18. Fomento [+14]
Levi's pov.
-Levi.-
Il corvino si girò al sentire il proprio nome, vedendo la [c/c] ai piedi del suo letto.
La osservò dall'uscio della porta, scrutandola da capo a piedi. Il suo corpo era totalmente spoglio davanti ai suoi occhi.
La ragazza si sedette sul letto, guardando impaziente Levi. Nei suoi occhi riusciva a percepire bramosia e desiderio irrefrenabile. Lo desiderava. La desiderava.
L'uomo le si avvicinò lentamente, fermandosi ai suoi pedi. Lei, sempre seduta, avvicinò le mani ai jeans, iniziando così a slacciargli quella fastidiosa cintura marrone, sempre con più foga. Si mise appoggiata sulle ginocchia dopo avergli tirato giù i jeans e cominciò a baciargli e a mordergli dolcemente il collo. Ad ogni bacio, si fermava per sussurrare il suo nome.
Levi ad un certo punto sentì il suo membro irrigidirsi e le mani della ragazza scendere fino all'elastico dei suoi boxer, giocandoci. I battiti cardiaci di lui aumentarono. Non si era mai sentito così eccitato e bramoso in vita sua.
Non resistette poi più. Appena sentì una mano della [c/c] afferrargli la nuca, la trascinò sul letto, sotto di lui.
Era un'immagine che non si sarebbe mai dimenticato. Lei, sdraiata sotto di lui, i capelli sparsi sulle lenzuola e il suo viso con le goti leggermente arrossate. E i suoi occhi. I suoi occhi [c/o] che lo volevano.
[T/n] in un attimo tirò giù completamente i boxer al corvino, che le allargò le gambe per avvicinare il bacino alla sua entrata, non aspettando altro tempo. Entrò nella ragazza, facendo scappare ad entrambi un sospiro di piacere.
Vedeva le labbra della [c/c] muoversi per pronunciare il suo nome, ma stranamente non ne usciva nessun suono. Sentiva solo i suoi gemiti ad ogni spinta sempre più potente.
Era ormai all'apice, si sentiva bruciare e [T/n] continuava a stringergli la camicia tra i gemiti e le urla.
Diede due ultime spinte ben assestate e
spalancò gli occhi. Era completamente madido di sudore.
Era nella sua camera.
Era nel suo letto.
Ma non era con [T/n].
Si guardò velocemente intorno muovendo gli occhi da una parte all'altra, rendendosi conto solo in un secondo momento che stava dormendo. Che era un sogno. Un fottuto ed eccitante sogno erotico sulla cara ragazza che amava portarsi a letto da solo più di un mese.
E nel momento in cui Levi sospirò, ancora intontito dalle emozioni che era riuscito a provare dormendo, si girò per mettersi a pancia in su, notando una strana punta emergersi sotto le coperte, proprio tra le sue gambe.
Merda... Sospirò, portandosi una mano agli occhi. Bel modo per iniziare l'anno nuovo.
Subito dopo sentì qualcuno bussare alla porta. -Signore, la colazione è pronta.-
-Tra un attimo arrivo.- Rispose a Pixis, sedendosi e tirando fuori dall'ultimo cassetto del comodino del lubrificante, con il quale si bagno la mano.
Appena sentì i passi del maggiordomo allontanarsi, Levi si strofinò gli occhi e si levò le coperte di dosso, tirandosi giù i boxer. Avvicinò la mando destra e iniziò a muoverla ritmicamente per tutta la sua lunghezza, velocizzando sempre di più il movimento.
[T/n]...
Quella ragazza lo eccitava. Lo eccitava da morire, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Era normale trovare una persona che, al solo sguardo, potesse piacerci e in un modo o nell'altro eccitarci fisicamente. Quella sensazione tanto ricercata, dove il cuore non ti dà più ascolto e il respiro diventa incontrollabile. La gola si fa secca e le pupille si dilatano. Un calore profondo sale lungo la spina dorsale e arriva al cervello, mandandolo in tilt, e dopo scende ancora e si espande per tutto il corpo, soffermandosi nel basso ventre; lì senti fremere il tuo sesso e una scarica elettrica ti spinge ad agire, a fare qualsiasi cosa per soddisfare o soffocare quei tuoi istinti primordiali.
E Levi le provava tutte queste sensazioni. [T/n] lo eccitava nel più volgare dei modi e se da un lato se ne vergognava, dall'altro voleva approfittare di un qualsiasi momento per prenderla e farla sua. Lo eccitava selvaggiamente e colpevolmente.
