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V. Ramanzina

Mars


Kronos era nervoso. Lo vedeva dal suo andamento. Camminava a passo spedito davanti a tutti loro, battendo di tanto in tanto il piede a terra.

Era buio pesto, inoltrato. Per qualsiasi visitatore sarebbe stato sinonimo di assalto e morte certa, ma, con Kronos al loro fianco, tutti si sentivano tranquilli.

Morpheus teneva la mano intrecciata a quella di Hestia. Entrambi si guardavano di tanto in tanto attorno. I loro volti erano ancora arrossati.

Apollo, invece, se ne stava in silenzio come un cane bastonato, con la testa bassa.

Morpheus solleticò il fianco di Mars. «Forse dovresti parlargli tu... sei il suo preferito.» mormorò a bassa voce.

Mars si passò una mano tra i capelli chiari, spingendo i ciuffi all'indietro. «Non lo so. Prima sembrava parecchio arrabbiato... posso provarci però. Appena arriviamo.»

Hestia annuì con un cenno del capo e Apollo lo guardò speranzoso. Di solito rispettavano sempre le regole imposte da Kronos e Hyperion: sveglia presto, a letto entro mezzanotte e il weekend libero. Ovviamente, la festa era stata organizzata nel bel mezzo della settimana ed erano almeno le due di notte. Motivo per il quale Mars era abbastanza convinto che non sarebbero sfuggiti alla sua furia quella volta.

Un po' era terrorizzato a immaginare a cosa potesse sottoporli. Era sicuro che gli allenamenti fisici sarebbero per lo meno raddoppiati.

Nell'oscurità intravide il cancello principale. Kronos si avvicinò e lo aprì. Lo stridio della cancellata di ferro starnazzò nel silenzio generale, rendendo quella situazione ancor più inquietante. Fece un movimento stizzito col capo. «Muovetevi, forza.»

Entrarono tutti, attraversarono l'enorme giardino. Mars si perse a fissare il cielo. Era sempre stato incuriosito dalle stelle, così affascinanti e luminose, ma tanto distanti. A volte si chiedeva se fosse vero che conoscessero il futuro. Abbassò poi lo sguardo. Individuò le alti siepi, che qualche tempo prima Kronos aveva fatto crescere, costruendo un vero e proprio labirinto. Spesso si erano allenati per superarlo, ma non avevano mai trovato modo di uscirne. Kronos era andato a recuperarli ogni volta. Sembrava che conoscesse ogni suo angolo a memoria. Sfruttava quel dedalo per allenarli alle situazioni più difficili.

Mars lo osservava quasi ogni notte dalla finestra della sua stanza. Prima o poi sarebbe riuscito ad attraversarlo e a trovare la via d'uscita.

Hyperion era sulla soglia della porta. Poggiato contro lo stipite, sorrideva divertito. Dovevano avere tutti un aspetto tremendo. «Oh! Ci hai pensato tu, eh? Volevo cercarti, ma non ti ho trovato in ufficio.»

Kronos gli riservò un'occhiata carica di fastidio. Fece entrare tutti loro e si richiuse la porta alle spalle. Si voltò a guardarli e strinse i pugni. «Non mi sembra vi sia chiara la vostra posizione! Mancano tre mesi al torneo e non posso permettermi di fare da baby sitter ai vostri capricci!» Osservò Mars truce. «Eravate in un altro distretto in piena notte e vi siete fatti disarmare, per che cosa? Un paio di drink e un salotto del cazzo dove pomiciare?» Morpheus ed Hestia arrossirono fino alle orecchie. Presero a fissare le punte dei piedi in imbarazzo, come se le loro scarpe fossero diventate improvvisamente interessantissime.

«Andate nella vostre camere. Subito. È tardi, trascorrerò la serata a pensare a una punizione adatta.» Si allontanò. Salì le scale stizzito, poggiandosi alla ringhiera. A Mars, però, non erano sfuggiti uno strano odore di alcol e gli occhi leggermente arrossati.

