𝐱𝐱𝐢𝐢.
( grace's pov )
All'inizio non riesco a vedere niente. Tutto ciò che ho davanti è solo un completo e perfetto buio. Cerco di mettere a fuoco l'ambiente intorno a me, ma non c'è neanche un filo di luce a cui affidarsi. Poi ricomincio a sentire il suono dell'orologio.
Comincia a diventare sempre più forte, sempre più insistente, fin quando sembra entrarmi nella testa. Inizio a correre, senza sapere neanche io dove stia andando. Continuo a correre sempre più veloce, nel nulla più totale, fin quando davanti a me intravedo la sagoma sbiadita di qualcuno.
Mi fermo all'improvviso, col fiato corto. La bambina davanti a me ha gli occhi azzurri fissi nei miei. È completamente immobile, se ne sta in mezzo al nulla come uno spettro. Rimango anche io in silenzio, fin quando il suo viso inizia ad essermi familiare.
-Christine?- mormoro, sforzandomi con tutte le mie forze di non scoppiare a piangere. Lei continua a fissarmi, senza neanche sbattere gli occhi.
-Christine...- ripeto, facendo un passo in avanti -dove siamo, Christine?-
La sua figura sembra svanire ogni secondo di più, cosa che mi porta ad accelerare il passo e portarmi più vicino a lei.
-Ti prego, ti scongiuro, rispondimi- dico, la voce ridotta a un sussurro. Quando ormai sono a un palmo di distanza dal suo volto, noto che neanche mi sta guardando. Fissa invece un punto oltre la mia schiena. Ma io non riesco a girarmi. Non ora che la ho di nuovo davanti a me.
Nella confusione del momento, riesco comunque a notare che, addosso, ha esattamente gli stessi vestiti del suo ultimo giorno. Una maglietta con sopra il poster de L'Impero colpisce ancora, dei semplici jeans leggermente sbiaditi e le sue Converse nere. Ha i capelli biondi legati in due code che le scendono sulle spalle, tenute strette da due fiocchi rossi.
-Sta arrivando- mormora appena, cogliendomi di sorpresa. Se non l'avessi vista muovere le labbra, non avrei mai creduto che potesse parlare.
-Sta arrivando- ripete, e i suoi occhi per un solo momento incrociano i miei. Poi svanisce nell'aria.
Ho appena il tempo di voltarmi, che mi ritrovo davanti a delle sbarre di legno. Perdo l'equilibrio e cado all'indietro, sbattendo la schiena al muro.
-Grace-
Il suono di una voce mai sentita prima, profonda e terrificante. Mi si gela il sangue nelle vene, mentre Vecna appare davanti a me.
Freno di nuovo l'impulso di urlare, spingendomi contro il muro il più possibile. Il mostro continua a guardarmi dritto negli occhi, muovendo quasi impercettibilmente le lunghe dita di una mano.
-Grace, perché continui a scappare?- continua, aprendo appena le labbra. I suoi piedi sono quasi attaccati ai miei.
-Dovresti sapere che non si può scappare per sempre-
-Perché mi hai mostrato Christine?- replico, senza ascoltarlo. Vecna inclina leggermente la testa.
-Ti ho semplicemente mostrato cosa potresti riottenere restando qui con me- spiega, dopo pochi attimi di riflessione.
-Restando qui?- continuo, ridendo sprezzante. -Non so neanche dove siamo-
-Siamo nel Sottosopra, Grace. Non ci sei già entrata, una volta? Credevo avessi imparato a riconoscerlo-
-No, non è vero. Ho visto Christine, e Christine è morta-
-E questo te lo ha mai confermato qualcuno?-
Sto già per replicare, ma le parole mi rimangono ferme in gola. Vecna piega di nuovo il volto.
-Hai visto il suo corpo, Grace? Le avete organizzato un funerale? Vi siete accertati che il suo fosse un punto di non ritorno?-
-Non le abbiamo fatto un funerale perché non c'era nessun corpo da seppellire- rispondo, gli occhi fissi sul pavimento. Sento di star per crollare.
-Perché il suo corpo è sempre stato qui. Lei è sempre stata qui, in attesa che qualcuno venisse a riprenderla-
***
( eddie's pov )
-No, non l'ha portato- dice Steve, quando ha finito di cercare per la terza volta nello zaino di Grace il suo walkman.
-Cazzo- sbotto, lanciando uno sguardo al suo corpo ancora immobile. La paura di vederla volare in aria all'improvviso sta diventando qualcosa di insopportabile.
-Anche Chrissy era rimasta immobile così tanto?- chiede Dustin, che è seduto a gambe incrociate davanti a Grace.
Io scuoto la testa, per poi ritornare davanti alla ragazza per poggiarle una mano sulla guancia. Il suo corpo non reagisce minimamente al contatto.
-Vecna vuole qualcosa di diverso da lei- dico dopo un pò -l'avrebbe già uccisa, se avesse voluto solo questo-
Le scosto delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per potermici avvicinare.
-Ehi, principessa- sussurro, in modo che solo lei possa sentirmi -sai, questo sarebbe davvero un bel momento per svegliarsi-
Niente. Non riesco neanche a vedere l'azzurro dei suoi occhi.
-Sei più forte di lui, Grace. Lo sappiamo tutti e due. Puoi farcela, puoi ritornare da noi. Puoi ritornare da me. Ti prego, Grace. Tu devi ritornare-
Una singola lacrima mi attraversa il viso, e all'istante la caccio via con la mano libera.
-Ho bisogno di te- sussurro ancora più piano, socchiudendo gli occhi.
-Ho bisogno di te con tutto me stesso. Uno dei motivi è perché hai ancora il mio disco di Metallica, e non ho proprio idea di dove tu lo abbia messo- continuo, con un sorriso amaro. Aspetto di vederla sorridere in risposta, ma non succede. Le scosto la mano dal viso, allungandola verso la sua e tenendogliela stretta.
Mi siedo accanto a Dustin, che mi da una pacca sulla spalla.
-Avrei dovuto imparare Killer Queen- commenta il ragazzo, gli occhi fissi sull'erba ai suoi piedi. -Forse avrei potuto salvarla-
È allora che mi viene l'illuminazione. In questo momento, mentre un attimo prima non sembrava esistere altra soluzione.
-Henderson, non raccontare di questa cosa a nessuno- lo avverto, per poi girarmi anche verso gli altri -e vale anche per voi-
-Cos'hai intenzione di fare, Munson?- mi chiede Steve, un pò dubbioso. Io gli sorrido, per poi schiarirmi la voce.
***
( grace's pov )
-She keeps her Moët et Chandon
in her pretty cabinet
"Let them eat cake", she says
just like Marie Antoinette-
Vecna smette di parlare non appena sente una voce lieve e quasi indistinguibile invadere la stanza. Io tendo le orecchie, rimanendo a bocca aperta quando la riconosco.
-A built-in remedy
for Khrushchev and Kennedy
at any time an invitation
you can't decline-
In una situazione diversa, mi sarebbe venuto da ridere all'idea di Eddie che canta in questo modo. Ma in questa, di situazione, mi viene quasi da piangere.
-Caviar and cigarettes
well versed in etiquette
extraordinarily nice-
-She's a Killer Queen- canticchio insieme a lui, mentre le mie labbra si piegano in un piccolo sorriso.
-Gunpowder, gelatine
dynamite with a laser beam
guaranteed to blow your mind-
-Anytime- continua Eddie, mentre io non so come riesco a rialzarmi in piedi. Vecna si allontana di qualche passo, con un espressione evidentemente infastidita in viso. Alle mie spalle, i pali di legno sono scomparsi e, in fondo, riesco ad intravedere un portale rosso. Tutto il luogo si è tramutato da completamente buio a una landa desolata rosso sangue disseminata da alberi morti e rocce sparse qua e là.
Oltre il portale vedo Eddie, seduto davanti al mio corpo immobile. Accanto a lui c'è Dustin, e intorno a loro anche tutti gli altri. Sento una stretta al cuore, e la prima cosa che mi viene in mente è iniziare a correre.
Eddie continua a cantare, non proprio con la stessa tonalità della canzone originale, ma nonostante tutto credo di non aver mai sentito qualcuno cantare così. È talmente concentrato che non gli importa neanche di Robin, accanto a lui, che ha la bocca spalancata e sta parlottando con Steve.
-Recommended at the price
insatiable and appetite
wanna try?-
Continuo a correre, scostandomi il più velocemente possibile per evitare il fumo e i detriti che continuano a piovermi addosso. Mi volto indietro solamente poche volte, per assicurarmi che Vecna sia il più lontano possibile da me. Ma il mostro neanche si muove.
-To avoid complications
she never kept the same address
in conversation
she spoke just like a baroness-
La canzone continua, le parole mi riempiono la mente e il portale si fa sempre più vicino. Iniziano a farmi male le gambe, ma non mi importa. Continuo imperterrita a correre, senza mai fermarmi. Neanche quando, alla mia destra, intravedo di nuovo l'ombra di Christine.
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