

Tesoro.

«Comunque», dice Taehyung, voltandosi un po' per guardare l'edificio. «Sembra un condominio.»

«Giusto», risponde Jeongguk. «Stacy potrebbe vivere lì, non credi?»

«Controlliamo.»

Taehyung sta per chiamare Leroy, quando Jeongguk lo ferma poggiando la mano sulla sua.

«Aspetta, prima controlliamo i suoi social media.»

Taehyung aggrotta leggermente le sopracciglia, ma abbassa comunque la mano, bloccando il telefono. Jeongguk tira fuori il suo e apre Twitter. Dopo alcuni secondi, mostra a Taehyung alcune foto.

«Vive sicuramente lì», afferma mentre scorre il dito. «Guarda, stesso edificio.»

Taehyung fa uno zoom e lancia un'occhiata all'edificio in questione. Non c'è dubbio.

«Va bene», dice il maggiore. «Che diavolo stanno facendo, allora?»

«Forse stanno scopando?»

Gli occhi di Taehyung si allargano e colpisce la spalla di Jeongguk. «Cristo, non dire così! Cazzo, ho bisogno dell'acqua santa adesso.»

«Sei così melodrammatico», ride Jeongguk. «Forse stanno... lavorando. Qualcosa del genere.»

«Sarà meglio che lavorino, cazzo», borbotta Taehyung. «Non esiste che ce ne stiamo qui fuori a marcire mentre quello stronzo è lì sopra a trastullarsi il cazzo.»

«Che classe, Taehyung, davvero.»

Passa un minuto, poi due, cinque, dieci, venti.
A un tratto, Taehyung si concentra improvvisamente sul volto di Jeongguk, che è girato dall'altra, così da non vedere il maggiore che lo fissa. Taehyung si rende conto che le sue guance sono un po' incavate. La sua mascella è più affilata che mai e il suo profilo è più spigoloso. Sul mento c'è un segno di ricrescita dei peli e, anche se Taehyung li trova molto sexy, non è da Jeongguk lasciarli intravedere. Le sue labbra sono ancora attraenti, ma hanno perso un po' del loro turgore e sembrano un po' secche. Anche i suoi capelli sembrano diversi.

«Sono così bello?» chiede gentilmente Jeongguk, pur continuando a guardare fuori.

Taehyung avrebbe dovuto distogliere lo sguardo prima, ma non ci è riuscito. È sempre così. Vorrebbe, ma non ci riesce. Oppure non può, ma vorrebbe. In ogni caso, questa cosa lo manda in bestia. Non vince mai.
Perché cazzo si è messo a giocare a un gioco che sa di non poter vincere?

«Hai l'aria stanca, in effetti», risponde onestamente Taehyung.

«Davvero?» Jeongguk volta la testa per fissare Taehyung, che annuisce. «Immagino che il lutto faccia questo effetto.»

Taehyung deglutisce il nodo che ha in gola.

«Mi dispiace tanto.» Ed è vero. È così da giorni.

«Lo so, Taehyung.» Jeongguk sorride debolmente. «Non è colpa tua, te l'ho detto.»

In un certo senso, lo è. Avrebbe dovuto lavorare ancora di più, non avrebbe dovuto dormire pur di catturare quei due stronzi. Ma non può dirlo perché, se lo fa, Jeongguk avrà un motivo per pensare che sia anche colpa sua. Di sicuro lui la pensa già così, ma Taehyung non vuole aggravare la situazione.

«Se non è mia, non è neanche tua.» Taehyung abbassa le braccia e appoggia le mani sulle cosce. «Lo sai, vero?»

«Lo so», ripete Jeongguk, con le labbra ancora tese in un sorriso triste. «Ma questo non migliora le cose.»

E, ancora una volta, Taehyung lo capisce. Lo capisce fin troppo bene, e non può fare altro che immedesimarsi in Jeongguk.
Poi c'è un silenzio. Non pesante, ma nemmeno leggero. Solo un silenzio.

«Gli saresti piaciuto», si lascia sfuggire Jeongguk. «Forse sarebbe piaciuto anche a te.»

Taehyung non è nemmeno sicuro che un giorno si sarebbero incontrati, ma comunque annuisce.

«A quando vedo gli piacevano i ragazzi belli ma fastidiosi.»

La cosa suscita una risatina sulla bocca di Jeongguk. «Possiamo dire così, sì.»

Taehyung si chiede se ad Amber sarebbe piaciuto Jeongguk. Qualche settimana fa era sicuro della risposta: lo avrebbe odiato quanto lui, ma allora era cieco. Amber, in quanto Amber, avrebbe visto ben oltre ciò che Taehyung vedeva prima. Avrebbe visto il vero Jeongguk— forse non subito, perché quell'idiota rende le cose complicate, ma a un certo punto sì. L'avrebbe fatto. E avrebbe preso Taehyung a calci in culo per averlo odiato.

Non gli ha lasciato nemmeno una possibilità. Lo ha giudicato troppo in fretta, in una frazione di secondo, come se fosse onnisciente. Ha visto Jeongguk come una minaccia, quindi si è difeso con i mezzi che aveva.

Jeongguk è ancora una minaccia.
Non dello stesso tipo, però.

«Finalmente», dice Jeongguk raddrizzandosi e guardando nello specchietto retrovisore. «Se ne stanno andando.»

Anche Taehyung lancia un'occhiata allo specchietto. I due giornalisti salgono sul pick-up di Namjoon e un minuto dopo se ne vanno. Taehyung, cauto, aspetta un po', poi mette in moto l'auto e li segue da lontano, con lo stesso metodo di prima. È facile. Forse troppo.

«Spero che tu abbia fatto il pieno di benzina di recente», dice Taehyung, «perché quello stronzo ci sta portando dall'altro capo della città.»

Jeongguk fa una smorfia e conferma di averlo fatto.
Dove cazzo stanno andando, per l'amor di Dio?

A un certo punto, Taehyung riceve una risposta. Una risposta maledettamente strana, che si palesa mentre guida in un'area semivuota, degna di fare la sua comparsa nei più spaventosi film horror. Ma loro non sono in un film, perciò che diavolo ci fanno lì?

«Non posso guidare oltre», spiega Taehyung, fermando l'auto e nascondendosi il più possibile. «Si fermerà a breve.»

Namjoon si ferma un attimo dopo, parcheggiando il suo pick-up vicino a una recinzione in condizioni pietose.

«Sembra una vecchia fabbrica», nota Jeongguk, e mentre si china a guardare più da vicino, l'odore di menta riempie i polmoni di Taehyung: se continua così, ne diventerà dipendente.

«Se stanno facendo una roba tipo vlog in posti spaventosi, li ammazzo.»

Jeongguk alza gli occhi al cielo, mentre si slaccia la cintura di sicurezza. «Cerchiamo di non arrivare a questo punto, va bene?»

«Sì, sì.»

E così aspettano. Aspettano fin troppo, cazzo, e Taehyung ne ha abbastanza. Ma se ne sta buono lo stesso, perché non può fare altro. Verrebbero arrestati non appena avessero messo piede dentro.

«È il peggior appostamento che abbia mai fatto», sibila Taehyung slacciandosi la cintura di sicurezza, anche se a dire il vero non ne ha fatti molti.

«Smettila di lamentarti come un maledetto bambino.»

«Vai a cagare.»

Namjoon e Stacy lasciano l'edificio dopo venti minuti.
Taehyung non riesce a crederci.

«Tutto questo casino per niente

«Sei così disfattista», sospira Jeongguk mentre apre la portiera, una volta che i giornalisti se ne sono andati definitivamente. «Andiamo, è tempo di avventure.»

È meglio che ci sia un dannato cadavere all'interno.
No, a dire il vero spera che non ci sia. Taehyung vuole solo qualcosa, non necessariamente un'altra vittima.

«Primo ostacolo», nota Jeongguk, più felice di quanto dovrebbe.

La terribile recinzione verde.
Jeongguk fa un passo avanti e si arrampica attraverso il buco, seguito da Taehyung, che sospira una volta dall'altra parte.

«Sono io o ti stai davvero divertendo?»

Jeongguk ridacchia voltandosi verso di lui. «È divertente.»

«Oddio, sei tu il bambino qui.»

«E tu sei un maledetto guastafeste.»

Tuttavia, l'entusiasmo non lascia le labbra di Jeongguk.

«Cammina senza ammazzarti, ok?» dice Taehyung mentre si avvicinano alla fabbrica.

«Grazie per l'interessamento, tesoro.»

Non è...
Cazzo, ok, va bene. Forse è un po' preoccupato. Ma solo perché non vuole chiamare il 911 per colpa di quel maledetto idiota.

L'edificio è un gigantesco disastro. Le pareti sono ricoperte di graffiti, tanto che Taehyung non riesce a distinguere il colore dei mattoni. A proposito di mattoni, ce ne sono molti in tutto l'edificio, e precisamente dove non dovrebbero essere, coperti a loro volta da strati di neve, neve che ormai si è fatta strada anche nelle scarpe di Taehyung. Ha letteralmente i piedi gelati. Comunque, mentre lancia uno sguardo intorno a sé, nota alcuni alberi spogli che, con la loro presenza, riassumono l'intero quadro. La gente sana di mente non verrebbe mai qui. Fortunatamente – o sfortunatamente –, Taehyung è alla ricerca della propria sanità mentale da mesi.

