Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝙸𝚅










Alcuni dicono che il tempo sana tutte le ferite. Io non sono d'accordo. Le ferite rimangono. Col tempo, la mente, per proteggere se stessa, le cicatrizza, e il dolore diminuisce, ma non se ne vanno mai.
Rose Kennedy








𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝙸𝚅








Il luogo, le mani mozzate, il corpo seminudo... Taehyung ricorda ogni cosa.
Cerca di riprodurre la scena del crimine nella sua mente, ma Amber è l'unica cosa a cui riesce a a pensare.
Sì, ha sentito Seokjin chiamarlo per nome, ma al momento gli sembra un rumore lontano anni luce da lui. Taehyung è prigioniero della sua bolla di dolore. Il suo profumo, il suo senso dell'umorismo anche nelle situazioni peggiori, la sua voce indimenticabile, Taehyung ricorda tutto. È sempre con lui, specialmente quando lavora e non si ferma mai. Tenta di riportare l'attenzione al caso, ma vede solo il suo sorriso radioso, che innumerevoli volte ha illuminato le sue giornate. Dio se gli manca.

«Taehyung, stai bene?»

Il detective finalmente si riscuote quando Seokjin gli stringe la spalla. Sembra preoccupato, aggrotta le sopracciglia mentre parla.

Per quanto tempo si è perso nel passato?

«Lo ricordi anche tu, vero?» chiede al sergente, incontrando il suo sguardo. La voce di Taehyung è più roca del solito. La gola gli fa male, come se fosse avvolta da un filo spinato.

«Certo.» Seokjin sposta la mano, ma il suo sguardo sprofonda ancora negli occhi scuri di Taehyung.

«Ricordare cosa?» si intromette Jeongguk, impaziente.

Taehyung stringe la mascella, lottando contro la volontà di picchiare quel coglione. Perché è così ansioso di sapere? Questa povera donna stesa sull'erba è morta in ogni caso.

«La firma è per me», esordisce Taehyung, non volendo sentire ancora una volta la voce insopportabile di Jeongguk.

Il minore sta per fare un'altra domanda stupida, quando Seokjin chiarisce: «Abbiamo già affrontato un caso simile.»

«Più che simile», aggiunge Taehyung. «Identico.»

«Dimmi di più.»

Non vuole dirgli di più, affatto.
È solo lo stesso fottutissimo omicidio. Se vuole saperne di più, questo idiota dovrà fare le sue ricerche.

«Cercalo su Google», dice Taehyung in tono brutalmente serio.

«Vediamo...» Jeongguk finge di prendere il suo telefono. «Un inquietante omicidio probabilmente risolto dal peggior coglione della città. Oh, niente!»

«Che cosa hai detto?» Taehyung vede rosso e scatta in avanti, ma Jeongguk non indietreggia minimamente, anzi fa un passo verso di lui.

«Coglione.»

Taehyung sta per saltargli addosso, ma ancora una volta Seokjin interviene.

«Abbiate un po' di rispetto!» ordina.

«È una scena del crimine, signori», insiste il membro della CSI, anche se sembra divertito.

Taehyung alza le mani in segno di resa, ma non ha ancora finito con questo stronzo. Nessuno dei due abbassa lo sguardo. È deciso, Taehyung non lavorerà mai con un coglione del genere.

«D'accordo. Gli dirò io cos'è successo.»

«Fai quello che vuoi, Seokjin.»

E con questo, il sergente si rivolge a Jeongguk, mentre Taehyung gli volta le spalle e osserva la scena del crimine.

«Quasi due anni fa», inizia, «il corpo di una donna è stato ritrovato in questo quartiere. Stesse caratteristiche. Mani mozzate e riposte vicino ai polsi, la vittima indossava solo la biancheria intima e aveva lo ioide rotto.»

«Ma nessuna firma?»

«È questa la differenza», borbotta Taehyung, cercando di non insultarlo.

