XXV. Pensieri
𝐊𝐫𝐨𝐧𝐨𝐬
Kronos non aveva idea cosa significasse vivere con la mente libera.
La sua era in continua evoluzione. Un turbinio indistinto. I pensieri vorticavano di continuo, rischiando di collidere anche tra loro. Metterli a tacere era un tormento, riuscivano a infiltrarsi nelle fessure della mente, incastrandosi come ratti nelle fogne.
Kronos avrebbe voluto risolvere i problemi di tutti i ragazzi. Uccidere i propri e poter riposare. Non chiedeva altro, forse solo così la sua mente gli avrebbe dato tregua.
Quel mattino si alzò presto dal letto, d'altronde non era riuscito comunque a chiudere occhio per tutta la notte. La testa gli doleva e allungò la mano verso il comodino, alla ricerca del flacone con le pasticche.
Ne erano rimaste poche ormai. Agitò appena il flacone, ascoltando con la stessa curiosità di un bambino il ticchettio delle pillole contro le pareti di plastica.
Sarebbero bastate solo per alcuni giorni. Avrebbe dovuto procurarsene delle altre, ma il solo pensiero di dover contattare in qualche modo Adonis -e dover dipendere da lui- gli dava la nausea.
Forse sarebbe riuscito a intrufolarsi nel suo appartamento durante una delle tante feste. Quell'idiota era così stupido da non aver nessun genere di sicurezza davanti all'ascensore. Non che la presenza di qualche inutile guardia gli avrebbe impedito il passaggio.
Erano solo insetti fastidiosi lungo il tragitto.
Sfilò un paio di pasticche e le ingurgitò di colpo. Le emicranie sembravano placarsi di colpo. Le voci e i pensieri si zittivano. Non aveva più le solite stilettate lancinanti alle tempie.
Si sistemò comunque, preparandosi alla giornata. Doveva allenare i ragazzi e aveva organizzato una specie di torneo con diverse prove fisiche.
Rhea e Hyperion l'avevano aiutato ad organizzarlo. Era riuscito a riesumare la vecchia piscina interrata.
Aveva preparato una sorta di staffetta, comprendente diverse prove.
Almeno Mars avrebbe fortificato ancora un po' la propria mente. La morte di Apollo gli aveva lasciato una ferita indelebile e non poteva permettere che si lasciasse distruggere prima del torneo.
Abbandonò la propria camera, una volta pronto. Sentiva il vociare sommesso dei ragazzi in cucina. Sapeva che nulla sarebbe stato più come prima. Da quando Apollo non era più dei loro, la tristezza era intrisa in ogni loro espressione, in ogni piccolo gesto.
«Buongiorno. Ho preparato una giornata intera d'allenamento. Oltre a questo, nei momenti di pausa, Hyperion vi racconterà un po' di storia.» Abbassò lo sguardo sul proprio orologio da polso. «Vi voglio pronti entro mezz'ora. Forza, muoversi.»
Kassandra sgranò gli occhi. Aprì appena la bocca e metà del biscotto che stava sgranocchiando cadde nella tazza di latte di fronte a lei. Alcuni schizzi le sporcarono il naso.
«Cosa? Non dovrebbe essere illegale una giornata così?»
Mars sollevò lo sguardo con lentezza. Le sue iridi chiare sembravano appannate dalla tristezza. Nonostante questo, Kronos riconosceva quel tipico luccichio di vita che solo il desiderio di vendetta sapeva donare.
«È un allenamento utile per il torneo, però.» Osservò. Mars si tirò così in piedi, pronto a prepararsi. Kronos seguì la sua figura, fino a quando scomparì lungo le scale.
Morpheus di solito era il più rumoroso del gruppo. Certo, era passato un mese dalla morte di Apollo, ma a volte ancora sembrava ricadere in uno strano stato depressivo. Kronos non era abituato ai suoi silenzi e tirava un sospiro di sollievo ogni volta che lo sentiva fare battute o commentare.
