[011] ad occhi chiusi, assomigli a tom cruise
capitolo undici
ad occhi chiusi, assomigli a tom cruise
LA PRIMA COSA CHE NATHALIE FECE APPENA tornata a casa fu una doccia. Voleva togliersi di dosso quel liquido umido che le si era attaccato sulla pelle, ma, ingenuamente, sperava di poter mandare via anche i ricordi di tutto quello che era accaduto nel Sottosopra.
Ovviamente, però, fu inutile. Non appena si ritrovava a chiudere gli occhi, i ricordi di quell'esperienza terribile la investivano in modo brusco, facendola sussultare spaventata, come se mai fosse uscita da lì. Ed in fondo era vero: continuava ad avere quella sensazione orribile allo stomaco, il cuore le batteva forte, le mani le sudavano e ancora aveva paura di morire, come se il Demogorgone — le faceva strano chiamarlo così — potesse ucciderla da un momento all'altro.
Probabilmente non si sarebbe mai ripresa.
Improvvisamente, senza che nemmeno se ne rendesse conto, scoppiò a piangere come mai prima d'ora. Le lacrime scendevano lungo le sue guance senza alcuna sosta, mischiandosi all'acqua tiepida che le bagnava il corpo.
L'unica cosa che desiderava, in quel momento, era tornare alla normalità che tanto le mancava: stare con suo fratello e i suoi amici, giocare a D&D con loro, spettegolare con Nancy e punzecchiarsi con Steve. Voleva solo questo.
Ma ormai quella normalità era più che lontana, e Nathalie non poteva fare altro che chiedersi se sarebbe mai ritornata. Se avrebbero ricominciato a vivere in modo spensierato, senza pensare a misteriose scomparse e morti.
Qualcosa, nel profondo, le diceva di no.
Quando Dustin tornò a casa erano ormai le otto. Pareva essere parecchio irritato, e Nathalie lo notò dal broncio, dalle braccia conserte e dal modo in cui si gettò sul divano. Sicuramente era successo qualcosa, quindi era ovvio che sua sorella non gli avrebbe detto nulla su ciò che aveva visto — ma probabilmente non lo avrebbe fatto comunque; non perché non si fidasse di lui, ma voleva che non si preoccupasse ulteriormente.
«Avanti, dimmi cos'è successo» Nathalie, sedendosi accanto a suo fratello, lo esortò a parlare.
Dustin non se lo fece ripetere due volte e si sfogò. Le raccontò che erano andati alla ricerca della Porta che univa il mondo reale al Sottosopra, e avevano scoperto che quest'ultimo confluiva sul campo magnetico — motivo per cui tutte le bussole non puntavano verso il nord.
Di conseguenza avevano deciso di seguire la bussola, ma non avevano fatto altro che girare in tondo. Lucas si era reso conto che la causa altri non era che Undici, che utilizzava i suoi poteri per mandarli sulla strada sbagliata. L'aveva accusata di essere una traditrice, e Mike, per difenderla, si era azzuffato con lui. Undici, per difendere a sua volta Mike, aveva stordito Lucas con i poteri; il ragazzo, una volta ripresosi, si era allontanato furibondo. Nel frattempo, però, anche Undici era fuggita.
«Davvero, Dustin? Non vi controllo per un giorno e succede tutto questo?» domandò allibita. Bene, alla lunga lista si era aggiunta un'altra preoccupazione: Undi era scappata.
«Sì ma io sono stato l'unico ragionevole! — si vantò Dustin, alzando il tono della voce — Ed è per questo che domani obbligherò Mike a dare la mano a Lucas e a chiedergli scusa. Dopo andremo alla ricerca di Undici!»
Nathalie lo guardò dolcemente prima di lasciarsi andare ad una risata. «Sono così fiera di te».
E lo disse con sincerità. Dopo essere quasi morta, era più che decisa a dimostrare il suo affetto a tutti coloro che amava. Era giusto che sapessero che lei c'era. Sempre.
Dustin le fece uno di quei suoi soliti sorrisi prima di schioccarle un bacio sulla guancia e correre in camera sua.
