XLVI. Quinta Prova
Mars
🫀🫀🫀
La luce della prova di Adonis aveva illuminato il bosco già da alcune ore.
Mars era in tensione. Le mani gli prudevano e un brivido di freddo non accennava ad abbandonare la colonna vertebrale.
Doveva fare una scelta, lo sapeva bene. Continuava a rimuginarci sopra, mentre era seduto sul tronco su cui si era seduto, aspettando che Kassandra si riposasse un po'. Non riusciva a far a meno di pensare che dopo quella prova tutto sarebbe cambiato.
Avrebbe potuto vincere lui, portare Kassandra con sé, ma lei non gli avrebbe mai perdonato di aver permesso anche a Kronos di arrivare nella Grande Città, col rischio che uccidesse la sua famiglia.
Conosceva Kronos, anche abbastanza bene, ma non poteva rassicurare Kassandra che non ci fosse un minimo di probabilità che lui cercasse di conquistare il potere.
Si grattò le mani e socchiuse gli occhi. Un macigno gli pesava sul petto, al punto tale che respirare ogni volta era quasi un'agonia. Gli faceva male il cuore, poteva sentirlo creparsi al solo pensiero di dover tradire almeno una delle due persone che amava di più al mondo.
Dover scegliere e al tempo stesso deludere o Kronos o Kassandra gli devastava l'anima.
Kassandra lo riportò alla realtà. Appena sveglia, gli punzecchiò la gamba. «Dobbiamo andare...» si mise in piedi e si ripulì i capelli da alcune foglie incastrate.
Mars la osservò in silenzio e annuì, alzandosi anche lui. La fitta al fianco riverberò lungo tutto il corpo e dovette trattenere un gemito di dolore, per non far preoccupare Kassandra. Sebbene ormai fosse cucita, la ferita continuava a fargli male. Mars immaginava che sarebbe andata avanti così fino alla completa guarigione.
Eppure, in cuor suo, mentre si incamminavano uno accanto all'altra, Mars sapeva benissimo cos'avrebbe voluto fare, ma dirlo ad alta voce era troppo pesante. Era difficile dar voce alla realtà.
Kronos lo avrebbe detestato per sempre. Lo avrebbe deluso e il pensiero lo mandava già ai pazzi. Ma Mars gli avrebbe impedito di cacciarsi ancora nei guai, di lanciarsi in una missione suicida.
Nella Grande Città era chiaro che fossero già tutti organizzati per il suo arrivo. Gli avrebbero sparato a vista e Mars non poteva permetterlo.
Osservò di sbieco Kassandra e sospirò piano. «Come ti senti? Carica per la tua prova?»
Kassandra storse il naso. «Abbastanza... ci drogheranno.»
«Che cosa?!»
Kassandra sospirò piano. «Saremo costretti a bere una sostanza un tantino contaminata per avere i sensi confusi durante la prova... Credo poi che verrà iniettato anche del gas drogante, tra l'altro.»
Mars aggrottò la fronte. «Tu credi?»
«Beh, altrimenti perché avrebbero dovuto darmi questo?» Kassandra tirò fuori dal proprio zaino una maschera anti-gas. «Adonis mi aveva detto che sarebbe stata una prova in stile acchiapparella. Sai, quel gioco da bambini. Verremo rincorsi e non dovremo farci toccare o sfiorare. Nel frattempo, però, avremo tanta confusione per via degli allucinogeni.»
Mars si portò le mani alle tempie. «Che prova del cazzo... senti, io ho un piano.»
Kassandra si voltò a guardarlo, scettica. Non avevano ancora parlato del da farsi, dopo l'ultima prova di Athena. Mars non le aveva rivelato i suoi pensieri e le sue idee. «Vuoi avvisarmi che non farai squadra con me? Perché un po' me l'aspettavo, sinceramente. So quanto tieni al torneo e a vincere-»
Mars si corrucciò. Kassandra continuava a parlare e non riusciva a percepire le sue parole. Non l'avrebbe abbandonata. Aveva trascorso quasi tutto il torneo a prendersi cura di lei, a evitare che le succedesse qualcosa. Sapeva benissimo che Kassandra meritasse qualcuno di migliore al suo fianco, qualcuno all'altezza della sua bontà, nonostante il mondo caotico che si portasse alle spalle. Le si avvicinò e le afferrò il volto. «Non mi interessa solo del torneo, non è vero.»