«Allora non c'era nessuna firma, infatti. Ma c'era più sangue, perché la donna era stata uccisa sul posto.»

«A quanto pare, non è questo il caso», deduce Jeongguk.

«Dev'essere un emulatore», afferma Taehyung. «Ecco la mia prima spiegazione.»

«Il primo omicidio è stato parecchio insolito?» chiede il più giovane a Seokjin.

«Non proprio, solo... folle.»

Taehyung si gira. Seokjin è troppo lento.

«È stato il mio primo caso da detective. Piuttosto facile da risolvere perché l'omicidio non è stato premeditato e l'assassino non era organizzato. Per farla breve, era un ex fidanzato pazzo che è andato su tutte le furie dopo una discussione.» Taehyung si ferma, fissando Jeongguk. «Vuoi sapere perché le ha tagliato le mani?»

Naturalmente, il detective dà una risposta affermativa.

«Perché si è rifiutata di fargli una sega. Riesci a crederci?»

Jeongguk inclina la testa, all'apparenza più curioso che scioccato.

«Quindi avete preso il colpevole?»

«Certo. Lui era di questa zona, ma lei no. C'erano tracce di DNA e altre prove, quindi sapevamo chi era e l'abbiamo trovato in uno sporco motel due settimane dopo. È sempre un casino quando un uomo di colore uccide una ragazza bianca, quindi il caso non è passato inosservato.»

«È ancora in prigione?»

«Lo era», lo corregge Taehyung. «È stato assassinato dal suo compagno di cella poche settimane fa. Un pazzo in meno sulla faccia della terra.»

«Non c'è bisogno di essere pazzi per uccidere», osserva Jeongguk.

«Oh, per favore. È stato un crimine folle commesso da un folle. Nessuno lo rimpiangerà.»

«Comunque», il più giovane volge lo sguardo al cadavere, pensieroso. «Un emulatore, allora...»

Anche se è solo l'inizio delle indagini, Taehyung è sicuro di ciò che ha detto. Questo omicidio non è una coincidenza. Non può esserlo con una firma del genere e tutte queste somiglianze.

«Ma perché adesso?» domanda Seokjin. «Perché l'assassino originale è morto?»

«Forse. Per ora non possiamo dirlo con certezza.» Taehyung si gira di nuovo e chiede all'investigatore: «Hai trovato qualcosa di strano?»

«Non proprio. Come hai potuto vedere, non c'è sangue intorno al corpo e la vittima ha dei lividi, ma questo è tutto. Il resto lo sai.»

Taehyung annuisce e prende altri appunti. Vuole ricordare l'atmosfera cupa, l'odore – meno forte del previsto –, la casa, la zona deserta all'interno del quartiere, l'assenza di rumori e, soprattutto, le sue prime impressioni. Questa brutta sensazione che gli è rimasta bloccata in gola e nello stomaco.

«Penso che abbiamo finito qui, giusto?» chiede Seokjin ai due detective, che annuiscono, prima di rivolgersi al capo della CSI: «Vi lascio il cadavere, allora. Chiamami quando sai qualcosa.»

«Va bene. Siamo stati piuttosto impegnati ultimamente ma, viste le circostanze, realizzeremo i test il prima possibile. Non posso dire lo stesso per il coroner, però.»

Il prima possibile potrebbe significare due settimane se succede un miracolo, e almeno due mesi in caso contrario.

«Grazie. Fai del tuo meglio.»

Dopo queste parole, l'investigatore raduna la sua squadra, e Taehyung torna al furgone, dove ci sono i suoi veri compagni di squadra, che nel frattempo sono arrivati.

Dopodiché, prende da parte Leroy, che capisce al volo cosa sta succedendo non appena vede Jeongguk.

«Non ci credo che Seokjin lo abbia portato qui», dice l'agente, sbalordito.

«E invece», brontola Taehyung. «Lo ha chiamato subito, non appena siamo arrivati.»

