042 la croce rubata
⸻ capitolo quarantadue ⸻
( la croce rubata )
Appena Ophelia mise piede nella residenza, un brivido le attraversò la schiena. Certo, era ovviamente una delle tenute più belle delle Outer Banks, ma era anche capace di mettere i brividi, soprattutto se pensava a tutta la storia che c'era dietro e ai crimini commessi dai residenti.
Si mordicchiò il labbro inferiore, guardandosi attorno e trovandola fin troppo silenziosa. Poi imboccò la strada per la stanza di Rafe, cercando di essere il più silenziosa possibile.
Una volta entrata nella camera, aggrottò le sopracciglia a causa della sua assenza, e lanciò delle occhiate un po' ovunque, andando alla ricerca di qualcosa che potesse sembrare importante, ma sembrava essere la stessa camera di sempre, fatta eccezione per il borsone nero sul letto. Si avvicinò cautamente, notando alcuni dei vestiti di Rafe all'interno, e la sua attenzione fu richiamata dal taschino, dal quale fuoriusciva qualcosa. Inizialmente confusa, sentì lineamenti del suo viso addolcirsi lentamente nel momento in cui si rese conto che fosse la sua bandana. La sfiorò con delicatezza, sentendo il cuore battere più velocemente alla realizzazione che, in tutto quel tempo, non l'avesse mai buttata, e che, anzi, la custodisse quasi come se fosse un tesoro prezioso.
Improvvisamente, però, si ritrovò a sobbalzare nel momento in cui sentì il rumore di una porta che venne sbattuta. Si guardò attorno spaventata, non riuscendo a capire da dove provenisse, ma prima che potesse porsi altre domande, riuscì a riconoscere la voce di Sarah. Le arrivava lontana, ovattata.
Deglutì rumorosamente, seguendo con cautela la direzione in cui proveniva la voce della sua amica, che sembrava star lanciando del vetro contro la porta.
«Rafe! Fammi uscire!»
«No, Sarah. Non ti faccio uscire finché non ti calmi, ok? Sto cercando di essere civile. Sei tu quella fuori di testa».
Ophelia chiuse gli occhi, appiattendosi contro il muro nel momento in cui intravide Rose fare la sua comparsa.
«Rafe, cosa sta succedendo? Chi c'è lì?»
«Rose!» gridò Sarah, battendo la mano contro la porta.
«Beh, volevi Sarah, no?» le rispose Rafe.
«Perché è chiusa a chiave?»
«Rose, è chiusa a chiave perché a volte ci si trova a fare scelte difficili, sai? Ma lei non lo capisce» Rafe si fermò. «Non c'è verso di fartelo capire, eh? Vero, Sarah?!» alzò il tono della voce, dando un pugno alla porta.
«Sta' zitto. Apri!» strillò in risposta lei.
«Devi stare calma! Calmati!» gridò lui.
«Rafe, ehi, sh — Rose lo fece voltare — Va' di sopra, va bene? Ci penso io».
«Wheezie!»
Ophelia solo in quel momento notò che gli occhi avessero preso a pizzicarle a causa delle lacrime dovute al fatto che Rafe avesse chiuso a chiave sua sorella in una stanza, e per quanto desiderasse aiutarla, era ben consapevole che non potesse farlo senza farsi scoprire, soprattutto perché Rose era con lei. L'unica cosa che poteva fare era parlarne con i ragazzi.
Quando Rafe le passò davanti, istintivamente gli afferrò il polso. Lui si voltò di scatto, osservandola per qualche secondo. Inizialmente sorpreso, i suoi occhi presero ad incupirsi. Ophelia gli fece cenno di stare in silenzio e indicò la sua stanza, e, senza ribattere, il ragazzo la portò in camera, chiudendo la porta subito dopo.
«Che diavolo pensi di fare, eh? Sei qui con Sarah, vero? Credi di poter prendere—»
«È questo il tuo modo di tenere unita la famiglia? Rinchiudere tua sorella in una cazzo di stanza contro la sua libertà, eh?» gli andò contro, dandogli una spinta e facendolo indietreggiare. «Ma chi diavolo sei?» quasi sussurrò, osservandolo come se fosse un cane a tre teste.
Lui serrò la mascella a quelle parole. «Oh, mi chiedi chi sono? Sono uno che farebbe di tutto per la famiglia, chiaro?» le rispose a denti stretti.
Ophelia scosse la testa, mettendo su un sorriso amaro. «Non posso crederci» sussurrò. «Hai rapito tua sorella!» sbottò, ancora incredula.
