𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐈𝐈𝐈. 𝐔𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐚𝐥𝐜𝐢𝐨
https://youtu.be/60Tk0GNuNGo
Non appena ebbero superato i cancelli della Scuola, Blake guardò prima Lysander e poi Diego. «Bene. Siamo usciti dall'ufficio di Perisyan tutti interi e questa è già una gran bella vittoria» disse per stemperare la tangibile tensione nell'aria.
Lysander non lo guardò, ostinandosi a tenere gli occhi bassi. Diego, invece, lo trapassò con un'occhiata tanto breve quanto efficace. «Non di certo grazie al sangue freddo di certuni» fu la sua lapidaria risposta. Non si era di certo dimenticato la discussione che il collega aveva avuto con il Direttore prima di recarsi nelle carceri e sembrava intenzionato, a modo proprio, a fargliela pagare per aver mandato a monte per un soffio i sacrifici di entrambi. «Quel che è fatto è fatto, comunque. Adesso si può soltanto andare avanti, a meno che a qualcuno non venga in mente un'altra gran bell'idea per farci ammazzare tutti e tre.» Stavolta i suoi occhi grigi da felino si piantarono spietati su Berrywhite. «A buon intenditor poche parole.»
Lysander deglutì a vuoto e represse suo malgrado un brivido per nulla dovuto al gelo che regnava sovrano su Versya di quei tempi. Diego lo terrorizzava, a esser sinceri, e il peggio era che l'uomo ne fosse pienamente consapevole. Lo sapeva e ne avrebbe approfittato, se necessario e se gli fosse aggradato. Non vedeva l'ora di rendergli la vita maledetta e questo era più che palese, glielo si leggeva in faccia, in quegli occhi d'acciaio che non lasciavano spazio a dubbi o incomprensioni.
Perisyan, solo una decina di minuti prima, gli aveva spiegato per filo e per segno quanto sarebbe accaduto da allora in avanti, ampliando un discorso che Blake gli aveva solamente accennato: sarebbe stato Syders, in primo luogo, ad occuparsi di indottrinarlo per farlo diventare un Assassino e a esser responsabile di tutto quanto, specie se a Lysander fosse venuto in mente di non rigare dritto. Entrambi, però, sarebbero stati alla mercé e sotto l'autorità di Rivagni. L'Arciere era a tutti gli effetti un superiore di Blake, un membro della Confraternita più altolocato rispetto al collega, e avrebbe dovuto fare in modo di assicurarsi che l'addestramento procedesse alla perfezione.
«Non so bene come riusciremo a renderti un Assassino, ma ti assicuro che farò tutto ciò che è in mio potere per assicurarmi che tu non batta mai e poi mai la fiacca» disse Diego, riportando al presente il ragazzo che, ancora una volta, rabbrividì. «S-Sì, d'accordo» biascicò Berrywhite.
Diego assottigliò lo sguardo e fece un passo avanti. «Che c'è, non ti sta bene?» incalzò gelido e autoritario. Era ovvio che il tono di voce del giovane schiavo lo avesse indisposto.
Syders, avvertendo un campanello d'allarme a lui ben noto risuonare nel cervello, si avvicinò ai due. «Sentite... siamo tutti e tre esausti, va bene? E farci la guerra a vicenda non ci porterà da nessuna parte. Per favore, Diego, cerca di fare uno sforzo. So che ne hai fin sopra i capelli di questa storia, ma ti prego... abbi pazienza» intervenne implorante.
Rivagni non accennò a smettere di squadrare dall'alto in basso il ragazzo. Lo fece solo quando il collega gli diede un piccolo colpo di gomito alla spalla. Con gli occhi che mandavano glaciali faville, fece una smorfia sprezzante. «Non ne vali la pena, dopotutto» sibilò a Berrywhite, ignorando la severità con cui Blake lo aveva appena guardato. Al diavolo, si disse l'Arciere. Non avrebbe reso le cose più facili a quel marmocchio neppure se l'avessero pagato a peso d'oro. Quel piccolo bastardo per un soffio aveva condannato a morte il suo migliore amico, perciò non lo avrebbe coccolato e rassicurato come stava invece facendo Syders. Lui era di una pasta ben diversa ed era deciso a impedire a Lysander di cacciare in altri pasticci il suo confratello.
Fintanto che era Blake a dargli qualche gatta da pelare, la cosa poteva andargli bene. A volte si ritrovava a pensare, anzi, di esser nato al preciso scopo di tirar fuori dai guai quell'incosciente, ma a Lysander avrebbe elargito un trattamento tutt'altro che gentile. Oltre a essere il figlio di Berrywhite era anche una fonte inestinguibile di problemi e lui questa cosa l'aveva capita sin dal primo momento che l'aveva guardato.
Lysander deglutì ancora una volta mentre si torturava le mani intirizzite dal gelo. «P-Per quello che vale... n-non ho intenzione di causarvi altri inconvenienti. Rimarrò al mio posto e farò tutto ciò che mi direte di fare» disse, rivolto più a Diego che a Blake. Quell'uomo l'aveva preso in odio per ragioni che solo in parte poteva comprendere e condividere. Rivagni non sembrava detestarlo solo e soltanto per via di quanto accaduto alla villa di Berthan, ma anche per motivi che in tutta franchezza gli sfuggivano. Aveva iniziato a trattarlo peggio che mai solo dopo aver saputo della sua reale identità e questo lo spingeva a pensare che forse suo padre, in qualche maniera, avesse avuto dei trascorsi di chissà quale tipo con Diego. Ammesso e non concesso che fosse quella la verità, che senso poteva avere prendersela con lui? Non era responsabile delle malefatte di Alvar Berrywhite e, anzi, ne era stato a sua volta vittima mesi prima.
Era tentato di dire a Rivagni che qualunque screzio potesse esserci stato con Alvar, lui ne fosse rammaricato, ma l'idea di aprire un simile discorso con un uomo che lo fissava con tanto di quell'odio e di quel biasimo lo annichiliva. Non era abbastanza coraggioso e stolto da provare a ragionare con qualcuno che palesemente si sarebbe all'occorrenza reso sordo e cieco al raziocinio.
«Bene. Iniziamo allora con le basi: a meno che tu non venga interpellato, sei caldamente invitato a rimanere in silenzio e a non nausearmi un minuto di più con le tue moine» lo rimbeccò l'Arciere, la voce sfumata di pura e palese cattiveria. Checché ne potesse dire Blake, pensò tra sé Lysander, Diego ai suoi occhi appariva come una persona crudele, una di quelle che non risparmiavano niente a nessuno, se sceglievano di prender di mira un individuo. Non riusciva proprio a capire come uno come Blake potesse riuscire a relazionarsi con uno come Rivagni. «V-Volevo solo... ecco... ringraziarti per... insomma... avermi aiutato e...»
«Non l'ho fatto per te» tagliò corto l'Assassino dagli occhi grigi. «E ho appena detto di pretendere da te solo e soltanto il silenzio. Iniziamo già da ora con l'infrangere le regole, di' un po?»
«Quindi le regole le fai tu?» Lysander troppo tardi si rese conto di esser stato arrogante e impulsivo. Troppo tardi si morse la lingua. Col cuore che gli massacrava le costole indietreggiò di un passo, temendo che la sua improvvisa grinta lo avrebbe presto ripagato con una punizione. Diego, tuttavia, non si mosse e lo squadrò con aria beffarda, uno strano luccichio nello sguardo. «Eccolo qui il vero Lysander» sentenziò con una sorta di soddisfazione. «Buona fortuna con l'averci a che fare» aggiunse, rivolgendosi a Blake in un tono tanto dolce quanto del tutto innaturale per uno come lui.
«Oh, per l'amor del cielo!» si lamentò Syders, ormai a corto di scuse per l'atteggiamento irragionevole, velenoso e troppo intransigente dell'amico. «Sentite, non so voi, ma io gradirei sul serio tornare a casa prima di diventare una statua di ghiaccio, perciò diamoci un taglio con questi siparietti. Va bene?» Pose una mano sulla spalla dell'amico. «Per oggi lasciamo correre le incomprensioni. Abbiamo un compito, perciò concentriamoci su quello e per il resto si vedrà col tempo.» Lo aveva un po' sorpreso, comunque, vedere Lysander reagire, seppur in maniera blanda, alle provocazioni di Rivagni e anche se in parte temeva che il collega avesse ragione sul conto del ragazzo, da un lato lo faceva ben sperare che Berrywhite fosse in fondo capace di tirar fuori gli artigli, all'occorrenza. Magari non si sarebbe rivelato un fiasco totale e li avrebbe sorpresi.
Diego trapassò un'ultima volta il giovane aristocratico caduto in disgrazia con un'occhiata che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque, poi finalmente decise di dar ascolto a Blake e di chiudere lì la questione, almeno per il momento. Non ne valeva la pena, questo si ripeté mentre, in silenzio, si allontanava e veniva seguito a ruota dagli altri due.
Blake esalò un basso e lieve sospiro di sollievo. C'era mancato davvero poco che Diego desse addosso al ragazzo e ormai sapeva riconoscere bene i segnali di allarme nell'atteggiamento del confratello. A volte dimenticava di essere uno dei pochi eletti a non aver mai realmente guardato dritto negli occhi la parte bestiale e da spietato macellaio di quell'uomo. Dimenticava che vi fosse un motivo ben fondato e giustificato se il resto degli Assassini di Versya lo odiava o lo temeva, oppure lo evitava e decideva di non dargli più di tanto filo da torcere. Persino Perisyan aveva paura di lui, ma quel porcello se la sarebbe fatta addosso anche di fronte a un micetto, perciò non era un esempio granché calzante; l'unica ragione per cui faceva la voce grossa era solo perché lo avevano piazzato dietro a quella sua adorata scrivania, sennò ci avrebbe pensato due volte prima di trattare Blake e Diego, soprattutto, a pesci in faccia.
Sin da ragazzi i due Assassini avevano giurato l'uno all'altro che il giorno nel quale il Direttore attuale avrebbe deciso di ritirarsi, loro due si sarebbero messi d'accordo su chi l'avrebbe tenuto fermo e chi invece l'avrebbe scannato come un animale. Diventati adulti avevano capito di non poter fare nulla del genere, pena la condanna a morte per defezione e ingiustificato assassinio, ma sognare ad occhi aperti non aveva mai fatto del male a nessuno. Non fino ad allora, almeno.
Sovrappensiero com'era non si accorse che stavano procedendo in una direzione che, ne era certo, non avrebbe condotto affatto verso la Città Bassa. Conosceva bene le vie della città e sapeva che si stavano invece avvicinando sempre di più al confine con la Cittadella. «Uhm... Diego?»
Diego, quasi leggendogli nel pensiero, si fermò e si volse a guardarlo. «C'è una cosa che volevo mostrare a entrambi. Anzi, volevo mostrarla a lui» spiegò, accennando col capo a Lysander. «Non ci vorrà molto ed è importante che il ragazzo veda questa cosa, perciò... assecondatemi e tenete il passo.»
Anziché sentirsi rassicurato dal tono calmo e insolitamente pacato del collega, Syders avvertì un brivido corrergli lungo la colonna. Azzerò la distanza con Rivagni e si trascinò dietro il ragazzo. «Che hai in mente? Perché stiamo andando alla Cittadella?»
«Lo vedrete quando ci arriveremo» ribatté sibillino Diego. Era tranquillo, eppure i suoi occhi suggerivano ben altro. C'era ben poco da fidarsi quando quell'uomo mostrava suddetto sguardo e Blake si domandava se non fosse in arrivo l'ennesimo colpo basso per Lysander.
«Diego, non peggiorare tutto» lo implorò l'Assassino più anziano.
L'Arciere si fermò di nuovo e lo squadrò. «Mettiamola così: il mio è un ordine, Syders. Hai intenzione di obbedire o devo prendervi entrambi di peso e trasportarvi in spalla finché non saremo arrivati? Ti giuro che sono disposto a farlo.»
Blake ammutolì e vide che Lysander era cento volte più inquieto di lui. «D'accordo» concesse stancamente. «Però... vedi di non farmene pentire, eh?»
«Lascerò a te il giudizio.» L'Assassino più giovane non aggiunse altro e ripartì.
Syders, a malincuore, gli andò dietro e scoccò una breve occhiata al ragazzo. Prima lo avrebbe addestrato e se lo sarebbe tolto di torno e meglio sarebbe stato per tutti. Dal canto proprio aveva già abbastanza problemi, anzi lui stesso era un problema vivente e non aveva bisogno di un'ennesima scusa per incasinarsi a dovere l'esistenza. Avrebbe insegnato al marmocchio a badare a se stesso, a guardarsi le spalle e a svolgere bene l'ingrato mestiere di Assassino e, non appena si fosse conclusa la faccenda, le loro strade si sarebbero separate e mai più ricongiunte.
O così o sarebbe andata a finire male. Ormai sapeva riconoscere bene il sentore di guai e calamità e Berrywhite se lo portava dietro come avrebbe potuto fare con un costoso balsamo profumato. «Non è niente di che. Accontentiamolo» disse, cercando di rassicurarlo. Non gli andava che ricominciasse a frignare, francamente.
Il giovane schiavo annuì, seppur poco convinto.
Blake, cercando di esser più gentile rispetto a come si era comportato nelle carceri, gli posò una mano fra le scapole e lo incoraggiò a camminare davanti a lui e a Diego, lì dove avrebbero potuto vederlo e lontano a sufficienza perché loro due potessero parlare senza venire disturbati. Non gli andava, dopotutto, che il ragazzino ficcasse il naso nei loro affari e sapeva, in cuor proprio, che anche lui, come Diego, a fatica avrebbe considerato in futuro Lysander uno della Confraternita. Perisyan era stato molto vago circa la futura Marchiatura dell'inattesa recluta e questo lo spingeva a pensare che probabilmente quel piccolo rampollo di buona famiglia mai avrebbe dovuto sopportare l'umiliazione e il dolore perpetuo del marchio dell'Organizzazione. Neppure Berthan, a pensarci bene, aveva fatto imprimere sulla carne di Lysander il proprio stemma e questo la diceva lunga. Un simile dettaglio, sicuro come l'oro, non avrebbe giovato, in futuro, al ragazzo e al suo rapporto con gli altri Assassini. Il marchio della Confraternita, per quanto doloroso e fastidioso, era ciò che li rendeva un gruppo, una comunità con un'identità ben delineata e chiunque non lo recasse con sé era destinato ad apparire come un reietto, un diverso.
Ad ogni modo, al momento gli importava di sapere con precisione come fosse andata la chiacchierata privata fra Diego e il Direttore. Sapeva che facendo così si sarebbe fatto ancora una volta del male, ma per quelli come lui nulla, compreso il dolore, era mai abbastanza.
Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, indeciso circa come intavolare la conversazione. Non lo incoraggiava di certo vedere Diego così pensieroso e lontano con la mente. Era ovvio che non stesse affatto pensando alla destinazione di quel loro imprevisto viaggio verso la Cittadella.
«Com'è andata con Perisyan? Quando sono tornato con Lysander sembravate aver appena finito di discutere e non sembrava affatto un sereno scambio d'opinioni.»
Subito dopo il loro ingresso nell'ufficio, infatti, Diego gli era parso a un passo dall'esplodere come solo lui sapeva fare e Perisyan, invece, si era mostrato più rubicondo del solito. Pessimo segno. Qualunque cosa si fossero detti, la tensione doveva esser arrivata alle stelle, a un certo punto.
Diego lo squadrò per una manciata di secondi, poi i suoi occhi grigi tornarono a guardare in avanti. Si strinse nelle spalle. «Sette decimi dei miei guadagni, per tre mesi, verranno detratti dal sottoscritto e finiranno nelle tasche di quel porco. Il resto era un noioso guazzabuglio di minacce, rinfacci e avvertimenti, nulla che non abbia già più volte sentito. Gli piace ricordarmi chi ero prima di entrare a far parte dell'Organizzazione e che può sempre togliermi tutto. A me basterebbe solo togliergli la vita o almeno cavargli gli occhi e strappargli la lingua a mani nude. Deve ringraziare di essere il Direttore, altrimenti gli avrei fatto vedere io di cosa è capace Diego Rivagni quando gli viene pestata la coda una volta di troppo. Per fortuna ho messo da parte abbastanza risparmi da esser sufficienti a tutta la mia famiglia fino allo scadere della sanzione» spiegò, infastidito e annoiato, eppure nella sua voce Blake aveva avvertito una terza sfumatura meno accentuata, ma non aveva saputo proprio quale nome darle. Era come se il suo collega non fosse del tutto sereno e questo non poteva che spingerlo a indagare più a fondo.
Sapeva che tra non meno di dieci minuti l'Arciere lo avrebbe odiato come lo aveva detestato mentre parlavano di Judas e poi in treno, ma un giorno molto lontano sentiva che Diego l'avrebbe ringraziato per ogni volta che aveva scelto di rompergli le scatole, anziché tacere. «C'è dell'altro, vero?» domandò diretto.
Il suo confratello dava l'impressione di esser in vena di confidarsi e questo non era da lui. No, decisamente non era il solito Diego. Qualcosa durante la chiacchierata con il Direttore l'aveva scosso e non era un buon segno.
Per un secondo il passo spedito dell'uomo parve rallentare e Blake, conoscendolo, capì che stava riflettendo. Probabilmente, pur essendo disponibile al confronto, Rivagni non gli avrebbe raccontato tutta la verità.
«Ha detto qualcosa riguardo a Rymas.»
«Ovvero?»
«Non ho prestato molta attenzione, ero più concentrato nell'evitare che la sua saliva mi finisse in un occhio. Per quel che ho capito, uno di questi giorni dovrò vedermela col Cancelliere in persona. Sono talmente eccitato all'idea che non so se ripararmi nella foresta e aspettare che passi anche questa magagna oppure... beh, prendere Fiammetta e i nostri figli e andarcene con la prima nave che salperà dal porto di Syrél.» Il suo tono di voce era quello di uno che si stava sforzando di suonare sarcastico, ma diceva sul serio. La sua aria corrucciata lo confermava.
«I-Il Cancelliere? Ne sei sicuro?» incalzò Syders, inquieto. Talmente si sentiva un verme, responsabile di tutto, da non riuscire a deglutire né a mandar giù il groppo in gola tornato a fargli visita.
Se Rymas aveva chiesto di Diego potevano esserci ben poche ragioni dietro a tale convocazione: o il Cancelliere desiderava complimentarsi con l'Arciere per il suo operato e le sue mirabolanti doti di Assassino oppure voleva fargli la festa. Quello era il solo uomo vivente che Rivagni temesse, poco importava che nessuno di loro lo avessero mai visto né avessero mai udito la sua voce, dato che solamente i funzionari e gli aristocratici avevano un simile privilegio. Gli Assassini potevano affidarsi solo al sentito dire e alla realtà quotidiana nella quale vivevano. Era molto raro che un membro della Confraternita venisse a contatto diretto con il temuto Cancelliere Rymas e a quel punto Blake temeva sul serio di non veder tornare mai più il suo migliore amico. Era stato lui a metterlo in quel pasticcio e ora eccolo lì a temere il peggio.
«Magari vuole solo sentire la tua versione degli eventi e vederci chiaro. Insomma... di sicuro gli avranno detto che mi darai una mano ad addestrare il ragazzo. È intervenuto per graziarlo, dopotutto, no?» suggerì, tentando di risollevare gli animi e mantenere viva quel poco di speranza concessa a entrambi.
Diego incrociò i suoi occhi e fece un breve cenno col capo. Né lui né tanto meno Syders credevano a quella teoria, ma erano ambedue decisi a tenersi aggrappati alla flebile possibilità che Rymas non volesse far vedere loro di persona i sorci verdi. «Blake?» fece poi l'Arciere con una punta di incertezza nella voce. «Io...», si chetò notando che Lysander si era voltato e li stava fissando in attesa. Era ad almeno quattro metri di distanza da tutti e due e, a voler pensar male, a una distanza perfetta per improvvisare una fuga o qualche altra mossa disperata, eppure eccolo lì ad aspettarli come se fossero un trio di amici di vecchia data usciti per fare una passeggiata.
«Francamente non so se ritenerlo stupido o saggio» borbottò fra sé Rivagni. «Al suo posto me la darei a gambe.»
«Beh, sa che se lo facesse, poi finiremmo per riacciuffarlo e finirebbe in seri pasticci» lo rimbeccò con molto giudizio Blake.
«Sì, forse è così» ribatté l'altro Assassino. Aveva il tipico sguardo che faceva quando voleva provare a leggere qualcuno nel profondo e carpirne ogni segreto. «Oserei dire, tuttavia, che stia guardando uno di noi due come un cucciolo che aspetta che il suo padrone lo segua.»
Syders fece una smorfia con la bocca. «La tua acidità non conosce limiti, Diego, vero?»
«E cosa sarebbero i limiti?»
«Vacci piano. Dico sul serio, amico, traumatizzarlo non ci porterà da nessuna parte e penso che dovremmo trattarlo come un essere umano, non come un animale o peggio. So che non provi alcuna simpatia per suo padre e per i ricchi in generale, Diego, e condivido il tuo disgusto, ma non è giusto che quel ragazzino paghi per le colpe di qualcun altro.»
Diego tornò a rabbuiarsi. «Le colpe dei padri ricadranno sempre e comunque sui figli, Blake. È inevitabile, credimi.» Ancora una volta squadrò il giovane aristocratico con profonda avversione. «Non immagini neppure lontanamente quanto gravi siano quelle di Alvar Berrywhite, credimi.»
Syders si accigliò. Non voleva infastidire ancora una volta il collega facendogli domande alle quali sapeva bene che non sarebbero seguite delle risposte, ma non gli andava neppure che Diego prendesse in odio fino a tal punto Lysander. Diamine, era solo un ragazzino e anche se aveva aggredito Berthan, ciò non lo rendeva meno innocente. Non aveva nulla a che vedere con le azioni di Alvar, dopotutto, e in ogni caso v'era un limite a tutto, compresa l'antipatia. «Sei una persona coraggiosa e giusta, quando vuoi esserlo, e spero che tu te lo ricordi e non decida di vendicarti sul cucciolo per punirne il padre, amico mio. Sai essere meglio di così e nessuno potrà mai convincermi del contrario. So che lo sei, Diego, quindi... abbi pietà di lui e non usarlo come un capro espiatorio.» Magari non erano affari suoi i conti in sospeso di Rivagni con il vecchio Berrywhite, ma al momento Lysander era sotto la tutela di entrambi e ciò li rendeva responsabili di molte, molte cose, specialmente la sua incolumità.
Ammetteva di esser stato a propria volta duro con il ragazzo e di averlo trattato alla stregua di un pupazzo sul quale riversare la frustrazione e la paura che ancora provava, ma... diamine, quel piccoletto aveva solamente diciannove anni, era poco più che un bambino e lui e Diego, invece, erano due uomini adulti nettamente più forti di lui. Quel giovane schiavo aveva detto chiaro e tondo a Perisyan di esser pronto ad assumersi le responsabilità del disastro nella villa di Berthan, li aveva persino difesi e aveva accettato senza fiatare di venire incarcerato e di esser trattenuto nelle prigioni fino a quando il Direttore non aveva cambiato idea. Forse meritava qualcosa in più della loro affettata tolleranza e dell'avversione insensata di Diego nei suoi riguardi.
«So di averlo già detto, ma la colpa è stata realmente mia. Lui... lui ha agito perché ha visto in me dell'incertezza, ha visto che mi sarebbe costato tanto, davvero tanto, lasciare che Berthan si prendesse certe libertà. La colpa, quindi, è mia, Diego. Pensavo di esser pronto a fare di tutto pur di assicurarmi i soldi per pagare il farmaco destinato a Morgan, ma non era così, perciò... se vuoi biasimare qualcuno, prendertela con qualcuno per tutto quel che è successo negli ultimi giorni, allora correggi la mira e punta i tuoi dardi sul sottoscritto. Sono un pessimo Assassino, lo hai detto tu stesso più volte, e quella sera l'ho dimostrato ampiamente.»
Vide che il confratello lo stava fissando e non scorse la minima ombra di sorpresa sul suo volto. «Perché eri incerto? Perché hai esitato? Non è la prima volta che a uno di noi tocca abbassarci a certi livelli pur di portare a termine un compito, Blake.»
«Io... non lo so» mentì Syders. Talmente era deciso a portarsi nella tomba quel segreto che riuscì a ingannare l'unica persona che di solito sapeva riconoscere all'istante una bugia quando la udiva. Se ne vergognava fin troppo per condividere quella cosa in particolare con Diego e poi, se conosceva bene quell'uomo, sapeva che avrebbe agito spinto dall'ira e dall'istinto fraterno che imponeva loro di guardarsi le spalle a vicenda. Se Blake non era un grande ammiratore della vendetta e dell'occhio per occhio, Diego la pensava in tutt'altra maniera e una volta, d'altronde, aveva detto a Syders che se mai qualcuno gli avesse fatto uno sgarbo, ci avrebbe pensato lui a prendere i dovuti provvedimenti e a punire il responsabile.
Blake ammetteva di essersi sentito, quel giorno, in un certo senso protetto e a casa, consapevole di avere realmente una persona sulla quale contare, ma lo aveva anche spaventato vedere quanto Rivagni prendesse seriamente la loro amicizia e il silenzioso patto che sin dall'inizio avevano stretto: proteggersi a vicenda. Per Diego sembrava contare molto, davvero molto, la sua incolumità. Forse... forse persino un po' troppo.
«Era andato troppo oltre? Ti stava costringendo o facendo del male?» insisté Diego. «Ho solo bisogno di capire cos'è realmente accaduto in quella villa, Blake. Dici che non dovrei prendermela con il marmocchio per aver mandato tutto all'aria e poi non sai neppure spiegarmi perché hai avuto bisogno che uno schiavo ti desse una mano a far fuori un vecchio pervertito? Quanto credi che il sottoscritto sia idiota, esattamente?»
«Non penso che tu sia stupido, Diego. Davvero, non so perché io mi sia bloccato, quella sera, ma mentirei se dicessi di non esser stato grato, almeno in parte, a Lysander. Tu... tu non eri lì e non hai visto che razza di posto malsano era. Non puoi immaginare che razza di essere disgustoso fosse Berthan. Ogni volta che mi toccava mi si torceva lo stomaco.»
«Quindi la colpa è mia per aver cercato di darti una mano?»
«Se è questo che credi, allora non mi hai ascoltato.»
«Ti ho ascoltato, Blake, e ho sempre di più la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa e se scopro di che si tratta, poi dovremo fare una bella chiacchierata e potrebbe non piacerti per niente.»
Syders fece del proprio meglio per non scomporsi. «Ti ho solo spiegato come sono andate le cose e perché la colpa non sia da imputare solamente a Lysander. Se pensi che ci sia dell'altro dietro, beh... sei libero di crederlo.»
«Francamente sono convinto che tu stia solo cercando di gettarmi del fumo negli occhi, oltre a tentare di discolpare il più possibile il moccioso per far sì che la smetta di prendermela con lui. Ora dimmi se ho torto, avanti.»
«Certe stronzate si fanno in due, Diego, lo sai meglio di me» tagliò corto Blake. «E sì, non rimarrò zitto e buono mentre maltratti il ragazzino anche quando sta facendo di tutto e di più per non dare altri problemi né farti saltare la mosca al naso.»
Diego sciabolò le sopracciglia e sogghignò, pur tutt'altro che divertito. «Accidenti! Sono al cospetto del difensore delle cause perse e degli schiavetti da quattro soldi! Santo Blake! Suona bene, se non altro!»
«Falla finita» lo implorò il collega. «Si può sapere quale gusto potrai mai provare nel comportarti così con me?»
«Il gusto di non star a guardare senza far niente mentre ti improvvisi lo zerbino di quel piccolo guastafeste laggiù!» sbottò sottovoce Rivagni, spazientito.
«Io sono convinto che ci sia dell'altro dietro, Diego Fosco Rivagni, ma visto che ti piace tanto fare il misterioso e tenere per te i tuoi affari precedenti al nostro primo incontro, sai una cosa? Se hai voglia di fare l'isterico, io non rispondo e ti lascio fare finché non ti sarà passata. D'accordo? Quando ti calmi, perché prima o poi dovrai farlo, allora ne riparliamo.»
«Non parlarmi come se fossi un bambino scemo, Blakeson Syders!»
«E tu smettila di comportarti come se lo fossi.»
«Bel ringraziamento per averti salvato la pelle!»
Blake, non potendone proprio più, si coprì il viso con ambo le mani e inspirò profondamente. Déi celesti, quanta pazienza ci voleva...! E poi si domandava come mai avesse voglia di spararsi in testa un giorno sì e l'altro pure?
«Va bene, va bene!» disse poi, esasperato. «Ne ho davvero abbastanza, quindi chiudiamo qui la discussione e... facciamo quello che dobbiamo fare, così poi posso tornare a casa mia e restare lontano dai tuoi starnazzi furiosi per cinque secondi. Ti va?»
Diego parve rifletterci sopra con molta serietà, poi replicò secco e impettito: «Sì».
«Oh! Finalmente ci troviamo d'accordo!» Syders si volse e guardò in direzione di Lysander per controllare che fosse ancora dove l'avevano lasciato e, infatti, eccolo là che li attendeva mentre teneva le braccia incrociate e accostate al petto mentre si strofinava le spalle pur di tenersi in qualche maniera al caldo. Uno spettacolo piuttosto penoso, per la verità, e solo allora l'Assassino più anziano ebbe modo di notare l'aspetto un tantino malridotto e scompigliato del ragazzo. Sembrava uno dei tanti gatti randagi che a volte si poteva veder sgambettare per le strade di Versya.
Ricordava che una mattina sua sorella l'aveva pregato di salvarne uno che avevano beccato per puro caso mentre tornavano a casa: piccolo, infreddolito e pelle e ossa, sicuramente era stato destinato dalla crudele legge della natura a non vivere a lungo, non conducendo quella vita misera. Blake ci aveva provato, a malincuore, a far capire a Rowan che a malapena riuscisse a sfamare lei e Morgan. Un'altra bocca da nutrire non sarebbe stata proprio l'ideale, ma... alla fine aveva ceduto quando lei l'aveva guardato come se, pronunciando un'altra parola, le avrebbe spezzato il cuore.