Perché forse non avrebbe saputo come riparare anche lui.
«Se dicessi che improvvisamente mi sento malato, mi crederesti?» Morpheus alzò la mano speranzoso, sorridendo divertito.
Kronos gli fece cenno di muoversi e il ragazzo si alzò, seguendo Mars lungo le scale.
Hestia sospirò stanca e si stiracchiò. Convinse poi Kassandra a seguirla.
Kronos si accomodò sulla poltrona del salotto e prese ad agitare la gamba su e giù. Non riusciva a smettere di essere nervoso.
Hyperion e Rhea, che aveva deciso di restare lì con loro ancora per un po' da quando Apollo non c'era più, lo guardarono con apprensione.
Suo fratello scivolò sul tavolino di fronte e gli prese il polso. «Hai una brutta cera.»
«Oh grazie.» Kronos bofonchiò scocciato. Alzò lo sguardo verso Rhea, che scosse il capo quasi sconfitta.
«Forse dovresti riposare... oppure provare a parlargli.»
Kronos socchiuse gli occhi. Sapeva benissimo a chi si stesse riferendo. Sentiva il peso di quelle parole gravare nel silenzio generale.
Se avesse detto di non sentire affatto la mancanza di Adonis, sarebbe stato un grandissimo bugiardo. Eppure, non riusciva a scrollarsi di dosso il ricordo del suo sguardo.
Adonis era sembrato nauseato. Come se avesse iniziato a guardarlo così come tutti gli altri: un mostro.
"Non è vero che non vuoi essere felice. Non meriti di esserlo. È diverso."
Kronos pensava anche che avesse ragione. Tutti lo credevano. Semplicemente sentirselo dire da Adonis, che, nonostante tutto, l'aveva sempre guardato sotto un'altra prospettiva, gli aveva fatto male più di una pugnalata allo stomaco.
Ed era abituato a quel genere di dolore. Era abituato a non urlare i propri sentimenti, a reprimere ogni pensiero, nascondendosi dietro uno sguardo freddo e scostante.
Era crollato anche davanti a lui. Kronos ricordava di non essere riuscito a trattenere una lacrima. Aveva provato in ogni modo a controllarsi, a non mostrarsi debole in quel modo. Alla fine aveva ceduto. Non avrebbe mai permesso ad Adonis, che ormai lo considerava alla stregua di un mostro, così come tutti gli altri, di poterlo vedere in quelle condizioni.
Kronos scosse poi il capo, dopo minuti assordanti di silenzio. «Sto bene.» Si tirò in piedi e si sistemò la giacca, con tre gesti stizziti.
Rhea abbassò lo sguardo. Gli accarezzò la mano. «Tornerà da te, lo so. Fate sempre così, ma alla fine non riuscite a stare lontani.»
Kronos deviò con attenzione gli sguardi dei due. «Non mi interessa.»
Hyperion sembrava sul punto di voler dire altro. Lo sentì sbuffare rumorosamente, come un cavallo scocciato. «Oh ma dai. Ieri ho incontrato Adonis e mi ha chiesto di te.»
Kronos si voltò a guardarlo di scatto. Il cuore prese a galoppargli in gola, così forte che si sentì soffocare. «Ah? Perché?» Aggrottò la fronte. Si morse più volte l'interno guancia, al punto da sentire il sapore metallico mischiarsi alla saliva.
Suo fratello sorrise appena, divertito. «Non lo so. Voleva aggiornamenti sulle tue condizioni di salute... ho il sentore che verrà a trovarci.» Si scambiò un'occhiata divertita con Rhea.
Kronos ringraziò almeno che per quella volta Iapetus non fosse tra loro. Altrimenti quella giornata si sarebbe trasformata nel festival delle prese in giro. Scosse il capo, fingendo disinteresse e si voltò a guardare Mars, che era appena arrivato in salotto, in anticipo.