Morpheus attese che Kronos fosse scomparso, prima di lasciarsi andare a un leggero urletto isterico. «Ti prego-» guardò Mars. «Vai a parlarci tu!»

Mars tentennò sul posto. Incrociò lo sguardo di Hyperion, che si limitò a scrollare le spalle. «Posso provarci? Tu che ne pensi?»

Di solito Hyperion era il più compassionevole dei due fratelli, ma non osava mai interrompere i momenti di pura ira di Kronos. «Potrebbe essere più indulgente...» Si allontanò per un attimo, poi tornò indietro. «Era anche lui lì?»

Mars aggrottò la fronte. Non capiva il motivo di quella domanda. Si scambiò un breve cenno con Apollo. «Beh-»

Morpheus ed Hestia si avvicinarono curiosi. «Lo abbiamo visto affacciato alla balconata. Ci ha offerto lui i drink per farsi notare-»

«Mi sembra di aver esplicitamente detto di andarvene a dormire!» La voce di Kronos rimbombò per tutto il salone.

«Dio mio-» Morpheus si portò le mani al petto. «Ancora non mi spiego come non faccia mai a perdere la voce a furia di urlare come un assatanato.»

Apollo iniziò ad incamminarsi su per le scale, seguito da Morpheus ed Hestia. Mars, una volta rimasto solo, si limitò ad osservare per un'ultima volta il salotto: dalla forma esagonale, agli angoli principali c'erano delle colonne scure che sostenevano il peso del piano superiore.

Sulla parete di destra il camino crepitava ancora un po' e la brace e la cenere rimasta erano ancora arrossate. Rabbrividì appena, osservando le teche di legno, su cui erano sistemati con minuziosa attenzione diversi romanzi, in ordine di altezza. C'era poca mobilia, ma essenziale. Sorrise involontariamente, osservando i divani in pelle rossa, posizionati davanti al camino. Avevano trascorso tantissime ore lì a studiare fino a tardi o a giocare a dama e scacchi. Morpheus era negato con gli scacchi, così si limitava a leggere qualche romanzo o a lanciare palline di carta nel camino.

C'era anche un vecchio pianoforte a coda, ma nessuno di loro sapeva suonarlo e Mars avrebbe sempre tanto voluto imparare.

Alla parete opposta, invece, un'ampia finestra, a più aperture, permetteva alla luce del giorno di illuminare il salone, che altrimenti sarebbe apparso solo più spettrale.

Ricordava che una volta, provando a giocare a pallone in casa, avevano rischiato di distruggere tutto.

Eppure, Kronos era stato indulgente. Certo li aveva sgridati e aveva suggerito che per fare gli idioti ci fosse un giardino a loro disposizione.

Scosse il capo. A volte i ricordi lo assalivano. Per quanto nessuno potesse credere alle sue parole, Kronos era stato un padre per ognuno di loro.

Doveva provare a parlarci.

Salì rapidamente le scale e si mosse verso l'ufficio di Kronos. Non poteva andare peggio di così, si convinse. Bussò e attese per qualche istante.

Dubitava seriamente che fosse andato a dormire.

«È aperto.»

Mars spinse la porta e la richiuse alle spalle. Kronos lo osservava con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni. «Chissà perché non mi stupisce che sia tu. I tuoi amici hanno deciso di sacrificarti per un bene superiore?»

Mars ridacchiò e si accomodò sul divano. «È la nostra prima bravata, però. Dai.»

Kronos si passò una mano sul volto. «Appunto. Meglio troncare le vostre idee stupide sul nascere.» Sembrava stanco, ma teso. Si portò una mano a massaggiarsi il collo e si lasciò cadere sulla propria sedia girevole. Alle spalle della scrivania c'era uno scaffale pieno zeppo di libri e due spade incrociate tra loro. Mars sapeva che Kronos fosse un abile spadaccino, oltre che pugile.

«Per piacere... è stata una mia idea dopo aver incontrato Dionysus sulla spiaggia. Se proprio devi, punisci me, no?»