Inoltre, c'è uno strano odore nell'aria. Di roba chimica.

«C'è un cartello qui», dice Jeongguk, con voce un po' alta data la sua posizione, più lontana da lui. «È illeggibile, però.»

Taehyung si avvicina e, in effetti, lo vede.

«Sul serio, che cazzo è?»

Jeongguk non risponde e si addentra nel buio dell'edificio. Taehyung schiocca la lingua e, suo malgrado, segue l'esempio del minore. Il fatto è che Jeongguk non si vede da nessuna parte.

«Jeongguk?»

Nessuna risposta.
Dove cazzo è andato quell'idiota?
Nella visuale di Taehyung ci sono diverse porte sfondate. Jeongguk potrebbe essere ovunque. Taehyung solleva lo sguardo e nota un sentiero. Ma ancora non vede Jeongguk. Non è il momento di dividersi, e cosa fa Jeongguk? Scompare, come il coglione che è.

Non ha altra scelta, quindi. Taehyung deve scavalcare un sacco di ferraglia per attraversare la stanza, poi entra in un'altra, piena di vecchie scrivanie. Niente Jeongguk. Taehyung sospira e prosegue, attraversando così tante porte aperte che, a un certo punto, non sa nemmeno dove si trova, non che lo sapesse fin dall'inizio. Ha perso Jeongguk e si è perso lui stesso. Fantastico.

«Jeongguk!»

Nessuna risposta. Come d'abitudine.

«Dove cazzo sei, maledetto...»

«Laggiù!» La voce di Jeongguk lo interrompe, lontana.

Ancora una volta, Taehyung guarda in alto e gli occhi si posano su Jeongguk, due piani sopra di lui.

«Finalmente!» ringhia Taehyung. «Che cazzo sta stai facendo, per l'amor di Dio? E perché sei così veloce?»

«Non sono veloce», risponde lui. «Sei tu che sei troppo lento, partner.»

Non è lento. È attento. Jeongguk gioca a fare il ragazzino spericolato, buon per lui. Taehyung non ha intenzione di giocare.

«Sei proprio un vecchietto, eh?»

Va bene, basta così.
Con un movimento fluido, Taehyung raggiunge la prima scala – non di prima generazione, però – e le sue mani afferrano le sbarre color arancione scuro.

«Ci farai ammazzare», brontola Taehyung mentre si arrampica. «E se non ci farai ammazzare, moriremo comunque di tetano.»

Jeongguk ridacchia dall'alto. «Non sei vaccinato?»

Non se lo ricorda nemmeno, perciò non risponde. Fa una smorfia quando raggiunge la seconda scala, in condizioni ancora peggiori.

«Attento a questa», lo avverte Jeongguk, e Taehyung annuisce.

E Taehyung presta attenzione, può giurarlo su tutto ciò che ha. Può giurarlo anche sulla vita di Jimin, cazzo. Questo non impedisce alla sua mano destra di scivolare a causa dell'umidità.

Jeongguk sussulta. «Ho detto di stare attento, Taehyung.»

«Io sono attento, cazzo!»

Quella scala è semplicemente una merda. E troppo lunga, maledizione. E anche arrugginita da morire. Taehyung è troppo vecchio per queste stronzate... No, non è vero. Non è troppo vecchio. Non lo sarà mai.
La sua ascesa continua e, non appena si convince di poter uscire vivo da lì, la sbarra cede sotto la sua mano sinistra con un suono metallico, proveniente sia dalla scala che dal suo orologio, che termina la sua corsa sul maledetto pavimento.

«Cazzo», ringhia Taehyung guardando il suo povero orologio.

«Stai bene?» chiede Jeongguk mentre si china verso Taehyung, fissandolo dall'alto. «Vieni.»

Tende una mano a Taehyung affinché la prenda, ma il maggiore rifiuta e torna sui suoi passi. Il rumore delle sue scarpe contro il pavimento sporco riecheggia sulle pareti altrettanto sporche. Si accovaccia, sfrega con apprensione il pollice sul retro dell'orologio. Non può fare a meno di imprecare quando lo gira.

«Che cos'è?» chiede Jeongguk, ancora un piano sopra.

«Il mio orologio», risponde Taehyung, alzandosi in piedi con l'oggetto in mano. «È fottutamente rovinato.»

«Merda», mormora Jeongguk.

Già, merda. Il quadrante è completamente distrutto, non c'è niente da fare. Anche le cinghie di cuoio sembrano distrutte, tutte appiccicate. Non riuscirà a ripararlo, ma lo mette comunque nella tasca del cappotto. Non può separarsi dall'ultimo regalo di suo padre.

«Stai bene?» ripete Jeongguk quando Taehyung finalmente lo raggiunge. «Sembra di no.»

Taehyung non ha intenzione di piangere, ma ha un peso sul petto che non se ne va.

«Non è niente», mente. Ma non può mentire fino a questo punto. «Aveva un valore sentimentale, ma lascia perdere. Andiamo.»

Jeongguk aggrotta le sopracciglia e per un attimo sembra che stia per dire qualcosa, ma alla fine non lo fa. Camminano verso un'altra stanza, completamente in disordine come le altre.

«Questo posto è enorme», dice Jeongguk. «Potrebbe anche esserci qualcuno, e noi non lo sapremmo.»

«Almeno non sono quelle due teste di cazzo», risponde Taehyung.

«Non loro», dice Jeongguk, «ma se si fossero incontrati con qualcuno, mh? Quel qualcuno potrebbe essere qui.»

«Potrebbe essere», ammette Taehyung. «Ma se sono intelligenti, non sarebbero rimasti qui. Abbiamo fatto un bel po' di rumore.»

«E di chi è la colpa?» Jeongguk inarca un sopracciglio, e Taehyung gli dà una leggera spinta.

«Cammina e basta, idiota. E senza sparire.»

«Oh, capisco.» Jeongguk inclina la testa. «Avevi paura senza di me. Mi dispiace, orsetto

«Ti detesto, cazzo», ribatte Taehyung. «Lo sai, vero?»

Jeongguk sorride e continua a camminare.
Tutte le stanze sembrano simili, disordinate e inquietanti, buie nonostante la luce esterna. E l'odore – ah, l'odore – è così terribile che Taehyung vuole di nascondere il naso nell'incavo del collo di Jeongguk finché non avranno finito.

«Che diavolo ci facevano qui?» ripete Taehyung perché, beh, non ha una risposta. Odia non avere risposte, anche se ormai dovrebbe essersi abituato. «Perché sono venuti qui a Natale, anche solo per incontrare qualcuno?»

«Strano, davvero.»

«Strano come Namjoon», si lascia sfuggire Taehyung. «Il che è tutto dire.»

Mentre l'esplorazione prosegue, Taehyung si rende conto di due cose: primo, Jeongguk è davvero, davvero in forma, anche più di quanto Taehyung pensasse. Secondo, Taehyung è davvero, davvero poco in forma, più di quanto pensasse. A sua discolpa c'è il fatto che non è del tutto incapace, ma solo rispetto al giovane idiota che ha come partner.
Oh, quasi dimenticava la terza cosa: il sedere di Jeongguk è assolutamente stupendo. Ora che ha salito parecchie scale dietro Jeongguk, Taehyung ne è più che sicuro.









Si arrendono un'ora dopo.
Lì dentro non c'è niente e nessuno se non pura spazzatura— e il peggior odore che Taehyung abbia mai sentito.

«È stata una completa perdita di tempo», si lamenta Taehyung mentre escono, con il naso che finalmente riesce a respirare di nuovo.

«Non direi», contesta Jeongguk— perché, in quanto Jeongguk, deve essere sempre in disaccordo con Taehyung, giusto? «Ora siamo sicuri della loro... stranezza.»

«Avevi bisogno di passare due maledette ore in un magazzino abbandonato per capirlo, sul serio?» lo prende in giro Taehyung.

«Sto cercando di essere ottimista», replica Jeongguk. «Dovresti provarci anche tu ogni tanto.»

Taehyung sa essere ottimista.
Per esempio, è assolutamente sicuro che finirà all'inferno per tutti i terribili pensieri che gli passano per la testa ogni volta che Jeongguk preme la sua dannata lingua contro la guancia. Proprio come adesso.

Uscire da quel magazzino è un gioco da ragazzi rispetto a questo.
Non c'è modo di sfuggire al pasticcio in cui si è cacciato.




____________________





Taehyung ucciderebbe per avere un caminetto.

Ebbene, il posto ci sarebbe, ma a parte le sue due vecchie piastre, non c'è fuoco nella sua tana. L'aspetto positivo di questa situazione? Non ha bisogno del fuoco per riscaldare il suo cuore. L'unica persona di cui ha bisogno ha appena bussato alla porta.

Jimin ha gli zigomi già sollevati quando apre la porta, gli occhi appena visibili, ma scintillanti.

«Non per fare lo sdolcinato», dice Jimin quando si allontana da lui. «Ma buon Natale, Tae.»

«Buon Natale, Chim», risponde Taehyung, sorridendo. «Va bene quando sei tu.»

«Lo so», sorride Jimin, rimanendo sulla soglia. «Spero che tu non abbia preparato nulla.»

«Tipo cibo?» Taehyung ride. «Non proprio, no.»

«Bene.» Jimin sorride ancora. «Prendi il cappotto, andiamo a cena fuori.»