Lui alzò gli occhi al cielo a causa di quella ridicola affermazione. «Rapito? Siamo la sua famiglia».
«Ah, sì? Qualcuno di voi si è almeno premurato di chiederle cosa volesse?» ribatté bruscamente.
«Oh Cristo...» Rafe scosse la testa, pronto a darle le spalle per camminare a tondo nella stanza, ma si voltò di nuovo, indicandola con l'indice. «Devi starne fuori, ok?» la mise in guardia.
Ophelia inarcò un sopracciglio. «Beh, considerando che è una delle mie migliori amiche, non credo che lo farò» disse, secca. Poi una lampadina le si illuminò. «Che ne è di Limbrey e del suo scagnozzo?» gli domandò.
«Non preoccuparti di loro» si limitò a dire.
«Che significa?» insisté.
«Che non sono più un problema, adesso. Li ho sistemati» rispose con nonchalance.
Lei deglutì. «Li hai feriti?» mormorò.
«No, no. Io no» rise sadicamente, quasi come se stesse ripensando a qualcosa. «In realtà è divertente, sai?» ghignò.
«Oh, uccidere le persone è divertente?» gli sputò contro acidamente.
Il sorriso di Rafe si spese e le afferrò il polso in un gesto veloce, tirandola a sé e facendola finire dritta contro il suo petto. «Io non ho ucciso nessuno, ok?» disse a denti stretti, a un passo dal suo volto. «E non ho ucciso Renfield — scosse la testa — No, io non ho fatto un cazzo. Non ho fatto un cazzo» ripeté, osservandola con attenzione negli occhi.
«Renfield? Il suo scagnozzo?» chiese lei, sentendo la gola diventare secca a causa di quella vicinanza che, solitamente, era in grado di farla cedere.
Rafe annuì lievemente. «Limbrey gli ha sparato. Io ho preso il camion e l'ho lasciata lì nell'hangar, va bene? Io non c'entro, ok?» le spiegò, chiarendo di non aver ucciso nessuno.
«Quindi li hai traditi» comprese Ophelia.
«Traditi? Si sono traditi a vicenda. Io ne ho solo approfittato» disse con ovvietà.
«Quella Croce non è tua! Appartiene a Pope!» si divincolò nel tentativo di allontanarsi, ma Rafe non sembrava volerla lasciare.
«L'ho trovata io».
«L'abbiamo trovata prima noi!»
«E l'avete lasciata incustodita. Grande sbaglio» le fece presente. «Ho preso quella Croce per la mia famiglia, ok? Per pagare i debiti della Cameron Development» continuò.
«Oh, e questo dovrebbe giustificarti?»
«Mi rende solo più furbo».
«O solo più stronzo».
Rafe sospirò profondamente, facendo sì che le sue narici si dilatassero. Ophelia, a un passo dal suo volto, lo guardò con attenzione. Osservò i capelli castani, quasi color cenere. Alcune ciocche gli sfioravano con delicatezza la fronte. Gli occhi blu erano sempre in grado di trafiggerla, ma erano più tempestosi ed agitati del solito. Le labbra carnose erano bagnate a causa del fatto che avesse l'abitudine di passarci la lingua sopra, e l'odore dello scotch fuoriusciva ad ogni respiro.
Lui parve ricambiare lo sguardo, osservandola attentamente, e lei si sentì così piccola sotto quegli occhi e sotto quel corpo imponente, che torreggiava sul suo piuttosto minuto al confronto.
«Vieni con me» sussurrò improvvisamente, a un passo dalle sue labbra. Erano così vicine che quasi si sfioravano.
«C— come?» chiese intontita.
«Vieni con me» ripetette. «Rose vuole partire all'alba. Andare in un posto del cazzo. E l'idea di... l'idea di non vederti più, Ophelia...» non terminò la frase, ma non ce ne fu bisogno.
La ragazza lo guardò, schiudendo le labbra e sentendosi incapace di replicare. Mentalmente, intanto, cercava di appuntare tutte le informazioni che si stava lasciando scappare.
Rafe alzò la mano, afferrando una ciocca dei suoi capelli e attorcigliandola attorno al suo indice. Di tanto in tanto, le sfiorava il collo. «Staremo insieme, lontano dalle Outer Banks. Ci lasceremo questo cazzo di posto alle spalle. Né Pogues, né Kooks. Solo noi. E io... io cambierò. Migliorerò» sussurrò, bagnandosi poi le labbra con la lingua.
Ophelia accennò un flebile e triste sorriso. «L'hai detto così tante volte...» gli fece presente.
«Questa volta sarà diverso» replicò immediatamente. «Mi prenderò cura di te».
«Voglio crederci — annuì — Mi auguro con tutto il cuore che tu possa migliorare, che smetta con la coca... ma non posso venire con te» scosse la testa.
Rafe mise su un sorriso amaro. «È per quei Pogues, vero? Sempre al primo posto...»
«Ed è anche perché non ti fai problemi a rinchiudere tua sorella in una stanza e a rubare una Croce non tua» aggiunse lei. «Devi metabolizzare ciò che hai fatto, rendertene conto e accettarlo, a partire da Peterkin. In questo modo, inizierai a migliorare».
Quelle parole parvero colpirlo in un primo momento, e si ritrovò a vacillare. Lei ne approfittò e riuscì a liberarsi dalla sua presa.
«Ora andrò via e tu non mi fermerai».
Il ragazzo la guardò per qualche istante, annuendo poco dopo. Improvvisamente, prima che lei potesse rendersene conto, le mani di Rafe erano sulle sue guance mentre le poggiava le labbra sulla fronte in un gesto talmente dolce da farle venire i brividi. Chiuse gli occhi, beandosi quell'inusuale dolcezza e quel calore che solo lui era in grado di infonderle, e, quando si allontanò, si osservarono per pochi istanti, entrambi consapevoli che probabilmente fossero destinati a non essere, e che, dopo quel momento condiviso, lei avrebbe fatto di tutto per riprendersi la Croce, e lui avrebbe fatto di tutto per tenersela stretta.
Ma avevano anche la piena consapevolezza che Rafe l'indomani sarebbe partito, e che, probabilmente, non si sarebbero visti per un bel po', o forse mai più.
Fu quel pensiero che spinse il ragazzo ad avvicinare il volto al suo e a premere le labbra contro quelle carnose di Ophelia, che ricambiò e si appropriò di nuovo il suo sapore. Quello di cui oramai era abituata.
Gli strinse le braccia attorno al corpo ancor prima che se ne potesse rendere conto, desiderosa solo di abbracciarlo e di essere inondata dal suo inconfondibile calore. Inizialmente rigido e scosso, probabilmente per il fatto di non essere mai stato abbracciato, Rafe alzò poi lentamente le braccia, passandole dietro la sua schiena e stringendola a sé.
Ophelia affondò la testa nel suo petto, chiudendo gli occhi per qualche secondo mentre lui disegnava cerchi immaginari sulla sua schiena coperta dalla canotta e si rendeva conto di quanto fosse piacevole la sensazione di essere stretto da qualcuno con cui condivideva un vero legame. Un legame sincero che non aveva a che fare con tornaconti personali. Ed era il primo e l'unico che avesse mai creato in vent'anni di vita.
Si sentirono entrambi a casa, entrambi protetti e in pace.
Peccato che il momento non fosse dei migliori.
Poco dopo, lei indietreggiò, guardandolo un'ultima volta prima di girare i tacchi e andare via, non trovando resistenza. Semplicemente, la lasciò andare.
Con il cuore pesante, Ophelia si affrettò a raggiungere l'uscita di quella casa, facendo attenzione a non farsi sentire da Rose, che, sfortunatamente, era in compagnia di Sarah, quindi non poteva aiutarla. Attraversò velocemente il corridoio e, finalmente, abbandonò quell'inferno.
Una volta in giardino, fece un sospiro profondo nel tentativo di far entrare aria nei polmoni, e solo in quel momento si rese conto del fatto di aver trattenuto il respiro. Si guardò attorno, andando alla ricerca dei suoi amici, e quando sentì dei bisbigli, si mosse in direzione di essi.
«Ophelia!»
«Siamo qui!»
Camminò verso i cespugli sulla sinistra, trovando i tre accovacciati lì dietro.
«Ehi! — li raggiunse immediatamente — Come avete fatto a non farvi sparare?» chiese curiosa.
«Una lunga storia. Diciamo che ora quell'uomo ci crede i giardinieri personali dei Cameron» le rispose JJ.
«Perché eri dentro? Cos'è successo?» le domandò Pope.
«Dov'è Sarah?» la guardò John B, agitato.