Sapeva di esser stato un idiota a cedere, a non essersi imposto con fermezza, ma avrebbe sfidato chiunque a dire di no a Rowan mentre era impegnata a fissare il proprio interlocutore con gli occhi pieni di lacrime e angoscia. Non tollerava di vedere sua sorella piangere e non sapeva davvero cosa farci, quindi le aveva detto di prender in braccio quel piccolo rompiscatole.
Su una cosa, però, il povero Syders si era mostrato irremovibile: il micio sarebbe stato ospitato dalla signora Fresyan e Rowan sarebbe potuta andare a trovarlo tutte le volte che le fosse aggradato. Prendere o lasciare. Non per vantarsi, ma quando gli pareva, sapeva essere un bravo mediatore.
Comunque, a quanto ne sapeva, la palla di pelo in questione, neppure in grado di cacciare i topi come ragion comandava, si faceva la bella vita nell'appartamento della loro anziana vicina e ogni tanto Blake beccava Rowan intenta a mettere un po' di latte in una piccola ciotola e uscire, non di certo per far colazione sul pianerottolo. Lui la lasciava fare, anche se il latte era un bene di prima necessità e in teoria avrebbe dovuto sfamare sua sorella e Morgan. Accettando di farle raccogliere dalla strada il quadrupede piantagrane, purtroppo, se l'era andata a cercare e non poteva rimproverare la sorellina solo perché desiderava prendersi cura del solo animale domestico che avessero mai posseduto. Gli animali mangiavano e chi li prendeva con sé era responsabile del loro benessere, così come delle loro malefatte e quant'altro.
Fu proprio il ricordo della piccola e fragile creatura arruffata, dunque, a smuovere la coscienza di Blake e a spingerlo a raggiungere il giovane schiavo. A quanto pareva aveva davvero un debole per le creature sfortunate e lasciate indietro dal mondo intero. Era la sola spiegazione plausibile che riuscisse a formulare per giustificare il fatto che avesse appena discusso, per l'ennesima volta, col proprio migliore amico.
Lysander lo fissava coi suoi grandi occhi castano dorati. «Allora, dove ci sta portando Diego?» gli chiese, la voce resa incostante dal gelo che lo attanagliava e che di certo stava penetrando nelle sue ossa.
«No, non mi ha detto niente a riguardo» ribatté laconico l'Assassino. Senza aggiungere altro ripeté quanto aveva già fatto la sera in cui aveva deciso di portare via il ragazzo dalla villa di Berthan: si sfilò la casacca e gliela pose sulle spalle. In teoria lo fece perché Perisyan aveva calcato un po' la mano nel ricordare sia a lui che a Diego che fosse importante che Berrywhite giungesse il più incolume possibile alla fine dell'addestramento, anche se aveva i propri dubbi in merito alla riuscita di una tale impresa. Aveva visto gente più robusta stramazzare dopo un mese di fatiche nel puro stile della Scuola di Versya, figurarsi se quel mucchietto d'ossa sarebbe riuscito a reggere la dura vita da recluta.
Lysander guardò con aria spiazzata l'uomo. «È la seconda volta che lo fai» osservò esterrefatto. «Di questo passo ti ammalerai, no?»
Sì, era la seconda volta che lo faceva, pensò Blake tra sé e sé, e in cuor proprio era consapevole di averlo fatto in entrambi i casi perché gli non piaceva, semplicemente, che il marmocchio si prendesse qualche malanno e tribolasse come un cane per colpa del gelo. Lo avrebbe fatto comunque, a prescindere o meno dalle raccomandazioni di Perisyan. Era fatto così e purtroppo, per quello, non esisteva una cura, quindi... ammalarsi per una frescata rappresentava per lui l'ultimo dei mali. «E tu vuoi morire assiderato, invece?»
«Beh, no, però... tu...»
«Mi spiace dirti che non sei tu a dettar regole e leggi quaggiù, microbo» tagliò dunque corto Syders. «Perisyan ti vuole in salute, Lysander, e in salute ti terremo. Non ci tengo a farmi frustare perché ti è venuta una tale febbre da lasciarci le penne. Non so se rendo l'idea.»
«Però...»
«Ci sono abituato, come ti ho già detto.» Si domandava, piuttosto, come mai Perisyan non avesse sfiorato l'argomento circa il far risiedere Berrywhite alla Scuola, insieme alle altre reclute. «Hai una casa? Un posto dove stare? Qualche amico che possa ospitarti?» chiese cauto, anche se, da ciò che aveva spiegato Diego e lui stesso aveva inteso, di parenti ai quali rivolgersi Lysander non ne avesse molti. «Insomma... mentre ti alleni con me e con Diego dovrai dormire e tutto il resto, no?»
Il ragazzo esitò. «Prima di stare da Berthan abitavo nella casa di mio padre, poi lui mi ha cacciato e ceduto a quell'uomo, Berthan, in cambio di denaro. Da allora non ho più una casa né ho avuto mai chissà quanti amici. Il solo che avevo... io... non so che fine abbia fatto, forse mio padre ha fatto allontanare anche lui o forse lo ha rivenduto a qualcuno come Berthan. Non l'ho più rivisto da quella sera, l'ultima trascorsa nella casa della mia famiglia. Papà mi ha tenuto segregato in camera finché non è arrivato il servo personale di Berthan per portarmi via» snocciolò, del tutto in linea con quanto aveva già confessato a Rivagni. «Perché lo chiedi?»
V'erano tanta amarezza e tanto dolore nella sua voce, nelle sue stesse parole, e a Blake non faceva affatto piacere sentirsi un cane per averlo trattato a pesci in faccia quando si era recato giù nelle segrete per liberarlo. E Diego, poi...
Magari dovevano sul serio andarci piano con Berrywhite. Sembrava fragile, malgrado tutto, e per quanto la legge del più forte la facesse da padrona a Versya, Syders non si sarebbe sentito in pace con la propria coscienza a trattar male quel piccoletto o nel mostrarsi con lui troppo severo e inflessibile. Non riusciva a esserlo neppure con sua sorella e con suo figlio e, d'altronde, il giovane schiavo era appena poco più grande di Rowan. Era proprio per tale ragione, dopotutto, che non era riuscito a ucciderlo. Aveva scorto nei suoi occhi l'innocenza propria dei bambini, la stessa che vedeva ancora in quelli della sua sorellina, ed era troppo fedele ai propri precetti morali per metter le mani addosso a un bambino. Piuttosto se le sarebbe recise da solo.
Trattenne un lungo sospiro e si scambiò un'occhiata con Diego che era appena sopraggiunto al loro fianco e aveva seguito la conversazione. Non era sicuro di avere molte alternative e non pensava che in ogni caso fossero comprese nel pasticcio in cui si era andato a cacciare.
Chi rompe paga, era anche giusto. Tornò dunque a squadrare il giovane Berrywhite. «Vorrà dire che d'ora in poi abiterai a casa mia. O così oppure dovrai stare insieme alle altre reclute nei dormitori della base, ma sembra di stare in prigione là dentro e dubito che tu abbia voglia di farti un altro giro in cella, sempre che tu non abbia qualche malata inclinazione per la reclusione e le catene.»
«Inclinazione?» chiese perplesso Lysander, del tutto ignorante circa il reale significato delle parole dell'Assassino che, un secondo dopo, si prese mentalmente a ceffoni per quella battuta ambigua e a tratti maligna.
«Uhm, l-lascia perdere. Ho usato le parole sbagliate» tagliò corto, a disagio.
«Altrimenti possiamo ospitarlo io e Fiamma. Abbiamo molto più spazio, in fin dei conti» intervenne allora Rivagni. «Il vantaggio è che spesso mi trovo fuori casa, quindi andremmo tutti d'amore e d'accordo.»
Blake, seppur sbalordito, si ritrovò ad apprezzare l'aiuto dell'amico anche in quel frangente, ma non poteva accettarlo. A lungo andare avrebbe dato l'impressione di star facendo il callo ad avere sempre la pappa pronta sotto il naso e, parola sua, non era affatto così. Non voleva approfittarsi di Diego né della sua fin troppo buona e cara compagna. Non poteva, anzi. Quei due avevano già un gran bel daffare con ben tre figli ai quali pensare e, per quanto fossero adorabili, Aurora, Tristano e Federico erano scriccioli impegnativi. Troppo impegnativi perché si aggiungesse Lysander a completare il quadretto e a scombinare l'equilibrio famigliare.
«E privarti dell'intimità con la tua splendida donna, amico mio?» replicò infine Syders, tra il serio e il faceto. «Nossignore. Posso occuparmene io senza problemi, tranquillo. Magari Rowan dormirà insieme a me, così almeno Lysander avrà una stanza per sé, oppure... non lo so, io dormirò sul divano e buona notte al secchio. Insomma, in qualche maniera sapremo attrezzarci.» Il punto era che lasciare il ragazzo quasi del tutto alla mercé di Diego gli appariva fin troppo un azzardo, una mossa rischiosa. L'Arciere già non tollerava più di tanto la presenza di Berrywhite e solo gli déi sapevano cosa avrebbe fatto a furia di ritrovarselo sempre davanti mentre si trovava fra le mura di casa propria. No, non poteva funzionare.
«Credo possa andare, sì» concesse Diego, non del tutto convinto. «Ehi, tu, cosa ne pensi?» domandò al ragazzo.
L'interpellato fece la spola con gli occhi dall'uno all'altro e viceversa. «E-Ecco... a me basta non essere d'impiccio, davvero» pigolò, inducendo Syders a inarcare un sopracciglio. Che razza di risposta era quella?
«Ah, sì? Che strano, pensavo che iniziasse a piacerti essere un intralcio vivente!» commentò Rivagni con un sorriso tanto splendido quanto forzato. «A quanto pare mi sbagliavo!»
Blake serrò le palpebre, capendo sin da subito l'andazzo. «Diego...» esalò, ormai colto dal dubbio che a discutere con quell'uomo si ottenesse solamente il risultato di fare un gran bel girotondo che non portava a niente. Ecco che erano tornati al punto di partenza!
Diego sollevò le iridi grigie su di lui. «Cosa? Lo pensi anche tu e non provare a negarlo.»
«Beh, ora come ora questo non ci aiuta e non ha nulla a che vedere con...»
«Ah, non c'entra niente? A me sembra di sì, francamente.»
«Ascolta, ne abbiamo parlato e riparlato, e penso che dovresti...»
«Va bene, va bene» fece l'Arciere, interrompendo l'amico. «Basta che la smetti di farmi la predica. Fra te e Perisyan siete riusciti a farmi venire il mal di testa.» Qualche minuto dopo furono finalmente oltre il confine fra la Città Bassa e la Cittadella, riuscendo a superarlo senza sforzo alcuno grazie a Diego che aveva la possibilità di accedere ad ambo le parti di Versya grazie al permesso speciale che aveva con sé e alla fama che lo precedeva persino fra i soldati. Blake spiegò tutto ciò a Lysander mentre seguivano come due ombre l'Arciere per le vie inamidate e coperte di neve della Versya perbene.
«Quindi... ha ucciso tante persone, giusto? Anche dei membri dell'aristocrazia?» chiese il giovane schiavo, mirando a capire meglio la situazione di Rivagni. Fu proprio quest'ultimo a voltarsi e a rispondergli: «Oh, sì. Ho ucciso molti ricconi come te e tuo padre, ragazzino» confermò con un guizzo sinistro negli occhi.
Berrywhite sostenne il suo sguardo, seppur a fatica. «Quell'uomo, per tante ragioni, non mi sta granché a cuore» replicò. Aveva compreso, almeno così sperava, il significato dietro alle parole di Diego e dal canto proprio, dopo ciò che Alvar aveva fatto a lui e a Tobias, ovvero il ragazzo con il quale aveva intrattenuto per poco tempo una relazione sentimentale prima che tutto andasse a rotoli, non gli importava un granché delle sue sorti. Diego non aveva nulla con cui ricattarlo, da quel punto di vista. Se voleva spaventarlo e tenerlo in riga tramite le minacce, allora avrebbe dovuto impegnarsi un po' di più.
Diego restrinse di poco gli occhi. «E cos'è che ti sta a cuore, dunque?»
«Ha importanza?»
«Forse, sì.» L'Assassino più giovane tacque per alcuni istanti. «Gli altri schiavi di Berthan, invece? A loro sei affezionato?»
«Ad alcuni lo ero, almeno un pochino. Mi trattavano bene.»
«Capisco. E non hai pensato a loro, a nessuno di loro, neppure per un momento da quando sei uscito dalla villa di Berthan?»
Blake si accigliò. «E questo cosa c'entra, ora, Diego?» Nel frattempo si guardò in giro e riconobbe all'istante la direzione che avevano appena imboccato. Capì subito che stavano tornando lì dove tutto era iniziato e tale dettaglio, per qualche ragione, lo mise in allarme. «Diego, perché ci stiamo dirigendo proprio verso quella dannata villa?» chiese ancora, inquieto.
«Allora, Berrywhite? Hai pensato a quelle persone? Ricordi, almeno, che faccia avevano? Sai se fra di loro v'erano magari ragazzini ancor più piccoli e di gran lunga più innocenti di te? Lo ricordi o eri troppo impegnato a piangere sul latte versato e a pensare a come svignartela al momento opportuno mentre un Assassino, uno di buon cuore costretto dagli eventi a intrattenere quel porco disgustoso, cercava di compiere il proprio dovere?» Diego si fermò. Erano arrivati alla villa. Si volse per guardare il ragazzo. «Sono proprio curioso di sentire la tua risposta, piccolo egoista che non sei altro.»
Lysander, tuttavia, non lo stava più ascoltando. Attonito, atterrito e in preda all'orrore, nonché ai sensi di colpa, fissava i tanti, troppi corpi che penzolavano da forche improvvisate alla bell'e meglio poste tutte quante attorno al perimetro della dimora di Berthan. Dovunque si posasse lo sguardo v'erano i cadaveri congelati dei servi e degli schiavi del defunto aristocratico e, proprio come aveva suggerito sottilmente poco fa Rivagni, fra di loro, in effetti, era possibile scorgere le minute moli di bambini che solo fino a giorni prima erano stati orfani raccolti dalla strada da Berthan, garzoni e, anche, figli bastardi dell'acerrimo nemico del Cancelliere.
Erano tutti lì, morti e lasciati a marcire come tranci di carne appesi a un gancio. Dondolavano, sospinti dall'impietoso vento invernale. Davanti ai cancelli della villa, invece, era stato posto nel terreno un cartello di legno che recitava, scritto col sangue, il seguente monito: ‟Ognuno di loro ha pagato con la vita per ogni goccia di sangue caduta dalle nobili membra del padrone che hanno tradito".
Non era vero, pensò Lysander. Quelle persone non avevano fatto niente di male e non erano al corrente di cos'era accaduto con Berthan. Non erano stati loro ad assassinare quell'uomo!
Si coprì la bocca per trattenere un grido disperato nel notare, fra quei tanti volti per sempre congelati nell'agonia di una morte che doveva esser avvenuta tramite un lento, doloroso strangolamento, il giovane viso di Ada deturpato dall'assenza degli occhi e dal sangue rappreso ancora presente lungo le guance. Era come se glieli avessero strappati via per punizione.
«Non guardare!»
Sobbalzò udendo la voce di Blake alle proprie spalle e poi le mani dell'uomo farlo piroettare su se stesso e sottrarlo in tal modo a quell'orrenda visione. Sollevò lo sguardo offuscato dalle lacrime su Syders e fu come guardarsi allo specchio: anche lui era sconvolto e, a modo suo, provava un logorante senso di colpa, di responsabilità per la mattanza che la morte di Berthan aveva causato.
«Io... non pensavo che l'avrebbero fatto sul serio» balbettò l'Assassino, incapace di non tornare ad osservare con raccapriccio i corpi impiccati che si trovavano a pochi metri di distanza da loro. Se non si avvertiva chissà quanto dell'odore di decomposizione lo si doveva solamente grazie al gelo che aveva in qualche maniera arrestato o comunque rallentato il processo. «Dannazione...»
Blake, pur di non permettere al ragazzo di girarsi, lo trasse a sé e lo strinse fra le braccia come avrebbe fatto con Morgan e al solo scopo di proteggerlo da una verità terribile o da una scena tremenda. Agì d'istinto e sempre grazie a quello fece saettare gli occhi azzurri velati di lacrime verso il collega che squadrava ambedue con durezza.
Diego sapeva bene di esser stato crudele, addirittura perfido, e aveva la faccia di uno che era convinto di aver fatto la cosa più giusta e corretta del mondo. Sembrava un maestro che, tramite il solo sguardo, induceva l'allievo a comprendere il proprio madornale errore e ad affrontarne le conseguenze. «Loro erano innocenti» disse, gelido quanto la neve che li circondava. «Non avevano fatto niente di male, ma hanno affrontato la legge che avrebbe dovuto punire tutti quanti. Tutti, Blake, a cominciare da lui.» Accennò con un secco movimento della testa a Lysander che tremava e soffocava i singhiozzi contro il torace dell'altro Assassino. «Avresti dovuto pensare anche a loro mentre abbassavi quel maledetto coltello e concedevi il dono della vita a chi ti ha soffiato il lavoro e ti ha messo nei casini fino al collo.»
Avanzò a passo deciso, li raggiunse e strappò dalle braccia dell'amico il giovane schiavo. Lo tenne fermo per le spalle e poi lo fece voltare. «Guardali. Guardali, ragazzo. Guardali tutti quanti.» Accorgendosi che Lysander stava facendo di tutto pur di non dargli retta, gli afferrò il retro del collo e lo forzò ad obbedire. «Guardali!» tuonò. «Lo vedi cos'hai scatenato? Il loro sangue è sulle tue mani proprio come quello di Berthan! Memorizza tutte le loro facce e d'ora in avanti ricordale ogni volta che ti salterà in testa di fare un'altra stronzata! Ricorda che ad ogni azione corrisponde una reazione, Lysander! Impara a pensarci due volte prima di agire spinto solo dai tuoi desideri egoisti!» Malgrado tutto, nella sua voce ruggente era possibile avvertire un lieve tremore, come se anche a lui quella scena spezzasse il cuore. «Lui poteva trovarsi fra loro, a quest'ora, lo capisci?» continuò, indicando proprio Blake che non sapeva se intervenire o crollare in ginocchio di fronte a quell'autentico martirio scaturito da un semplice movimento della mano. La sua mano che aveva allontanato un coltello dalla gola di un ragazzo e solo perché non aveva avuto il coraggio di andare fino in fondo.
«Anche loro hanno pianto, lo sai?» Diego lasciò andare in malo modo Berrywhite, causandone la caduta nella neve. «Io ero lì! Alcuni ho dovuto giustiziarli io stesso per volere del Direttore! Li ho visti e sentiti piangere, implorare per la loro vita. Il più piccolo aveva solamente cinque anni, lo capisci? Non aveva fatto niente di male. Niente!»
Respirò profondamente per calmarsi o, almeno, per cercare di riuscire nell'intento.
«Già, erano innocenti, ma in fondo erano schiavi comuni, giusto? Cosa poteva importartene di loro? È facile credere di esser stati graziati dalla vita, di avere più di quanto molti potranno mai pensare di possedere o di ottenere, ma vuoi saperla un'altra cosa? La ruota gira, ragazzino. Gira e se il giorno prima sei nella splendida magione del tuo paparino a fornicare con un povero disgraziato che è nato servo e morirà come tale, ammesso che sia ancora vivo, quello dopo ti ritrovi nella neve, al freddo e affamato, e consapevole che la pacchia è ormai finita. La ricchezza non ci rende esenti dall'agire con un minimo di criterio e coscienza. Ricordatelo.» Si avvicinò e gli mise due dita sotto il mento per forzarlo a guardarlo negli occhi. «E sappi solo una cosa, marmocchio», bisbigliò, «se metterai di nuovo nei guai Blake o se dovesse capitargli qualcosa per colpa tua, ti assicuro che non ci saranno anfratti di questa città o del mondo intero nei quali non verrò a cercarti per ammazzarti con le mie mani. Sono stato chiaro?»
Lysander, terrorizzato, annuì. Rivagni lo lasciò dunque andare e guardò Blake che era appena sopraggiunto e stava dando una mano a Berrywhite a tornare in piedi.
«Adesso ho alcune riscossioni di sogni da fare. Tu e il moccioso comincerete l'addestramento già da domani e vi starò col fiato sul collo. Non voglio altri imprevisti. Tutto dovrà procedere senza il minimo intoppo. Mi sono spiegato?»
Syders scosse il capo e gli fu sufficiente guardarlo per fargli intendere che non gli avrebbe perdonato in tempi brevi quella pugnalata alle spalle. Pur di colpire Lysander aveva fatto fuoco anche su di lui, fregandosene del fatto che mai e poi mai sarebbe riuscito a togliersi dalla retina quello spettacolo agghiacciante e quel peso sul cuore che ormai era vicino a soffocarlo. «Perché, Diego?» gli chiese rauco, la voce sfumata di risentimento.
«Lo sai bene il perché» fu la lapidaria e inflessibile risposta dell'Arciere. «E ora sai a cosa potresti andare incontro a furia di frequentare questo qui» aggiunse mentre trasferiva le iridi d'acciaio sul giovane schiavo.
Blake volse altrove il viso per celare le lacrime che roventi avevano preso a sgorgare dai suoi occhi. Non disse niente. Non c'era nulla da dire, in fin dei conti, e non avrebbe dato modo a ciò che stava attualmente provando di incrinare ancor di più i rapporti con quell'uomo. Era deluso, in un certo senso, e ferito, eppure perdere l'amicizia di Diego sarebbe stato ancor più orribile e intollerabile. Forse questo lo rendeva in un certo senso succube di lui, quasi ne valesse della sua sopravvivenza aggrapparsi al collega e al rapporto che c'era fra di loro, ma non gli importava e in cuor proprio era ben consapevole che in fin dei conti avrebbe perdonato a Diego tutto quanto, compresa una pugnalata nella schiena. Teneva a lui più di quanto tenesse alla propria dignità, a quanto pareva, ma gli andava bene così.
Rivagni, in silenzio, parve capire lo stesso e sempre senza una parola estrasse dalla tasca interna della casacca un fazzoletto inamidato che porse all'amico. «Asciugati gli occhi, coraggio» lo apostrofò, ammorbidendo il tono di voce. «E non odiarmi più di quanto io non stia già odiando me stesso« aggiunse dopo essersi avvicinato per sussurrargli tali parole senza che Lysander lo udisse. «Tienimi il broncio, se vuoi, e dammi del bastardo, ma non odiarmi. Non ce l'ho con te e lo sai bene.»
