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𝐯. - una settimana




Alex si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere sul letto. Mise a fuoco la stanza, ricordandosi di essere ancora al quartier generale degli Avengers. Con uno sbuffo si alzò dal letto, notando che era ormai arrivata l'ora di pranzo. Aprì la porta della sua stanza, ritrovandosi in un corridoio stretto e non molto lungo. A destra si intravedeva un salone, e due figure erano sedute su un divano. Raccolse tutto il coraggio che aveva e si incamminò verso quella stanza. Appena vi entrò, tutti gli sguardi furono puntati su di lei. Le due figure sul divano si rivelarono essere Stark e Natasha, che stavano studiando attentamente la mappa di quello che sembrava essere un palazzo. Nat le rivolse un sorriso, mentre Tony la degnò appena di uno sguardo. Nella stanza c'erano altre quattro persone. Due di essi erano uomini, entrambi di colore, ma con dei tratti completamente diversi. Uno di loro sembrava un re, con una tunica nera dai dettagli dorati. L'altro invece indossava una semplice maglietta blu e dei pantaloni neri. Entrambi la guardarono sorpresi appena entrò, per poi scambiarsi uno sguardo tra di loro. Alex li scrutò per alcuni secondi, per poi spostare l'attenzione sul terzo uomo. Aveva la pelle di un colore tra il fucsia e il viola. Indossava un maglione a scacchi beige e aveva quella che sembrava essere una gemma incastonata in fronte. Il quarto già lo conosceva. Era Peter. Fu l'unico che, appena la vide, si incamminò verso di lei per chiederle come stava.

-Diciamo bene- gli rispose Alex, mentre con la coda dell'occhio vedeva Tony alzarsi dal divano. Si avvicinò a Peter, posandogli una mano sulla spalla.

-Sai Alex, è solo merito di Peter se tu sei ancora qui. Se non fosse stato per lui ti troveresti in una cella nei sotterranei del palazzo di Asgard- commentò, con voce sarcastica.

Lei non voleva dirlo, ma aveva sentito la conversazione tra lui e Peter. Sapeva dove si trovava suo padre, ma sapeva anche che se avesse fatto una mossa falsa si sarebbe ritrovata al cospetto di suo zio Thor.

-Mi pare di capire che tutti abbiate una certa repulsione verso di me- rispose la ragazza, iniziando a camminare intorno al divano.

-Noi non abbiamo nessuna repulsione verso di te, Alex- disse l'uomo che sembrava un re.

-T'challa ha ragione. Ti abbiamo accolto tutti qui, e crediamo in quello che ci ha detto il ragazzo- continuò Tony, indicando Peter.

Peter arrossì all'improvviso, balbettando parole senza senso.

-Sapete che, se dovessi avere un piccolo attacco d'ira, potrei congelare tutto il palazzo, vero?- continuò con la ragazza, con un ghigno di sfida.

-Sapete che sono un gigante di ghiaccio e mi basterebbe prendere i miei pugnali per uccidervi tutti, vero?- ribatté lei.

-Sapete che, se mio padre dovesse scoprire dove sono, piomberebbe qui scatenando un'altra guerra?-

-E tu, ragazzino- disse, rivolgendosi a Peter. -Lo sai che se una di queste cose dovesse accadere, sarebbe tutta colpa tua?- gli disse, piegando le labbra in un sorriso crudele.

Lui sembrò colpito da quell'affermazione. La guardò un attimo, poi la superò infuriato e si andò a chiudere nella sua stanza.

Alex rise divertita, mentre tutti gli altri nella stanza erano rimasti di sasso. Poi Natasha si schiarì la voce.

-Alex, sai che dovrai condividere la camera con Peter, vero?- disse, alzandosi dal divano.

La ragazza si sentì gelare.

-Condividere...la stanza...CON PETER? Ditemi, state facendo di tutto per farmi veramente incavolare?- urlò lei, mentre Nat le chiuse le mani tra le sue.

-Una settimana- le sussurrò all'orecchio.

Alex cercò di calmarsi, facendo dei profondi respiri con il naso.

-Non riuscirai a farmi crollare Stark- disse dopo un pò, guardando dritto negli occhi il diretto interessato. -Starò nella stanza con Peter, siete felici adesso?-

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-Cosa?!- esclamò Peter, dopo essersi deciso ad aprire la porta alla ragazza.

-Si Peter. Che ti piaccia o no, dobbiamo stare nella stessa stanza- ripetè la ragazza, andandosi a sedere sul letto.

-Va bene allora- rispose Peter dopo un pò. -Preferisci dormire nel letto o sul divano?-

Alex lo guardò scettica.

-Oh...certo certo, dormirò io sul divano- continuò il ragazzo, capendo al volo lo sguardo di Alex.

-Alex, stavo pensando a una cosa. Hai solo quell'armatura come vestiti?- chiese dopo un pò Peter.

Alex si rese conto che aveva ragione. Quando era partita da Asgard non aveva pensato che la sua permanenza su Midgard fosse durata più del previsto.

Fu come se Peter le leggesse nel pensiero.

-Potremmo andare a fare una passeggiata questo pomeriggio. Certo, non me ne intendo di negozi per ragazze ma...qualcosa troveremo-

Lei annuì, troppo curiosa di visitare la Terra per declinare l'invito.

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-Puoi metterti questi, solo per oggi- le disse Peter.

Sul letto aveva poggiato una sua felpa bordeaux, dei pantaloni neri che gli si erano ristretti durante il lavaggio e un paio di scarpe bianche. Erano così diversi dagli elaborati abiti asgardiani. Alex si avvicinò al letto e iniziò a togliersi la parte di sopra dell'armatura. Peter si girò subito di spalla, facendo sfuggire una risata alla ragazza. Si infilò la felpa. Le andava abbastanza larga e le arrivava fino a metà coscia. Indossò anche il pantalone, che fortunatamente sembrava essere della sua taglia. Le scarpe le calzavano leggermente larghe, ma per un giorno potevano andare bene.

-Puoi girarti ora- disse a Peter, mentre ancora si allacciava le scarpe.

Il ragazzo si voltò. Aveva una strana espressione in volto, come se avesse visto qualcosa di straordinario. Alex lo guardò corrugando divertita la fronte.

-Che c'è? Sto di nuovo diventando azzurra?- gli chiese ironica, alzandosi dal letto per pettinarsi i capelli.

Vide di sfuggita Peter mentre arrossiva appena.

Una volta che tutti e due furono pronti, Peter aprì la porta, facendo strada ad Alex verso la porta d'ingresso.

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Mentre camminavano per le strade di New York, Alex si sentiva stranamente fuori posto. Quel paesaggio non le era familiare per niente, poiché era totalmente diverso da quello di Asgard. L'unica cosa che le ricordava il suo regno erano i palazzi altissimi che svettavano sopra la città. Peter la portò in molti negozi, ma fu difficile per lei trovare qualcosa che le piacesse davvero. Alla fine comprò due paia di jeans, uno nero e uno blu, una felpa verde petrolio, una bianca e una nera. Comprò anche un paio di scarpe, molto simili a quelle che le aveva prestato Peter, ma almeno di due numeri in meno. Quando arrivò l'ora di cena, Peter la fece entrare in un locale. Aveva un logo che sembrava una M, e lui diceva che era molto famoso in tutto il mondo. Ovviamente, ad Asgard una cosa del genere non era mai esistita. La cassiera era una signora sulla sessantina d'anni che, vedendoli avvicinarsi alla cassa, gli sorrise amabilmente. Peter ordinò la sua cena, scegliendo da un menù che si trovava scritto alle spalle della donna.

-E per la sua ragazza?- gli chiese lei, sorridendo ad Alex.

I due ragazzi si girarono contemporaneamente l'uno verso l'altro. Entrambi avevano le guance rosse dall'imbarazzo.

-Oh...lei non è...insomma...- iniziò a balbettare Peter, rigirandosi verso la donna.

-Per me lo stesso che ha ordinato lui, grazie- rispose al posto suo Alex.

Peter prese dalla tasca due banconote e le porse alla cassiera. Poi si incamminò per andare a cercare un posto dove sedersi, facendo cenno ad Alex di seguirlo.

Una volta seduti, uno di fronte all'altra, fu Peter a rompere il ghiaccio.

-Ehi, Alex. Non fare caso alla domanda che ti ha fatto la cassiera- disse, notando che lei cercava di non guardarlo negli occhi.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo, facendogli capire di non voler continuare il discorso.

-E comunque...- continuò Peter imperterrita -quando ti ha scambiato per la mia ragazza, tu non hai fatto niente per negarlo...-

-Se aggiungi qualcosa Peter- lo fermò Alex -Inizierò a considerare l'idea di marcire in una prigione di Asgard-

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