«Davvero?» Taehyung sorride, facendo già un passo indietro per prendere le sue cose. «Andiamo, allora.»









In tutta onestà, il ristorante è fantastico. C'è tutto ciò che piace a Taehyung: tanta ecopelle, tanti mobili in legno. All'interno regnano sovrani il marrone e il nero, cosa che delizia Taehyung, oltre all'atmosfera soft generale. La sedia di Taehyung è più comoda di qualsiasi altra su cui si sia seduto prima, e i lineamenti di Jimin sono meravigliosi, come sempre.

C'è molta gente, ma a Taehyung non importa. Ha occhi solo per la sua anima gemella, che ha il naso immerso nel menu. Taehyung, che ha già scelto, sposta per un po' la sua attenzione sulla tappezzeria delle pareti, poi sul bar di classe, pieno di persone altrettanto raffinate, anche se l'uomo più distinto rimane Jimin, vestito con un abito a fantasia terribilmente sexy.

«Prendiamo un po' di vino», si lascia sfuggire Taehyung, facendo inarcare un sopracciglio a Jimin.

«Tu non bevi.»

Sì, certo. Prima.

«Sai che ho infranto questa regola due volte di recente. Ma se non vuoi...»

«No, va bene», lo interrompe Jimin. «Se lo vuoi, lo avrai.»

La bocca di Taehyung assume la forma di un piccolo rettangolo: un sorriso scatolare, come lo chiama sempre Jimin.

«È piuttosto insolita come risposta da parte tua.»

Jimin sbuffa una risata, chiudendo il menu. «È colpa del Natale.»

Il vino arriva per primo e, poco dopo, arrivano anche i piatti. Taehyung scopre che bere vino rosso mangiando cavolfiore gratinato, insalata verde e arrosto è più piacevole di quanto pensasse.

«Com'è andata oggi?» chiede Taehyung dopo aver ingoiato. «I tuoi genitori stanno bene?»

«Tutto ok e, sì, stanno bene.» Le dita di Jimin si arricciano intorno al suo bicchiere. «Mio padre ha cucinato così tanto cibo che non so nemmeno come faccio a mangiare di nuovo.»

Taehyung ride. Tipico del padre di Jimin.
Jimin gli chiede come sta sua madre, Taehyung gli assicura che sta bene. Era così contenta di vedere Taehyung poco fa, alla casa di riposo, che lui aveva quasi pianto.

«Però erano dispiaciuti che tu non sia potuto venire», dice Jimin quando ritornano sull'argomento.

«Andremo a trovarli presto, ok?» risponde Taehyung. «Non potevo proprio, io...»

«Lo so», lo rassicura Jimin mentre appoggia per un attimo la mano su quella di Taehyung. «Il lavoro è già impossibile per me, quindi non posso immaginare quanto dobbiate faticare voi.»

«Non è nemmeno faticoso a questo punto», sbuffa Taehyung, il cui vino ha uno strano retrogusto amaro sulla lingua. «È solo che non ha alcun senso, cazzo. E la gente...» Sospira. «Dio, le persone possono scatenare un sacco di cose. Paura, ossessione, fastidio, maleducazione, stranezza e così via.»

«Non puoi biasimarli per la loro paura, però.»

«Non è...» Sospira di nuovo, mettendo giù la forchetta per un po'. «Non li sto biasimando. Diavolo, anche i poliziotti hanno paura. Ma la gente fa cose stupide quando ha paura. E non sono nemmeno le peggiori.»

«E quali sono allora?»

«Quelle ossessionate. Davvero, Chim, c'è chi sta letteralmente cercando di risolvere questo caso da solo.» Anche lui ci avrebbe provato da solo se non fosse stato per la task force, ma shh. «Peggio ancora, alcuni sono dalla parte di quegli stronzi.»

Jimin non è sorpreso. «Sapevi che sarebbe successo», risponde. «Purtroppo.»

«Sì, ma comunque.» Un sospiro. «E il numero di chiamate che riceviamo? Inimmaginabile. Tutte false piste, ovviamente.»

«Grazie a Dio non faccio parte della task force.» Jimin versa del vino nei loro bicchieri, e Taehyung lo ringrazia. «Posso sopportare la pressione, ma così tanta? Ma dai!»

Pressione è un eufemismo ormai, ma Jimin avrebbe potuto aiutarli. È un buon poliziotto e presto sarà anche un detective.

«E i media non aiutano mai, soprattutto il maledetto Tribune.» Taehyung nota un paio di occhi puntati su di lui, alle spalle di Jimin, poi abbassa la voce. «Hanno sempre qualcosa da dire, da criticare. È terribile.»

«Lo so», dice Jimin. «Ti aiuterò in questo, te lo prometto.»

Tocca a Taehyung coprire la piccola mano di Jimin con la sua, più grande.

«Non preoccuparti troppo di questo. Sto bene.»

«Ultimamente menti spesso.» Jimin inclina la testa, appoggia il mento sul palmo della mano e il gomito sul tavolo. «È questo che ti fa stare tutto il giorno con Jeongguk?»

Taehyung inarca le sopracciglia. «Perché parli di lui?»

«Pensavi davvero che non avrei affrontato l'argomento?» Jimin ridacchia. «Mi mandi un selfie e, puff, sparisci. Voglio i dettagli.»

«Primo, ti ho mandato un maledetto selfie perché me l'hai chiesto tu», ribatte Taehyung. «Secondo, non c'è niente di cui parlare.»

«Potevi semplicemente fare una foto a Yoongi.»

«E sembrare un dannato stalker? Ottima idea, Chim.»

Quest'ultimo alza gli occhi al cielo. «Bene, i dettagli allora.»

«Non ci sono dettagli», risponde Taehyung, prima di sorseggiare la sua acqua, lasciando stare un po' il vino per ora. «Non è successo niente, davvero.»

Jimin non smette di fissarlo con quei suoi occhi curiosi. Taehyung si comporta come se niente fosse, finendo la sua insalata, ma a un certo punto deve sollevare lo sguardo e arrendersi, perché Jimin è inarrestabile.

«D'accordo, rompiscatole», esordisce. «Quando Yoongi se n'è andato, Jeongguk mi ha chiesto di salire.» Gli occhi di Jimin si sgranano . «E io ho rifiutato.»

Si acciglia. «Hai fatto cosa

«Ho rifiutato.»

«Hai rifiutato.» Jimin si umetta le labbra, i suoi occhi emanano un bagliore che Taehyung conosce fin troppo bene. «Per la seconda volta, hai perso l'occasione di andare a letto con l'uomo dei tuoi sogni, che tra l'altro è la reincarnazione di Apollo. È davvero questo che mi stai dicendo, Kim Taehyung?»

Taehyung alza gli occhi al cielo, incolpando il calore della stanza per l'improvviso rossore che gli scotta la pelle.

«L'uomo dei miei sogni», ripete sarcastico. «Cosa viene dopo, mh? Il mio futuro marito?»

«Beh, sì!» L'anziana signora seduta vicino a loro lancia un'occhiata cupa a Jimin, e lui si scusa, abbassando la voce. «Potrebbe diventarlo. Immagina che...»

Sinceramente, fanculo a Jimin. Lo adora, ma... cazzo.

«No», lo interrompe Taehyung. «Non immagino nulla.»

Jimin sospira e gli lancia un'occhiata infastidita, ma è carino anche così.

«Voi due state così bene insieme che a questo punto è un crimine.» Si china in avanti. «Taehyung, la tua codardia è un crimine.»

Fanculo a Jimin, perché ha sempre ragione. Beh, forse non sul fatto che Jeongguk potrebbe diventare il suo maledetto futuro marito, ma comunque...

«Hai esagerato con la storia del marito», precisa Taehyung. «Ma va bene, sono un codardo.»

«Finalmente delle parole vere.» Jimin batte due dita sul tavolo. «Sei l'uomo più coraggioso che conosca, Tae, ma quando si tratta della tua vita sentimentale? Sei un disastro.»

Jimin è sempre stato fin troppo schietto con lui, ma è per questo che Taehyung lo ama così tanto.

«Non la chiamerei vita sentimentale.»

«Smettila di fare giri di parole», Jimin schiocca la lingua. «Ma va bene, vita sessuale, se preferisci.»

Taehyung alza gli occhi al cielo. «Sto lavorando al caso più importante della mia carriera», dice. «L'ultima cosa di cui ho bisogno è una distrazione.»

«Stai pensando nel modo sbagliato.»

Taehyung torna a bere il vino. «C'è un modo giusto di pensare, adesso?»

«Oh mio Dio, Taehyung, smettila di fare il finto tonto.» Deglutisce e batte leggermente la forchetta sul piatto quasi vuoto. «Hai bisogno di una distrazione per non diventare pazzo. Altrimenti questo caso ti mangerà vivo.»

Ne è fin troppo consapevole, ma il problema non è questo. Il problema sta nella distrazione stessa, l'unica che vuole.

«Non posso», risponde Taehyung. «Non con lui.»

Jimin non gli propone di trovare qualcun altro perché, cazzo, lui è Jimin, la persona che lo conosce meglio sulla faccia della Terra. Non gli chiederà nemmeno perché.

«Potrebbe funzionare», dice Jimin, ma Taehyung non è convinto. «Tae, potrebbe.»

«Perché? Non è diverso da...»