«Ok, ascoltate. Lo scagnozzo di Limbrey è stato ucciso da lei. Rafe ha la Croce ed è in quel camion. Sarah aveva preso le chiavi, ma Rafe l'ha scoperta e l'ha chiusa in una stanza. Volevo aiutarla, ma poi è intervenuta Rose, e attualmente stanno parlando e bevendo tisane. Ah, cosa più importante, hanno intenzione di partire all'alba, e sono abbastanza certa che lo faranno con la Croce» spiegò velocemente.
«Oh cazzo» mormorò JJ.
«Non andranno via con la Croce» chiarì Pope.
«Aspe— Hanno rapito Sarah?» quasi strillò John B.
«Non ne ho idea. Rafe tecnicamente l'ha fatto, ma non so quali siano le intenzioni di Rose».
«Oh, oh. Ecco Rafe!» disse improvvisamente il biondo, e tutti si nascosero dietro i cespugli.
«Bene. Andiamo!» il castano fece per muoversi, ma lo tirarono indietro.
«No, aspetta! Non ancora!»
«Fermo!»
«Ok, che si fa? Qual è il piano?» chiese John B non appena vide Rafe salire a bordo del camion.
«Forse è armato... cosa gioca a nostro favore?» prese parola JJ, guardandoli. «L'elemento sorpresa! Sì, questo è ciò che gioca a nostro favore!» rispose alla sua stessa domanda.
«Come possiamo sorprenderlo?»
«Non so, ci sto pensando!»
«Potremmo tirargli qualcosa?»
«Cosa? Da dove? Saliamo su un albero?»
«Con una fionda. Meglio ancora».
«Lì dentro c'è la mia Croce» sentirono dire da Pope.
Prima che potessero dire o fare altro, il ragazzo scomparve da vicino a loro, e, voltandosi, lo videro correre dietro il camion, aggrappandosi al retro.
«Ma che diavolo fa?» chiese Ophelia, perplessa.
«Beh, la casa è lì» disse John B, indicandola.
JJ annuì. «Sì. Rafe se n'è andato — concordò — Assaltiamo il forte» mise su un sorrisetto.
Improvvisamente, quando fecero per muoversi, la porta dell'abitazione venne aperta, e uscirono Wheezie, Rose e Sarah.
«Giù, giù».
«Hanno preso Sarah!»
«Cosa le hanno fatto?» mormorò John B.
Ophelia allungò il collo, rimanendo sconvolta nel momento in cui vide la bionda che veniva sorretta dalla sua matrigna. «Penso l'abbia drogata con la tisana! È priva di sensi» disse, scuotendo la testa con disgusto.
Videro Sarah venire caricata in auto, e dopo che anche Wheezie salì, Rose mise in moto e si avvicinò all'uscita della villa.
«Andiamo!»
I tre ragazzi iniziarono a correre verso il veicolo, iniziando a battere i pugni contro il finestrino.
«Ehi! Rallenta!»
«Wheezie!»
«Sarah! Siamo qui!»
«Ehi, Wheezie! Apri la porta!»
«Apri lo sportello!»
Rose, in risposta, premette sull'acceleratore e si allontanò da loro, che furono costretti a fermarsi.
«Dobbiamo seguirli. Pope è con loro, e Sarah e stata drogata!» strepitò Ophelia, agitata.
«Avanti ragazzi, prendiamo il Twinkie!»
Seguirono l'auto di Rose per quelle che parvero delle ore, e ne fu una dimostrazione il fatto che la notte, di lì a poco, sarebbe stata sostituita dalle prime luci dell'alba, e loro erano ancora intenti a sfrecciare per le strade dietro il veicolo di quella donna, e Ophelia, nel frattempo, non faceva altro che mangiucchiarsi il labbro inferiore, preoccupandosi sempre di più per Sarah. Ancora non poteva credere al fatto che Rose l'avesse davvero drogata per convincerla a seguirla. Le sembrava di rivivere un déjà vu, e con la mente tornò a quando Ward la chiuse nella stanza durante la "caccia a John B". Quella era una vera famiglia di folli.
«È lei! È lei! A quattrocento metri a sinistra!» strepitò improvvisamente JJ dopo attimi di silenzio, facendo quasi sobbalzare la rossa, immersa nei suoi pensieri.
Dopo che John B svoltò a sinistra, il Twinkie iniziò pian piano a rallentare, e del fumo prese ad uscire dal cofano. Anziché imprecare, però, i ragazzi si ritennero soddisfatti per il fatto di essere riusciti a seguire Rose per tutto quel tempo, soprattutto nel momento in cui la videro pronta ad attraversare in cancello che l'avrebbe fatta entrare al porto. Erano arrivati a destinazione.