Nathalie si ritrovò nuovamente da sola e lanciò una veloce occhiata all'orologio: erano appena le otto e mezza e le sembrava che fosse tardissimo.
Era stata una giornata davvero intensa, eppure lei non se la sentiva di andare a dormire, soprattutto dopo essersi resa effettivamente conto della brevità della vita. E lei non aveva praticamente vissuto.
Decise, così, di fare una delle cose più assurde — e anche stupide — soprattutto in quel periodo pieno di sparizioni e morti: uscire da sola nel buio più totale. Certo, era sicuramente spaventata all'idea che il Demogorgone potesse attaccarla, ma come poteva vivere nel timore? Nella paura di poter morire da un momento all'altro?
Sospirò e, armandosi di coraggio, si alzò dal divano e si cambiò velocemente, indossando dei semplici jeans e una maglietta color lilla. Dopo aver allacciato le sue amate Converse, afferrò le chiavi di casa e uscì dall'abitazione - ma non prima di aver avvertito suo fratello, chiedendogli di riferirlo anche a Claudia una volta tornata da lavoro.
Nathalie decise di non prendere la bici, così iniziò a camminare lungo la strada deserta. Non faceva altro che guardarsi attorno furtivamente, voltandosi di scatto anche ad una semplice folata di vento. Forse uscire completamente da sola non era stata una buona idea.
Più camminava, più si chiedeva cosa diavolo le fosse venuto in mente, eppure non riusciva a fare marcia indietro e tornare a casa. Voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa che mettesse fine ai suoi dannati pensieri.
Quando, poi, si ritrovò a sentire il rumore di un'auto dietro di lei, prese ad aumentare il passo, eppure quel veicolo non intendeva superarla. Le stava semplicemente dietro, illuminandola con i fari.
Ecco, sarebbe senza dubbio morta.
Nella sua mente continuava a maledirsi. Era stata una stupida, una sprovveduta. In fondo che male c'era a morire senza aver vissuto? Assolutamente nessuno, giusto? Non per forza si doveva fare qualcosa di spericolato e di eclatante per essere felici.
Poi, improvvisamente, il conducente dell'auto suonò il clacson, facendola letteralmente urlare dalla paura. Avrebbe iniziato a correre, se non avesse sentito la sua voce.
«Scusami Henderson, volevo accertarmi che fossi tu» Steve Harrington la stava guardava divertito, con il volto fuori dal finestrino.
Nathalie, con il cuore che batteva a mille dalla paura, fece dei respiri per calmarsi. «Tu- tu sei fuori di testa, Harrington! Ti sembra il modo di fermare una persona? Pensavo che fossi un maniaco!»
Steve alzò le mani a mo' di difesa. «Perdonami, colpa mia» ma era visibilmente divertito. «Tu piuttosto, che ci fai in giro a quest'ora? Da sola? Insomma, credevo che fossi pazza, ma non fino a questo punto».
Nathalie si guardò attorno, non sapendo esattamente cosa rispondergli. «Ah-ah, non sto ridendo — lo guardò seria — E comunque passeggio. O almeno è quello che stavo facendo prima che uno squilibrato con l'auto mi fermasse» si strinse nelle spalle.
«Passeggi dopo tutto quello che sta succedendo?» ovviamente non le aveva creduto.
«Non si può vivere nella paura, no?» domandò lei, inclinando la testa di lato e guardandolo.
In quel momento, con il braccio poggiato allo sportello e il volto illuminato per metà dalla fioca luce della Luna, sembrava essere un angelo. Prima non si era mai soffermata troppo a guardarlo, forse accecata dalla troppa antipatia che provava per lui, ma non poteva essere un'ipocrita: Steve Harrington era davvero bello, in modo particolare quella sera.
«Già» mormorò il ragazzo prima di sospirare. Sembrava indeciso sul da farsi e Nathalie lo notò: voleva dirle qualcosa, ma poi si fermava e stava zitto.
«Devi chiedermi qualcosa?» domandò allora lei, stupendosi del fatto che stessero parlando senza insultarsi — ed era la seconda volta nella stessa giornata. Un vero record per loro.
Ma, probabilmente, entrambi non ne avevano né la voglia né la forza.
«In effetti sì — Steve sembrò recuperare il suo coraggio — Ti piace Tom Cruise?» le domandò con un sorriso sornione.
Nathalie per un attimo aveva creduto che le stesse per chiedere qualcosa su Nancy, e invece era sollevata che non l'avesse fatto. «Tom Cruise?»
«Sì. Ti piace?» ripetette la domanda. Sembrava impaziente.
«A chi non piace Tom Cruise?» chiese retoricamente lei, non capendo dove volesse andare a parare. «Ho anche un suo poster in camera. L'ho comprato qualche anno fa insieme a Nance» perché diavolo glielo stava dicendo?
Steve ghignò. «Carol pensa che io gli somigli un po'. Che dici, eh?» si indicò, strappandole una piccola risata. Sentirla ridere insieme a lui fu una delle cose più belle per Harrington. Non seppe spiegare cosa provò, ma aveva sentito qualcosa. Qualcosa di bello.
«Mh, sai, forse se strizzo un occhio e chiudo l'altro» lo prese in giro come al solito. «E comunque cerchi solo di imitarlo — gli lanciò una veloce occhiata — Per esempio, indossi le stesse scarpe che indossa lui ne Il Ribelle».
«Questo significa che mi guardi, eh Henderson?» la provocò, mentre quella consapevolezza lo rese, in qualche modo, euforico. Lei non lo ignorava. Lei lo guardava e notava i dettagli.
Nathalie alzò gli occhi al cielo. «No, Harrington. Le scarpe si notano, però, non credi?» poi, però, decise di spostare l'attenzione su altro. «Perché, comunque? Stai andando in giro a fare una specie di sondaggio?»
Steve sorrise nel sentire quella domanda e tirò fuori due biglietti del cinema, mostrandoglieli. Lei avanzò, avvicinandosi all'auto di Steve, e trattenne un sorriso: quella sera avrebbero trasmetto proprio Il Ribelle.
«Che ne dici?» le domandò, guardandola negli occhi.
Solo in quel momento Nathalie si rese conto della loro vicinanza. Si guardarono negli occhi attentamente, e lei sentì nuovamente quella sensazione che, ormai, provava in sua presenza. Non sapeva cosa fosse, ma non era affatto negativa.
Forse, semplicemente, stava iniziando a provare simpatia nei confronti. Era una cosa possibile?
Prima di rispondere, però, pensò a Nancy. Sarebbe stato brutto andare al cinema con il suo fidanzato? Insomma, sarebbero andati solo a vedere un film in veste di... conoscenti — in quanto non si potevano nemmeno considerare amici.
Forse sarebbe stato un buon modo per conoscersi meglio, per smettere di litigare sempre. Lo avrebbe fatto per Nance, per cercare di farsi stare simpatico il suo fidanzato.
Così Nathalie, senza pensarci nemmeno due volte, fece il giro dell'auto e si andò a sedere accanto a Steve, venendo travolta dalla sua acqua di colonia — per Dio, la lavava col profumo quella macchina?
Lui, intanto, la guardava perplesso.
«Cosa?» chiese lei quando se ne rese conto.
«Hai davvero accettato senza mandarmi a quel paese?» domandò ancora scettico — ma in fondo felice.
Nathalie sorrise. «Mi meraviglio anch'io» ammise. «Ma questa serata è dedicata alle nuove esperienze, no? Quindi parti prima che cambi idea e ti mandi davvero a quel paese».
Steve non capì a cosa si stesse riferendo con la questione 'fare nuove esperienze', ma decise di non fare alcuna domanda per non farle cambiare idea. Si limitò a premere sull'acceleratore e a guidare verso il cinema.
Poi, improvvisamente, Nathalie si ricordò di un piccolo particolare. «Come mai avevi due biglietti?» e in fondo conosceva la risposta. Insomma, era così palese.
Il ragazzo sospirò. «Uno era per Nancy, ma non poteva. Vuole stare vicino a suo fratello» le disse soltanto, ma non sembrava particolarmente annoiato o arrabbiato, tutt'altro. Anzi, Steve era realmente felice di trovarsi con Nathalie.
Quest'ultima deglutì. «Oh Dio, amo essere la ruota di scorta» ironizzò, non facendo notare la sua... quasi tristezza — era davvero triste a causa di ciò? Era assurdo.
Steve si concesse qualche secondo per guardarla: era vestita in modo semplice ma era comunque bella; i suoi occhi erano puntati in avanti, quasi come se avesse paura di guardarlo; i capelli, infine, le ricadevano sul volto, accarezzandoglielo in modo lieve.
In quel momento, non potè che dare la risposta più sincera che avesse mai dato. «Non lo sei».
E Nathalie gli credette.
• • • •
NATHALIE GUARDAVA CON ATTENZIONE tutte le scene del film, infilandosi in bocca una manciata di popcorn e bevendo, di tanto in tanto, della Coca Cola. Il tutto era stato pagato da Steve, che aveva voluto fare il gentiluomo, ma in realtà Nathalie non aveva nemmeno insistito più di tanto. Le andava bene che pagasse lui. I suoi soldi li avrebbe conservati per cose più importanti.
La sala era praticamente vuota, eccetto per loro due, e la castana era talmente presa dal film che non si rendeva conto dello sguardo insistente di Steve — o faceva finta di non notarlo.
Harrington aveva prestato attenzione soltanto alla scena iniziale del film, e poi si era totalmente concentrato sulla ragazza al suo fianco. Era così buffa, ma in senso buono. Non l'aveva mai vista così tranquilla e spensierata in sua presenza; di solito con lui aveva sempre i nervi a fior di pelle ed era estremamente diffidente, e iniziò a rendersi conto del fatto che forse Nathalie non fosse così complicata come pensava — e come l'aveva descritta Tommy.
Steve, inoltre, dovette ammettere di non aver pensato nemmeno per una volta a Nancy da quando stava con Nathalie. La compagnia di quest'ultima era più che sufficiente — spesso si ritrovava a pensare che fosse addirittura migliore.
Ma ovviamente era solo un pensiero veloce e del tutto sbagliato. Perché sì, stava passando una serata piacevole con la Henderson, ma lui stava con Nancy. Amava Nancy. O lo credeva almeno.
A dirla tutta, non sapeva nemmeno più cosa provasse. Lei si stava allontanando e lui non si disperava affatto, anzi preferiva uscire con la sua migliore amica fuori di testa, e si stava perfino trovando bene.
Forse avrebbe dovuto parlarne con Nancy, chiederle spiegazioni circa il suo strano comportamento. Una volta essersi chiariti, sarebbero ritornati come prima. Ma lui lo desiderava davvero? Voleva chiarire con Nancy e dirle "ti amo"? Insomma, lui ci teneva alla Wheeler. Ci teneva davvero.
A distoglierlo dai suoi pensieri fu proprio la ragazza al suo fianco. «Comunque credo davvero che Carol ti prenda in giro quando ti paragona a lui. Insomma, non per offenderti, ma lui è tipo wow».
Steve non si offese, anzi sorrise. «Stai dicendo che sono brutto, Henderson?»
Nathalie scosse la testa, continuando a guardare il grande schermo. «No, ma-»
«E ora stai dicendo che sono bello» la provocò divertito. Era più forte di lui: con lei sentiva il bisogno di scherzare e provocarla. Dopotutto il loro rapporto si basava su questo.
«Va' al diavolo, Harrington» borbottò, infilandosi dei popcorn in bocca per evitare di sorridere.
Stranamente quella serata stava andando bene e la compagnia di Steve non era così schifosa come aveva immaginato. Anche lui sapeva essere simpatico, in fondo. Certo, non sarebbero diventati migliori amici, ma almeno avrebbero smesso di litigare davanti a Nancy. Lei ne sarebbe stata sicuramente contenta.
Nathalie ignorò il fastidio alla bocca della stomaco e mandò giù un sorso di Coca. Essa finì nell'esatto momento in cui il film si concluse.
«Di già?» chiese la ragazza, annoiata.
«Siamo qui da un'ora e mezza» le fece notare Steve prima di mettersi in piedi e stiracchiarsi.
Nathalie sbuffò sonoramente e lo seguì, sgranchendosi le gambe. «Mh, i suoi film dovrebbero durare di più» borbottò.
Il ragazzo la guardò divertito e scosse la testa prima di iniziare a canticchiare — e non era del tutto pessimo — la canzone di Risky Business, cioè Old Time Rock & Roll. «Just take those old records off the shelf. I'll sit and listen to 'em by myself».
Nathalie lo osservò per qualche secondo prima di scoppiare a ridere, venendo seguita a ruota da lui. «Ehi Harrington, limitati a giocare a basket, okay?»
«Sei offensiva, Henderson» disse lui prima di raggiungere l'uscita della sala.
«Sono realista» lo corresse lei, seguendolo.
«Però questa volta gli somigliavo, ammettilo».
«Certo. Tom Cruise nel bel mezzo di una crisi epilettica, al massimo».
«Dio, era cattiva questa».
«Mh, dici?»
«Dico. Cento per cento cattiva» Steve, ridendo, aprì la porta del cinema, aspettando che la ragazza uscisse.
Nathalie lo guardò perplessa. «Chi sei e che ne hai fatto di Steve Harrington?»
Il ragazzo le lanciò una veloce occhiata prima di risponderle. «Sono anche questo, Henderson».
«E domani tornerai ad essere il solito stronzo di sempre?» domandò lei, guardandolo con la coda dell'occhio. Onestamente non voleva che ritornasse a fare lo stronzo. Le piaceva quando si comportava così. Era piacevole passare del tempo con lui.
Invece quando era in compagnia di Tommy e Carol subiva una metamorfosi. Diventava così antipatico, egoista e... cattivo.
Forse erano loro che lo condizionavano, o forse era lui che voleva solo farsi accettare. Insomma, l'essere popolari includeva questo: trattare male gli altri. Mentre invece per Nathalie non doveva essere così. Anzi, per lei la gentilezza e l'educazione erano così dannatamente attraenti.
Solo in quel momento Steve le rispose. «Probabile» ammise — dopotutto, l'indomani sarebbe stato con Tommy e Carol.
I due entrarono nell'auto e lei lo guardò. «Quindi devo ritenermi fortunata per averti trovato così gentile, mh?»
Harrington la guardò. «Diavolo, sì, Nathalie, ritieniti più che fortunata» scherzò.
La ragazza, però, si concentrò solo sulla prima parte della frase. Nathalie. L'aveva chiamata con il suo nome. Non l'aveva mai fatto, così come lei. Si erano sempre ostinati a chiamarsi per cognome. Era un modo per darsi fastidio a vicenda, ma anche per mantenere una certa distanza. E Steve, almeno quella sera, aveva cercato di rompere quella distanza.
«Non sono più Henderson?» chiese lei con un sorriso, che lui ricambiò: se n'era accorta.
«Ho pensato che, almeno per questa sera, potessimo chiamarci per nome» le confessò, sperando che lei accettasse.
Nathalie annuì. «Sono d'accordo... Steve».
Nel sentire il suo nome uscire dalle labbra della ragazza, Steve rabbrividì. Non era come quando lo dicevano i suoi amici o Nancy... questa volta era diverso. Come al solito non riusciva a spiegare la sensazione che aveva provato — e non voleva nemmeno farlo, in tutta onestà — ma non era affatto male sentirsi chiamare da lei. Tutt'altro. Era piacevole, forse fin troppo.
Steve sorrise e mise in moto l'auto. Di conseguenza, si accese anche la radio, dove stava passando proprio Old Time Rock & Roll.
I due ragazzi si guardarono allibiti a causa della strana coincidenza, ma poi scoppiarono a ridere.
Era da tanto che non passavano una serata all'insegna delle risate e della tranquillità, e, inaspettatamente, lo avevano fatto insieme.
Buffo, vero?
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