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1. π™Žπ™₯π™žπ™š.

π™Ž 𝙋 𝙄 𝙀




Milana_Monsor_Books
Per la Squadra Nera.
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Un suono acuto fischia nelle mie orecchie, accompagnato da un imperterrita luce rosso acceso che lampeggia mentre si accende e si spegna velocemente davanti a me.

È il segnale. Il mio segnale.

Mi adagio sulla poltrona di lucida pelle nera. Il mio sguardo saetta da uno schermo all' altro. Il suono dell' allarme cessa di botto. Sul primo schermo ecco che le sagome si fanno piΓΉ vivide, preparandomi alla visione completa del bersaglio.

La realizzazione del nostro piano.

Il signor Oliver si accomoda sulla sedia sotto il porticato della casa in campagna. L'abitazione è l'unica in ettari di campi. A lui piace, stare lì in mezzo alla campagna. Si sveglia sempre all'alba, mai un giorno di sgarro. Prepara il caffè, e ci butta dentro un cucchiaino di zucchero. Lì osserva il suo raccolto di giorno in giorno. Mentre l'alba si chiude nella quiete della campagna. Le piante in campagna oscillano a suon della brezza fresca che smuove le foglie, mentre sorseggia il caffè. Ha la pelle d'oca per il gelo mattutino, si può  vedere bene dal tremolio dei suoi arti. Non accenna a voler rientrare, standosene seduto sulla sedia di paglia. Pian piano il cielo torna del suo colore azzurro pastello, lasciando al contadino solo il ricordo delle sfumature calde delle nuvole, che parevano grandi ammassi di zucchero filato. L'atmosfera di calma non sarebbe durata a lungo per lui. Ecco che ritorna in casa facendo cigolare la porticina della vecchia struttura in pietra. Si ferma davanti al mobiletto di legno di mogano e, passando l'indice sulla cornice della fotografia del ripiano, emette un leggero sospiro che cela i ricordi evocati grazie alla piccola immagine.
Si tratta di una vecchia fotografia ingiallita dagli anni, con gli angoli piegati e i segni della carta usurata. È molto speciale per il signor Oliver. Ci passa sempre davanti, perché il mobiletto è proprio all'ingresso, e tutte le volte ne rimane incantato. Nella foto sua moglie e le sue due bambine ridono sedute al tavolo della colazione, mentre spalmano della marmellata sulle fetta biscottate dolci. Al tempo le gemelle avevano solamente otto anni, ma ora hanno lasciato la casa da un pezzo, abbandonandosi alla frenetica vita in città. La moglie indossava una delle sue solite vestaglie a fiori colorati, e anche lei sfoggiava un largo sorriso, che aveva fatto comparire una piccola fossetta sotto l' angolo destro della bocca. Le due gemelle hanno ereditato questa caratteristica da lei. I capelli biondi e chiari delle due erano raccolti in delle disordinate code. Quel giorno era l' equinozio d'autunno, ventitré anni esatti da quando aveva scattato la foto alle tre donne della sua vita.

È pronto per uscire di casa, per ritornare sul rumoroso ma familiare trattore. La vita di campagna gli dà quella freschezza che, è convinto, in città non avrebbe mai potuto trovare. I piccoli fili d'erba che ondeggiano al passo del vento, il brusio degli insetti e il fruscio dei rami degli alberi che si scontrano tra loro. Il cinguettio degli uccelli, che dona una melodia al luogo deserto. Le campane appese ai colli delle mucche ondeggiano, presumibilmente, dato il forte rumore ritmico. Il cielo è ritornato di colore azzurro, lasciando spazio a un paio di nuvole bianco latte. Un raggio del sole gli punta al viso, e questo lo aiuta a disconnettersi dai suoi pensieri. Costretto a girare la testa, nota in lontananza la vecchia abitazione in pietra dalle ante delle finestre di legno. Davanti il grande porticato di archi intrecciati, sotto cui risiede la sua amata sedia di fili di paglia. Dentro quella casa dal tetto spiovente vi è sua moglie. Non ama svegliarsi all'alba, ma è sempre fiera e contenta di vedere i progressi del marito nel lavoro nei campi. Lei passa più tempo con gli animali della fattoria, invece. Sono il suo mondo, lui le invidia spesso la capacità di capire le bestie della fattoria, sembra quasi parlare la loro lingua. Il pensiero dell' amorevole moglie avvolta nella sua vestaglia a fiori colorati lo distoglie dall' ambiente circostante e il suono delle piccole campane ai collari delle vacche sembra un suono sempre più distante e lontanato. Questo è l'esatto periodo in cui lui gira la terra prima della semina, e in questo momento si sta avvicinando al centro del campo. Poi quel tratto. Il punto centrale. Le mie pupille si stanno sicuramente dilatando di gioia nella visione del nostro piano che, dopo tempo, finalmente si realizza. Una decina di persone si è riunita intorno a me e osserva con un sorrisetto lo schermo di destra, la telecamera numero undici. Ecco che si avvicina al centro. Ecco che manca poco per girare la terra di quel punto. Si riconosce per la steppa secca in centro, più alta delle altre, e che noi abbiamo preso come riferimento.

3

2

1

È fatta.

Ecco che il grande macchinario metallico smuove la terra nel centro del campo, sollevando e rigirando la terra morbida mista a molte steppe. In questo tratto di terra però non si trova solo questo comune composto, ma anche qualcosa di più particolare. Un corpo giace proprio davanti al macchinario, è venuto allo scoperto quando la terra è stata mossa. Lì. Davanti a lui. Il corpo femminile viene percorso dal suo sguardo dai piedi fino all'alto. Nel punto in cui dovrebbe trovarsi il capo, però, si apre una voragine nera e larga. Il sangue secco è incrostato come ruggine su alcune parti del collo, ma per la maggior parte della quantità è un abisso scuro che cola sulla pelle andando a ricoprire gran parte del busto. Qua e là sugli abiti  ci sono diverse macchie scure. Il signor Oliver caccia un grido che rompe la quiete e l'innocenza apparente della zona campagnola. I lineamenti si tendono e le rughe si formano sulla fronte. Gli occhi si spalancano e si richiudono di scatto. Il contadino si affloscia sul sedile nero del mezzo. Ha perso i sensi. Ha perso i sensi davanti al corpo decapitato davanti a lui. Anche se gli abiti sono un po' sgualciti e macchiati di pozze di sangue, si distingue la vestaglia, a fiori colorati.

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