Mars gli si avvicinò e gli pungolò il gomito, per attirare la sua attenzione. Kronos lo osservò, inarcando un sopracciglio. «Che succede?»
«Volevo chiederti una cosa...» Mars sussurrò appena. Kronos lo seguì in un angolo del salotto in disparte. Il ragazzo si guardò attorno prima di riprendere a parlare. «Ho trovato il tuo biglietto. Perché l'hai detto solo a me? Non dovrebbero saperlo anche gli altri? Non so, non abbiamo mai avuto segreti tra noi.»
Kronos scrollò le spalle. «Mars, mi fido di te più di chiunque altro qui dentro.» Incatenò il suo sguardo di pietra a quello smeraldo di Mars. «E giocherò ogni carta possibile per farti vincere il torneo. Per cui ho imparato sulla mia pelle che non fidarsi è sempre meglio. Questa cosa la sappiamo io e te. Ho bisogno che tutti credano alla prima versione, va bene?»
Mars annuì con un cenno deciso del capo. Kronos gli assestò un buffetto affettuoso sulla guancia. «Bravo.» Si allontanò poi da lui, avviandosi in giardino. Era una giornata stranamente afosa. Forse l'ideale per stancare i ragazzi, allenarli così tanto fino a portarli allo sfinimento.
Quando i ragazzi furono pronti, lo raggiunsero all'esterno. Si guardavano ancora attorno spaesati, inconsapevoli della giornata pesante che li avrebbe accompagnati.
«Allora, iniziate a correre per il giardino. Poi ho preparato il labirinto con alcune trappole.-» Kronos aggrottò la fronte, notando il braccio alzato di Morpheus. Roteò gli occhi al cielo, consapevole della sua domanda. «No, non sono mortali, ovviamente. Avrete dieci minuti. Se non ho aggiornamenti che avete superato la prova, vi vengo a recuperare e vi mostro il percorso. Organizzatevi in due coppie, immagino già quali.» Ghignò appena quando vide Morpheus avvinghiarsi ad Hestia. Kassandra alzò subito lo sguardo verso Mars, che annuì, tendendole poi la mano.
Kronos si chiese se fossero già arrivati alla stagione dell'amore. Aveva il voltastomaco. «Dopo questo, prova di nuoto. Pranzo e prova di resistenza. Il vincitore si scontra con me.»
L'ultima sentenza apparve come una condanna a morte. Mars deglutì, passandosi una mano dietro la nuca.
Kronos ciondolò il capo. «Allora? Cosa fate fermi? Correre, tre giri di campo e diretti al labirinto.»
I ragazzi saltarono sul posto e assecondarono i comandi.
Kronos riconobbe i passi di Hyperion in avvicinamento. Suo fratello picchiettò con un dito sulla spalla. «Che prove hai preparato lì dentro, esattamente? Perché io recupererò Morph ed Hestia, e vorrei sapere a cosa vado incontro.»
Kronos scrollò le spalle. «Ho portato un po' i nostri cani a fare una passeggiata nel labirinto. Difenderanno con tutta la loro anima il tesoro nascosto. Ci sono due strade per raggiungere l'uscita dal labirinto, i ragazzi lo sanno. Prenderanno due tragitti diversi e incontreranno i nostri dolci cuccioli.»
Hyperion roteò gli occhi al cielo. «In realtà sono molto affettuosi con noi due-»
Kronos ghignò. «Non con gli estranei. E non conoscono i ragazzi.»
Li osservò mentre iniziavano a disperdersi per il labirinto. La coppia Morpheus ed Hestia prese il percorso a destra. Mars e Kassandra si diressero nella direzione opposta.
Il percorso non era poi così lungo. Raggiungere l'uscita era semplice, se si ragionava al meglio. Per arrivare all'uscita, correndo, si impiegavano al massimo dieci minuti, senza commettere errori.
Altrimenti si rischiava di perdersi.
