𝐢𝐢. - praeteritum
-Che genere di proposta padre?- chiese incuriosita Alex, sedendosi sul freddo marmo, proprio davanti a lui, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi.
Il padre sorrise, come se fosse sicuro che la figlia avrebbe reagito così.
-Conosci il gruppo di supereroi chiamati Avengers?- disse il dio, iniziando a camminare avanti e indietro per il corridoio.
-Certo padre- rispose lei, pensando con disprezzo a quel gruppo di cui anche suo zio Thor faceva parte. Loro stavano per uccidere mio padre.
-Ecco. Ho sentito dire che in questo periodo sono in conflitto tra di loro, specialmente il capitano Rogers e Tony Stark- continuò Loki, soffermandosi con disgusto sull'ultimo nome.
Alex non aveva mai visto quegli "eroi", e né ne aveva mai avuto voglia. Ma Loki le aveva raccontato di loro, di ognuno di loro. In effetti, era come se li conoscesse da una vita.
-Io vorrei che tu venissi con me su Midgard, poiché penso sia questo il momento giusto per sconfiggere una volta per tutte i Vendicatori. Insieme sono forti ,certo, ma ora che sono divisi...- disse, mentre un ghigno gli compariva sul volto.
-Verrò con te, padre. Provo un odio pari al tuo contro gli Avengers, e sarei felice di vederli sconfitti- rispose subito Alex, animata ad un tratto da una profonda vendetta.
-Non avevo dubbi, figlia mia- concluse il dio dell'inganno, posando un dolce bacio sulla fronte della ragazza.
-Ti aspetto domani all'alba davanti alla porta della tua stanza. Porta con te la tua armatura e i pugnali che ti ho regalato per il tuo compleanno. Ci penserò io ad Heimdall e a mio fratello- detto questo, con un movimento rapido delle mani, creò un portale dai bordi verdi. Si girò solo un'altra volta per rivolgere un ultimo sorriso alla figlia, poi sparì.
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Ci troviamo nel Queens, in una casa come molte altre lì vicino, gialla col tetto a mattonelle marroni. Dentro, una bambina con due codini neri come la pece, gli occhi color ghiaccio e la pelle chiarissima è coricata sul divano in braccio a suo padre, che le sta leggendo un libro: "Miti e leggende norrene".
-"Odino ebbe un figlio, dai lunghi capelli dorati e dagli occhi azzurri. Lo chiamò Thor, un nome da vero re. Durante una delle sue missioni su Jotunheim, Odino trovò un bambino, il figlio di Laufey. Vedendolo li tutto solo, decise di prenderlo e di crescerlo come suo figlio"-
-Sei tu papà, sei tu!- diceva felice Alex, indicando con il piccolo dito un illustrazione del dio dell'inganno e delle malefatte, Loki.
Lui sorrideva annuendo, stringendo più forte la figlia tra le braccia. Dalla cucina, intanto, una donna dai lunghi capelli rossi osserva la scena mentre lavava gli ultimi piatti rimasti. Non assomigliava per niente alla figlia, che aveva preso tutto dal padre.
Una mortale.
Il potente dio Loki, con tutte le persone esistenti nei nove mondi, aveva scelto lei.
Dopo l'ennesimo mito letto, la piccola Alex iniziò pian piano a chiudere gli occhi, mentre la madre correva in suo soccorso portando la sua coperta preferita e prendendo in braccio la figlia. Loki si alzò all'improvviso, come allarmato.
-Qualcosa non va tesoro?- chiese la donna, mentre tra le sue braccia la piccola stava ormai dormendo.
Il dio non rispose. Si avvicinò lentamente alla porta, facendo segno alla moglie di stare indietro. Molto piano avvicinò la mano alla maniglia della porta. Non appena le sue dita sfiorarono il pomello dorato, la porta esplose. Alex iniziò subito a piangere, mentre Loki cercava di rialzarsi dalle macerie. Sulla porta (o su quello che restava) si stagliavano tre figure. Al centro c'era Odino, il padre degli dei, e ai suoi lati due uomini con armatura e spadoni. La madre di Alex posò rapidamente la figlia su una poltrona, mentre piangeva in silenzio. Ad un tratto, però, fu accesa da un attacco di rabbia. Si scagliò contro Odino, mentre Loki le urlava invano di tirarsi indietro. Nemmeno il tempo di alzare un dito, che una delle due guardie aveva infilzato la donna con la sua spada. Loki emesse un grido straziato, mentre la piccola Alex stava a guardare la terribile scena che le si parava davanti. Vide suo padre sparire in una nube verde, mentre Odino le si avvicinava prendendola in braccio.
-Tale e quale a lui- disse, e poi divenne tutto nero.
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Alex si svegliò all'improvviso, realizzando pian piano che quello che aveva visto era solo un incubo. Nonostante quello però, continuava a vedere nelle sua mente l'immagine della madre che veniva trapassata da quello spadone asgardiano. Prese il cuscino e lo strinse forte, cercando di controllare la rabbia per evitare di congelare tutta la stanza. Controllò l'orario. Erano le quattro di notte. Aveva ancora molto tempo a disposizione prima che il padre arrivasse, e sapeva che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi. Si alzò dal letto e andò verso la sua grande libreria. Come sempre, le cadde subito l'occhio su un libro in particolare. Certo, si distingueva particolarmente dagli altri. Era molto più piccolo degli altri volumi, in più non aveva la copertina in cuoio come tutti gli altri ed era l'unico ad essere di colori sgargianti. Alex lesse il titolo, anche se già lo conosceva. "Miti e leggende norrene". Accanto al piccolo libro era adagiata una morbida coperta, color crema e con dei piccoli serpenti ricamati sopra.
La coperta di mia madre.
Alex la prese e la mise rapidamente dentro alla sacca che si sarebbe portata su Midgard. Agguantò anche il libro, inserendo anch'esso nella sacca. Facendo attenzione a non fare rumore, entrò in bagno per farsi un bagno caldo. Finito questo ritornò in accappatoio in camera. Spalancò il suo armadio, cercando, come le aveva detto il padre, la sua armatura. Quando la trovò, la posò sul letto. Era in tutto e per tutto uguale a quella di suo padre. Stesso tessuto verde petrolio, stesse rifiniture dorate e stesso lungo mantello. Alex prese quest'ultimo e lo stacco delicatamente dal resto dell'armatura. Non sapeva neanche lei il perché, ma odiava i mantelli. Indossò l'armatura, si infilò i suoi stivali neri lunghi fino al ginocchio e aprì il cassetto del comodino. Lì dentro, conservati in un pezzo di velluto, c'erano due pugnali identici. Suo padre glieli aveva regalati il giorno del suo quindicesimo compleanno. Li prese e li mise delicatamente nella sacca. Proprio mentre si girava per controllare l'orario, sentì qualcuno bussare alla porta.
Papà
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