«Per quale motivo?»

«E chi lo sa. Seokjin fa sempre di testa sua, no?»

«Già.»

«Voi due», dice il sergente avvicinandosi a loro. «Fate il giro del quartiere, potrebbero esserci delle prove.»

«Sì, signore», accondiscende Taehyung in tono ironico, prima di allontanarsi insieme all'unico compagno di squadra con cui vuole stare in questo momento.











«Seokjin.» Taehyung punta lo sguardo sull'uomo dalle spalle possenti, mentre ripete per la terza volta: «Non lavorerò con lui.»

«L'hai già detto un milione di volte.»

Sono nell'ufficio di Seokjin da almeno dieci minuti e Taehyung vorrebbe mandare all'aria tutto. Forse il sergente, in piedi con le mani poggiate sulla scrivania, riesce a percepirlo.

«Eppure continui a non capire, cazzo.»

«Non resterai da solo fino alla fine della tua carriera.»

«Non ero solo», lo corregge Taehyung.

«Adesso lo sei.»

«Non è vero. Ho Leroy.»

«Non è un detective.»

«Senti», Taehyung inizia a stufarsi. «Metà della stazione vuole che lavori con questo coglione fin da quando è arrivato, ma sai una cosa? Non succederà. Né oggi, né domani, né mai.»

«Perché?»

«Perché? Sai perfettamente perché.»

«Lei ti manca, lo capisco. Manca a tutti, ma–»

«Shh, sta' zitto.»

«Avrai bisogno di un altro partner, un giorno.»

«Me la cavo benissimo da solo.»

«Lo so, ma–»

«Lo sai?» Taehyung lo interrompe di nuovo. «Allora lasciami lavorare da solo. Sono abbastanza bravo da fare il lavoro per due.»

«Tae.» Seokjin gira intorno alla scrivania per raggiungerlo.

«Niente Tae. Non più.»

Il sergente non batte ciglio, cerca di prendergli la mano, ma Taehyung fa subito un passo indietro.

«Non più», insiste, anche se una parte di lui desidera ancora il calore della mano del maggiore.

«Bene.» Seokjin si appoggia alla scrivania. «È passato un anno, Taehyung», dice, tornando all'argomento precedente.

«E allora? Un anno, due, tre, quattro, cinque... sarà sempre la stessa cosa. E non dirmi che lo sai, perché non lo sai. Non senti il cuore spezzarsi ogni volta che cammini per questo dannato corridoio, quando vedi la sua foto tra le altre. Non ti senti debole e impotente ogni volta che ti trovi davanti a un vicolo buio. Non hai avuto incubi per mesi. Non ti chiedi come sarebbe andata se avessi agito diversamente ogni fottuto giorno. Tu non provi quello che provo io.» La lista è lunga, ma Taehyung non vuole crollare proprio adesso, perciò si limita a sospirare, curvando le spalle. «Ma sono sicuro che ti manca. Come potrebbe essere altrimenti?» Un sorriso triste gli attraversa il volto. «Era unica nel suo genere.»

«Siamo d'accordo su questo.»

E poi, silenzio.
Silenzio nella stanza, ma chiaramente non nella testa di Taehyung, che si avventura nei ricordi che cerca di respingere. Ricordi che gli rammentano quanto sia meraviglioso il suo sorriso, quanto sia contagiosa la sua risata, quanto la sua mente lo stupisca ogni volta. Soltanto in quel momento torna in sé, perché non deve più parlare al presente, ma al passato, e non c'è niente di peggio. Niente di peggio della consapevolezza che per lei sia tutto finito, mentre lui deve sguazzare in mezzo a degli stronzi come Jeongguk e continuare a vivere come se niente fosse. Eppure è successo, lo sa bene. Non lo dimenticherà mai.
E soprattutto, non si perdonerà mai.

Anche se in questo momento l'ufficio sembra una capsula insonorizzata, la realtà lo investe di nuovo quando qualcuno bussa alla porta, facendo sobbalzare Taehyung.

«Avanti!» urla Seokjin.

«Scusate l'interruzione, ma un uomo ha denunciato la scomparsa della moglie. Potrebbe corrispondere alla vittima.»

Il detective aggrotta la fronte e fa un passo avanti, improvvisamente sull'attenti.

«Fammi vedere, Kristin.»

Senza ulteriori indugi, i tre escono e si dirigono alla scrivania dell'agente norvegese, su cui c'è un computer. Lo schermo mostra la fotografia di una donna bionda, tutta sorridente. È lei, senza ombra di dubbio, ma la sua giovialità è chiaramente svanita da allora. Chi morirebbe con il sorriso sulle labbra?

«Sono abbastanza sicuro che sia la nostra vittima», dice il sergente.

«È lei», conferma Taehyung. Riconosce i suoi lineamenti, in particolare i suoi occhi azzurri, che non erano chiusi quando hanno trovato il corpo.

Dunque, Janice Doney, quarantacinque anni, bianca, alta circa un metro e sessantotto, le unghie sempre smaltate – ma non si poteva dire lo stesso di ieri notte –, sposata con Josh Doney, con il quale vive – viveva – a Kenwood.

«Kenwood?» Gli occhi di Taehyung si spalancano. «Sono almeno venticinque minuti di macchina da West Garfield... Perché così lontano?»

«Per coprire le tracce?» propone una voce fastidiosa alle sue spalle.

«Fatti gli affari tuoi, Jeon», grugnisce Taehyung senza guardarlo, facendo una smorfia infastidita.

«Sono solo di passaggio», gli assicura, ma il maggiore percepisce comunque la sua presenza dietro di lui, e questo lo fa incazzare. Sfortunatamente, non può voltarsi e spingerlo via, perciò stringe la mascella e spera che scompaia il prima possibile.

«Allora, Kenwood.» Taehyung si volta verso Kristin. «Suppongo che il marito sia andato alla stazione di polizia più vicina?»

«Sì, non lontano da casa sua.»

«A che ora?»

«Circa trenta minuti fa.»

I detective danno un'occhiata al suo orologio in pelle. 15:19.

«Che ne dici di una visita veloce?»

«Ci sto», dice Jeongguk, ancora dietro di lui.

«Col cazzo!» protesta in tono aspro Taehyung, voltandosi verso di lui, con gli occhi allo stesso livello di quelli di Jeongguk. Odia la scintilla maliziosa che vede nelle sue iridi, quell'aspetto condiscendente caratteristico di Jeongguk. Vede un sorrisetto nascere all'angolo della sua bocca e non vede l'ora di strapparglielo dalla faccia. Ma malgrado il sangue che ribolle e le vene che pulsano furiosamente nei suoi avambracci, non può farlo.

«Un animale come te, che comunica a un marito che sua moglie è morta? Non ti ci vedo proprio.»

Taehyung scatta in avanti, e il dannato profumo di menta di Jeongguk gli riempie le narici.

«Animale?» scandisce, il suo respiro pesante si infrange sul volto del minore.

«Sei sordo o cosa?»

Taehyung stringe la mascella ancora più forte, lottando per placare la vocina violenta dentro la sua testa, mentre Jeongguk ride sprezzante.

«Povero marito», dichiara infine il coglione prima di andar via, incoraggiato da Seokjin.

Taehyung lo segue con lo sguardo, e il suo cuore pieno d'odio continua a battere all'impazzata. È sempre così quando la rabbia prende il sopravvento, ma almeno stavolta non ha perso il controllo.

«Ero a tanto così dal farlo a pezzi», dice il detective a Seokjin, formando un piccolo spazio vuoto fra l'indice e il pollice.

«Lo so», ammette con un sospiro di sollievo.

«Oh, tu non sai niente, Seokjin.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro