LIX. Epilogo
Mars
Un anno dopo.
Si era preparato velocemente. Odiava quel giorno. Probabilmente non avrebbe mai voluto rivivere quei ricordi tanto passati quanto vividi nella sua mente.
Da quel momento, Mars si sentiva diverso. Sarebbe andato avanti nella propria vita, certo, ma qualcosa sarebbe mancato sempre. Non importava quanto si sforzasse.
Ripercorrere quelle strade era strano, ma familiare. Mars trovava incoerente quanto si sentisse ancora a casa tra i reietti, sebbene le cose fossero in fase di cambiamento.
Kassandra camminava al suo fianco, tenendogli la mano. Il suo sguardo era spento. Era stato spento anche nella settimana precedente a quel giorno.
Era un anniversario con troppi morti da ricordare. Era stato difficile e lo era ancora. Kassandra non riusciva ad accettare tutto quello che era successo. Né riusciva a superare la consapevolezza della verità sulla sua famiglia. Avrebbe voluto poter odiare suo padre di più, per tutto ciò che aveva fatto.
Poi, però, a volte i ricordi piacevoli facevano capolino nella sua mente, lasciandola confusa e a pezzi.
Mars non aveva saputo come ricucire gli strappi dell'animo della ragazza, ma ci provava ogni giorno, restandole accanto e tentando di rimettere a posto i propri.
Si facevano forza a vicenda, concedendosi la possibilità di essere deboli l'uno di fronte all'altra.
Mars restò a fissare per qualche istante la Villa, anche se ormai era quasi completamente disabitata. C'era ancora tanto lavoro da fare nella città dei reietti, per provare a ricondurre tutto a una sorta di strana normalità.
Morpheus ed Hestia erano già arrivati. Anche loro si erano trasferiti nella Grande Città. Kassandra aveva voluto che si allontanassero da quel posto, iniziando a tentare una serie di riforme.
Essendo l'unica Walker rimasta, aveva dovuto prendere le redini del governo lasciatole dalla scomparsa della sua famiglia.
Kassandra gli accarezzò la mano. «Tutto bene?» Inclinò il capo.
Mars prese un grosso respiro. Decisamente no. Andava tutto male. Non era pronto a salutare, dopo un anno, Kronos. Non sarebbe mai stato pronto. Gli mancava ogni giorno. Una parte della sua anima era distrutta, era andata in frantumi e ne era rimasta solo la polvere.
«No.» Ammise, «ma credo sia giusto così.»
Kassandra annuì e gli posò un bacio sulla guancia.
Bussarono al batacchio della Villa. Pochi istanti dopo, Iapetus accolse entrambi, sorridendo gentile. Li fece accomodare e in silenzio si mossero nel salone.
Hyperion andò loro incontro. Completamente vestito di nero da tempo, avvolse entrambi in un caloroso abbraccio. Tirò la guancia di Kassandra e le asciugò una lacrima con un dito. «Dopo vorrei parlarvi.»
Mars annuì a muso basso e si incamminò verso il giardino sul retro. L'aria gli mancò di colpo e prese a massaggiarsi il petto, che aveva iniziato a fargli male.
Osservò la lapide di Apollo e la accarezzò. Portò le dita alle labbra e impresse un bacio, poggiando poi la mano sulla pietra fredda.
Le lacrime cominciarono a pizzicargli gli occhi e a sfuggire al suo controllo, solcando poi le guance.
Si voltò verso la lapide di Kronos e fece caso solo in quell'istante ad Adonis.
L'uomo se ne stava con le mani nelle tasche dei pantaloni e una camicia nera abbottonata. Una camicia che a Mars era abbastanza familiare.
Si asciugò le lacrime con la manica del maglione e posò la mano sulla spalla di Adonis, che sussultò al contatto.
Gli occhi blu dell'uomo si posarono su di lui. Fece un mezzo sorriso e prese un grosso respiro, buttando fuori l'aria a fiotti. «Come va nella Grande Città?»
Mars scrollò le spalle, restandosene a fissare la lapide di Kronos.
Gli mancava.
Gli mancava terribilmente e Mars aveva paura che un giorno non avrebbe più ricordato il suono della sua voce. Ogni giorno segnava su un quaderno qualche ricordo che aveva con lui. Aneddoti che a molti sarebbero parsi insignificanti ma che non voleva perdere per nessun motivo al mondo.
«Va bene... e gli affari al Club?»
Adonis storse il naso. «Come al solito. Alla gente piace andare a divertirsi...»
Mars era consapevole che di rado un sorriso illuminava lo sguardo di Adonis, ormai. Hyperion gli aveva raccontato che una volta aveva detto che ormai non c'era bisogno del sole, se non c'erano nuvole da scacciare.
«Comunque, nel caso dovessimo avere dei figli, sto prendendo davvero in considerazione Adonis come nome...» Mars gli diede una leggera gomitata al fianco. Era abbastanza certo che Kronos avrebbe voluto che restasse al suo fianco.
Adonis ridacchiò sommessamente e si strinse nelle spalle. «Sapevo che l'avrei vinta... anche perché al massimo sarei andato io a dichiararlo... o a dichiararla. Il nome va bene per entrambi i sessi, sai?»
Mars inarcò un sopracciglio. «Non ci provare.»
Si voltarono a guardare alle loro spalle entrambi, quando riconobbero i passi di Kassandra. La ragazza salutò Adonis. Attese qualche istante, prima di lasciarsi andare a un lungo abbraccio. Adonis sussultò confuso, quando le braccia di Kassandra gli avvolsero i fianchi. Fece un leggero sorriso e le accarezzò i capelli, attorcigliando alcune ciocche attorno alle dita.
«Come stai?» Kassandra si staccò e si avvicinò poi a Mars, prendendogli la mano.
Mars sorrise impercettibilmente. Quando aveva paura, sapeva di poter contare sempre sulle mani della sua ragazza. Si sentiva di nuovo a casa e calmo.
Adonis si passò una mano in volto. «Si va avanti, no?» Si voltò a guardare la lapide e si morse l'interno guancia. Gli occhi gli si arrossarono e li serrò di colpo. Deglutì, provando a mandare giù le lacrime.
Hyperion li raggiunse, tenendo per mano Hydra. Dietro di loro Iapetus portava alcuni pasticcini, insieme a Morpheus ed Hestia.
I due ragazzi abbracciarono Adonis e sistemarono dei fiori davanti alla lapide.
Mars sorrise. «Diceva che i fiori sono solo per i cimiteri.»
Morpheus ghignò. «Lo stiamo accontentando, infatti.»
Adonis ridacchiò e scosse il capo, scalciò l'aria, scaricando la tensione.
Hyperion tossicchiò e allargò le braccia. «Dato che siamo tutti, qui...» accennò anche a Kronos con un movimento del capo, «volevamo dirvi che aspettiamo un bambino.»
Hydra sorrise e si toccò la pancia. Tutti si voltarono a fissarla e la travolsero in un abbraccio, sebbene Hyperion ringhiasse loro contro per dire di stare attenti.
Hydra si avvicinò ad Adonis e a Mars. Prese entrambe le loro mani. «Dovrebbe essere maschio. Volevamo chiamarlo Kronos...»
Mars sentì un groppone alla gola bloccargli la voce. Alzò lo sguardo su Adonis, che storse il naso. L'uomo lanciò un'ultima occhiata alla lapide e sospirò piano. «Javier. Javier è decisamente meglio...»
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