Non finisce la frase. Jimin gli rivolge uno sguardo rassicurante.

«Devi lasciare andare Seokjin. Non dimenticarlo, ma lasciarlo andare. Non puoi continuare a paragonare tutto alla vostra relazione.»

«Lo so», piagnucola Taehyung. «Ma è lo stesso maledetto contesto, soprattutto da quando... lo sai.»

«Mi servono più dettagli, Koda.»

Taehyung fa fatica a ingoiare ciò che resta del gratin.

«Io e Seokjin eravamo già intimi prima della morte di Amber, ma... beh, questa parte la conosci.» Jimin annuisce e lo lascia continuare al suo ritmo. «Ora che anche lui ha perso un caro amico, mi sento come... cazzo, non lo so. E se stesse solo cercando di riempire quel vuoto?»

«Sono settimane che gli piaci, Tae. La morte di Miles non c'entra nulla, per quanto sia triste.»

Jimin ha ragione, ma ammetterlo è come cancellare una possibile scusa. A Taehyung non ne restano molte a quel punto.

«Penso che abbia bisogno di te», aggiunge Jimin. «Non perché non abbia nessun altro – anzi, ha Yoongi –, ma perché sei tu.»

Taehyung è stato sincero quando ha detto a Jeongguk che era lì per lui e, forse, le parole di Jimin sono ancora una volta vere. Forse ha davvero bisogno di lui. Dopo tutto, sono partner. I partner dovrebbero aiutarsi a vicenda.
Ma c'è una bella differenza tra aiutare il proprio partner e andarci a letto, no?

«Non ti sto invogliando a fare nulla», continua Jimin. «Voglio solo che tu stia bene, ed è chiaro che per ora non è così. Ci stai pensando troppo, Taehyung. Provaci e basta.» Inclina la testa. «Provaci una volta, e se non ti fa star bene, allora lascia perdere. Jeongguk non è il tipo di uomo che si lascia coinvolgere tanto ciecamente, e nemmeno tu lo sei. Provaci, o potresti pentirtene.»

Gli ci vuole un minuto o poco più per elaborare il consiglio di Jimin. Come sempre, Taehyung si rende conto che ha ragione.

Potrebbe pentirsene, così come potrebbe pentirsi di averlo fatto, ma comunque...
Taehyung non vuole vivere di rimpianti.





_______________





Leroy è rimasto stranamente in silenzio nell'ultima ora. E dato che è una cosa molto strana per Leroy, Taehyung teme il peggio. Del resto, l'intero seminterrato è rimasto in silenzio per lo stesso periodo di tempo, se non fosse per il rumore che emette la macchinetta del caffè ogni volta che Jeongguk esaurisce quel veleno.

Seokjin e Hoseok sono fuori, in riunione con persone altolocate – Taehyung ha già dimenticato i loro nomi e la loro utilità – mentre Zak e Kristin sono... beh, ha dimenticato anche questo. Ci sono così tante cose in ballo che tende a perdere il conto, soprattutto perché tutto quel casino di solito non porta a nulla: pura fuffa e perdite di tempo. Chiaramente, Chicago ha deciso di sabotare i loro maledetti sforzi. Taehyung non capisce perché l'idea di ingannare la polizia ecciti certi bastardi, ma è davvero così. Non sa nemmeno quante false piste abbiano ottenuto da numeri sconosciuti o roba del genere. Taehyung vorrebbe ignorarle tutte, ma d'altra parte si biasimerebbe fino alla morte se una di quelle piste si rivelasse vera. Quindi prendono in considerazione tutto, ascoltano tutti finché sembrano seri, indagano su ogni pista e, cazzo, Taehyung non si è mai sentito così svuotato da anni.

Non è mai stato il tipo che dorme dieci ore a notte, e nemmeno il tipo che dorme profondamente, a dirla tutta, ma darebbe qualunque cosa per tornare ai suoi vecchi ritmi sonno-veglia. Le ultime settimane hanno cancellato le poche abitudini che aveva e adesso crolla non appena torna a casa— il che è diventato raro. Taehyung è sempre stato più un vagabondo che un pantofolaio, ma deve ammettere che a volte gli manca la sua tana. È quello che sta pensando in questo momento, seduto dietro la sua scrivania, ma sa che questa sensazione non durerà. Le poche volte che torna a casa e non si addormenta subito, finisce sempre allo stesso modo: Taehyung gira in tondo tra le sue pareti insipide e il senso di inutilità gli corrode il cervello. A un certo punto, va a fare una passeggiata nei parchi che più gli piacciono, chiedendo l'aiuto della natura per calmarsi, dopodiché torna a casa. Poi si butta letteralmente sotto la doccia per la stanchezza e subito dopo si mette a letto.
Sta davvero vivendo un incubo, non è vero?

Taehyung chiude il file una volta finito di leggerlo e si chiede dove cazzo sia Namjoon in questo momento. Certo, questo pensiero è di per sé un'aberrazione, ma dopo tanto tempo trascorso a seguire quell'uomo è comprensibile... Beh, non l'hanno seguito così tanto, ma un paio d'ore sembrano anni quando si tratta di Namjoon. Il suo stile di vita non è poi così noioso, ma due dettagli complicano l'intera faccenda dell'appostamento: primo, non possono vedere veramente cosa fa Namjoon, perché quello stronzo finisce spesso in luoghi chiusi e, secondo, non possono seguirlo quanto dovrebbero, perché sarebbe troppo facile per Namjoon individuarli. In breve, finora non hanno scoperto praticamente nulla.

Taehyung allunga il collo e le spalle, ma la loro rigidità non si allevia. Si irrigidiscono ancora di più quando lo sguardo di Taehyung incrocia più volte quello di Leroy.

«Ti vedo», dice Taehyung dopo il quinto sguardo di Leroy. «Che succede, ragazzino?»

Leroy stringe le labbra. A Taehyung non piacerà quello che sta per dire.

«Non ti piacerà.»

Già, l'aveva intuito.
Il detective si alza e va alla scrivania di Leroy, chinandosi per vedere lo schermo del computer. Jeongguk e Georgie li raggiungono subito dopo.

«Che cos'è?» sibila Taehyung, con la schiena ormai simile a un ramo inflessibile. «Leroy?»

L'ufficiale si passa una mano sui capelli cortissimi. «Un blog.»

«Un blog», ripete Taehyung. «Chi cazzo ha un blog nel 2019?»

«Un sacco di gente, in realtà», risponde Jeongguk, sporgendosi anche lui in avanti. «Questa è una mappa?»

Leroy sposta la sedia per lasciargli dare un'occhiata. «Sì, credo che lo scopo sia aggiornarla dopo ogni omicidio.»

In effetti, c'è un puntino rosso sopra ogni luogo in cui è stato commesso un omicidio.

«Quando l'hai scoperto?» chiede Jeongguk.

«Oggi, in realtà», risponde Leroy, «ma è lì da qualche giorno. C'è praticamente tutto.» Clicca da qualche parte, aprendo un'altra pagina. «Qui c'è tutto quello che c'è da sapere sulle vittime, per esempio.»

Le dita di Jeongguk stringono il bordo della scrivania quando appare la foto di Miles, e Taehyung non può fare a meno di trattenere il fiato. Nome, età, indirizzo precedente, fatti personali e così via: qui c'è tutto.

«Non ho mai visto una cosa così inquietante», dice Georgie mentre Leroy scorre la pagina. «Sembra una pagina di Wikipedia dell'intero caso.»

«Perché è proprio così», conferma Jeongguk. «Leroy, puoi cliccare qui?»

L'agente si morde il labbro inferiore, lanciando diverse occhiate ai detective. Quando apre la pagina, Taehyung capisce perché il ragazzo sembrava così preoccupato. Quello che è appena apparso davanti ai suoi occhi gli fa ribollire il sangue nelle vene e poi lo trasforma in ghiaccio. Nemmeno il suo corpo sa come reagire a quella roba.

«La task force», legge Taehyung in tono amaro.

Si pietrifica quando i suoi occhi si posano su quattro foto. Seokjin, Hoseok, Jeongguk e lui. Non ci sono foto degli ufficiali, ma ci sono i loro nomi. È un fottuto incubo? Uno scherzo?

«Che cazzo di senso ha?» geme Taehyung quando riesce a leggere il resto della pagina.

Ci sono un po' di informazioni su ogni membro della task force, ma le descrizioni di Taehyung e Jeongguk sono le più corpose. Chiunque legga quella roba può conoscere il loro nome completo – beh, quello era ovvio –, la loro età, il tempo trascorso in polizia e molto altro, come informazioni su alcuni dei loro casi, compresi quelli relativi all'indagine in corso. Taehyung ha l'impressione di essere in un fottuto show televisivo, e la cosa non gli piace affatto. È la vita reale, per l'amor di Dio, c'è in gioco la vita di persone vere. Eppure, degli idioti fanno... questo. Come se fosse un gioco.

Un gioco. Quei fottuti assassini devono essere così contenti.
Sarebbero in grado di fare una cosa del genere? O è una conseguenza indiretta?

«Dobbiamo mostrarlo agli altri non appena tornano», dice Jeongguk. «Hoseok saprà cosa fare.»









L'agente speciale non ha mai visto niente del genere in tutta la sua carriera, questo è chiaro.

«Questo caso è incredibile», ripete Hoseok battendo le dita sulla scrivania di Seokjin.

«Già, ma affrontiamolo con intelligenza», dice Seokjin. «Dobbiamo rintracciare chi ha creato quel sito.»

È la cosa più logica da fare e presto Kristin e Zak se ne occuperanno, ma tutti nella stanza sanno che probabilmente non porterà da nessuna parte, a meno che il colpevole non sia un completo idiota.

«Dovremmo provare a buttarlo giù?» chiede Zak.

«Potremmo, ma non credo sia la cosa giusta da fare», risponde Hoseok. «Verrebbe fuori un altro blog, poi un altro ancora e così via. Certe persone sono affezionate a questi casi orribili.»

«Ma quel fottuto blog è di parte», si lamenta Taehyung, facendo riferimento ad alcune pagine specifiche. «Mi dipinge come un bullo prepotente!»

Non è un prepotente, vero?
Gli sguardi degli altri membri della task force lo fanno dubitare della risposta, a dire il vero.

«So che non è bello», risponde Hoseok. «Se ci tieni, possiamo toglierlo, ma...»

«No», lo interrompe Taehyung. «Voglio solo sapere chi cazzo è stato.» Sospira profondamente. «Sto solo cercando di proteggere quella maledetta città, per l'amor di Dio.»

Oh, ma lo sanno tutti. Eppure, c'è gente là fuori che non sembra rendersene conto. Perché deve essere così? Non potrebbero semplicemente lasciargli fare il suo lavoro? Cazzo, ci sta provando. Ci sta provando con tutto se stesso, ci proverà ancora e ancora fino a farsi venire l'esaurimento, se necessario.
Eppure, per alcuni rimane un maledetto bullo.

«Quindi non facciamo nulla e aspettiamo?» chiede Georgie, con le sopracciglia leggermente aggrottate.

«Cerchiamo di scoprire chi è stato», ripete Seokjin.

«Sì», ribatte Taehyung, «ma sappiamo tutti cosa succederà.»

Quindi, come sempre, non fanno nulla e aspettano.
Taehyung ne ha abbastanza di aspettare.





________________





Jeongguk batte il pollice sul volante, canticchiando e aspettando che il semaforo diventi verde. Dovrebbe apparire deluso, vista la giornata che hanno trascorso. Stamattina Kristin e Zak hanno confermato ancora una volta di non essere in grado di rintracciare il proprietario del blog, nemmeno con l'aiuto di Tyler. Poi, i detective hanno lasciato il seminterrato praticamente per tutto il giorno, ponendo domande a persone che non avevano mai risposte da dargli, o risposte del tutto vaghe.

Ora stanno tornando alla stazione di polizia, e il SUV di Jeongguk è immerso in una relativa oscurità, se non fosse per il cruscotto. Anche oggi seguire Namjoon è stata una perdita di tempo. Jimin aveva avvertito Taehyung che Namjoon sarebbe uscito di sera, probabilmente per andare alla sua tavola calda preferita e, beh, era davvero lì. Lo hanno aspettato per circa un'ora, dopodiché hanno seguito Namjoon solo per raggiungere di nuovo l'appartamento di Stacy, ed è la terza volta da quando hanno deciso di tenerlo d'occhio.

Pura utilità, insomma. L'avversione di Taehyung nei confronti di Namjoon si rafforza giorno dopo giorno e questa è l'unica vera evoluzione.

«E se stessimo andando nella direzione sbagliata?» sbotta Taehyung quando Jeongguk riparte.

Il minore sbuffa una risata. «Conosco la strada, partner.»

«No, idiota», Taehyung schiocca la lingua. «E se stessimo andando nella direzione sbagliata con Namjoon e Stacy?»

Jeongguk inarca il sopracciglio, ma non lo guarda.

«Cosa te lo fa pensare?»

«Ore di appostamento e non abbiamo ancora nulla.»

Jeongguk si bagna le labbra e svolta a sinistra. «Forse lo pediniamo solo quando non fa nulla di male.»

Taehyung non ci crede. «È impossibile. A meno che...»

Cazzo, non ci aveva pensato.

«A meno che?»

«A meno che non sappia che lo stiamo seguendo.»

Jeongguk aggrotta le sopracciglia, con gli occhi ancora sulla strada. «Siamo stati più che prudenti.»

«Va bene, ma si tratta di Namjoon. Quel maledetto stronzo è sempre un passo avanti— e credetemi, mi uccide ammetterlo.»

C'è un silenzio.

Poi Jeongguk gli lancia un'occhiata. «Hai ragione, è strano.»

«Pensaci», dice Taehyung, battendo le mani sulle cosce. «Avrei dovuto ricevere un avvertimento due giorni fa, proprio come te. Ma niente.»

«Forse è solo una coincidenza», risponde Jeongguk. «Perché se non è Namjoon, allora c'è un altro motivo.»

«E tu hai una teoria.»

Jeongguk gli offre un sorriso amaro. «Credo di aver ricevuto quell'avvertimento perché lo sapevano.» Si mordicchia il labbro. «Sapevano che avrebbero ucciso il mio amico una settimana dopo.»

Taehyung stringe la mascella e distoglie lo sguardo da Jeongguk. Non l'aveva mai vista in questo modo.

«Sì», risponde dopo circa un minuto. «Avrebbe senso.»

Il silenzio si ristabilisce per il resto del viaggio.
Quando si avvicinano alla stazione, Taehyung sente che qualcosa è cambiato. Come se stesse per accadere qualcosa, ma forse è solo la stanchezza a parlare.

Jeongguk rallenta e fa manovra per parcheggiare il SUV, facendo attenzione a non sbandare a causa della neve fangosa sotto le ruote. Dopo aver parcheggiato alla perfezione, spegne il motore. Taehyung sospira e appoggia la testa al sedile, chiudendo gli occhi per un po', godendosi la relativa calma.

Quando li riapre, Jeongguk lo sta fissando. Taehyung abbassa lo sguardo e aggrotta le sopracciglia quando vede la scatoletta nelle sue mani.

«Tu...»

Viene interrotto da Jeongguk, che mette la scatola nelle mani di Taehyung. Non può essere quello che lui pensa che sia, giusto?
Eppure, gli occhi da cerbiatto di Jeongguk gli dicono che sì, lo è.

«Buon compleanno, partner», dice sottovoce Jeongguk.

Taehyung è congelato sul sedile di pelle fredda, con gli occhi incollati alla scatola.

«Non hai intenzione di aprirla?» dice Jeongguk dopo un po'.

Taehyung non se l'aspettava. E non può nemmeno dire che avrebbe dovuto aspettarselo, perché non c'era modo di prevedere una mossa del genere.
A un certo punto, riesce a deglutire il nodo che ha in gola, scartando lentamente il pacchetto. Non può fare a meno di sgranare gli occhi quando nota il marchio sulla piccola scatola di legno che tiene in mano. Non può fare a meno di imprecare sottovoce.

«Ma che...»

«Aprilo», ripete Jeongguk, con voce ancora bassa e dolce.

Taehyung gli lancia un'occhiata, poi si concentra nuovamente sulla scatola. Gli ci vuole ancora qualche secondo per aprirla, ma quando lo fa ha quasi un sussulto.

«Jeon...»

«Provalo», lo interrompe ancora una volta Jeongguk, ma non gliene importa un cazzo. Non può importargli di nulla in questo momento.

Taehyung espira e, con cautela, estrae quella meraviglia. Lo gira lentamente e si acciglia quando vede la data di oggi, incisa dietro il quadrante.

«Volevo solo che te lo ricordassi», spiega Jeongguk come se fosse la cosa più naturale e ovvia da fare.

Taehyung deglutisce di nuovo, sentendo improvvisamente la bocca secca.

«È il tuo modo di dimostrarmi quanto sei più ricco di me?»

Jeongguk alza gli occhi al cielo e gli dà un buffetto sulla spalla. «Provalo e basta.»

Taehyung sostiene il suo sguardo per un secondo, poi fa come gli è stato detto.

«Sei un pazzo figlio di puttana, lo sai, vero?», dice lanciando un'altra occhiata a Jeongguk e poi al suo polso. «È l'orologio più bello che abbia mai visto.»

Probabilmente è anche il più costoso.
Per l'amor di Dio, Taehyung non merita un regalo del genere.

«Sono contento di sapere che ti piace.» Jeongguk sorride. «Il cuoio marrone ti dona molto.»

Il cuore di Taehyung si contorce in un modo che non dovrebbe desiderare.
Quel cinturino di pelle marrone scuro è davvero splendido.

«Come potrebbe non piacermi?» risponde Taehyung, con gli occhi puntati su Jeongguk e soltanto su Jeongguk, i cui lineamenti sono addolciti dalla luce tenue del lampione. «Grazie, Gguk.»








Taehyung capisce che qualcosa non va non appena il muso della sua Ford entra nel quartiere. Non è evidente, ma sente un prurito sotto la pelle che non vuole andarsene, come se il suo stesso corpo cercasse di avvertirlo. Potrebbe essere qualsiasi cosa: uno dei suoi ex fidanzati che lo aspetta sulla soglia, un cervo che attraversa improvvisamente la strada, un tipo strano che lo segue... A questo punto non si stupirebbe di vedere il Ku Klux Klan che fa qualche strana pazzia.

Alla fine, non si tratta di nessuna di queste affascinanti opzioni, ma Taehyung non è del tutto soddisfatto della realtà dei fatti.

E la realtà dei fatti è che, con sua grande sorpresa e, allo stesso tempo, non troppo sorprendentemente, ci sono alcune persone appostate sotto casa sua. È chiaro che non si tratta di vicini di casa o di persone che si sono perse, perché anche il peggior turista del mondo non si ritroverebbe a Humboldt Park a quell'ora della sera per pura coincidenza.

No, quegli idioti sono giornalisti. Non sono molti, forse tre o quattro, il loro furgoncino è parcheggiato un po' più in là, ma comunque sono lì e devono averlo aspettato per un po'— a Taehyung non frega un fico secco. Non è la prima volta che quei topi di fogna decidono di accamparsi davanti a casa sua, ma lui non ci si abituerà mai. Nessuno dovrebbe abituarsi a una cosa del genere, comunque. È troppo chiedere un po' di privacy e di buon senso?
Fortunatamente, la squadra di stasera sembra composta da completi idioti, dato che non si sono ancora accorti di lui. Con discrezione, Taehyung parcheggia lungo il marciapiede, lontano dalla sua tana, ma abbastanza vicino da vedere che alcuni di quei cretini hanno imbrattato di nuovo la sua cassetta della posta— come se questo potesse cambiare qualcosa.

Se glielo chiedeste, Taehyung direbbe di essere il tipo di uomo che sa esattamente quello che vuole, ma nonostante ciò sa anche che ultimamente è stato un coglione indeciso come non lo è mai stato in tutta la sua vita. Questa sera, però, i suoi desideri appaiono chiarissimi.

Non vuole tornare a casa. È stanco, certo, ma non abbastanza da voler crollare a tutti i costi nel suo letto, ma è comunque troppo stanco per affrontare dei giornalisti da quattro soldi. Inoltre, sa com'è quando vuole dormire ma non ci riesce. Sarebbe davvero in grado di picchiare a sangue quei ratti e, chiaramente, la sua carriera non ne beneficerebbe. Proprio per niente.
Quindi la sua prossima mossa è molto semplice. Fa manovra e se ne va, senza guardarsi indietro. C'è qualcosa che muore dalla voglia di fare da settimane e questo è il momento giusto per provarci.

Il Loop è più silenzioso che mai. Per le strade non c'è quasi nessuno, se non un gruppo di adulti alticci fuori a un bar e alcuni uomini d'affari che escono tardi dal lavoro. I pensieri di Taehyung assomigliano alla neve che ricopre i marciapiedi: immacolata da lontano, ma sfocata e sporca non appena la si guarda da vicino.

Trovare un posto per parcheggiare è più facile di quanto pensasse.
Uscire dall'auto è, ancora una volta, più facile di quanto pensasse. Cammina verso l'edificio senza pensare a niente, come se fosse in modalità aereo. Il presente lo colpisce dritto in faccia quando si trova di fronte alla porta nera blindata, e si rende conto che non è una stata affatto una buona idea. A dirla tutta, deve essere una delle peggiori idee che abbia mai avuto in vita sua.

Tuttavia, bussa tre volte alla porta, ogni colpo risuona nella sua testa e nel suo cuore, entrambi sul punto di esplodere. Quando Jeongguk apre la porta, ancora vestito come mezz'ora fa, sa che non c'è più modo di scappare.

«Taehyung?» Jeongguk lo annusa leggermente. «Non sembra che tu abbia bevuto, perciò che succede?»

Non c'è più modo di resistere.

«La tua offerta», inizia Taehyung, con una voce più profonda di quanto non fosse da tempo. «È ancora valida?»

Jeongguk socchiude gli occhi, come se cercasse di decifrare Taehyung, poi si avvicina, così tanto che le narici di Taehyung si stanno già riempiendo del suo profumo.

«Sei sicuro?»

«E tu?» ripete Taehyung.

L'unica risposta di cui ha bisogno è quella che gli dà subito Jeongguk, afferrandogli il colletto per tirarlo dentro casa. Taehyung chiude la porta con un piede e si toglie il cappotto con l'aiuto di Jeongguk. Pochi secondi dopo sono nella sala da pranzo, entrambi ansimanti e fin troppo accaldati.

Taehyung si è chiesto per settimane come sarebbe stato passare la mano tra i capelli di Jeongguk. Ora che lo sta facendo, può dire che ne è valso la pena aspettare: i suoi capelli scuri lunghi e ondulati si adattano così bene alla sua mano, spessi ma lisci sotto i suoi polpastrelli.

«Questo è il momento che stavi aspettando», Jeongguk sorride mentre sfiora la pelle di Taehyung, con le mani già sotto la sua camicia ormai in disordine. «Non è vero?»

Lo è.
Taehyung gli tira leggermente i capelli, in modo che la gola di Jeongguk sia ora alla sua mercé. Il maggiore si china in avanti per sfiorargli il collo, sentendo la pelle di Jeongguk incredibilmente calda sulle sue labbra. Desideroso di averne di più, sempre di più, Taehyung inizia a baciare la pelle abbronzata che non vedeva l'ora di toccare da settimane che sembravano anni, finendo per mordicchiarla di tanto in tanto, strappando a Jeongguk qualche gemito: cazzo, è poesia per le sue orecchie... e una tentazione dolorosa per le sue parti basse.

Non è una buona idea.

Tutto il buon senso che gli era rimasto svanisce quando la schiena di Jeongguk sbatte contro il muro con un piccolo tonfo, mentre i suoi occhi incontrano quelli di Taehyung nell'atmosfera sommessa della stanza. Se Jeongguk non è il ragazzo più bello che abbia mai visto, non sa cosa sia. Le sue labbra aperte sono un invito che Taehyung non può rifiutare. I due si guardano per lunghi secondi e, l'attimo dopo, le labbra di Taehyung si avventano contro quelle di Jeongguk. Non è delicato, né discreto. È veloce e rude, poi profondo e selvaggio. In qualche modo, Taehyung riesce a slacciare i pochi bottoni rimasti della camicia nera di Jeongguk e, quando questa finisce sul pavimento, Taehyung fa un passo indietro. Stringe la mascella, il sangue gli martella così forte nelle tempie che non sa dire se sia il momento migliore della sua vita o il peggiore.

Taehyung non è mai stato uno che perde la testa per dei pettorali ma, ora che è sobrio, può apprezzare appieno la magnificenza di quelli di Jeongguk. Non può fare a meno di indugiarvi con le dita, il pollice che di tanto in tanto strofina il petto di Jeongguk, la pelle splendida che brucia sulla sua.

«Posso?» chiede Jeongguk, le cui dita sono sul secondo bottone della camicia di Taehyung.

«Ti prego», è l'unica cosa che riesce a rispondere, con la gola secca e le labbra desiderose di assaggiare di nuovo quelle di Jeongguk.

Labbra desiderose di assaggiare Jeongguk.

«Diamine», Jeongguk emette un respiro strozzato quando scopre il petto di Taehyung, le dita sfiorano la linea rossa verticale tra i suoi pettorali, facendolo rabbrividire. «È così sexy.» Taehyung stringe la mascella, e Jeongguk gli lancia un altro sguardo ardente. «Sei così sexy.»

Taehyung sente il terribile rossore che gli sale sulle guance, ma non gliene può fregare di meno. Gli occhi di Jeongguk sono su di lui, così scuri e allo stesso tempo luminosi che Taehyung si prenderebbe una pallottola per proteggere ciò che racchiudono. Afferra la vita di Jeongguk con entrambe le mani, mentre il minore gioca con i capelli sulla nuca di Taehyung. Taehyung si lecca le labbra secche e, in un battito di ciglia, le ritrova contro quelle di Jeongguk. La sensazione è così bella che Taehyung attribuisce la colpa al fatto che non bacia qualcuno da secoli, anche se sa che è solo una mezza verità, e non tutta la verità. Sa che è bellissimo perché moriva dalla voglia di assaggiare le labbra di quest'uomo, di percepirne la morbidezza contro le sue, di leccargli la lingua, che sa di menta come il suo profumo.

«È ancora meglio da sobrio», mormora Taehyung tra due baci, allontanando di un centimetro il naso da quello di Jeongguk.

Jeongguk gli morde il labbro inferiore e lo lecca con lentezza, esercitando una leggera pressione sulla sua nuca.

«Cazzo», geme il maggiore, infilando una gamba tra quelle di Jeongguk e premendo un fianco contro il suo inguine, e poi geme ancora di più. «Dovrei occuparmene io, non è vero?»

In qualche modo, finiscono sul divano, la pelle scricchiola sotto il peso di Jeongguk. Taehyung si allontana un po' per spingere più in là il tavolino, dopodiché si inginocchia tra le gambe di Jeongguk.

Non è una buona idea.

Le sue mani si dirigono verso la cintura di Jeongguk, slacciandola con un gesto febbrile, ma il più giovane lo ferma prima che possa andare oltre.

«Prima togliti la tua», chiede, e quando Taehyung gli lancia un'occhiata (fintamente) indifferente, aggiunge: «Per favore?»

«Così va meglio», risponde sarcastico Taehyung mentre si rimette in piedi, sfilandosi le scarpe. «Fallo tu per me.»