Lo eccitava poi mentalmente, perché in sua compagnia sentiva una sintonia tale da renderlo pazzo di lei. Stare insieme a [T/n] significava non solo fare sesso, ma anche parlare e, a volte, godersi il silenzio. E in quegli attimi, quasi fosse solo, si sentiva soddisfatto. [T/n] era intelligente e conversare con lei, condividere opinioni e idee, diventava uno dei passatempi preferiti di Levi. Era un piacere starla ad ascoltare ed era un piacere che lei ascoltasse lui, per quanto parlasse poco.
Era questa la sua eccitazione mentale. E da quando aveva conosciuto quella ragazza non poteva più farne a meno.
[T/n]'s pov.
-Levi! Levi aspettami!- Urlai a squarciagola, rincorrendolo per l'enorme distesa di prato, piena di fiori di mille colori diversi.
Il corvino, nonostante i miei richiami, non si fermava, continuando invece a correre e a volte a fare qualche piccolo saltello per non pestare troppi fiori.
Io rallentai sempre di più stremata, fino a fermarmi e cadere sulle ginocchia, trascinando sull'erba il vestito [c/p] che mi aveva comprato la mamma.
"Che strano..." Pensai, guardandomi le mani minute poco prima di vedere un ombra coprirmi il Sole che si ergeva all'orizzonte, proprio nella direzione in cui stavamo correndo.
Vidi una mano avvicinarsi a me, seguito da un profondo -Ti sei fatta male?-
Alzai lentamente il viso, ma non vidi più nulla.
Aprii gli occhi, alzandomi per appoggiarmi allo schienale del letto attaccato al muro. Mi stropicciai poi gli occhi e feci un lungo sbadiglio, stiracchiandomi per bene e facendo scricchiolare qualche osso delle braccia e della schiena.
Guardai intorno a me la stanza, illuminata dai raggi solari che entravano dalla finestra e che mi stavano quasi accecando.
Il mio sguardo cadde infine sull'orologio appeso al muro, che segnava le 10:15 di mattina.
Eravamo rimasti tutta la notte di Capodanno a casa degli Jaeger, tornando a casa nostra verso le 5 passate.
Mi addormentai come un sasso appena mi sdraiai sul letto, ma non prima di aver bagnato il cuscino di calde lacrime al pensiero delle parole di mio padre e a quello che si erano detti lui e la mamma.
Appoggiai la testa contro la parete e mi ritornò alla mente lo strano sogno che avevo fatto.
Perché dovrei rincorrere Levi in mezzo ad un campo di fiori? Riflettei, quando iniziò a squillare il cellulare sul comodino affianco al letto.
Lo afferrai, sperando con tutto il cuore che non fosse lui.
Sospirai di sollievo e risposi. -Hey.-
-Hey.- Rispose di rimando. -Come hai passato il Capodanno?-
-Bene... Tu?- Non accennai a mio padre.
Lo sentii indugiare. -Come al solito. Tra i miei colleghi di merda.-
Feci un piccolo sorriso, sinceramente divertita. -Avevo l'impressione che preferissi passare la sera in tutt'altro modo, infatti.-
-L'avrei fatto volentieri, se tu ci fossi stata.-
Il mio cuore perse un battito, ma cercai di non farci caso. -E mi rifiutavo di passare il Capodanno tra la mia famiglia e i miei amici, dicendo loro di "dover fare un favore al mio capo"?-
Levi tacque per qualche secondo. -Sì.-
Sbuffai guardando il soffitto. -Non ti capirò mai, Levi Ackerman.-
-Nemmeno io, [T/n] Arlert.-
Sobbalzai sul posto. -Sbaglio o non ti avevo detto il mio cognome!-
-Quando sono venuto a casa tua l'ho letto sulla cassetta della posta. Credevi che non ne avrei approfittato?- Domandò retoricamente.
Mi spostai un ciocca di cappelli dietro l'orecchio. -Be', non ci avevo pensato... Ora siamo pari comunque. Un punto per te, mio caro omino bianco.- Ghignai.
Lo sentii grugnire infastidito.
Perché quando parlo con lui torno di buon umore? Com'è possibile?
-A proposito.- Disse, interrompendo la nostra chiacchierata. -Avevi trovati una scusa con i tuoi per i soldi che vi avrei dato per l'operazione?-
Il sorriso morì sulle mie labbra e mi colpì una forte stretta al petto.
