[044] il sellino mi fa male alle palle
capitolo quarantaquattro
il sellino mi fa male alle palle
NATHALIE AVEVA SEMPRE AMATO CASA WHEELER, forse perché era in grado emanarle tanto calore, o perché Karen era una dolce seconda mamma che riempiva lei e Nancy di pancake. Proprio per quel motivo, aveva trascorso davvero tante giornate lì in quell'accogliente e piacevole dimora, ma, in quel momento, vederla così fredda, simile a una catapecchia, era davvero tanto strano, addirittura triste.
Fu ancora peggio quando Nancy aprì la porta, mostrando un'abitazione diroccata, fredda, impolverata e per nulla accogliente.
«Gesù, sembra la casa di Victor Creel» mormorò Nathalie, guardandosi attorno e assumendo un'espressione disgustata alla vista dei numerosi rampicanti.
«Vi servirebbe una cameriera, Wheeler» ironizzò Robin.
«Andiamo — disse Nancy, iniziando a salire al piano superiore — Non voglio restare più del necessario».
Improvvisamente, però, prima di salire al piano superiore, Nathalie fu attirata da qualcosa, da una voce.
«Ehi, che-» mise la mano sulla bocca di Steve, facendolo zittire.
«Ascolta» sussurrò, facendogli aguzzare l'udito.
«... una potenza da aprire un buco nella trama spazio-temporale?»
«Sto sognando perché sento così tanto la mancanza dello stronzetto o è davvero la sua voce?» chiese Nathalie con un piccolo sorriso sul volto.
«Significherebbe che entrambi sentiamo la sua mancanza, Nathalie» mormorò lui.
«Dustin!» iniziò a urlare la castana.
«Dustin Henderson, ci sei?!» si accodò Steve.
I due iniziarono a urlare a gran voce il suo nome, muovendosi per la casa e andando alla ricerca del punto in cui mettersi in contatto con Dustin, eppure il ragazzino pareva non sentirli, e, a dirla tutta, la sua voce arrivava così ovattata e lontana che quasi pensarono che fosse tutta un'allucinazione.
«Steve — lo richiamò, facendolo voltare — o abbiamo davvero la rabbia o lui non ci sente».
«Non so quale opzione sia la migliore, Henderson» ammise con un sorriso nervoso.
Nathalie scosse la testa, sicura del fatto che quella fosse la flebile voce di suo fratello.
«Dustin Henderson! Ci senti? Siamo Nathalie e Steve!»
«Dustin! Dustin!»
«Dustin, ci senti? Dove diavolo sei?!»
Girandosi verso destra, si ritrovarono addosso gli sguardi perplessi e confusi di Nancy, Robin e Eddie, che li osservarono come se fossero due persone affette da schizofrenia — effettivamente, era un po' strano urlare il nome di Dustin contro le pareti e il soffitto.
«Sapete, sto iniziando a pensare che Nathalie abbia ragione e abbiano la rabbia» mormorò la Buckley.
«Dustin!»
«Ci senti? Stronzetto!»
«Ragazzi! — Nancy li fermò — Cosa state facendo?»
Nathalie li guardò con un sorriso. «Vi giuro che non siamo pazzi, e se avessimo la rabbia, ci sarebbero anche altri sintomi oltre le allucinazioni. Sono sicura che ci sia Dustin da qualche parte. Abbiamo sentito la sua voce!»
«Si — annuì Steve — È qui. Dustin Henderson. Quella merdina è qui. Lui è... qui nelle pareti o da qualche parte».
«Fate silenzio e ascoltate. Ascoltate bene. A meno che Dustin non sia uno spirito del Sottosopra, è qui in qualche modo» riprese la Henderson.
I tre, ancora scettici e sicuri che fossero decisamente fuori di testa, decisero di accontentarli e di chiudere il becco. Aguzzarono poi l'udito e aspettarono qualche secondo prima che una voce lontana, e non del tutto chiara, arrivasse alle loro orecchie.