Kassandra smise di parlare a raffica e prese fiato. Lo fissò intensamente e gli accarezzò le mani, posate sulle sue guance. «N-non credo di riuscire a seguirti.»
Mars le sorrise e posò le labbra sulle sue. La tirò a sé, mentre Kassandra gli avvolgeva le mani tra i capelli, accarezzandoli con dolcezza. Improvvisamente, Mars si sentì a casa, come se quelle labbra fossero sempre state il posto perfetto per le proprie. «Non ti lascio sola, Kassie. Il mio cuore ha un balcone con vista sulla tua anima.»
Kassandra sorrise e si mosse a disagio sui propri piedi. Lo abbracciò forte e poggiò il capo contro il suo petto. Gli accarezzava la schiena. «Mi dispiace averti chiesto di scegliere. Io-»
Mars le prese la mano. «Non mi devi nessuna spiegazione, davvero. Forse è la cosa più giusta, anche se non me lo perdonerà mai.»
Kassandra annuì e lo seguì. «Io credo che lo farà, invece. Ti vuole bene, Mars, e capirà. Magari ci vorrà un po' di tempo, ma capirà comunque un giorno.»
Mars abbassò lo sguardo su di lei. Riusciva a insinuarsi nei suoi pensieri, a sgusciare attraverso le fessure della mente senza dargli fastidio o provocargli dolore. Di colpo, in compagnia di Kassandra, il mondo non gli sembrava più un posto così brutto dove vivere; finché ci fosse stata lei al suo fianco, avrebbe potuto sopportare di tutto.
«Comunque ho un piano per aiutarti a vincere.» Mars le teneva stretta la mano. La portò a sé e le posò un bacio dolce sul palmo.
Kassandra alzò lo sguardo su di lui e inarcò un sopracciglio. Non sembrava entusiasta delle sue parole, non riusciva a nascondere la preoccupazione che le calò d'improvviso sul volto. «Che cosa hai in mente? Nessuna stronzata, Mars. Hai già una ferita al fianco, pensi che non abbia notato la tua faccia dolorante prima?»
Mars pensò, però, che nonostante tutto fosse comunque una grandissima rompicoglioni. «Non preoccuparti per me, sto bene. Pensavo di volerti aiutare, dando la caccia ad Achille durante la prova.»
Kassandra si fermò di colpo e si liberò dalla sua presa. Provò a prendere un grosso respiro per calmarsi e lo guardò male. «Mars, è pericoloso!»
Lui scosse il capo. «No. Achille ha ucciso Apollo. Glielo devo. Scommetto che anche lui penserà di fare lo stesso per tutta la prova. È il nostro scontro. Tu approfitta della maschera anti-gas e pensa a vincere.» Si avvicinò di nuovo a lei e le prese di nuovo le mani. «Devi fidarti di me.»
Kassandra si morse le labbra. «Io mi fido di te. Non mi fido però di Achille, la vostra rabbia e le droghe che comunque assumerete.»
Mars scrollò le spalle. «Reggo abbastanza bene-»
«Oh! Certo», Kassandra fece una risata amareggiata, «che stupida, così bene che l'ultima volta sei salito su un cornicione per un sfida d'equilibrio mezzo ubriaco e per fare un volo e spiaccicarti a terra!»
Mars le posò un bacio sulla guancia. «Se avessi la vena sulla fronte che si ingrossa, somiglieresti a Kronos in questo momento.»
Kassandra gli mollò un pugno sul braccio. «Cretino. Andiamo, dai.» Si avviò in avanti e Mars le sorrise, seguendola subito.
La prova sarebbe stata quella notte. Mars credeva che Adonis fosse davvero troppo teatrale.
Il bosco era già di per sé denso e misterioso. Quella zona, poi, era stata preparata per accapponare la pelle.
La luce della luna filtrava attraverso le fronde degli alberi, creando ombre intricate che danzavano tra i tronchi. Alcune luci inquietanti, bianche e rosse, brillavano tra gli alberi, illuminando il sottobosco in modo spettrale.
Le luci bianche sembravano fluttuare nell'aria come sfere luminose, mentre quelle rosse emanavano un bagliore sinistro. Parevano condurlo in un percorso spaventoso, che si apriva davanti a loro. L'atmosfera era carica di tensione; il vento sussurrava tra le foglie, creando un suono quasi minaccioso e facendo tremolare le luci.
Kassandra gli si affiancò e Mars intrecciò le dita delle mani alle sue.