-Veramente... Non ce n'è più bisogno! Dei vecchi amici di famiglia si sono offerti di pagarci le spese per l'operazione e le cure!-
-Non avevi detto che tuo padre non li aveva accettati?-
-Sì, ma... Siamo riusciti a fargli cambiare idea, quindi ora è tutto apposto!-
Non gli volevo dire che per mio padre era troppo tardi. Non volevo fargi pena o rischiare di vederlo più del dovuto. E poi, non volevo rovinare la chiacchierata che si era venuta a creare.
-Meglio così.- Rispose soltanto.
Continuammo poi a parlare per un po', finché Levi non mi fece una domanda. -Quand'è che ci sarai di nuovo?-
Rimasi ammutolita per alcuni secondi e mi ricordai di Christopher. E dell'ultimo messaggio che mi aveva inviato stanotte.
"Vero che domani notte vieni a casa mia, Cherry?"
Mi morsi il labbro inferiore così forte da farlo sanguinare. -Stavo pensando... Di prendermi una pausa, in verità.-
-...Perché?-
-Ora che mio padre avrà le cure mediche, non c'è più molta necessità che lavori. Ho meno bisogno di soldi. E poi...- Mi presi un attimo per leccare la sostanza cremisi che rischiava di colare sul mento. -Lo sai che mi fa schifo questo lavoro...-
Di nuovo, la risposta di Levi tardò ad arrivare. -Okay.-
Non era arrabbiato. Né triste. Sembrava tranquillo. Più del solito.
-Ora devo andare, ci risentiamo.- Aggiunse con tono apatico, prima di chiudere la chiamata senza lasciarmi tempo di rispondere.
Posai il cellulare sulle lenzuola e chiusi gli occhi, concentrandomi sul sapore metallico sul palato.
3 gennaio
Sentii suonare al campanello e corsi a aprire la porta. Era Christopher.
-Che ci fai qui?!-
-Avevo voglia di vederti. E dato che non hai ancora rinnovato l'abbonamento per i mezzi pubblici e sei a corto di soldi, sono venuto fin qui.- Scrollò le spalle a causa dell'aria fredda. -Ti ho fatto un favore.-
-E ti sembra il caso di venire davanti casa mia?!- Lo trascinai dentro casa adirata, guardando fuori per accertarmi che nessuno ci avesse visti e chiusi la porta.
-Tanto Armin è al lavoro e i tuoi sono alla solita visita medica, come mi avevi detto.- Sorrise, togliendosi le scarpe e il cappotto.
-E se tornano ora?!- Mi avvicinai a lui, intenta a cacciarlo via.
-Un mio amico mi chiamerà appena li vedrà uscire dall'ospedale, non preoccuparti tesoro.- Mi afferrò il mento, ghignando. -E poi, sai che sono un amante del rischio. Rende tutto molto più eccitante, non trovi?-
-Non ti era già bastato ieri pomeriggio?-
-Tu non mi basti mai, piccola.-
Detto questo, mi trascinò verso il divano e mi ci buttò sopra. Si tolse poi la maglia e rimase a torno nudo. -Ora fammi un po' divertire, Cherry.-
In quel momento, iniziò a suonare il mio cellulare, ma prima che potessi prenderlo me lo sottrasse Christopher.
-Oh, guarda un po'- Mi fece vedere il display. -Non sono io quello che ce l'ha più grosso?- Fece il finto dispiaciuto, lanciandomi il cellulare che afferrai al volo.
-Dovresti sapere che vale la regola della L...- Alzai le sopracciglia, fingendomi sorpresa. Cosa che lo fece incupire.
-Peccato che qua le regole le faccio io.- Si avvicinò paurosamente a me, bloccandomi le vie d'uscita con le braccia, appoggiando i palmi delle mani sullo schienale del divano. -Che vorresti fare, rispondere? Io ti consiglierei di non farlo.- Scosse il capo.
Abbassai un'ultima volta gli occhi sul display e schiacciai il tasto per chiudere la chiamata.
-Brava la mia ragazza.- Si complimentò accarezzandomi il viso, per poi iniziare a spogliarmi.
Levi's pov.
Il corvino parcheggiò l'auto poco. distante dalla casa di [T/n] e scese. E, anche se poteva sembrare strano e una cosa del tutto assurda, stava parlando da solo. Mentalmente, ma a sé stesso. Domande e risposte.
"Perché non hai risposto?" Le chiedo innanzitutto questo.
"Perché sono qui? Perché volevo vederti."
No, non posso rispondere così.
"Avevo voglia di scopare."
Almeno se la sarebbe bevuta...