C'è un lampo di sfida negli occhi di Jeongguk, ma un attimo dopo le sue mani sono sulla cintura di cuoio di Taehyung e la slacciano lentamente mentre lo guarda. Cazzo.
Taehyung deglutisce il nodo che ha in gola, mentre i pantaloni gli scivolano lungo le cosce. Con un gesto rapido, li toglie completamente e, quando la mano di Jeongguk sta per toccargli l'addome, Taehyung la allontana con delicatezza, prima di inginocchiarsi di nuovo.

«Dovrai aspettare», sorride, e Jeongguk geme per la frustrazione. «E smettila di lamentarti», aggiunge Taehyung, prima di spingere la lingua contro l'interno coscia di Jeongguk, assaggiando un sapore salato e al contempo dolce.

Jeongguk spinge la testa all'indietro ansimando, mentre una mano si aggrappa ai capelli disordinati di Taehyung. Taehyung inizia a giocare con lui, baciando, leccando e mordendo punti specifici della sua pelle fin troppo sensibile, soprattutto sulle cosce, e poi si avvicina allo stomaco. Lecca la sottile linea di peli che conduce al pube, prima di mordere l'elastico degli slip scuri di Jeongguk.

«Mi stai uccidendo, tesoro», dice Jeongguk tirando i capelli di Taehyung, mentre i loro occhi si incontrano per un attimo. «Ti prego.»

Normalmente, una semplice supplica non farebbe cedere Taehyung. Ma non c'è niente di normale in tutto questo, e gli dei di tutto il Pantheon sanno quanto a Taehyung sia mancato succhiare un cazzo— ok, non è molto delicato, ma è un dato di fatto.
Jeongguk solleva i fianchi e Taehyung inizia a tirargli giù gli slip. Non può fare a meno di grugnire quando vede la punta del cazzo di Jeongguk, presto completamente offerto alla sua vista, duro e già bagnato. Taehyung impreca sottovoce, strofinando delicatamente la mano sulla pelle di Jeongguk, le dita lunghe che avvolgono il suo cazzo.

«Come lo vuoi?» sussurra Taehyung con voce profonda lanciando uno sguardo a Jeongguk, che si morde le labbra e si contorce.

«A modo tuo», si lascia sfuggire, quasi disperato. «Lo voglio a modo tuo, Tae—»

L'improvvisa pressione sulla punta del suo cazzo fa gemere forte Jeongguk, la cui mano è ancora aggrappata ai capelli di Taehyung. Il maggiore gli morde l'interno coscia un'ultima volta, poi tira fuori la lingua e lecca dal perineo ai testicoli, prima di risalire fino alla punta. Tocca un po' più forte Jeongguk, facendo contrarre dolorosamente il suo stesso cazzo nei boxer— a dire il vero non sa nemmeno come faccia a indossarli ancora.
Sputa sul glande, ci strofina sopra il pollice, e poi lo prende tutto in bocca, stringendo le labbra intorno alla pelle di Jeongguk.

«Cazzo, cazzo», Jeongguk risucchia l'aria affannosamente, con la voce più roca che abbia mai avuto. «Sei così dannatamente...»

L'improvvisa rudezza dei gesti di Taehyung invece lo immobilizza e lo fa mugolare, le sue dita ora scavano nella pelle di Taehyung, e gli fanno male, ma è una sensazione così dannatamente bella che Taehyung non può fare a meno di far scivolare la mano sinistra nei boxer, toccandosi con la stessa foga con cui sta succhiando il cazzo di Jeongguk. Inizia presto a sentire in bocca una scia umida di liquido preseminale, dal sapore dolce sulla sua lingua e che gli accarezza la gola. Allora rallenta e inizia a stuzzicare Jeongguk, spingendo la lingua nella sua fessura.

«Tu— Taehyung», mugugna e piagnucola Jeongguk allo stesso tempo, il che fa alzare lo sguardo a Taehyung, che si rende conto di quanto le guance di Jeongguk siano arrossate. «Se continui così vengo.»

La lingua di Taehyung indugia sul cazzo di Jeongguk mentre lo fissa, i loro petti si alzano e si abbassano rapidamente. È così bello – e Taehyung è così in astinenza – che potrebbe venire subito nelle sue stesse mani.

Sfruttando la distrazione di Taehyung, Jeongguk cambia posizione e, un istante dopo, si sono invertiti i ruoli: i boxer di Taehyung ora sono sul pavimento e le sue gambe sono spalancate.

«Lo sapevo», sorride Jeongguk mentre accarezza delicatamente Taehyung, che serra la mascella per non gemere.

«Sapevi cosa?», chiede con una certa difficoltà, la testa stordita dal profumo di sudore e menta di Jeongguk.

Un altro sorriso, un morso vicino al fianco di Taehyung. «Quanto sei grosso.»

Taehyung geme, i pugni si chiudono dolorosamente sulla pelle del divano. Sente Jeongguk sorridere contro il suo interno coscia, poi percepisce le sue dita sfiorare le vene che spuntano sul suo avambraccio.

«Non è un problema, però», aggiunge Jeongguk e, nel momento in cui prende in bocca Taehyung, quest'ultimo ha un'idea estremamente precisa di quanto Jeongguk sia esperto.

Fa gemere Taehyung più forte di quanto immaginasse, e sta usando solo le sue labbra turgide e bagnate. Quando inizia a usare anche la lingua, calda e agile, Taehyung perde ogni frammento di ritegno e prudenza che gli era rimasto. La stanza si riempie di gemiti sonori da parte di entrambi, e la voce di Taehyung si incrina di tanto in tanto, perché Jeongguk lo sta facendo impazzire. Taehyung si chiede persino come faccia a respirare ancora, l'aria è più densa e rovente che mai. Ogni tocco lo eccita sempre di più, gli fa perdere la testa e quando incrocia lo sguardo di Jeongguk, Taehyung non può fare a meno di stringere la mano intorno al collo del minore per costringerlo ad allontanarsi un po'. Un attimo dopo, Jeongguk gli lecca la bocca, facendogli assaggiare il suo stesso liquido preseminale, e a Taehyung manca l'aria ancora una volta, quando preme il cazzo contro il suo.

«Ti voglio», dice Jeongguk sfiorando il capezzolo di Taehyung e strappandogli un altro gemito.

L'erezione di Taehyung si contrae nel sentire il tono di Jeongguk, bisognoso e carico di desiderio. Moriva dalla voglia di sentire quelle parole e, ora che le ha sentite, l'unica idea su cui riesce a concentrarsi è scopare Jeongguk.

Tuttavia, sogghigna: «Cos'è successo al tuo lato dominante, mh?»

«Lo vedrai la prossima volta», risponde Jeongguk frettolosamente, spingendosi ancora di più contro Taehyung. «Non farmi aspettare.»

La prossima volta.
Il fatto è che la parte razionale di Taehyung vuole che sia una cosa di una volta – beh, due, se tiene conto di quello che è successo in precedenza – mentre l'altra parte...
Cazzo, l'altra parte. Quella che crea sempre problemi, quella che ha spinto Taehyung a venire qui, quella che gli fa battere il cuore ogni volta che i suoi occhi incrociano quelli di Jeongguk, ogni volta che il suo partner...

Il suo partner.

Dev'essere una cosa di una volta, un evento isolato, non può essere altrimenti. Non dovrebbe nemmeno essere qui, ne è consapevole.

Non è una buona idea.

Eppure, quando Jeongguk gli dice dove sono il lubrificante e i preservativi, Taehyung non ci pensa due volte a prenderli. Lo spettacolo che si presenta al suo ritorno è sbalorditivo.
Taehyung ha molte fantasie, ma fino ad ora non sapeva che Jeongguk a quattro zampe sul tappeto del suo salotto fosse una di queste.

«Non fare il voyeur, tesoro», sussurra Jeongguk senza guardarlo, troppo impegnato ad accarezzarsi dolcemente. «Cosa stai aspettando?»

Aspetta che la ragione torni da lui, che lo faccia andare via, ma non succede mai. C'è ancora quel piccolo avvertimento che fa capolino nel suo cervello, ma non basta a dissipare la nebbia fitta nella sua testa, né a spegnere il fuoco nelle sue viscere.

Taehyung si avvicina a lui, poggia un ginocchio a terra mentre apre il flacone e si versa un po' di lubrificante nel palmo della mano. Scalda il gel dalla consistenza setosa sulla propria mano e appoggia l'altra sulla schiena di Jeongguk, facendolo rabbrividire. Taehyung stringe la mascella mentre i suoi occhi vagano sul corpo di Jeongguk, notando alcuni nei sulla sua pelle abbronzata e qualche piccola cicatrice. Jeongguk grugnisce, visibilmente scontento della deliberata lentezza di Taehyung, mentre quest'ultimo, fin troppo impaziente, cede e finalmente permette a Jeongguk di percepire i suoi polpastrelli intorno alla sua apertura. Sospira di sollievo, inviando così un'altra ondata di calore lungo il corpo di Taehyung, poi geme quando il pollice del maggiore stuzzica il suo orifizio— geme ancora di più quando la mano fredda di Taehyung scivola sul suo cazzo, accarezzandolo una volta sola prima di tornare sul suo sedere.

Taehyung si prende ancora il suo tempo, assicurandosi di lubrificare per bene Jeongguk, preferendo mettere più lubrificante del necessario che non abbastanza.

«Posso?» chiede Taehyung quando sente Jeongguk rilassarsi al suo tocco.