Le luminarie bianche, ancora, creavano strani giochi di luce e ombra: sembrava che gli alberi si muovessero e cambiassero forma.
I loro passi risuonavano sul terreno umido e coperto di foglie morte.
Mars si sentì osservato e per istinto si voltò a guardarsi alle spalle.
Pochi istanti dopo, Achille li raggiunse, osservandolicon fastidio. «Che carini, avete fatto pace?»
Hydra li interruppe, tossicchiando. Si fece largo tra le fronde degli alberi e ammiccò in direzione di Kassandra. «Come sapete, il console è morto. Io ne faccio le veci e sarò io a spiegarvi le regole.» Indicò poi un tavolo di legno alle sue spalle, nella penombra, nascosto dai giochi di luce. «Dovrete bere questa sostanza. I vostri sensi saranno appannati e rallentati. Questa parte di bosco è stata delimitata da cancellate di legno. Dovrete scappare e trovare la via di uscita. Se uscite fuori dalle cancellate, siete eliminati. Se vi lasciate toccare dai vostri inseguitori, anche. Immaginate che vogliano pietrificarvi.» Hydra li osservò seria. «Il primo ad uscire vince. E immagino vinca anche il torneo, visto che tutti voi avete punteggi vicini e molto simili.»
Achille ghignò cattivo. «Tutto chiaro.» Si avvicinò spavaldo al tavolo, su cui erano posizionati tre bicchieri.
Mars e Kassandra si scambiarono un'occhiata e annuirono, imitandolo. Mars le posò un bacio sulla fronte e prese il bicchiere. Il liquido era azzurro elettrico e si chiese che diavolo ci fosse lì dentro. Socchiuse gli occhi e lo ingurgitò.
Quando suonò il via, Mars si immerse nel bosco e attivò l'auricolare. Quella sarebbe stata la sua ultima conversazione con Kronos. La sola idea lo fece trasalire.
«Come ti senti? Ti fa male la testa?» La voce dell'uomo lo fece rabbrividire. Sentì le lacrime pronte a pizzicargli gli occhi. Avrebbe tradito una delle persone più importanti al mondo per lui. Forse l'avrebbe odiato per sempre, ma non voleva che gli succedesse qualcosa di male.
Non ancora.
Fissò Kassandra mentre indossava immediatamente la maschera antigas.
«Bene... ho mal di testa per ora.» La vista gli si appannò leggermente. Intravide Achille correre in una direzione, muovendosi dietro Kassandra, e rabbrividì.
Iniziò a correre verso di loro. Non avrebbe permesso che le facesse del male.
«Mars, guardati bene intorno e-»
«Kronos, prima che le droghe entrino in circolo vorrei parlarti.» Mars si morse l'interno guancia. Kassandra, al suo fianco, alzò lo sguardo su di lui e gli prese la mano. L'avrebbe guidato lei durante la prova.
Sentì l'uomo trattenere il fiato per qualche istante. «Che succede?»
«Non vincerò il torneo. Lo farò vincere a Kassandra e andrò con lei nella Grande Città. Lo so che adesso vorrai odiarmi ma non ti lascerò venire a morire. Ti uccideranno e non posso permetterlo. Ti voglio troppo bene per vederti morire. Non ti permetterò di distruggerti.» La voce gli tremò nervosa.
Seguirono attimi di silenzio.
Avrebbe voluto almeno che gli dicesse qualcosa.
«Sei con lei adesso, no?» La voce di Kronos uscì quasi atona. Fredda.
Era un tono che non aveva mai usato con lui.
Mars aggrottò la fronte. «Sì. Ha una maschera antigas-» assottigliò lo sguardo e una nube lo avvolse completamente. Gli occhi gli pizzicavano e si ritrovò a tossire.
«Bene, allora immagino che potrai proseguire questo viaggio anche senza di me. Buona fortuna.»
Le lacrime gli bagnarono le guance. «Non volevo deluderti. Spero che un giorno mi odierai di meno.»
Kronos sospirò frustrato. «Non mi deluderesti nemmeno se ti ci impegnassi, Mars. Però sono abituato a essere pugnalato alle spalle. Guarirà anche questa. Sta' attento.»
Mars non ebbe il tempo per replicare, perché Kronos richiuse il contatto. Si fermò sul posto a fissare il vuoto e si portò le mani alla testa. Iniziava ad avere caldo. Aveva paura.
Kronos nonostante le sue parole era chiaramente deluso. Mars non aveva idea di come avrebbe dovuto fare a convivere con quella consapevolezza, ma saperlo al sicuro era una minima consolazione.
Kassandra gli prese il polso. «Mars, dobbiamo andarcene prima che ci acchiappino.»
Mars aggrottò la fronte. La testa gli girava. Tutta la foresta aveva preso a danzare attorno a lui. I rami sembravano districarsi su se stessi, sciogliendosi quasi davanti ai suoi occhi. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani e fissò il terreno ai piedi. Lo stava inghiottendo e, d'istinto, mosse un passo all'indietro. Fissò Kassandra, in un ultimo impeto di razionalità. «Tu va'. Io saprò cavarmela.» Si guardò attorno. Individuò Achille tra gli alberi, in lontananza, e strinse i pugni.
Scattò sul posto e corse nella sua direzione. Kassandra gli urlava alle spalle. Lo chiamava. Eppure era sordo a quelle parole. Mars voleva soltanto ucciderlo con le proprie mani e sorridere soddisfatto davanti al suo cadavere.
L'aria fredda gli sferzava la pelle. Il cuore gli schizzava in gola, sebbene la vista fosse annebbiata dalle droghe, Mars credeva che anche la rabbia avesse iniziato a prendere il sopravvento. Arrivò su per una collina e si guardò attorno. Poco in disparte, una staccionata di legno li separava dal confine segnato dalla prova di Adonis.
Mars corrugò la fronte e strinse forte il pugnale che aveva con sé. Sentì dei passi alle sue spalle, d'istinto si voltò e si abbassò, scansando di striscio il fendente di Achille.
Alla luce argentea della Luna, il ghigno del suo avversario sembrava ancora più inquietante del solito.
«Mettiamo fine a questa storia, che ne pensi?» Achille gli girava intorno, tracciando una circonferenza immaginaria.
Mars non distoglieva lo sguardo dalla sua figura. Nella mente continuavano a riverberare le urla di Apollo dopo il colpo fatale. I brividi gli percorsero tutto il corpo e una strana scarica gli attanagliò le viscere, così forte che quasi ebbe l'impulso di vomitare.
«Hai paura, eh? Non preoccuparti, Mars. Sarà veloce. Così potrai unirti al tuo amichetto.» Achille mosse un passo in avanti.
Mars si spostò di lato. Gli bloccò il braccio, con cui teneva l'arma, e gli assestò un pugno allo stomaco. Achille si piegò su se stesso e Mars gli storse il braccio, facendogli cadere la spada dalle mani. Con un calcio la spinse al di là della staccionata.
Diede uno strattone ad Achille, facendolo ruzzolare all'indietro.
Mars lo osservò dall'alto. «Non credo che questo sarà il mio turno.» Strinse forte i pugni.
Achille sputò un rivolo di sangue. Parte dell'orecchio era ancora ustionata, dopo l'esplosione della prova di Kronos. Gli parve ancora dolorante.
Mars fece cadere il pugnale di Kronos e alzò i pugni. «Voglio ucciderti con le mie mani.»
Achille si tirò in piedi e ghignò. «Fatti sotto, allora. Se hai il coraggio.»
Mars deviò un gancio destro e gli assestò un pugno in pieno volto. Achille ignorò il dolore e lo colpì con un calcio al fianco, sul punto dolente.
Mars sentì una fitta lacerargli il corpo, come percosso da una scossa elettrica, tremò nervoso. Si portò una mano al fianco e strinse la mandibola, ingoiando il dolore. Le dita si sporcarono appena di sangue. Alzò lo sguardo su Achille, che ghignava soddisfatto.
«Tu come hai fatto a vincere sempre così tanti incontri?» Mars aveva appena dodici anni. Si dondolava sui piedi, dopo aver tallonato Kronos per tutta la villa, implorandolo di insegnargli a combattere.
Kronos si voltò a guardarlo perplesso. «Non ti darò dritte su come fare a pugni a dodici anni.»
«Daaai!» Mars gli tirò la felpa e Kronos sussultò. «Ti prego.»
«Facciamo che pulisci la tua stanza e ti do un consiglio.»
«Se mi dai il consiglio pulirò la mia camera, piuttosto.»
Kronos fece un piccolo sorriso. «Sei insolente.» Gli passò una mano tra i capelli e sospirò piano. «Ho sempre aspettato. Facevo stancare l'avversario e poi puntavo sui punti nevralgici.»
«Come ad esempio?» Mars inclinò il capo.
Kronos scrollò le spalle. «Quelli te li dirò al prossimo turno di pulizie. Ora vai.»
Mars sentì una sensazione di calore avvolgergli il corpo. Doveva attendere. Achille si lanciò di nuovo contro di lui, ma Mars evitò il primo colpo. Bloccò il secondo e respinse gli altri. Accanito, Achille continuava a tentare di colpirlo, provando ogni genere di gancio o calcio, ma ui si imitava a schivare e sue mosse, senza rispondere.
Non ancora.
Attese, come si faceva con una preda. Osservò come il corpo dell'avversario si sbilanciava sempre da un lato, come se non volesse tenere il peso sulla caviglia sinistra.
Adesso.
Alzò lo sguardo su Achille e bloccò l'ennesimo pugno. Gli assestò un calcio alla caviglia dolorante. Lui mugolò dal dolore, zoppicando, e Mars approfittò della breve distrazione per colpirgli lo stomaco con un pugno. Achille si accartocciò su se stesso.
Ancora.
Gli diede una gomitata sulla schiena, facendolo cadere a terra. Poi lo tempestò di calci, senza dargli il tempo di reagire.
Achille sputava sangue, ma Mars non si fermò.
Per Apollo.
Per Kassandra.
Per me.
«Voglio guardarti in faccia.»
Lo afferrò per la maglia e lo tirò su.
Achille ormai a stento si muoveva. Non aveva più le forze per minacciarlo.
Ma non è ancora finita.
Gli prese il collo tra le dita e strinse.
Achille provò ad agitarsi, mentre le vene gli si ingrossavano e il volto diventava rosso per lo sforzo.
Mars sorrise glaciale. «Salutami Ajax.
Sentì la vita di Achille sciogliersi sotto le sue mani. Lasciò il corpo e restò a fissarlo per qualche istante con indifferenza.
La testa gli faceva così male che dovette poggiarsi a un albero per non cadere a terra. L'aria prese a mancargli. Le gambe gli tremavano.
«Mars!» Kassandra corse nella sua direzione. Gli accarezzò le guance e gli pulì il sangue dalle nocche. «Andiamo. Seguimi. Ce la fai?»
Mars annuì. In realtà vedeva circa cinque Kassandre e, sebbene gli paresse quasi un'anticipazione del Paradiso, era consapevole che le droghe gli stavano prosciugando ogni energia. Le afferrò le mani e si tirò in piedi. Con Kassandra stava imparando a essere debole. Lei c'era per lui e Mars avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Se gli avesse chiesto la Luna, non avrebbe esitato nemmeno un momento a strapparla dal cielo.
Kassandra lo condusse attraverso il percorso di Adonis. Si guardava attorno nervosa. «Ci seguono.»
Mars si voltò. Strizzò gli occhi e individuò diverse figure alle sue spalle.
«Magari vorranno pietrificarvi.» la voce di Hydra gli rimbombava nella mente.
Sussultò e lanciò un urlo. Kassandra lo guardava confusa. Scosse il capo. «Che ti prende?!»
«Non voglio diventare una statua-»
Kassandra roteò gli occhi al cielo. Gli prese il volto tra le mani e mormorò delle scuse. Gli assestò un ceffone in pieno viso. Prese una bottiglietta d'acqua e gliela svuotò in faccia. «Ora corriamo!»
Mars scosse il capo, stordito. La inseguì lungo la foresta. I piedi gli facevano quasi male. Guardandosi alle spalle, ebbe la sensazione che quegli uomini volessero ucciderlo. Forse poteva far prima di loro.
Ma non poteva toccarli.
I piedi gli si piantarono al terreno. Era paralizzato. Gli girava la testa e doveva vomitare.
Kassandra tornò indietro nella sua direzione. Lo sguardo era volto ai loro inseguitori, in lontananza. «Mars, dobbiamo muoverci.»
Mars scosse il capo. Le passò il suo zaino. «Vai a vincere, Kassie. Qui dentro ci sono alcune bombe fumogene, usale se ne hai bisogno. Non mi importa se mi elimineranno. Tanto ce ne andremo insieme da qui.»
Kassandra si morse il labbro, in tensione.
«Vai.» Mars la spinse in avanti e Kassandra iniziò a correre, voltandosi così tante volte indietro a guardarlo, fino a quando la sua figura non divenne un puntino troppo lontano.
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