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Capitolo 56.

Eren's pov.

Il suo viso si colmò di lacrime, lacrime che teneva dentro da troppo tempo.

Lo abbracciai.
"Levi... sfogati ora, fallo."
Lo strinsi.
Ricambiò stringendomi maggiormente, aveva il viso affondato nelle mie braccia.

Lo sentii singhiozzare.
Il mio braccio si fece bagnato, ma continuai a tenerlo stretto, continuai a sostenerlo.
Aveva bisogno di qualcuno ed io ero lì per quello.

"Mi dispiace..."
Iniziò a dire.

"Perchè ti scusi?"
Chiesi accarezzandogli dolcemente la schiena.

"Perchè non dovrei piangere in questo modo."
Stava per alzare il viso ma lo fermai saldando la presa, il mio mento affondò nella sua spalla.

"No, fallo pure, sfogati ora che ci sei."

"È che da quando ne ho memoria che la mia vita è stata dura, prima la morte di mia madre, poi l'essere abbandonato, la prigione, il fumo, la droga... sono tutte cose che mi hanno accompagnato fino a qualche anno fa..."

Lo ascoltai con molta attenzione.
Finalmente si stava aprendo con me, mi stava raccontando il suo passato, la sua storia... finalmente avevo la sua fiducia.

"Poi... ho conosciuto il basket, uno sport che mi ha distratto da molte altre cose, che mi ha aiutato a tornare sulla buona strada... e ora sapere di non poter più giocare... fa male."

Non stava più singhiozzando.
Aveva la voce ferma, cupa, sicura.
Gli alzai il volto, c'erano ancora diverse lacrime a bagnargli il viso.

"Tornerai a giocare..."
Dissi rassicurandolo, lo baciai subito dopo.
Ricambiò il bacio interrompendolo però nel giro di qualche secondo.

Strinse i denti appoggiandosi alla mia spalla.
Sentii diverse lacrime bagnare nuovamente la maglia.

"Scusa..."
Lo disse come se avesse interrotto qualcosa.

"Non chiedere scusa."
Gli baciai il collo scendendo lungo la spalla.

Levi's pov.

Passarono una quindicina di giorni da quando raccontai ad Eren del mio passato.
Mancava poco alla finale e alla fine dell'anno.

Quella mattina la mia vita sarebbe cambiata in modo irreversibile, dovevo recarmi dal dottore e non potevo sapere se avesse portato buone o cattive notizie.

Farlan insistette per accompagnarmi.
"Farlan... non c'è bisogno, riesco a guidare."
Dissi appoggiato al cruscotto della macchina.

"Mi stai escludendo troppo dalla tua vita tesoro."
Disse ironico iniziando a ridere.

"Tesoro?"
Inarcai un sopracciglio divertito.

"È un modo di dire... tranquillo rimani pure con Eren"
Mi guardó ridendo ed alzando le mani in segno di resa.

Sospirai esasperato.
"Vedi perché voglio andare da solo? Sei una rottura."
Dissi poi incrociando le braccia al petto.

"Ma sono il tuo migliore amico"
Continuò lui.

"Non ne ho."
Lo ammonii divertito.

"Così mi ferisci"
Fece un'azione teatrale, come se fosse stato pugnalato al cuore.

Sbuffai roteando gli occhi al cielo.
"Dai andiamo."

"Non saluti il tuo cagnolino?"
Chiese divertito con un sorriso stampato in volto.

"Eren? No... non mi va di vederlo."
Dissi vago.

"Avete litigato?"
Stavamo salendo in macchina quando me lo chiese.

"No... il fatto è che questa è una situazione delicata. Non voglio che veda quanto sia preoccupato."
Il biondo mi guardó con aria più seria del solito.
Solo lui ed Eren erano a conoscenza
delle probabilità elevate che avevo di non poter più giocare.

"E va bene."
Disse poi mettendo in moto l'auto.

L'ansia si stava accumulando.
Ero nervoso, sentivo il battito accellerato del cuore rimbombarmi dentro le orecchie.
Era un'attesa tremenda, nessuno spiccicò parola all'andata, eravamo troppo tesi per aprire un discorso.

Arrivati, Farlan non aprì bocca.
Stavamo per entrare quando guardai verso di lui.

"Farlan..."
Dissi con un filo di voce.

Si giró leggermente verso di me, aveva gli occhi appena lucidi mordendosi un labbro nervosamente.
Prima che potessi dire nulla mi abbracciò.

"Qualunque cosa ti diranno là dentro, sappi che potrai contare su di me."
Mi disse mentre le sue braccia mi strinsero.

"Come ai vecchi tempi..."
Dissi appena.

"Sì, come ai vecchi tempi."
Rispose lui con un genuino sorriso, così puro che mi fece rivedere attraverso il ragazzo biondo di otto anni prima su cui avrei potuto contare per qualsiasi cosa andando avanti insieme.

Dopo una lunga attesa entrammo in una stanza abbastanza vuota se non per dei poster alle pareti sull'anatomia umana e per il dottore seduto su una scrivania davanti a noi con le mani intrecciate sul tavolo.

"Prego signor Ackerman."
Lo guardai dritto negli occhi quando mi sedetti sulla sedia indicata dall'uomo.

Era un signore sull'ottantina.
Mi guardava fisso negli occhi senza esternare nessuna emozione.
Non sapevo come prenderla, se fosse un esito positivo o meno.

Farlan si sedette affianco a me, ogni tanto mi lanciò uno sguardo preoccupato che non calcolai per la troppa tensione.
Le sue gambe iniziarono a tremare convulsamente in un gesto di estremo turbamento.

"Signor Ackerman, lei ha ricevuto vari danni, sopratutto all'addome."
Mi mostrò una lastra del mio busto ridotto in poltiglia.

"Sopratutto gravi danni ai tessuti interni. Provocando così la limitazione di alcune azioni. Lei gioca a basket giusto?"
Mi chiese poi, sistemandosi gli occhiali sul naso.

"Sì."
Deglutii.

"Può continuare a giocare?!"
Farlan interruppe in modo brusco e fin troppo maleducato nonostante quelle, fossero le stesse parole che stavo trattenendo dal dire io da quando entrammo.

Il dottore posò lo sguardo sul mio.

Eren's pov.

Quel giorno non incontrai il corvino.
Ne avevamo già parlato, preferì non vederci prima dei risultati.

Magari aveva bisogno di un po' di tempo per riflettere, per stare solo e pensare alle conseguenze.

Non lo biasimavo, come avrei potuto d'altronde, la sua unica gioia stava andando in frantumi.
Per tutto il giorno restai in sovrappensiero.
Ero preoccupato.
Ripensai alle sue parole.
Vorrei fossi tu a prendere il mio posto.

Solo l'idea di sostituirlo mi fece storcere il naso.
Non ero in grado di dirigere una squadra, le mie scelte erano per la maggior parte sbagliate.

Lui invece... lui a prendere decisioni era il migliore, riusciva a mantenere i nervi saldi e oltretutto aveva un'ottima resistenza, sapeva farsi rispettare a tal punto da non poter nominare il suo nome se non si fosse stati della squadra.

Andai agli allenamenti, c'era solo Gunther.

"Il capitano non è arrivato?"
Chiesi dirigendomi verso di lui.

"No, lo cercavi?"
Mi chiese con il pallone sottobraccio.

"S-sì... ma nulla di importante."
Dissi vago iniziando a grattarmi il braccio a disagio.

Mi sorrise dolcemente.
"Siete in buona sintonia, giusto?"
Chiese.

"Sì abbastanza... forse perché sono il più piccolo...-"
Dissi poco convinto.

"No... lui non si affeziona per questi fattori."
Disse poi, scompigliandomi i capelli.

Arrossii.
Nel frattempo arrivarono tutti, gli unici a non esserci ancora, erano Farlan e Levi.

Cercai di mantenere la calma e apparentemente ci riuscii.
Sapevo che avrebbero potuto portare sia buone che cattive notizie, lo sapevo perfettamente, ma più aspettavo e più iniziavo ad avere paura.

Sentimmo il rumore della porta aprirsi.
Voltai immediatamente lo sguardo verso di essa.
Sapevo che una notizia negativa avrebbe compromesso la vita del corvino.

Ero preparato a tutto.
Avrei accettato qualsiasi risposta.
Sarei rimasto vicino al ragazzo fino all'ultimo, d'altronde gli avevo chiesto il suo cognome, non mi sarei potuto tirare indietro neanche volendo.

Avevano espressioni incomprensibili.
Si avvicinarono.
Ero consapevole del fatto che gli altri non ne fossero stati a conoscenza, ma continuai comunque a guardare estasiato e rapito da quel momento di ansia e suspense.
Guardai il corvino che ricambiò il mio sguardo, anche se solo per un attimo distogliendolo subito dopo.

Lo vidi appoggiare la giacca alla ringhiera della tribuna.

"Allora. Giochiamo?"

Quelle parole mi fecero sentire talmente sollevato che mi scappò un sorriso accompagnato da un gran sospiro, era come se avessi ripreso a respirare.
Iniziammo a giocare e ad allenarci subito dopo.

Continuai a sorridere, mi ero tolto un enorme peso dalla coscienza.
Gli altri se ne andarono finito l'orario previsto, mentre Levi stava ancora sistemando delle carte.

Appena vidi Gunther uscire, mi precipitai dal corvino.
Mi attaccai a lui da dietro stringendolo a me.

"Mi hai fatto prendere un colpo..."
Gli sussurrai.
Si staccò prendendomi in braccio sorreggendomi per le cosce.

Gli avvolsi le mani attorno al viso.
"Non dirlo a me..."
Continuò lui dopo un gran sospiro.

Gli sorrisi.
"Quindi giochi, no?"
Chiesi.

"Sì."
Sembrò davvero felice e lo stesso io.

Scontrai il mio naso con il suo, mi afferrò il labbro inferiore con i denti.
Gli sorrisi sulle labbra.

"Ci toccherà festeggiare..."
Lo guardai malizioso.

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