La risposta è chiarissima, perché Jeongguk si spinge letteralmente contro il dito di Taehyung.
Se la sola sensazione del suo dito dentro Jeongguk procura a entrambi così tanto piacere, Taehyung non sa come faranno a sopravvivere a quello che verrà dopo.

Presto Jeongguk gli fa capire che un solo dito non è sufficiente. Taehyung non se lo fa chiedere due volte e aggiunge un altro dito, aumentando la pressione e cambiando l'inclinazione delle sue dita. Jeongguk sembra accontentarsi per un po', i suoi gemiti rotti riempiono l'incendio che è diventato quella stanza, ma dopo un po' il minore spinge indietro i fianchi con un gesto brusco, sorprendendo e al tempo stesso eccitando da morire Taehyung.

«Non c'è bisogno di andarci piano con me», dice con voce roca Jeongguk, ed è più che sufficiente per smantellare la compostezza di Taehyung.

«Sì?», mormora allontanando per un attimo le dita e poi infilandone tre dentro Jeongguk, che si stringe intorno ad esse. «Ti piace così, mh?»

«S— ah, cazzo

«Come pensavo», Taehyung sorride chinandosi in avanti e sfiorando con il petto la schiena di Jeongguk. «Forte e violento.»

Taehyung non ci va piano con lui, le dita scopano Jeongguk a ritmo frenetico, i denti mordono la pelle del minore, lasciandogli segni rossi su tutta la schiena, ma la mente abbastanza lucida da fermarsi ogni volta che sente Jeongguk più teso del dovuto. Eppure, nonostante i suoi gemiti rumorosi e profondi, Jeongguk accoglie le sue dita così bene che Taehyung inizia a vederla come una sfida, perché è questo il modo in cui Jeongguk affronta le cose. La versione nuda di lui non può essere molto diversa dall'altra.

Ecco perché, a un certo punto, Taehyung ritrae la mano e lascia Jeongguk vuoto, facendolo gemere di frustrazione. Il maggiore scarta con attenzione il preservativo più grande che ha trovato nella dannata collezione di Jeongguk, ne pizzica la punta e lo fa rotolare lungo la propria erezione.

Non è una buona idea.

Jeongguk sta ancora piagnucolando davanti a lui. «Perché sei così le—»

La spinta di Taehyung gli fa chiudere di scatto la bocca, perché metà del suo cazzo adesso è sepolto dentro Jeongguk, che ora si regge con entrambe le mani al tappeto. Per qualche secondo Taehyung non si muove, lasciando che Jeongguk si abitui alla sua presenza, e quando non è più troppo stretto intorno a lui e lo sente rilassarsi, inizia a muoversi, e i suoi movimenti lenti si trasformano presto in movimenti bruschi. Taehyung afferra i fianchi di Jeongguk, costretto a scavare con le unghie nella sua pelle per non scivolare a causa del sottile strato di sudore che li ricopre. Il battito del cuore di Taehyung fa eco a quello dei loro fianchi, alla pelle si scontra con rumori osceni, che si mescolano alle loro voci roche.

Taehyung ricorda di essersi masturbato ogni volta che la fantasia di quel momento gli passava per la testa, lasciandolo ogni volta ansimante nel suo letto. Ora che lo sta vivendo, si stupisce di quanto fosse lontano dalla verità. Certo, la sua immaginazione ha funzionato gran parte delle volte, ma cazzo.
La realtà lo fa impazzire, e la realtà è che scopare Jeongguk come sta facendo adesso – essere dentro di lui – è molto meglio di come l'aveva immaginato, molto più bagnato, molto più intenso.

Jeongguk accelera il ritmo, spingendo il sedere indietro un po' di più a ogni spinta, affondando sull'erezione di Taehyung. Taehyung segue avidamente il suo ritmo, e il suo stesso fondoschiena fa male mentre inizia a scopare Jeongguk sempre più veloce, con le dita talmente avvinghiate alla sua pelle che può già vedere delle linee rosse all'altezza delle fossette di Venere e sui suoi fianchi.

«Non hai idea», dice Taehyung con voce roca, mentre i suoi muscoli si flettono, «di quanto l'abbia desiderato.»

Jeongguk si stringe di più intorno a lui e si appoggia sul gomito sinistro, liberando l'altra mano per accarezzare il proprio cazzo. I suoi gemiti vengono attutiti dal tappeto adesso. Taehyung lo sostiene un po', assicurandosi che il collo di Jeongguk non sia in tensione. Trattiene un ringhio quando Jeongguk preme la guancia contro il pavimento, e il suo profilo sudato ora si offre alla vista di Taehyung, le labbra dischiuse e un occhio luminoso che lo fissa. Sostiene il suo sguardo per un attimo, ma a un certo punto diventa davvero troppo, e Taehyung abbassa gli occhi, iniziando a scopare Jeongguk sempre più veloce, più forte.

Si uniscono in un'armonia ridicolmente rumorosa, i loro gemiti si mescolano come se fossero una cosa sola.

Taehyung non avrebbe potuto chiedere un orgasmo migliore per iniziare il suo ventisettesimo anno sulla Terra.
Si spinge un'ultima volta dentro Jeongguk, poi rimane dentro di lui per qualche secondo, aspettando che le contrazioni del suo cazzo si attenuino, che la frenesia del suo respiro si smorzi. Con cautela, esce fuori di lui e si sfila il preservativo imbiancato, fa un piccolo nodo e lo getta nel primo cestino che trova. Rapidamente, torna da Jeongguk, che ora è seduto sul divano, con le gambe divaricate e il petto che continua ad alzarsi e ad abbassarsi, anche se più lentamente.

Proprio in quel momento, Taehyung si rende conto che hanno un altro elemento in comune. Nessun senso di vergogna dopo il sesso.

«Stai bene?» chiede Taehyung sedendosi accanto a lui, cercando di un po' di conforto dopo tutto quel tempo passato in ginocchio.

La pelle del divano si sporcherà del loro sudore, ma Jeongguk non sembra preoccuparsene per il momento. Il suo lato da maniaco dell'ordine probabilmente troverà un modo per pulire tutto più tardi.

«Svuotato, ma bene», sorride Jeongguk. «Tu?»

«Lo stesso.»

Anche se non è un gran chiacchierone quando si tratta dei suoi sentimenti, a Taehyung non sono mai dispiaciute le chiacchiere post-sesso.
Ma questa volta è diverso, giusto?
Non è con Seokjin, né con uno dei suoi ex fidanzati. Diavolo, non dovrebbe nemmeno essere qui. È per questo che Taehyung la fa breve e semplice. L'ultima cosa che vorrebbe sarebbe confidargli sentimenti che non prova nemmeno.

Ma non è un completo idiota, e il tappeto di Jeongguk è l'argomento che sceglie per dimostrargli che ci tiene.

«Non l'hai mancato, quel poveretto», dice Taehyung lanciando un'occhiata a Jeongguk, che sgrana gli occhi.

«Dannazione», si lascia sfuggire il minore, afferrando il pannocarta che ha portato. «Non me ne ero nemmeno accorto.» Si inginocchia sul tappeto per pulire prima che il liquido appiccicoso si asciughi.

«La prossima volta usa la mano quando stai per venire», lo prende in giro Taehyung, mentre Jeongguk alza gli occhi al cielo.

«Ci ho provato

Taehyung sorride e si stiracchia.

«Comunque, ho bisogno di una doccia». Jeongguk si pianta davanti a lui, con la testa inclinata. «Vuoi venire con me?»

Non è affatto una buona idea.
Certo, Taehyung non prova alcuna vergogna dopo il sesso, ma c'è un'altra sensazione che si sta accumulando nel suo stomaco in questo momento, e non gli piace. Diavolo, non gli piacciono tutti questi cazzo di sentimenti che si ammassano nel suo cervello e nel suo corpo, suggerendogli sempre cose contraddittorie.

«No, non preoccuparti», risponde Taehyung e, per l'amor di Dio, non sa perché sente l'impulso di aggiungere: «Vado dopo di te, se non ti dispiace.»

È il coglione più stupido della città.

«Okay.» Jeongguk annuisce piano, con un sorriso indecifrabile sulle labbra. «Faccio presto, fai come se fossi a casa tua.»

Taehyung accetta e lo ringrazia, avvertendo già un senso di nausea.
Aspetta che Jeongguk se ne vada, vede il suo sedere scomparire dietro la porta del bagno, poi si alza, raccogliendo i suoi vestiti il più silenziosamente possibile.
Si riveste in fretta e furia e, quando sta per varcare la prima porta, giura di sentire la bile salirgli in gola. Gli fa schifo quello che sta facendo, ma che altro può fare?

È davvero un codardo senza speranza, non è vero?

Ha un momento di esitazione nell'atrio. Per un attimo pensa di tornare in sala da pranzo e di spogliarsi di nuovo come se nulla fosse. Ma dura solo un secondo.

Chiude la porta blindata senza sbatterla. Le lancia un'ultima occhiata e, mentre se ne va, la parte razionale che ha messo da parte per circa un'ora rientra nella mischia dei suoi pensieri.

Non è stata una buona idea.
















notes

19 capitoli dopo finalmente hanno 🎺
we 🫶🏻 slow burn in this household

P.S. Taehyung ti auguro una settimana di cagotto per aver fatto una cosa del genere al detective Jeon, non te lo meriti

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