Blake, reticente, accettò il fazzoletto e si tamponò il viso. «A volte ancora stento a capire come ragiona la tua mente» ammise. «Lo hai traumatizzato, Diego. Nient'altro.»
L'Arciere trattenne un lungo sospiro. «I traumi insegnano più delle carezze, Blake. Lo sai meglio di chiunque altro.» Per un attimo parve voler aggiungere qualcosa, ma poi si scostò e ancora una volta tornò a fissare con glaciale fermezza Lysander. «E tu impara a essere un allievo quantomeno decente, piccolo viziato. Perisyan può dire quel cazzo che gli pare, ma se ti rivelerai un buono a nulla stai pur sicuro che sarò pronto a eliminarti. Se non sai nemmeno sgozzare un pezzente qualsiasi, allora forse sarai più utile ai vermi che si ciberanno della tua carne. Non ho sopportato le offese e le minacce di quel maiale con le bretelle per un moccioso che sa solo piagnucolare. Spero di esser stato chiaro.»
Il ragazzo fece cenno di sì col capo. Sembrava svuotato di tutto e reduce da un'esperienza che di sicuro non avrebbe tollerato di ripetere. Quando, tuttavia, si fece coraggio e fu sul punto di dire qualcosa, qualunque cosa pur di far capire a Rivagni che era davvero affranto per aver dato vita a tutto quel disastro, a quello scempio, Diego era già sparito. Neppure Blake dava l'impressione di averlo sentito andarsene. L'Assassino si passò due dita sugli occhi. «Andiamocene anche noi» decise stancamente. Odiava quando Diego spariva di colpo, neppure avesse avuto un paio di dannate ali o la capacità di rendersi invisibile. Non aveva mai capito come riuscisse a farlo, ma parola sua che prima o poi avrebbe risolto l'arcano e a quel punto sarebbero stati guai a non finire per Rivagni. «Sempre che tu non voglia andare da qualche altra parte, la mia porta è aperta.» Gli strinse una spalla. «Ascolta... so che dopo questa bella bastardata potrà sembrarti la persona peggiore del mondo, ma Diego non è così, di solito. Penso che aver dovuto fare quel che lo hanno costretto a fare lo abbia scosso parecchio.»
Il ragazzo tirò su col naso e invano si passò il dorso di una mano su ambo le guance. «S-Sei sicuro che quell'uomo non sia in realtà Veryak in persona?» singhiozzò. «Sinceramente non sarei sorpreso nello scoprire che è proprio così. È stato orribile!»
«Credici o meno, ragazzino, ma ci sono persone ancora peggiori di lui. A confronto con Berthan stesso che ti trattava come penso che ti trattava o... beh, molta gente che ho conosciuto di persona, Diego è praticamente un gentiluomo.»
«Si è gentiluomini solo se ci si comporta con tutti alla stessa maniera e con lo stesso garbo!» sbottò in lacrime il giovane schiavo. «A te offre un fazzoletto per asciugarti le lacrime e a me dice che sono già cibo per vermi! Non è colpa mia se mio padre mi ha consegnato a quell'orrendo individuo! È un crimine voler essere liberi? E lo hai detto anche tu che non volevi che Berthan ti toccasse e che ti avevo fatto un favore! Dici di voler aiutarmi mentre intanto pensi che sono solo un intralcio!» Malgrado non fosse del tutto in errore e avesse le sue buone ragioni per star buttando fuori tutto ciò che aveva accumulato fino ad allora, era ovvio che fosse nel bel mezzo di una specie di capriccio, di una sceneggiata tipica degli adolescenti.
Blake respirò a fondo. «Lo so che non è colpa tua» replicò infine. «E so che eri in buona fede. Sai... quando hai fatto quel che hai fatto. Lo so e ti sono comunque grato, Lysander. Vorrei che gli altri non avessero pagato per le azioni di entrambi, ma ormai è tardi per recriminare e bisogna andare avanti.» Non poté non rimanere un po' sorpreso di fronte al proprio accesso di improvvisa saggezza, tuttavia sapeva che discutere con il ragazzo non avrebbe portato beneficio a nessuno. «Diego ha dei modi spietati, se vuole, ma di solito ciò che fa, a lungo andare, porta a dei risultati. Non ti chiedo di perdonarlo né altre sciocchezze. Sì, è stato un bastardo e sì, non va bene che ti abbia preso un po' di mira, ma dagli del tempo. Lui, in fin dei conti, ti ha aiutato a sopravvivere, perciò... penso tu possa concedergli qualche giorno o settimana per abituarsi a questa situazione.» Si accorse di avere ancora con sé il fazzoletto che Diego gli aveva offerto e si ripromise di restituirglielo non appena l'avesse rivisto. Lo strinse nel pugno e lo fece con delicatezza. «Comunque... c-che ne dici se parliamo del resto al chiuso?» chiese poi, appellandosi a tutto l'orgoglio testardo di cui disponeva pur di fingere di non star battendo i denti per il freddo. Il gelo lo attanagliava come una morsa d'acciaio ed era già bello che penetrato attraverso la camicia.
Lysander, ricordando di avere ancora addosso la casacca dell'uomo, fece per restituirgliela subito, ma Blake scosse la testa. «Non ci tengo ad accudirti se finirai per ammalarti» disse tra il serio e il faceto. «Forza, andiamo. Ora come ora, te lo dico con onestà, ho solo voglia di riposare.» Non aggiunse altro e si avviò, cercando di non pensare a quanta strada sarebbe toccato loro di fare per raggiungere casa sua. Lysander gli andò dietro e trattenne il respiro non appena vide l'Assassino barcollare per qualche secondo. Lo sostenne in tempo, anche se non fu semplice farlo vista la differenza di mole fra di loro. «Tutto bene? Sicuro di non rivolere indietro il tuo soprabito?» incalzò agitato. Blake era pallidissimo e anche le sue labbra avevano perso un po' di colore. Ora che riusciva a guardarlo da vicino, sembrava... distrutto.
Syders, cocciuto, fece cenno di diniego col capo. «Troppo sonno arretrato, tutto qui.» Si scostò dal ragazzo e si sfiorò la fronte. Non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo ultimamente e non era sicuro di volerlo scoprire.
Lysander si guardò in giro, ansioso. «L'ora non è così tarda. Magari... se chiediamo a chi vive qua in giro...»
L'uomo, suo malgrado, rise sommessamente e con amarezza dell'ingenuità di Berrywhite. «Darebbero in pasto alle belve i propri figli piuttosto che offrire anche un solo istante di ospitalità a un Assassino, credimi!» ribatté sardonico. «E poi sto bene, te l'ho detto. Visto? Era solo un lieve giramento di testa, niente di più.»
Il ragazzo lo squadrò, poco convinto. «Sì, ma...»
«Ah, falla finita e muoviti!» esclamò l'Assassino, dandogli una leggera spinta fra le scapole per incoraggiarlo a camminare. «Ogni scusa è buona per non fare quattro passi, di' la verità!»
«Cosa? Non è vero! Io...»
«Poche ciance e spicciati!» insisté Blake, la voce sfumata da un tono più leggero e scherzoso. La verità era che voleva far di tutto pur di non ripensare a quanto aveva visto alla villa di Berthan.
Insieme a Lysander, dunque, proseguì la traversata. «Ad ogni modo... non sei un intralcio, ragazzino.»
Il giovane Berrywhite sollevò lo sguardo. «Sul serio?» domandò scettico.
Syders sorrise appena, pur con sincerità, e annuì. «Sul serio.»
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