28. Perdono
Levi's pov. 8 febbraio
Dal proprio ufficio, il corvino sentì bussare prepotentemente alla porta ed una voce acuta chiamarlo a gran voce.
-Levi Ackerman Smith! Se non apri subito 'sta porta continuerò ad urlare come una pazza e ad importunare te e tutto il vicinato!-
Levi sbuffò frustrato, prima di dare il permesso a Pixis di farla entrare, il quale aveva atteso davanti alla porta del suo ufficio un suo segno.
Sentì poi i passi pesanti della sorellastra avvicinarsi e vide la porta dinnanzi a lui spalancarsi, con una Isabel furente sull'uscio.
-Una persona normale a quest'ora ti odierebbe e non vorrebbe più vederti! In particolare, dopo che mi avevi promesso che non saresti più andato a giocare d'azzardo, dopo quella prima volta qualche anno fa!- Urlò furibonda, sbattendosi la porta alle spalle.
-Sono adulto e vaccinato. La vita è mia e la vivo come decido io.- Rispose, non distogliendo gli occhi dal monitor.
-Qui ora si tratta di una promessa che non hai mantenuto, non di come tu debba vivere la tua vita.-
La rossa si avvicinò alla scrivania, dove Levi continuava a lavorare senza degnare la sorella di uno sguardo. -Mi dispiace, allora. Se è per il vizio, sta tranquilla che non mi creerà alcun tipo di dipendenza.-
Isabel sospirò e si lasciò andare su una delle due sedie davanti alla scrivania in vetro.
-In questo periodo mi stai preoccupando parecchio. Non esci quasi più di casa e non vuoi nemmeno vederci più... Inoltre- Si interruppe, prendendo qualcosa tra le mani dalla scrivania. -Non dovresti farti le canne.-
-Quella è stata l'unica.- Rispose solo, iniziando a scrivere qualcosa sulla tastiera.
-È ancora per [T/n], vero?- Domandò ancora, aspettando una risposta dal fratello, che però non arrivò. -Non è possibile che una ragazza conosciuta da così poco tempo ti faccia sentire così. C'è qualcos'altro sotto, dico bene?-
Dopo quelle parole, d'improvviso Levi smise di premere tasti e finalmente alzò lo sguardo, puntandolo sugli occhi verdi della sorellina. Si tolse poi gli occhiali da lettura e si appoggiò comodamente sullo schienale dea poltroncina girevole. -E secondo te cosa nasconderei?-
Isabel ci pensò su per qualche secondo, prima di rispondere convinta. -Se ti comporti così, è evidente che quella ragazza significava molto per te. Quindi probabilmente non l'hai conosciuta solo nemmeno tre mesi fa. La conosci da più tempo...-
Il corvino distolse di nuovo lo sguardo, facendolo vagare per tutto l'ufficio.
È così evidente? Si chiese, prima di decidersi a parlare.
-Ti ricordi che [T/n] è stata adottata, vero?-
La giovane, prima di rispondere, rimase a fissarlo a lungo. -Sì, perché?-
-Prima di venir adottata dalla famiglia Arlert, ha vissuto per più di due anni con me nello stesso orfanotrofio.-
[T/n]'pov. 10 febbraio
-Someone to love, somebody new. Someone to love, someone like you-* Continuavo a canticchiare sottovoce, mentre Petra guardava tra gli scaffali del market, indecisa su cosa prendere.
-Sta sera pollo o manzo... Tu che dici?- Si girò per un attimo verso di me.
-Love, love me do. You know I love you. I'll always be true.-
-Vada per il manzo.- Sbuffò lei, buttando nel piccolo carrello il contenitore in plastica. -Sappi che quando saremo a Wellington**, la spesa la faremo a turno.- Mi avvisò, prima di dirigersi alla cassa.
-So please, love me do.- Non smisi di cantare, decidendomi poi a seguire Petra.
Uscimmo dal market, la donna diede a me la busta della spesa e si sistemò la giacca. -Siccome non mi hai aiutata con la spesa, almeno tieni tu la borsa.-
Non mi lamentai e tornammo a casa. In questi giorni passati con lei, avevo conosciuto più lati del suo carattere. Era molto autorevole quando voleva, difficilmente perdeva la pazienza, ma quando succedeva era meglio starle distanti...
Una donna molto puntuale, ci teneva che le cose fossero fatte bene e in ordine e non si lasciava scappare nemmeno un dettaglio. Insomma, una perfezionista.
Dopo una decina di minuti, arrivammo al suo palazzo e vedemmo due persone davanti al portone.