"Sai, stavo pensando di offrirti un posto di lavoro. Così dovrai smettere di fare la prostituta. Dopo che avrai finito il liceo, ovviamente."
Così non si farà più sconosciuti.
"Che lavoro? Segretaria. La mia segretaria."
Ma non potrebbe continuare a venire a letto con me, a quel punto non ne avrebbe più motivo, no?
I suoi dialoghi a senso unico furono interrotti da alcuni rumori. Rumori ambigui e di strana provenienza.
Levi arrivò davanti casa di [T/n] e si sporse dalla finestra, non credendo a quel che stava vedendo.
-Christopher...- Gemeva lei, chiamando il nome del ragazzo mentre continuava a muovere il bacino su e giù dai fianchi del biondo. Quel biondo con quello schifoso ciuffo rosso.
I pugni di Levi si strinsero.
Perché? [T/n] aveva detto di odiarlo.
I suoi occhi diventarono due fessure.
Come? Gli aveva detto che le aveva fatto del male.
Strinse i denti.
Quando? Non era la prima volta che facevano sesso da quando lui si era fatto rivedere?
Levi allora tornò all'auto, sbattendo la portiera. Le sue mani ancora strette a pugno e il suo sguardo puntato sul volante. Lo strinse con una mano e con l'altra girò la chiave per accendere la macchina e partì.
30 minuti.
30 minuti passati a guidare.
Passati nel più totale silenzio.
Passati a ripensare a quella scena disgustosa.
Arrivò a casa e parcheggiò nello spiazzo accanto. Stette ancora dentro per qualche minuto, finché non si decise a scendere. Alzò gli occhi al cielo, guardando il Sole che lentamente calava e scompariva dietro le montagne. Ritornò a guardare la portiera e, stringendola ancora, la sbatté con violenza e andò verso l'entrata di casa. Appena fu davanti alla porta, tirò fuori dalla tasca le chiavi ed entrò. Velocemente poi si tolse la giacca e le scarpe. Perché è andata a finire così?
-Bentornato signore.- Pixis uscì dalla sua camera e andò verso il corvino.
Lui non rispose o degnò di uno sguardo e salì le scale.
-Tutto bene?-
-A meraviglia.- Rispose brusco appena arrivò al piano di sopra.
Camminò fino alla porta di camera sua e ci si chiuse dentro, girando la chiave nella serratura. Fece un grosso sospiro, pieno di frustrazione, e appoggiò la testa sulla porta. Chiuse gli occhi per qualche secondo, ispirando profondamente. Perché? Si domandava irritato.
-Christopher...-
Riaprì gli occhi di nuovo. Quella immagine non voleva levarsi dalla sua testa.
Iniziò a girare in tondo per la stanza, passandosi una mano tra i capelli.
Continuava a vederli. A vedere i loro corpi nudi appiccicati. La loro pelle che si toccava e strusciava l'un l'altra.
Si fermò davanti allo specchio e scrutò la sua immagine riflessa, con gli occhi in fiamme. Credeva di non essersi mai sentito così furente.
Strinse le mani sul bordo della cassettiera e, preso da un impeto d'ira, chiuse la mano destra e la avvicinò allo specchio veementemente, spaccandolo con un solo colpo.
Subito dopo ritrasse il braccio e si strinse la mano dolente che si stava impregnando di rosso vermiglio sulle nocche, grugnendo. Ma non era abbastanza per scaricare tutta la sua rabbia. Prese allora a buttare a terra tutto quello che si trovava davanti. Camice, jeans, pantaloncini, maglie, scatole, cuscini, libri e tanto altro. Ma non bastava ancora.
Sentiva [T/n] gemere ad ogni tocco di quel bastardo. La vedeva muoversi ritmicamente sul suo bacino.
Levi si fermò stremato, accasciandosi contro la porta ansimante. La camera era un disastro, ma in quel momento non gliene stava fregando nulla.
-Christopher...-
Si afferrò con forza i capelli, mentre dalla sua mano colava altro sangue.
Lo sapeva. L'aveva sempre saputo. [T/n] andava a letto con altri uomini oltre a lui. Ma nonostante questo, si sentiva in collera. Perché tra tutti proprio con quel pezzo di merda? La pagava?
Ad un certo punto smise di porsi domande e si convinse di una cosa: sarebbe stato bene. Si convinse che non aveva motivo di comportarsi in quel modo. Quella ragazza per lui era solo un oggetto sessuale con cui divertirsi e distrarsi. Niente più e niente meno. E, credendo questo, non avrebbe trovato pace migliore di quella.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro