𝙸𝚇
Nulla incoraggia quanto un primo delitto impunito.
Marchese De Sade
𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝙸𝚇
È sott'acqua? Perché gli sembra proprio di esserlo, cazzo, con tanto di orecchie tappate e tutto il resto.
Forti rumori provengono da lontano, e Taehyung aggrotta le sopracciglia, appena sopra gli occhi socchiusi. Porca puttana, ma che ore sono?
I rumori cessano di colpo. Sta per tirarsi di nuovo su la trapunta, quando a un tratto ricominciano. Chi diavolo sta tentando di sfondare la porta di casa sua?
Infastidito da quel frastuono incessante, Taehyung lascia il suo comodo letto e si alza in piedi. La notte gelida lo inghiotte. Il riscaldamento funziona ancora o si è rotto di nuovo? Gli si stanno gelando le palle.
Taehyung si strofina una mano sulla faccia. Spalanca gli occhi più che può, anche se gli bruciano, e afferra la Smith&Wesson che giace sul comodino. Strano, avrebbe potuto giurare che ci fosse una sveglia da qualche parte nella sua stanza. Non importa.
Con l'arma gelida annidata nella mano destra, Taehyung attraversa la sua bettola. Vorrebbe tanto gridare "E che cazzo, sto arrivando", ma non ha idea di che razza di psicopatico stia martellando contro la sua porta. Non è uno della sicurezza, questo è sicuro. Di qualunque stronzo si tratti, sfonderà la porta di questo passo.
Non appena raggiunge l'uscio, Taehyung getta un'occhiata allo spioncino, abbassando la pistola quando scopre chi sta bussando come un matto.
«Che cazzo fai, Seokjin?» brontola il detective, aprendo la porta e lasciando che un Seokjin bagnato fradicio faccia capolino nel suo campo visivo.
«Il tuo telefono funziona ancora?» chiede il sergente, entrando in casa senza chiedere il permesso.
«Ma prego, entra pure», dice Taehyung, sarcastico, chiudendosi la porta alle spalle. «Che diavolo ci fai qui? Non so nemmeno che—»
«Sono quasi le sei e mezza.»
Le sei e mezza del mattino? Gesù Cristo.
«È uno scherzo?» Taehyung poggia la pistola sul tavolo, passandogli accanto.
«Taehyung», esordisce Seokjin con una voce strana, autorevole ma anche un po' tremante. E il sergente trema raramente. «Vestiti e basta.»
«Vestiti?» Taehyung abbassa lo sguardo sulla sua maglietta nera. «Sono già bellissimo così.»
Seokjin alza gli occhi al cielo e si siede sul divano, accavallando le gambe. «Ti aspetto qui.»
«Sì, lo vedo, ma perché cazzo devi aspettarmi nel mio salotto alle sei e mezza del mattino? Sei diventato pazzo?» Taehyung si gratta la nuca, afferrando per qualche secondo alcuni riccioli con la mano.
«La prossima volta rispondi al telefono e lo saprai.»
«Stavo...», sibila Taehyung, avvicinandosi a lui, «...dormendo, cazzo.»
«Sei in letargo? Incredibile.»
«Sono stanco. È proibito?»
«Di' solo che hai dimenticato di ricaricare il telefono. Di nuovo.»
Taehyung inspira ed espira profondamente, l'irritazione gli fa girare lo stomaco. «D'accordo, genio. Mi conosci bene.» Gli rivolge un finto sorriso e poi gli dà le spalle. «Sarà meglio che tu abbia una buona ragione per avermi svegliato a quest'ora.»
«Ho una grandiosa notizia per te.»
Perché Seokjin deve sempre spaventarlo in questo modo? Vaffanculo.
Ma va bene, va bene. Taehyung non ha voglia di discutere a quest'ora del mattino, perciò si limiterà a fare quello che vuole Seokjin— solo per questa volta.
Dopo circa un quarto d'ora, Taehyung ritorna in salotto, vestito di tutto punto, ma ancora assonnato.
«Abbiamo finito con questa suspense?» grugnisce il detective.
«Non ancora.» Seokjin si alza in piedi e dà una spolverata al suo lungo cappotto. «Vieni con me, subito. Prenderemo qualcosa da mangiare più tardi.»
«Seokjin.» Taehyung serra la mascella. «Se non è per una buona ragione, ti ammazzo.»
Il sergente non alza gli occhi al cielo né sorride, si limita ad annuire e si dirige verso l'uscita.
È un cazzo di incubo? Questa situazione non può essere reale, è assurda.
«Mi porti a Disneyland?» chiede Taehyung chiudendo la porta, mentre le gocce di pioggia gli bagnano già i capelli.
«Entra in macchina.» Seokjin apre la portiera del passeggero e gira intorno alla sua berlina fastback, su cui sale subito dopo Taehyung.
La schiena del detective si appiattisce contro il sedile quando Seokjin mette in moto. Dopo un paio di metri in completo silenzio, il sergente si degna di raccontargli qualcosa in più sulla situazione.
«Mi dispiace, non ti piacerà.»
«Disse l'uomo che mi ha costretto a seguirlo.»
«Non ti ho costretto.» Seokjin alza gli occhi al cielo, continuando a fissare la strada semi-sgombra. «Saresti venuto comunque.»
«E perché? Avevo delle cose da fare, tipo dormire. Hai presente, far riposare il corpo e l'anima?»
«Sei troppo curioso per perderti una cosa del genere. E orgoglioso.»
«Orgoglioso?» Taehyung fa una risata sprezzante. «Tutto questo è folle. Sei pazzo.» Poi chiude gli occhi, lasciandoli riposare un altro po'. Perché gli bruciano da morire?
Il silenzio li avvolge ancora una volta, ma Taehyung non si lamenta. La voce di Seokjin è piacevole, certo, ma non la mattina presto e di sicuro non dopo averlo svegliato per il semplice gusto di farlo, o peggio ancora, per qualcosa che non gli piacerà.
La solitudine ha fatto rincoglionire Seokjin? Anche lui si sente solo?
Ah, non ha importanza.
Taehyung si accascia contro il sedile, con gli occhi ancora chiusi, quando Seokjin esclama: «Svegliati, ghiro. Capolinea.»
Di già? Il detective obbedisce lentamente e... Beh, cazzo.
«Seokjin.» Taehyung si agita, serrando la mascella. «Che diavolo ci facciamo qui?»
«Ci lavoriamo, quindi...»
«Non così presto, non oggi!» borbotta, stanco delle cazzate di Seokjin. «Spero che qualcuno sia morto.»
Nel vedere l'espressione del sergente, Taehyung finalmente comprende che qualcuno è morto sul serio. «E non è il tuo burattino, giusto?»
Seokjin alza gli occhi al cielo, come al solito. «No, non è lui. Entra nella stazione e avrai la risposta.»
«Va' all'inferno, Kim», dice Taehyung, anche se scende lo stesso dall'auto. «Avresti potuto dirmelo chiaramente.»
Taehyung si strofina una mano sul viso. C'è una cosa che non riesce a capire.
«No, per il semplice fatto che sono stati Jeongguk e Harvey a trovare il corpo.»
Oh, cazzo, adesso sì che ha capito.
«Non lavorerò con lui.»
«Nessuno ti ha chiesto—»
«Certo, perché qui nessuno ti chiede niente!» grugnisce Taehyung. «Te lo ordinano e basta, porca puttana!»
Seokjin sospira, le sue spalle ampie si rilassano. «Per piacere... non rendere le cose ancora più complicate. È un ordine che viene dai piani alti, stavolta.»
Dai piani alti o meno, non gliene importa un fico secco. Lavorare con quello stronzo non è mai stata un'opzione valida e non lo sarà mai. E Taehyung non può comunque rendere le cose più complicate di quanto non siano già.
«Fanculo i piani alti.»
A quelle parole, Seokjin si irrigidisce e stringe persino i pugni. E Seokjin non lo fa mai.
«Potremmo avere un serial killer a piede libero e tu ti comporti come un bambino viziato!»
Scusa, cosa?
Un serial killer?
Beh, Taehyung ci aveva pensato all'inizio, ma sono passate tre settimane e...
Cazzo. Tre settimane esatte. Ed è sabato.
«Hanno trovato il corpo durante la notte, giusto? Tra venerdì e sabato?»
«Finalmente reagisci come il detective che sei, grazie a Dio.» Il sergente si stringe il ponte del naso tra il pollice e l'indice. «Sì, esatto.»
Taehyung non vuole lavorare con Jeon, ma per l'amor del cielo ha bisogno di risposte. Ecco perché, senza dire un'altra parola, va dritto alla stazione, con Seokjin alle calcagna. Attraversa il corridoio vuoto e quando entra nella sala riunioni, tutti si ammutoliscono e lo fissano con gli occhi sbarrati.
«Sono un cazzo di mostro?» sibila, con voce forse troppo roca e aspra. Tra tutti, riesce a vedere solo Jeongguk che inarca un sopracciglio come lo stronzo che è. Fanculo a lui.
Poco dopo, Seokjin lo raggiunge e si schiarisce la gola. «Va bene, penso che ci siamo tutti.»
Quasi spinto dal sergente, Taehyung finalmente si siede su una delle sedie vuote, lontano da Jeon. Anche a quella distanza, quell'odore di menta gli riempie le narici ed è insopportabile tanto quanto la sua fonte. Taehyung vorrebbe ignorarlo, tagliarlo fuori dai suoi sensi – vista, udito e olfatto –, ma è impossibile. Non può nemmeno insultarlo come si deve con tutti quei pezzi grossi che li circondano. Il vicecapo e il capo di reparto? Porca miseria, Taehyung non ha mai visto niente del genere prima d'ora.
«Non sei un mostro, Taehyung», esordisce il capo, la sua voce ferma rompe il silenzio. «Ma bada a come parli, o non sarai più detective.»
Taehyung annuisce, sostenendo il suo sguardo. Non ha paura del capo di reparto, ma rispetta quella donna e riconosce la sua posizione. Lei non è una persona qualunque.
«Seokjin ti ha detto perché siamo qui?»
«In parte, capo. So che Jeon...gguk e Harvey hanno trovato un cadavere. Seokjin mi ha parlato di un serial killer», dice dopo aver accavallato le gambe, ma suona più come una domanda che come un'affermazione.
«È una possibilità, sì», dice il capo, spostando lo sguardo su Jeon e il suo partner. «Spiegaglielo.»
Harvey non dice niente, resta seduto con le braccia conserte e gli occhi fissi su Jeongguk. Perché lascia sempre parlare lui? Accidenti, Taehyung non vuole sentire la sua voce.
«Harvey ed io stavamo pattugliando le tre zone», dice con quello sguardo presuntuoso puntato su Taehyung. «Humboldt Park è stato il nostro ultimo posto di blocco. Abbiamo capito che qualcosa non andava e ci siamo precipitati lì quando abbiamo sentito un urlo.»
Era davvero necessario raccontare tutta questa roba inutile?
«Abbiamo visto due sagome incappucciate, due uomini. Ho detto loro di non muoversi, ma ovviamente non mi hanno dato ascolto e sono scappati. Io ho preso un tizio di nome Ollie, Harvey l'altro. Il mio era a malapena maggiorenne. Stavano solo passeggiando nei dintorni quando hanno scoperto il cadavere, ecco perché uno dei due ha urlato. Sono scappati istintivamente, ma dopo hanno collaborato.»
Passeggiando. Cazzate. Probabilmente stavano spacciando, o qualcosa del genere, e Jeon ha promesso di coprirli. Be', per una volta Taehyung avrebbe fatto lo stesso.
«Poi ho visto il corpo, nascosto dietro degli alberi. Un uomo.» Lo sguardo del detective sembra farsi più intenso. «Nudo tranne la biancheria intima. Era stato torturato. Con un attizzatoio, direi, ma una foto potrebbe essere più esplicativa delle parole.» Jeongguk afferra qualcosa sul tavolo e si alza in piedi. Si avvicina lentamente a Taehyung e gli porge la foto.
Cazzo.
Taehyung non può fare a meno di aggrottare la fronte e imprecare. La situazione è fottutamente incasinata. Ci sono bruciature dappertutto e l'uomo sembra aver letteralmente attraversato l'inferno. Il problema è che non ne è mai uscito.
REMEMBER è di nuovo lì, ma questa volta è stato scritto direttamente sul corpo, con brandelli di carne bruciata. Che razza di mente farebbe una cosa del genere? Una mente malata, certo, ma fino a che punto?
C'è una cosa che lo turba, però. Stavolta non ricorda assolutamente niente. È collegato a lui anche questo omicidio, oppure no?
«Non ti è familiare, lo so», dice Jeongguk dopo essersi seduto di nuovo. «Perché sono io che ricordo questa volta.»
Che ha fatto di male Taehyung per meritarsi tutto questo?
Cazzo, adesso sono legati l'uno all'altro.
Non può essere.
Non può.
Eppure.
«Penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che non si tratti di una coincidenza. Giusto, Taehyung?» dice il capo guardando tutti e poi fissando lui.
«Giusto, capo.»
Ha una mezza idea di cosa accadrà, ma non vuole sentirlo. Né tantomeno viverlo.
Porca puttana.
«Non abbiamo scelta, questo caso ha bisogno di un impegno speciale.» Il capo parla lentamente, l'aria è più densa che mai. «Da oggi in poi verrà formata una task force qui, ad Harrison.»
C'è un silenzio di piombo e poi un brusio ancora più pesante.
«E per quanto riguarda gli altri casi?» Una voce si leva al di sopra del tumulto. Taehyung non ha visto chi ha parlato, ma dev'essere il sergente di Jeongguk. Il terzo sergente non c'è, e quella non è la voce di Seokjin.
«So quanto lavoro hai da fare, ma se abbiamo davvero un serial killer a piede libero è meglio iniziare subito. Sarà un'unità piccola, ma efficiente.»
«Composta da?» La voce ruvida di Taehyung erompe improvvisamente e sulla stanza cala una nube di silenzio.
«Tanto per cominciare, quattro agenti. I vostri sergenti li conoscono meglio di me, quindi li sceglieranno loro.»
«Quanti detective, capo?» riesce a pronunciare senza stringere troppo la mascella. E cazzo, a essere onesti la risposta lo spaventa.
«Ci sto arrivando, Taehyung.» Il capo scruta ogni singola persona nella stanza e poi i suoi occhi si fermano su Taehyung. «Voglio solo te e Jeongguk su questo caso. Lavorerete come partner.»
La gola di Taehyung si secca all'improvviso, un velo nero gli cade sugli occhi. Jeongguk non dice una parola, si limita a fissarlo con uno sguardo strano da morire. È un sorrisetto quello all'angolo della sua bocca? O una contrazione disgustata del labbro superiore? Taehyung non riesce a capirlo.
Deglutisce il nodo che ha in gola. «Ma—»
«Non è una proposta negoziabile. Seokjin?» Quest'ultimo annuisce in direzione del capo, a dimostrazione che sta ascoltando. «Guiderai tu la task force.»
Annuisce di nuovo, e il petto di Taehyung si stringe così tanto da farlo sussultare per il dolore.
È morto?
È all'inferno?
Perché sembra proprio di sì, cazzo.
«Ci riuniremo dopo per scegliere gli ufficiali», annuncia Seokjin, parlando con l'altro sergente presente nella stanza.
«Molto bene.»
La testa di Taehyung sta per esplodere, sente il sangue pulsare nelle tempie e una goccia di sudore gli cola sulla fronte. Il suo dovere è servire e proteggere, ma porca puttana, non insieme a quello stronzo di Jeon. Vorrebbe alzarsi in piedi e urlare che non lavorerà con lui, implorare il capo di affidare il caso ad Harvey, o meglio, di sostituire Jeon con chi cazzo gli pare, ma il fatto è questo: il capo vuole Jeongguk e Taehyung, nessun altro. Deve ammettere che è vero, Jeon è il secondo miglior detective di Harrison, ma accidenti, anche gli altri sono bravi nel loro lavoro. E le capacità di Jeon non cambieranno la prima impressione di Taehyung. È uno stronzo—ricco, ma pur sempre uno stronzo.
«Nient'altro da dirci, signori?»
Segue un silenzio tombale, e Taehyung non se la sente di romperlo.
Vorrebbe farlo, però, ma le parole gli muoiono in gola, ferme sulla punta della lingua ormai arida.
Lei è il capo e non può ostacolare i suoi piani.
Cazzo, questa giornata inizia malissimo.
«Va bene, vi lascio organizzare l'unità.» Il capo si alza in piedi, e dopo di lei lo fanno tutti. «Seokjin, chiamami quando avete finito.»
Cosa ha imparato Taehyung da questo incontro?
Prima di tutto, che il vicecapo non conta un cazzo.
Poi, che un incubo sta per iniziare.
E in conclusione, che non c'è nessuna "conclusione", perché è troppo stanco per tutta questa faccenda.
Una volta che i responsabili se ne sono andati, un insopportabile brusio si diffonde la stanza, esortando Taehyung ad uscire.
Un profondo sospiro lascia i suoi polmoni quando il suo corpo si scontra con l'aria fredda del mattino, proprio davanti alla stazione di polizia. Un'auto nera si sta allontanando, probabilmente guidata da uno dei capi.
Non sarà un gioco da ragazzi, Taehyung lo sa per certo.
Beh, il suo lavoro non è mai stato un gioco da ragazzi, ma questo è niente in confronto.
Prenderà quel fottuto assassino e gliela farà pagare per quello che ha fatto: uccidere, certo, ma anche metterlo in questa situazione di merda. Dover lavorare con Jeon è una cosa, dover lavorare con Seokjin ne è un'altra, ma dover sopportare entrambe le cose? Contemporaneamente? Incredibile, cazzo.
Che cazzo ha fatto di male? Ha crocifisso Gesù Cristo in un'altra vita? Una situazione come questa sarebbe la punizione perfetta.
Aspetta, cos'è quest'odore di menta che fluttua nell'aria?
«Dentro hanno bisogno di te, Kim.»
Ovviamente. Menta.
E con la menta arriva un mentecatto di prima categoria.
«Ma io non ho bisogno di te qui fuori, Jeon.»
Questo sarebbe il momento perfetto per spegnere una sigaretta e soffiargli il fumo in faccia, solo che Taehyung non fuma. È un vero peccato. Gli sarebbe piaciuto vedere la reazione di Jeon dopo una mossa così provocatoria.
L'uomo che ha di fronte ridacchia e fa schioccare la lingua. Ricco, sì, ma con dei modi di merda.
«Dai, partner, non essere così cattivo.»
Ah, quel continuo botta e risposta.
Taehyung stringe la mascella e si umetta le labbra. Perché sono così secche? Il sangue gli arriva o no alla lingua?
«Non sarai mai il mio partner, coglione.»
«Eppure lo sono.»
«Ascoltami bene, Jeon-Kearney.» Con un gesto repentino, Taehyung si avvicina a lui. Il suo nemico non ha paura, glielo legge negli occhi, ma almeno non ride più. «Tu non sei nessuno per me, nemmeno un collega. Sei solo uno stronzo, e preferirei morire piuttosto che chiamarti partner.»
Gli occhi di Jeongguk adesso sono più scuri e, per qualche ragione, un brivido corre lungo la schiena di Taehyung. Neanche lui ha paura, è solo che... cazzo, quello sguardo.
Perché è così intenso? Così oscuro, eppure così luminoso?
Per il suo bene, Taehyung sta per fare un passo indietro, ma Jeon lo precede, facendo un passo di lato e poi in avanti, assestando nel mentre una spallata a Taehyung quando gli passa accanto.
«Allora muori da solo, coglione.»
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