«... e ciò ci porta all'interrogativo che hai sollevato prima tu. Come e perché c'è una Porta nel Lover's Lake. Analizziamo: cos'hanno Undici e Vecna in comune?»
«È possibile una cosa del genere?» domandò Eddie, inarcando un sopracciglio e rendendosi conto di quanto fosse tutto davvero assurdo.
«Lui è dall'altra parte. È a casa Wheeler in questo momento, nel nostro stesso punto» disse sicura Nathalie con un sorriso in volto. «Dustin Henderson!» riprese ad urlare.
I quattro la seguirono, gridando a pieni polmoni il nome del ragazzino, ma sembrava tutto inutile: non li sentiva.
«Va bene, quel ragazzo non ci sente o sta facendo il coglione» disse poco dopo Steve.
«Sì ma...» Nathalie chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie e facendo muovere tutti gli ingranaggi della sua mente, tuffandosi nei ricordi dell'83 e, in particolare, della scomparsa di Will.
«Nathalie sta bene o... le fa male la testa?» chiese Eddie con incertezza.
Poco dopo, la castana sospirò. «Sentitemi — li guardò uno ad uno — Quando Will è scomparso, lui ha comunicato con Joyce attraverso-»
«Le luci!» annuì immediatamente Nance.
Provarono, così, ad accendere le luci e i lampadari, ma la corrente non sembrava esserci.
«Ragazzi? Lo vedete anche voi, vero?» Steve li richiamò, facendoli voltare.
Il ragazzo teneva la luce della torcia puntata contro il lampadario, che, a causa di quello, iniziò a lampeggiare debolmente.
Nancy e Nathalie furono le prime ad avvicinarsi ad esso, allungando poi le mani verso l'oggetto caldo.
La Henderson si ritrovò a sorridere istintivamente mentre la sua mano sfiorava uno dei paralumi e veniva investita da una piacevole sensazione di calore, e, come se non bastasse, le leggere scintille le provocano un delicato solletico.
«Ragazzi — li richiamò Nathalie — fatelo anche voi. Vi giuro che è... piacevole» disse con un sorriso.
Robin, Eddie e Steve fecero come richiesto, allungando la mano verso il lampadario e rendendosi conto del fatto che avesse ragione: quel calore era la prima — l'unica — cosa piacevole del freddo, buio e tetro Sottosopra.
«Fa... il solletico» mormorò Harrington.
«È una bella sensazione» sorrise Robin.
«Nathalie Henderson, avevi proprio ragione» ridacchiò Eddie, lanciandole una veloce occhiata.
«Qualcuno conosce il Codice Morse?» chiese improvvisamente Nancy.
«No» risposero tutti.
«Ehi, Eddie — Nathalie lo richiamò — L'SOS. Te ne sei vantato per quanto? Mezzo anno? 'Oh Nathalie, io conosco l'SOS e tu no'» gli ricordò.
Lui annuì. «Beh, sì. Quello conta?» guardò la Wheeler, che annuì.
Tutti allontanarono le mani dal lampadario tranne Eddie, che, con il Codice Morse, chiedeva ripetutamente aiuto aprendo e chiudendo la mano con un ritmo preciso: tre colpi brevi, tre lunghi e poi di nuovo tre brevi.
«Avanti, Dustin, avanti» mormorò Nathalie.
«S... O... S — ed ecco che sentirono la sua voce, e sua sorella non poté che sorridere — Ehi, ehm... ricordi quando ho detto che non sarebbero stati così stupidi da attraversare il Watergate? Beh, li avevo sopravvalutati».
A quelle parole, Nathalie si lasciò sfuggire un risolino, e se non fosse stato per la situazione, probabilmente avrebbe anche ribattuto, ma in quel momento non poteva che essere felice.
«Ce l'hai fatta, Eddie! Ce l'hai fatta!» si esaltò la ragazza, stringendogli il braccio.