Uranus, suo padre, l'aveva progettato anni prima, per prepararlo al torneo.
Kronos aveva trascorso notti intere a osservarlo attraverso la finestra, studiandone ogni minimo dettaglio. Si era impegnato al massimo, lo aveva disegnato su fogli di carta. Aveva passato buona parte delle ore utili per il sonno a cercare il segreto, a scovare l'uscita, perdendosi così tanto nei propri calcoli da non rendersi conto del tempo che scorreva via inesorabile.
Abbassò lo sguardo sul proprio orologio, dirigendosi già dal lato dell'uscita del labirinto. Ormai erano trascorsi diversi minuti. Hyperion lo seguì. Suo fratello ci aveva messo molto più tempo a trovare la soluzione al labirinto. Kronos gliel'aveva illustrata un giorno, dopo che l'aveva visto disperarsi così tanto da volerlo radere al suolo con una bomba preparata in casa.
Visto dall'alto, il labirinto intrecciava le lettere iniziali dei figli maggiori di Uranus. Ognuno di loro aveva una propria strada: la K e la H. Seguendo le due soluzioni, provando a ripercorrere mentalmente il profilo delle lettere, si arrivava all'uscita.
Iapetus era troppo piccolo per affacciarsi al labirinto, ma col tempo era rimasto addolorato dal fatto che Uranus vedesse di buon occhio solo Kronos e Hyperion. Almeno, però, da bravi fratelli non gli avevano mai fatto mancare l'amore che avrebbe meritato.
«Divertente che il tuo pupillo abbia preso la tua strada, non trovi?» Hyperion ghignò.
Kronos scrollò semplicemente le spalle e si incamminò lungo il percorso. Sentiva, man mano che si avvicinava, il vociare sommesso di Kassandra e Mars.
I due erano impegnati in una discussione piuttosto animata. Erano arrivati a metà percorso, stranamente. Kronos ne era abbastanza sorpreso, ma soddisfatto. Evidentemente entrambi avevano provato a studiare il labirinto dall'alto.
Erano di fronte al piccolo scrigno, all'interno del quale Kronos aveva nascosto una piccola mappa del labirinto, per aiutarli ad uscire agevolmente nella seconda parte.
I due cani, però, non erano intenzionati a lasciarli passare. Kronos teneva molto a Cerbero, il duo rottweiler, e a Chimera, un'esemplare davvero affascinante di dobermann. Inclinò il capo, restandosene in silenzio ad ascoltare i due ragazzi, pronti a scannarsi sulle decisioni da intraprendere.
«Senti- non possiamo ammazzarli, ovviamente. Sono di Kronos. Lo sappiamo bene entrambi che hai dei biscotti nascosti nella tasca della giacca. Lanciamoglieli, prendiamo il tesoro e scappiamo!» Mars agitò le mani.
Kassandra scosse il capo decisa. «Ma la cioccolata non uccide i cani?»
Mars roteò gli occhi al cielo. «In grandissime dosi e non è il veleno che li uccide all'istante! Lanciamogli un solo biscotto-»
«No. Sono i miei biscotti.»
Mars sembrava in preda a una crisi di nervi.
Kronos tossicchiò alle loro spalle ed entrambi si voltarono a guardarlo.
Mars abbassò lo sguardo, mormorando scuse. «Non mi ascolta-»
«Potevate anche accarezzarli.» Kronos si abbassò sulle gambe e i due cani corsero da lui, iniziando a scodinzolare. L'uomo inclinò appena il capo. «Bene, per ora entrambi i gruppi hanno fallito la prima prova. C'è da dire che devo complimentarmi, pensavo vi foste persi.»
Mars sorrise appena, scambiandosi un'occhiata con Kassandra. «Stiamo trascorrendo alcune sere a studiarlo dall'alto...» ammise la ragazza. «Perché volevamo fare una sfida su chi dei due riuscisse a trovare prima l'uscita.»
Dopo la prova di nuoto, i ragazzi sembravano così affamati da poter saccheggiare un'intera città. Kassandra e Mars si erano avventati sulla pasta come se non mangiassero da giorni.
Morpheus aveva ingurgitato così tanto pollo che probabilmente non l'avrebbe più toccato per mesi.
Hestia cercava di avvicinarsi al cibo senza che gli altri provassero a pugnalarla con qualche forchetta nella foga.
Hyperion li osservava divertito e gli si avvicinò piano. «Questa sera saranno così distrutti da non avere nemmeno le forze per parlare... mi sembra quasi un sogno.»
Kronos ridacchiò e scrollò le spalle.
Li allenò tutto il giorno.
Il torneo di boxe li distrusse definitivamente. Tutti loro non sembravano più in grado nemmeno di muoversi o respirare.
Non si aspettava che Kassandra fosse così agile, era riuscita a cavarsela con tutti, tranne che con Mars, ovviamente.
Se l'era comunque giocata molto bene.
A giornata conclusa, Kronos si sentiva abbastanza stanco. Dopo lo scontro con Mars, il sudore gli imperlava la fronte. Mars era riuscito a colpirlo più volte, ma alla fine era andato al tappeto. Era orgoglioso di lui, stava crescendo forte e coraggioso. Mars si affidava completamente a lui, ascoltava sempre i suoi suggerimenti e imparava in fretta. Ogni volta Kronos era sempre più convinto che fosse il campione perfetto.
Prese l'asciugamano e l'avvolse attorno al collo. Salì le scale che portavano alla propria camera e al pianerottolo riservato a loro adulti. Sentì alcuni rumori provenire dall'ufficio e inarcò un sopracciglio. Si avvicinò alla porta e la spinse in avanti.
Sentì il cuore schizzargli in gola, riscendere con violenza e battere contro lo sterno, come una pallina da tennis impazzita.
Adonis era entrato in ufficio e si stava pulendo i pantaloni. Aveva utilizzato il solito ingresso attraverso la finestra aperta, arrampicandosi sui rami.
Kronos teneva la presa sulla maniglia, ma la mano prese a tremargli nervosa. «Che cazzo fai qui?» Richiuse la porta alle spalle.
Adonis sussultò, non avendolo sentito entrare. Deglutì. Lo sguardo si posò sul suo petto.
Kronos d'istinto indossò la felpa che teneva in mano. «Hai intenzione di rispondere o devo defenestrarti?»
Adonis scosse il capo. «Volevo vedere come stessi.»
«Oh che pensiero carino.» Kronos bofonchiò con rabbia quelle parole. Aprì la porta della propria camera, alla ricerca di vestiti puliti per fare una vasca.
Adonis non sembrava scoraggiato. Lo seguì. «E anche parlarti.»
«Ho da fare, prendi un appuntamento.»
«Non rispondi a inviti e chiamate, come dovrei fare?»
Kronos si voltò di scatto e lo afferrò per la camicia. «Non è un mio problema.» Lo strattonò, spingendolo lontano.
Adonis aggrottò la fronte. «Mi dispiace.» Lasciò cadere le braccia lungo il corpo. Teneva tra le mani una busta, che, a giudicare da quanto era tirata, doveva contenere qualcosa di abbastanza pesante. «Voglio parlare per rimediare. Mi dispiace, non pensavo davvero quello che ho detto-»
Kronos fece una risata amara. Gli diede le spalle e aprì il cassetto alla ricerca di vestiti di ricambio. «Ma per piacere, Adonis. Lo sappiamo bene entrambi, invece. Non solo lo pensavi, ma lo hai detto di proposito per ferirmi.» Si voltò di nuovo a guardarlo e inclinò il capo. «Ma indovina un po'? Non mi interessa. Sono abituato a sentirmelo dire.»
Così tanto abituato che però non se l'aspettava proprio da Adonis. Era un continuo combattere coi propri pensieri e sentimenti. Non c'era mai nessuno disposto a restare nella sua vita. Preferiva cacciarli tutti, era meno doloroso.
Adonis si morse il labbro inferiore. Sembrava un cucciolo smarrito. Kronos lo detestava. Lo detestava perché forse non avrebbe saputo resistere ancora a quella stupida farsa.
«Ti ho portato una bottiglia di whisky.» Adonis spinse in avanti la busta. «E un pugnale nuovo... sai, magari ti va di cambiare ogni tanto.»
Kronos inarcò un sopracciglio. Non gli piacevano i regali, non sapeva rispondere e abituarsi a questi. «Senti, non ho voglia di parlare. Ho da fare. Vado a lavarmi.» Si mosse verso il bagno.
Adonis sembrava sordo alle sue parole. Continuava a seguirlo, con quella busta in mano. Era un idiota.
Uno stupido idiota che continuava a cercare di scalfire la muraglia che aveva alzato attorno a sé con sacra devozione.
«Perché non possiamo parlare come persone civili per una volta?» Adonis sembrava volerlo pregare.
Kronos lo guardò storto. Chiedeva solo una vasca in pace, perché era così difficile lasciarlo solo?
Sbuffò scocciato, aprendo l'acqua calda e versò del bagnoschiuma per far formare così tanta schiuma. A volte credeva di comportarsi come un bambino quando quelle piccole cose gli strappavano un sorriso. «Oh ma guarda chi parla. Sei stato tu l'ultima volta a partire in quarta. Sei stato tu a non credermi, Adonis. Sei stato tu ad alzare la voce come un pazzo forsennato e ora vuoi un dialogo civile?»
Adonis sbuffò piano. «Ti sto chiedendo scusa. Mi dispiace, va bene? Ero sotto shock. Non volevo credere che potessi far del male a un bambino. Dovevi vederti-»
«Stai ricominciando, forse? Non mi interessa come appaio. Non l'avrei fatto. Non mi hai creduto e fine della storia.» Kronos sbuffò, liberandosi della felpa. «Ora puoi uscire? Vorrei rilassarmi.»
«Non me ne vado finché non chiariamo.»
«Possiamo chiarire dopo il mio bagno?» Kronos si morse l'interno guancia, quando vide un guizzo d'allegria fulminare lo sguardo di Adonis. Gli aveva chiaramente detto che avrebbero chiarito. Che idiota. «Anzi parliamo dopo. Non chiariamo, parliamo.»
Adonis ormai sembrava ignorare le ultime parole. «Possiamo anche chiarire con un bagno.»
Kronos gli scoccò un'occhiataccia. Sentì qualcosa reagire in lui.
No. Non l'avrebbe accontentato. Aveva ancora una dignità. La stessa dignità che mandava all'aria quando Adonis lo guardava in quel modo.
Scosse il capo. «Girati. Devo spogliarmi-»
Adonis aggrottò la fronte, come un bambino capriccioso. «Oh ma dai! Ti conosco bene. Se anche mi voltassi potrei immaginare ogni dettaglio nella mia testa-»
Kronos si innervosì. «Girati e basta. Mi stai scocciando e non credo si chieda scusa così.»
Adonis alzò le mani in segno di resa e gli diede le spalle, dondolandosi sui piedi. «Senti, davvero. Mi dispiace. Ero troppo arrabbiato e sconvolto per ragionare lucidamente. Ho visto il tuo sguardo poi e ho capito tardi-»
Kronos roteò gli occhi al cielo. Si spogliò velocemente ed entrò nella vasca calda. Socchiuse gli occhi, rilassandosi col tepore che gli solleticava la pelle. Sospirò piano. «Ora ti puoi girare.»
«Ti sto pregando di scusarmi.»
Kronos inarcò un sopracciglio. «Ma davvero?»