Kronos rise piano. «Certo, mi stai lasciando credere che Morpheus non sarebbe andato lo stesso, vero?»

«Beh- chi può dirlo?» Mars alzò le spalle, cercando di smorzare la tensione.

«Allenamenti triplicati e pesi maggiori. Pulirete per tutta la settimana la villa, con indosso giubbotti con pesi, così vi allenerete al contempo. E sgrasserete anche il seminterrato, dovrebbero esserci un po' di ragnatele lì.»

«Cosa? E quando dovremmo studiare?»

Kronos sbadigliò annoiato. «Si chiama detenzione, genio. Altrimenti l'avrei chiamato premio, non credi?»

Mars sbuffò afflitto. «Mi aspettavo frustate un giorno sì e l'altro pure.» Sorrise sornione, avvicinandosi a Kronos, che teneva tra le mani un bicchiere semivuoto di whisky.

«Ma dai, non vi ho mai sfiorato. Tranne durante gli allenamenti di pugilato, lì era necessario.» Kronos socchiuse gli occhi.

Mars rabbrividì quando una folata di vento gli congelò la schiena. Si voltò a guardare la finestra aperta. Non aveva mai capito perché fosse quasi sempre spalancata, quando anche fuori imperversava una tempesta. «Però, anche tu eri lì, no? Teoricamente eri andato a divertirti anche tu-»

Kronos aprì gli occhi. Alzò un dito. «Uno: sono adulto e non ho un torneo tra pochi mesi.» Alzò poi l'indice. «Due non devo di certo dirti perché ero lì-» Si sistemò meglio sulla propria seduta. Tirò su poi il medio. «Tre: avevo alcuni affari di cui discutere, chiaro?»

Mars annuì deciso. «Certo, certo...» ghignò. A volte si credeva un privilegiato per essere l'unico a poter stuzzicare Kronos senza subire ritorsioni. «Sai, però, com'è, no? Ci sono voci... libri. Non sto dicendo che sia così, ma credo che gli altri possano aver un po' frainteso-»

Kronos gli scoccò un'occhiataccia. «Vai a dormire, Mars. O domani raso i capelli a tutti. Immagino già le vostre urla.»

«Uno sconticino sulla detenzione?»

«Nessun bagno da pulire.»

Mars sorrise trionfante. «Grandioso! Non hai idea dello schifo che lascia Morpheus.» Si avvicinò alla porta e sentì Kronos ridacchiare. Si voltò a guardarlo un'ultima volta.

«Buonanotte.»

L'uomo alzò il bicchiere nella sua direzione e bevve l'ultimo sorso. «'Notte.»



«Sento che sto per vomitare se annuso ancora il detersivo!» Morpheus si agitava istericamente, sbandierando la scopa ovunque.

Kronos scese le scale. Indossò il cappello e si strinse nel cappotto scuro. Lo osservò. «Forse perché non dovresti annusarlo, ma usarlo per pulire.» Restò per qualche istante a guardarli, con un sorrisetto soddisfatto a increspargli le labbra. Dopodiché li salutò, abbandonando definitivamente l'immenso salotto.

Mars strizzò il panno sporco nel secchio di plastica. Storse il naso osservando tutto il sudiciume che inquinava l'acqua. Forse avrebbero dovuto iniziare a cambiarla. «Di solito puliscono alcune cameriere chiamate appositamente... ma sembra che sia tutto sporco di proposito per dispetto.»

Mars poteva immaginare già la signora Manson, la domestica storica della villa, che ghignava divertita, vedendo un gruppo di adolescenti incapaci e disperati.

Sperava almeno che tornasse in serata, dato che Kronos le aveva liberato la giornata, almeno avrebbero potuto chiederle una cioccolata calda prima di addormentarsi.

Apollo aveva appena svuotato gli scaffali dai libri polverosi. Dopo un attacco nervoso di starnuti continui, aveva iniziato a pulire le teche di legno. «Almeno ci siamo risparmiati il bagno-»

«Dio mio, non finiremo mai in giornata.» Hestia sembrava avvilita. Aveva legato i capelli in un alto chignon e sospirava affranta. «Almeno è meno imbarazzante di essere beccata da Kronos in intimo-»

Mars scoppiò a ridere insieme ad Apollo. «Ha fatto qualche commento?»

«Ma che! Sembrava in panico.» Morpheus tirò alcuni ciuffi di capelli neri all'indietro. Era sempre stato un fisico magrolino e asciutto, ma con quel grembiule sembrava molto più grosso e goffo.

«Ha accuratamente evitato di guardarmi, però. È stato carino.» Hestia sbuffò stanca. Si sedette sul pavimento. «Farò finta di non aver visto nulla, ma muovete il culo che torniamo a casa.» imitò la sua voce arrabbiata e rauca.

Mars sorrise. Roteò gli occhi al cielo. «A noi ha offerto da bere per farsi notare... Avete presente la vena?»

«Quella della fronte? Ho sempre paura che scoppi da un momento all'altro.» Morpheus iniziò a strofinare istericamente una macchia del pavimento.

«Giuro che la vedevo pulsare anche da lontano... Morph- che cazzo stai facendo?» Mars lo spinse lateralmente. «Se gratti il pavimento, Kronos ci ammazza tutti.»

Apollo si affacciò e starnutì. «Comunque, dettaglio interessante: era affacciato al balcone con Adonis.»

«Cosa? E come ti sembravano? Sul serio? Perché non l'hai detto prima?!» Morpheus guardò Mars offeso.

«Perché avresti iniziato a fare esattamente così. Sei un impiccione pettegolo.» Mars osservava preoccupato quel graffietto quasi invisibile sul pavimento. Non aveva mai pensato che potessero essere così viziati da non avere idea di come pulire senza fare danni.

«Adonis gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio, quando ci ha visti... e comunque, quando ci ha fatto raggiungere il piano superiore, aveva due bottoni della camicia saltati.»

Mars si voltò a guardare Apollo. «Ma che dici? Non è vero!»

«Te lo giuro! Ero terrorizzato per parlare, ma mica cieco. Tu eri impegnato a cercare di tenergli testa...» Apollo ridacchiò, riprendendo a pulire.

Mars si voltò a guardare Hestia. «Almeno tu, sei ancora dalla mia parte, vero? Anche perché ieri Kronos lo chiamava di continuo idiota e sembrava sul punto di uccidere tutti noi, compreso quel pazzo ludopatico.»

«Decisamente. Stanno viaggiando di fantasia-» Hestia andò a lavarsi le mani.

Morpheus era già arrivato a un piano superiore di sogni. «Se si sposassero non sarebbe male avere Adonis attorno.»

«Piccole pettegole, sapete che questo posto deve brillare, vero?» Hyperion li raggiunse, sistemandosi il maglione scuro. Osservò l'acqua sporca nel secchio e storse il naso.

«Forse andrebbe cambiata.»

«Ci penso io!» Morpheus ne approfittò per scomparire tra i corridoi della villa. Anche perché così avrebbe potuto trascorrere qualche minuto da solo con Hestia. Hyperion si voltò a guardarlo e scosse il capo.

«Sono esausto-» Apollo si lasciò cadere su uno dei divani. Mars gli lanciò addosso un panno bagnato e ridacchiò divertito.

«Menomale che le cinque prove non prevedono un servizio di pulizia, altrimenti avreste già perso.» Hyperion si guardò intorno.

«Sai già quali saranno le prove?» Mars gli si avvicinò.

«Teoricamente non dovremmo saperlo, sono le regole. Ma sapete meglio di me che le regole qui non esistono. Si aspettano davvero che nella città dei reietti ci sia una qualche morale?» Hyperion ridacchiò. «Comunque, Kronos sta indagando. Non ho idea a cosa stia giocando, ma dobbiamo fidarci di lui.»

Mars annuì. Strinse tra le mani il manico della scopa, fino a far impallidire le nocche. Kronos gli aveva promesso che l'avrebbe aiutato a vincere il torneo, con qualunque arma a disposizione.

Sapeva di potersi fidare ciecamente di lui. Il vincitore del torneo poteva accedere alla Grande città e ricostruirsi una vita. Avrebbe potuto portare con sé almeno un'altra persona, al di fuori del proprio mentore. Non aveva ancora idea di chi avrebbe scelto, nel caso di vittoria, ma era certo che Kronos sarebbe stato al suo fianco.

Doveva vincere tutte le gare, riuscire ad arrivare primo ad almeno tre prove su cinque. Doveva accumulare un punteggio alto. Di solito erano le prove di Kronos e Athena quelle più complicate. Sperava di poter contare almeno nel podio più alto della prima.

Aveva qualcuno di importante da conoscere nella Grande Città, non poteva perdere quell'occasione.

Negli ultimi tempi iniziavano a girare scommesse su chi avrebbe vinto il torneo. Adonis era dietro a qualsiasi movimento comprendesse un giro illecito di denaro. Molti, la maggior parte, puntavano su Achille Majors, altri su di lui. Il campione del distretto di Athena era sempre stato un ragazzo forte e soprattutto scaltro e intelligente.

Quella fazione era da anni tra le vincitrici del torneo. La loro piccola società prosperava grazie a tutti i sussidi e favori che la grande città forniva ai vincitori.

Eppure, Athena non aveva mai accompagnato nella Grande Città i suoi campioni. Permetteva così a tre ragazzi del suo distretto di cambiare la loro vita.

«Il problema è Athena... tutte le sue prove esaltano i suoi ragazzi ed è difficile giocarsela.» Apollo ragionò a voce alta.

Tre anni prima era stato il campione del Distretto Cenere. Aveva pareggiato ad ogni prova con la campionessa di Athena e poi aveva perso la prova finale. Quella sconfitta gli bruciava ancora. Mars avrebbe voluto poter portare lui con sé. Apollo avrebbe fatto lo stesso se avesse vinto. Glielo doveva.

Mars sospirò piano e riprese a pulire.

Era straordinario come il tempo fosse volato. La sera, ormai tardi, si sedette sul divano, di fronte al camino, e socchiuse gli occhi. La stanchezza iniziava a prendere il sopravvento su di lui, con lo stesso vigore di una frana.

Morpheus e Apollo erano impegnati a giocare a dama, sul basso tavolino, stando seduti su dei cuscini poggiati a terra.

Hestia, invece, leggeva un libro. Gli occhi grigi vagavano di continuo da una pagina all'altra. Ogni tanto storceva il naso, in un'espressione buffa.

Mars teneva a tutti loro. Erano l'unica famiglia che la vita gli avesse offerto. Apollo era come un fratello maggiore. Morpheus era chiaramente il fratellino capriccioso e fastidioso, mentre Hestia un'amica su cui poter sempre contare.

Tutti avevano imparato a distinguere i loro passi, riuscivano a riconoscersi anche nel cuore della notte.

«Dama! Uh! Ho fatto dama!» Morpheus gracchiò allegro.

Kronos fece ritorno poco dopo. Aveva trascorso l'intera giornata in giro. Posò l'ombrello all'ingresso e li raggiunse in salotto.

Li osservò per un istante, strofinando il dito su uno scaffale. Controllò non ci fosse polvere e annuì.

«Domani faremo lo scantinato-» Mars sbadigliò stanco. «Tu dove sei stato?»

«Mi sono occupato di alcune cose...» Kronos restava sempre sul vago. Eppure a Mars non sfuggì di certo il collo della camicia sporco di sangue.





Angolino
Capitolo tranquillo, mi serviva a mostrarvi un po' il gruppo e il loro rapporto. Nel prossimo si ritorna da Kassandra👀
Spero davvero che vi stia piacendo, ho una marea di dubbi ultimamente, ma questa storia mi sta facendo tanta compagnia.
Alla prossima

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