Lui sorrise, annuendo: ce l'aveva fatta.
«Siete degli idioti — sentirono dire da Dustin — ma ho un piano. Non muovetevi, okay?»
«Dove diavolo dovremmo andare?» chiese retoricamente Robin.
«Quella merdina... Dio, è un piccolo genio» scosse la testa Steve con un sorriso in volto.
Nathalie, poi, poggiò gli occhi sulle mani vuote di Nance. «Okay ehm... o le pistole sono invisibili o-»
«Ah sì, siamo nel passato» disse improvvisamente Eddie.
«Cosa?» domandarono all'unisono Steve e Nathalie, confusi.
«Sì, abbiamo scoperto che, per qualche strano motivo, il Sottosopra è fermo nel passato. Nella scatole delle pistole c'erano delle scarpe. Erano appuntite, ma non erano delle pistole» spiegò Robin.
«E in che anno ci troviamo, precisamente?» chiese Harrington.
«Il mio diario è fermo al 6 novembre 1983» rispose la Wheeler.
«Oh, quando è scomparso Will» mormorò Nathalie. «E perché diavolo si è fermato il tempo?»
«Bella domanda» sospirò la Buckley.
«Ehi, Harrington — lo richiamò — Nell'83 ci odiavamo. Credi che dobbiamo comportarci di conseguenza?» fece un mezzo sorriso.
«Oh, intendi tornare a quando preferivi gettarti da un dirupo piuttosto che fare qualsiasi cosa che avesse a che fare con me?» le domandò.
«Mh mh, esattamente» annuì lei.
Steve mise su una smorfia. «Nah. Ne abbiamo fatta di strada, Henderson, e non mi attira l'idea di tornare a quando mi prendevi a pugni» ammise.
«Aspettate — Eddie si intromise — Lei ti ha preso a pugni e puntato contro una pistola?»
«Già».
«Gesù, piccola Nathalie, mi hai raccontato tutto tranne le cose più interessanti!»
«Il fatto che mi abbia preso a pugni è interessante?»
«Decisamente».
Le loro parole, poi, furono messe a tacere dalla voce di Dustin. «Ragazzi, dovete andare nella stanza di Holly e prendere il suo Lite-Brite. Poi andate nella stanza di Nance sulla sinistra del letto».
I ragazzi si lanciano una veloce occhiata, non capendo dove Dustin volesse andare a parare, ma in quel momento era la loro unica speranza, motivo per cui andarono a recuperare il giocattolo polveroso e poi si posizionare come aveva detto il ragazzino, mettendosi in ginocchio, stretti l'uno vicino all'altro, con la tavoletta davanti.
«Okay, ragazzi, lo vedete?» sentirono dire da Henderson Junior dopo qualche secondo.
A quelle parole, Steve accesa la torcia, illuminando la tavoletta, la quale iniziò a brillare esattamente come il lampadario al piano inferiore. Nathalie sorrise, e istintivamente allungò la mano, sentendo di nuovo quella piacevole sensazione di calore mentre le piccole scintille si muovevano insieme a lei.
«Sembra una... magia» sussurrò la ragazza, sentendo Dustin sghignazzare insieme a quella che riconobbe essere la voce di Erica Sinclair — quasi le era mancata quella mocciosetta.
«Lucas, puoi staccare la spina!»
Subito dopo, la luce si affievolì, ma le particelle rimasero comunque ben visibili, e Nathalie non poté che pensare a quanto fossero geniali quei ragazzi: utilizzare il giocattolo di Holly per comunicare. Infatti, ciò che loro avrebbero scritto sulle particelle luminose, nel frattempo sarebbe stato scritto anche sulla lavagnetta dei ragazzini nel mondo reale. Geniale, appunto.
«Okay, provate adesso!»
«Vai, vai» Eddie strinse la spalla di Nathalie, la quale annuì.
«Ehm... okay, bene» mormorò prima di scrivere, lentamente, la parola 'ciao'.
«C... I... A... O! Ciao! Ha funzionato!»
«Cazzo, sì!» esultarono tutti felici, stringendosi in un veloce abbraccio.
«È fantastico» sussurrò la Henderson.
Dopodiché, si schiarì la gola, pronta a tornare seria e a comunicare con i ragazzi. Allungò la mano verso le particelle, iniziando a scrivere.
«B... L... O... C... Bloccati!»
«Sì, sì!»
«Ci siamo, ci siamo!»
«Okay, sono bloccati nel Sottosopra» capì Lucas.
«Ehm... non potete passare dal Watergate?» chiese Dustin, e tutti si guardarono confusi.
«Che cos'è il Watergate?» domandò Steve, perplesso.
«Dustin ama i giochi di parole — rise divertita Nathalie — Si trova nell'acqua ed è un Portale. Quindi Watergate» spiegò come se fosse ovvio.
«Oh» capì Harrington.
«Carina questa» mormorò Eddie.
Nathalie si massaggiò le tempie, pensando a come dirgli che ci fossero dei pipistrelli enormi pronti a scorticare via la loro pelle.
«Ehm... okay, ci sono».
«D... I... G... U... A... R... D... I... A. Di guardia! Okay, va bene! Il Watergate ha un guardiano».
«Perfetto, sì» annuì Steve mentre Eddie prese ad applaudire.
«Pensiamo di avere una teoria che potrebbe aiutarvi!»
«Piccolo genio» sussurrò Robin.
«Il Watergate non è l'unico Portale! Ce n'è uno in ogni luogo degli omicidi!»
«Voi capite di cosa sta parlando?» chiese confusa Nance.
«Sta dicendo... — prese parola Nathalie prima di guardare Eddie — che dobbiamo andare al tuo caravan. O dov'è morto Fred. Lì ci sono altri due Portali».
«Fidatevi di me, okay? Ho ragione!»
«Gesù, gli Henderson dovrebbero imparare a tenere l'ego sotto controllo» borbottò Steve, ricevendo un'occhiataccia da Nathalie.
«È il loro tono!» li difese Eddie.
«Lo so» rispose con ovvietà.
«D'accordo, Eddie — Nathalie si girò verso di lui — Da qui al tuo caravan saranno quante? Otto miglia?»
«Sette» la corresse.
«Nancy — la richiamò Robin — io lo so che casa tua è in un inquietante e strambo blocco del tempo, ma non avevi delle bici?»
«Sì. Nel garage» annuì immediatamente la Wheeler.
«Ottimo» sorrise Nathalie prima di riconcentrarsi sulla lavagna, allungando la mano.
«E... D... D- Eddie! Vanno al caravan di Eddie! Okay, d'accordo! Andremo anche noi!»
«Fantastico, sì!» dissero tutti, felici finalmente di poter abbandonare quel buco di posto.
Lasciarono perdere il giocattolo e si diressero a recuperare le biciclette, pronti a pedalare fino al campo caravan.
• • • •
DA QUANDO NELLA SUA VITA C'ERA STEVE L'AUTISTA, e da quando aveva preso la patente, Nathalie Henderson non era mai più salita su una bicicletta, e aveva dimenticato quanto fosse orribile il dolore ai polpacci, ma, soprattutto, quello al sedere, in particolare perché si ritrovava a pedalare sulla vecchia bicicletta di Mike, che nell'83 aveva precisamente dodici anni.
Insomma, non era affatto il massimo del comfort, ma riusciva solamente a pensare al caravan di Eddie, alla Porta, alla sua casa, e così iniziava a pedale più velocemente, soprattutto perché ne aveva fin sopra i capelli di quel Sottosopra.
«Eddie, decidi da che lato vuoi andare! O a destra o a sinistra! Non fare slalom!» gli urlò dietro Nathalie.
«Perdonami Nathalie, ma non guido una bici dall'Era dei Dinosauri, e questo sellino mi fa male alle palle — rispose a denti stretti — Scusate il francesismo» aggiunse, poi.
«Io credo che tu non l'abbia mai portata» rispose a tono, alzandosi e pedalando più velocemente in modo da superarlo.
«Ottima scelta» le gridò.
«Ehi — Nathalie si avvicinò a Steve — Come stanno le ferite? E il collo? Hai un brutto segno» si preoccupò.
Steve, a dirla tutta, solo in quel momento parve ricordarsi delle ferite che gli avevano inflitto i pipistrelli. «Insomma, non posso fare i piegamenti ma non mi lamento».
«Mi manchi, Steve» disse di getto, facendogli assumere un cipiglio.
«Uhm?» domandò confuso.
«Mi manca trascorrere del tempo con te come due persone normali, ecco — chiarì, lanciandogli un veloce sguardo — Questa situazione... è più assurda delle altre. Non abbiamo un momento di pausa, e tu... mi manchi» si mordicchiò il labbro inferiore.
Steve addolcì lo sguardo a quelle parole, osservandola teneramente. «Henderson, quest'estate ci aspetta la California dopo il tuo diploma, ricordi?»
«Ci andiamo?»
«Cavolo, sì. Un paio di giorni senza nessuno a romperci le palle. Solo io e te».
Nathalie incurvò dolcemente le labbra all'insù a quelle parole, e, dopo poco, ecco che arrivarono al campo caravan. Pedalarono fino alla roulotte di Eddie, fuori la quale lasciarono cadere le bici.
Quando varcarono la soglia, la loro attenzione venne immediatamente catturata dal soffitto in cucina, ed eccola lì, in bella vista, la Porta, piccola e rossa come quella nel Lover's Lake, circondata da numerosi rampicanti — Dustin Henderson aveva, come al solito, ragione.
«Qui è dov'è morta Chrissy. Esattamente qui» disse Eddie con voce quasi strozzata.
Nathalie gli lanciò una veloce occhiata, notando quanto fosse turbato e come osservasse, in maniera quasi ossessiva, il punto in cui era morta Chrissy.
Era certa che stesse rivivendo quel momento, ed era anche consapevole del fatto che, in minima parte, si sentisse in colpa. In colpa per non averla aiutata, per essere corso via come un codardo — e Eddie si riteneva davvero un codardo. Un ragazzino che trovava coraggio solo in un mondo immaginario.
«Ehi — gli andò vicino, stringendogli delicatamente la mano — Non è colpa tua. Sarei scappata anche io, Eddie. Lo avrei fatto» cercò di rassicurarlo.
Lui sospirò, rivolgendole un veloce sorriso riconoscente non solo perché aveva compreso il suo stato d'animo, ma perché era lì al suo fianco fin dall'inizio. Anima gemella platonica, ed era stramaledettamente serio quando lo aveva detto a Steve, e se al vecchio Eddie avessero detto che un giorno si sarebbe avvicinato a una ragazza, che lei sarebbe diventata la sua migliore amica, la sua salvezza, la sua anima gemella, sarebbe certamente scoppiato a ridere. Invece Nathalie Henderson era stata senza dubbio una delle scoperte migliori degli ultimi tempi — o di sempre.
«Ragazzi, credo ci sia qualcosa li dentro» la voce di Robin attirò la loro attenzione.
Assottigliando gli occhi, effettivamente tutti notarono come, dall'altra parte, ci fosse qualcosa che stesse tentando di bucare la Porta.
«Che diavolo è?» chiesero Steve ed Eddie all'unisono.
«Mi gioco tutto che è quella faccetta di cazzo di mio fratello. Dev'essere lui» mormorò speranzosa Nathalie.
Poco dopo, quella sorta di membrana si ruppe violentemente, facendo cadere del viscidume ai piedi dei ragazzi, che indietreggiarono spaventati e disgustati.
Nathalie fece un pazzo in avanti, soprattutto nel momento in cui notò una scopa, utilizzata per rompere la Porta.
«Nathalie!» la richiamarono i ragazzi.
Lei li ignorò, certa del fatto che ci fosse suo fratello. Non riusciva a spiegarlo, ma una sensazione alla bocca dello stomaco le diceva che fosse così.
E infatti, quando arrivò proprio sotto la Porta, si ritrovò a sorridere di vero cuore alla vista di Dustin, Lucas, Max e Erica — che, appunto, si trovavano sottosopra.
«Lo sapevo» disse divertita, invitando gli altri a raggiungerla.
«Non ci credo» mormorò Steve con un sorrisetto.
Dustin, nel frattempo, ridacchiò felice, sia perché finalmente loro potevano tornare nel mondo reale, sia perché, cazzo, era una cosa al dir poco grandiosa.
«Ciao, gente!» li salutò insieme ai due Sinclair e a Max.
«Ciao» ricambiarono gli altri, sventolando la mano nella loro direzione e sentendo il cuore farsi più leggero alla consapevolezza che sarebbero finalmente tornati a casi.
«Santo cielo, è da sballo» sussurrò Robin.
«Badabadaboom!» gridò felice Dustin.
«Ehi, ragazzi — li richiamò Nathalie — vi prego, tirateci fuori di qui» quasi li supplicò.
I quattro annuirono, mettendosi immediatamente all'opera e unendo insieme quante più lenzuola possibili. Dopodiché, le calarono nel Sottosopra, pronti a far tornare i ragazzi a casa.
«Immagino che farò da cavia» mormorò Robin, la prima ad appendersi e a ritrovarsi scaraventata dall'altra parte.
«Cazzo, funziona» ridacchiò Nathalie, che trovava del tutto assurda quella situazione.
«Bene, vado io» disse poi Eddie, seguendo a ruota Robin.
Subito dopo, fu il turno di Nance, ma anziché muoversi, rimase ferma mentre i suoi occhi divennero identici a quelli di Max al cimitero.
Vecna la stava attaccando.
«Steve! Steve! — gridò Nathalie — I suoi occhi!»
«Oh Gesù Cristo!»
«Nancy! Nancy!»
«Svegliati, Nance!»
La Wheeler era in trance, con gli occhi che erano diventati quasi bianchi e dei piccoli spasmi che la colpivano di tanto in tanto.
«Lei non aveva visioni!»
«Che diavolo sta succedendo?!»
«Nance, andiamo!»
Nathalie la scosse violentemente mentre sentiva gli occhi pizzicare non solo a causa dell'orribile condizione in cui si trovava la sua migliore amica, ma soprattutto per la paura che aveva di perderla. Non sapeva cosa stesse succedendo, anche perché era abbastanza certa del fatto che Nancy non avesse avuto alcuna visione, e da quanto avevano capito, Vecna, prima di uccidere, dava degli 'avvertimenti', come gli incubi, le visioni, i mal di testa, e, in particolare, i rintocchi dell'orologio a pendolo.
Nancy non aveva mostrato alcun tipo di sintomo, e Nathalie non sapeva dire se quella fosse una cosa positiva o negativa. Forse avevano sbagliato ogni cosa e Vecna non uccideva solo nel modo in cui avevano ipotizzato, o forse, semplicemente, stava accadendo qualcos'altro di cui loro non avevano ovviamente idea.
«Nancy, resta con me! Resta con me!»
«Andiamo, forza!»
«Nancy, per favore...»
Improvvisamente, la Wheeler spalancò gli occhi, cadendo bruscamente sul pavimento. Iniziò a piangere e a singhiozzare, e Nathalie la strinse forte a sé, lasciando che si aggrappasse al suo braccio.
«Sono qui, Nance, sono qui».
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