Adonis deglutì. Gli si avvicinò piano, testando la distanza tra loro. Si avvicinò alla vasca e si inginocchiò. Avvicinò il volto al suo e incastrò gli occhi chiari ai suoi. «Ti sto supplicando.» gli mormorò sulle labbra.
Kronos lo fissò e sbuffò piano, prima di afferrarlo per il colletto della camicia e imprimere le labbra sulle sue.
Quando si separarono, Adonis aveva le labbra arrossate. Lo vide sorridere.
Lo detestava. Adonis gli ricordava di essere umano.
Adonis era quella cosa che la sua mente si rifiutava di concepire, ma alla quale il suo cuore non sapeva rinunciare.
Kronos fissò la camicia porpora come al solito sbottonata. «Toglitela.» Gli indicò poi la vasca; la voce gli uscì leggermente roca.
***
Voleva trascorrere una serata tranquilla, invece Adonis sembrava intenzionato a trasferirsi lì per tutta la notte. Dovevano ancora cenare con tutti i ragazzi e non aveva voglia di farlo restare con loro.
Non aveva idea di cosa potessero pensare gli altri. Era sbagliato. Kronos sapeva di essere sbagliato, ma non poteva farci assolutamente nulla.
Aveva lasciato la libertà ai ragazzi di cucinare, almeno si sarebbe rilassato nel frattempo. Si accomodò sul divano dell'ufficio. Prese prima un libro dallo scaffale e cominciò a sfogliarne le pagine.
Gli occhi scorrevano velocemente sulle parole, con attenzione. Amava perdersi tra quelle lettere e mondi lontani, lo aiutava a estraniarsi dalla propria mente.
Adonis uscì dalla sua camera, asciugando un po' i capelli con l'asciugamano. Alcune goccioline d'acqua caddero sul suo petto.
«Sei ancora arrabbiato?»
Kronos sbuffò scocciato. «Sto provando a leggere.»
Adonis ghignò. «Forse dovresti concentrarti sulle pagine e non su di me, allora.»
«Ti stai sopravvalutando.» Kronos sfogliò un'altra pagina, sebbene le parole avessero perso senso e consistenza nella sua testa. Sembravano vuote di significato, inutili.
Adonis sorrise divertito. Si distese sul divano, occupando il suo spazio vitale. Prese un cuscino e lo posizionò sulle gambe di Kronos e poggiò il capo.
Adesso era ancora più complicato di prima riuscire a concentrarsi. Gli occhi elettrici di Adonis gli bruciavano quasi la pelle. Un formicolio gli percorse la schiena. Kronos aggrottò la fronte, provando a prestare attenzione alle pagine.
Adonis allungò la mano verso il suo mento e prese ad accarezzarlo con gesti circolari delle dita.
«Te lo trancio se non la finisci.»
«Non mi sembra che ti dia fastidio.» Adonis sorrise beffardo.
«Voglio leggere.» Kronos abbassò lo sguardo su di lui e fissò i riccioli biondi in disordine sul cuscino. Strinse le mani attorno al bordo del libro.
«Va bene, allora leggi per entrambi? Sei all'inizio. Almeno potrò dire di aver letto per un po', dato che da solo comunque non riuscirei.»
Kronos allentò la presa e si rilassò appena. Sentì le spalle alleggerirsi improvvisamente. Annuì e iniziò a leggere, mantenendo un tono regolare. Parlava con calma, mentre le parole di quel romanzo d'avventura riempivano l'aria.
Adonis lo ascoltava con attenzione, nonostante si muovesse di tanto in tanto alla ricerca della posizione più comoda.
Sentiva il suo respiro farsi regolare. Ogni tanto lo interrompeva con qualche domanda.
Dopo i primi due capitoli, Adonis sembrava deciso a cambiare un po' argomento. Riprese ad accarezzargli il mento e il collo, con delicatezza. Kronos rabbrividì e la sua voce si incrinò più volte durante la lettura. Adonis sorrise soddisfatto e gli abbassò il libro. Sembrava un gatto che si contorceva per fargli delle fusa.