-Chi saranno ora?- Si chiese Petra chiudendo gli occhi in due fessure. -Temo che dovrò fare una visita dall'oculista di questo passo...-
-Forse qualcuno che è rimasto chiuso fuori.- Ipotizzai, bloccandomi però poco dopo.
Notai infatti che erano un ragazzo ed una ragazza. Il primo aveva una folta chioma bruna. Eren. Mentre la ragazza un caschetto corvino.
-Mikasa...- Dissi con un fil di voce, non appena fummo abbastanza vicine per farci notare dai due "ospiti".
Sembrava stessero borbottando tra loro prima che arrivassimo, si bloccarono di colpo nel vederci. Eren sembrava quasi sollevato, probabilmente al pensiero che non fossi ancora partita. Mentre Mikasa pareva sorpresa e allo stesso tempo turbata e intimorita.
Distolsi subito gli occhi dai suoi, neri come la pece, quando ci fermammo proprio davanti a loro e rivolsi tutte le mie attenzioni ad Eren. Ma prima che potessi dire qualsiasi cosa, prese la parola lui.
-L'ho portata qui perché, dopo averla avvisata che non eri scappata lontano chissà dove, ha detto di volerti parlare.-
Non dissi nulla, non sapendo da dove cominciare. Fortuna che c'era Petra, come sempre.
-Ragazzi, qua fuori fa freddo, che ne dite di entrare? Così magari vi preparo qualcosa da bere!-
-È una buona idea.- Rispose Eren, notando un'aria tesa tra me e Mikasa.
Petra così ci fece salire le scale, per evitare l'imbarazzo ed il silenzio che si sarebbe creato in ascensore.
-Tra l'altro, Eren, giusto?- Disse appena arrivammo davanti alla porta del suo monolocale. -Come hai fatto ad entrare nel palazzo senza prima suonare, l'ultima volta?-
-Ah, veramente era socchiuso il portone. L'ho notato mentre cercavo il campanello.-
-È stato di sicuro Adrien. Quel coglione si dimentica sempre di chiudere quel portone.- Sospirò.
Appena entrammo notai gli occhi di Mikasa squadrare tutto l'appartamento, prima di fissarli su un paio di valige a bordo letto.
Io feci finta di nulla e andai a sedermi sul materasso, mentre Eren andò a tavola seguito dalla corvina.
-Cosa volete da bere? Tè, caffè, camomilla, cioccolata calda...- Iniziò ad elencare alcune bevande che aveva in casa. -Io un caffè grazie.- Disse in tono apatico Mikasa.
-Hai della birra?-
-Certo.- Sorrise Petra, aprendo uno scaffale da cui tirò fuori una piccola bottiglia di vetro verde.
-Eren, lo sai che se bevi alcolici diventi subito allegro.-
-Non fare come la mamma!- Gridò subito lui. -Mi so regolare!-
-Come a Capodanno a casa di Bertholdt due anni fa?- Gli fece notare Mikasa, facendo ricordare a tutti e tre di come aveva iniziato con un semplice shot al salire sul tavolo per urlare. "Ucciderò tutti i giganti diventando alto come loro!"
-Senti chi parla! Tu che ti sei addormentata sulla tazza del water dopo aver vomitato l'anima, eh?-
Non mi trattenni più e scoppiai in una fragorosa risata, accompagnata poco dopo inaspettatamente da Mikasa.
Eren ci guardò bieco, prima di afferrare la bottiglia di birra. -Non rimestate su cose accadute ben due anni fa!-
-Da quando sai cosa significa "rimestare", tu?- Soffocai un'altra risata, facendo così arrabbiare ancora di più Eren.
-Gliel'ho detto io qualche tempo fa.- Rise ancora Mikasa ed Eren questa volta decise di ignorarci bellamente ed iniziare a scolarsi la sua birra.
Era da molto che non vedevo Mikasa ridere così...
Calò di nuovo il silenzio e Petra porse la tazza di caffè alla corvina, che ringraziò con lo sguardo.
-Mi dispiace.- Ruppe improvvisamente quel silenzio. -Non mi sarei mai dovuta comportare così, come una stronza senza cuore. Ti avevo promesso che ti sarei sempre stata accanto e che non ti avrei mai tradita. Ma quando ho scoperto che... Insomma, quello... Non ho saputo come altro comportarmi. Ero io quella che inizialmente si era sentita tradita, perché non me ne avevi mai fatto parola. Mi avevi mentito... Ci hai mentito.- Si corresse, prima di continuare. -E sapere che vendevi il tuo corpo per denaro, mi disgustava.- Disse con una nota di ribrezzo sulla fine, cosa che mi ferì.
-Ma ripensandoci... Ti ammiro, [T/n]. Perché non tutte l'avrebbero fatto. E siccome c'era di mezzo la tua famiglia e la vita di tuo padre ho pensato che, al tuo posto e con questa sola ed ultima possibilità... Anche io l'avrei fatto.-
-Cosa?!- Urlò il bruno, sconvolto.
-Perché per me non c'è cosa più importante della mia famiglia, di te e di Armin. Farei di tutto per proteggervi. -Ignorò il fratello, continuando a parlare. -Ho voluto vedere solo quello che vedevano tutti. Cioè una ragazza appena maggiorenne che... Faceva la puttana...- Esitò a pronunciare quell'ultima parola. -Ma ora capisco che c'è di più sotto. C'è la mia migliore amica che, pur di essere utile alla propria famiglia e poter aiutare le persone che ama con tutta se stessa, si è sacrificata. E anche se alla fine non ha concluso granché, ha tentato. Ed è per questo che ti ammiro e ti rispetto. Mi dispiace di aver reagito così e di non esserti stata accanto, in questo ultimo periodo, in cui più che mai avevi bisogno di affetto.- Tenne lo sguardo basso per tutto il discorso, cosa che mi fece notare solo dopo che stava piangendo.
Immediatamente andai da lei, anch'io a momenti con le lacrime agli occhi e la strinsi forte a me.
-È normale che tu abbia reagito così. Anch'io al tuo posto non avrei retto al colpo... E dispiace anche a me di aver agito così d'impulso, pur di aiutare mamma, papà ed Armin. Ma come hai detto tu, avrei fatto qualsiasi cosa per le persone che amo. Loro mi hanno donato una nuova vita e sono diventati la mia vera famiglia, come te ed Eren. E se mai dovesse succedervi qualcosa, sarei pronta a rifarlo se necessario.- Dissi convinta, lasciando Eren senza parole.
Se potessi tornare indietro, cambierei qualcosa?
Probabilmente sì. Ma non cambierei idea sul dover fare di tutto per la mia famiglia. Ora capivo. Non importava cosa sarebbe successo, le opinioni altrui e tutto il resto. Avrei continuato a fare tutto ciò che mi era possibile per chi amavo.
Agendo così li avevo fatti soffrire, ma ciò non cambiava che l'avevo fatto pensando solo ed unicamente al loro bene, mettendo da parte il mio orgoglio e la mia dignità. Perché se loro sarebbero stati bene, io sarei stata felice.
Io e Mikasa ci staccammo dopo quel lungo abbraccio e ci girammo verso Eren, che si stava scolando tutta la bottiglia. Appena ci notò fissarlo, la posò e ci fissò a sua volta. -Che c'è? Sto brindando per la riconciliazione.-
-Tieniti il brindisi per dopo, ubriacone.- Mikasa afferrò la bottiglia e la diede a Petra, per poi rivolgersi a me. -Abbiamo parlato di te ieri sera con Claire ed Armin. Ci stanno aspettando al bar.-
-Ti stanno aspettando.- La corresse Eren, girandosi però dopo verso Petra. -E vogliono incontrare anche... Lei.-
-Io? P-perché?- Petra si puntò un dito al petto, strabuzzando gli occhi.
-Ieri sera ho accennato anche a te, quindi vorrebbe conoscerti.- Spiegò lui e distolse poco dopo gli occhi dalla donna.
Per un attimo, mi parve che Mikasa lo avesse fulminato con lo sguardo, prima di alzarsi dalla tavola. -Andiamo allora?-
La guardai interdetta per qualche secondo e feci saettare il mio sguardo da Eren a Petra, quest'ultima che mi guardava comprensiva.
-Okay...- Risposi poco convinta e alzai il capo per guardare Mikasa. -Voglio vederli.-
Lei fece un sorriso e mi abbracciò per un paio di secondi. -Sta tranquilla, andrà tutto bene.-
Aspettammo che Petra prendesse la borsa e uscimmo dal monolocale.
-E smettila di guardarle nella scollatura!- Mikasa tirò uno scappellotto in testa ad Eren, che per la seconda volta aveva buttato un occhio nella scollatura di Petra, e lo fece gemere dal dolore, mentre io scoppiai a ridere.
Ero felice di essermi riconciliata con Mikasa. E a momenti avrei rivisto mia madre ed Armin... Chissà se mi avrebbero mai perdonata loro...
*Spazio Me*
*Love me do dei Beatles.
**Wellington è la capitale della Nuova Zelanda.
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