«Non ti piaceva?-»
Adonis annuì. Si mise seduto e afferrò il collo del maglione e lo tirò a sé. Cominciò a baciargli lentamente le labbra. Kronos sentì lo stomaco rivoltarsi su se stesso, era una sensazione strana ma piacevole, per quanto dolorosa. Schiuse appena le labbra, permettendo alla lingua dell'altro di farsi strada.
Adonis mugolò appena, mentre Kronos gli accarezzava i riccioli biondi.
Le mani di Adonis vagarono sui bordi del suo maglione, pronto a sfilarglielo. Kronos si sentì più leggero a ripensare che aveva preso di nuovo le pasticche prima del bagno.
Man mano iniziarono ad assaporarsi sempre più voracemente, gli schiocchi dei baci riempivano il silenzio. Kronos si mosse appena, scivolando di lato e stendendosi accanto ad Adonis. Iniziò a posizionarsi sopra l'altro, interrompevano alcuni baci per prendere fiato e fissarsi negli occhi. Adonis aveva le gote arrossate. Gli si avvicinò di nuovo, mentre Kronos era impegnato a contemplarlo per qualche istante. Adonis riprese a baciarlo con foga, mentre le mani gli slacciavano il bottone dei pantaloni.
Kronos prese a baciargli il collo, beandosi dei piccoli istanti in cui Adonis tratteneva il fiato. Sentì le sue mani a contatto con il tessuto dei pantaloni, stringere, e una sensazione di bruciore gli scaldò il corpo, fino alle orecchie, lasciandogli sfuggire un gemito a fior di labbra, strozzato dai baci di Adonis.
Sentì le sue labbra distendersi in un sorriso, sotto le proprie. Lo guardò con un ghigno soddisfatto e Kronos riprese appena un po' di fiato.
Kronos sussultò, quando sentì la porta aprirsi e si mosse dall'altro lato del divano.
Mars li guardava confuso. Sembrava sul punto di voler scomparire.
Adonis sbuffò sonoramente frustrato e lo salutò poi.
Mars deglutì. Il suo sguardo vagava dall'uno all'altro. «Ahm- io volevo avvisarti che la cena è pronta.»
Kronos annuì. «Arrivo. Dieci minuti e arrivo-» La sua mente aveva preso a imprecare in tutte le lingue che conosceva, mentre teneva stretto un cuscino sul ventre.
Adonis gli scoccò un'occhiataccia. «Facciamo mezz'ora-»
Kronos gli assestò un calcio e vide Mars provare a trattenere una risata. Il ragazzo tossicchiò e fece un sorriso gentile. «Se vuoi puoi unirti a noi. Morpheus ha organizzato una serata marshmellow e vecchia musica.»
Adonis sorrise, ma Kronos scosse il capo. «Se ne stava andando.»
Adonis ghignò. «Davvero? In realtà speravo di ven-»
Kronos lo colpì con un altro calcio e si portò le mani in volto, esasperato.
Mars ridacchiò a bassa voce. Prima di uscire lanciò un'altra occhiata e sorrise in direzione di Kronos. Kronos ebbe quasi la sensazione che gli stesse dicendo che andava tutto bene. «Allora vi aspettiamo di sotto. Muovetevi che poi si fredda ed Hestia potrebbe innervosirsi.»
***
Angolino
Ecco qua che sono stati "sgamati", anche se esce un po' fuori l'omofobia interiorizzata di Kronos😩
Quanto durerà la pace quando mancano ormai relativamente pochi capitoli al torneo?🌝
Non vedo l'ora di poter farvi leggere delle prove. Non che ami come siano scritte, ma nella mia testa erano belle, dai.
Vabbè spero che la storia non vi stia annoiando e alla prossima!
Ps. Lasciate qualche feedback che qui si muore d'ansia🫶🏼
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