«Ce l'hai fatta, Twinkie. Ce l'hai fatta» mormorò John B, dando delle pacche al van.
I tre abbandonarono il veicolo e, baciati dalla fortuna, davanti a loro passò un grande camion. Lo rincorsero, nascondendosi sul lato opposto a quello in cui si trovava la guardia con cui parlava il guidatore. Senza farsi vedere, riuscirono a sgattaiolare all'interno del porto, facendosi spazio tra le tante macchine da lavoro.
Quando riuscirono ad avanzare e a nascondersi dietro un container, gli occhi di Ophelia scattarono su un'enorme e maestosa nave mercantile sul cui lato c'era scritto il suo nome a caratteri cubitali: "Coastal Venture"
«La Coastal Venture. La conosco. Mio padre ci ha lavorato l'estate scorsa. È un piroscafo. Ci ho lavorato anch'io al porto» prese parola JJ, con gli occhi fissi sulla nave che di lì a poco sarebbe salpata.
«Quella è la Croce, laggiù» disse John B, indicando una cassa di legno che veniva tirata su con una cinghia di sollevamento per poi essere messa sulla nave.
Gli occhi della rossa caddero su Rafe, che si trovava vicino al camion. «Là c'è Rafe — lo indicò, tentando di non pensare al momento che avevano condiviso qualche ora prima — Quindi in giro dovrebbe esserci anche Pope» intuì.
«I Cameron stanno per partire, e hanno l'oro e la Croce. Non so se essere arrabbiato o scoppiare a ridere per l'assurdità della situazione» commentò JJ con un finto sorriso nervoso.
«Già, buffo, vero? Sembra quasi che svolgiamo il lavoro sporco per loro» concordò Ophelia.
«Beh, è sempre stato così» borbottò il ragazzo.
«Ecco Rose e Sarah» li interruppe John B, indicando l'auto che veniva parcheggiata di fianco al camion, e dalla quale uscirono Rose, Wheezie e Sarah, ancora piuttosto stordita. «Ragazzi, ci serve un piano» si voltò verso i suoi amici.
«Ci sto riflettendo — mormorò JJ — Potremmo raggiungere quella chiatta e salire a bordo, ma dovremmo arrivarci a nuoto, temo».
«Sì, sappiamo nuotare» annuì Ophelia.
«Va bene» rispose John B.
«Saremo bersagli facili» li avvertì il biondo.
«Ciao!»
Una voce alle loro spalle li portò a sobbalzare spaventati, e Ophelia fece per dare una gomitata a chiunque si trovasse dietro di lei, ma riuscì a fermarsi nel momento in cui riconobbe Kiara e Pope.
«Cazzo! Ti stavo per rompere il naso!» disse la rossa, massaggiandosi il petto all'altezza del cuore.
«Sì, e io stavo per quasi per cavarti gli occhi!» le diede man forte JJ, mostrando l'indice e il medio pronti a colpire.
«Che fifoni» ridacchiò la riccia.
«Come avete fatto a trovarci?» chiese il biondo.
«Geolocalizzando il cellulare di Lia» rispose con ovvietà Kiara, sorridendo alla ragazza.
«Furbi — commentò prima di sospirare — Com'è andata con i tuoi?» le domandò.
«Uhm... beh, hanno intenzione di spedirmi in un collegio. Sai, quei posti in cui ti mettono dopo averti rapito in piena notte» spiegò, mettendo su un falso sorriso entusiasta.
«Con le camicie di forza? Quello è il reparto di Psichiatria» disse JJ, secco e senza peli sulla lingua.
John B aggrottò le sopracciglia. «Beh? Cos'è successo?» si rivolse a Pope, che era interamente coperto di fango.
«Rafe. Terzo round» rispose con nonchalance, facendo ruotare gli occhi al cielo ad Ophelia.
«Ma dai! Un'altra volta? Cazzo!» borbottò JJ.
«Siamo pari — scrollò le spalle prima di osservare la nave — Quella è la Croce» mormorò.
Ophelia annuì. «Dobbiamo salire immediatamente su quella nave. Hanno preso Sarah in ostaggio».
«Ma bisogna evitare gli scagnozzi» aggiunse il biondo.
John B fece cenno di seguirlo. «Ok, muoviamoci. Andiamo» e iniziò a muoversi nel tentativo di abbandonare il nascondiglio.
La rossa si fermò nel momento in cui si rese conto del fatto che Pope non li stesse seguendo. «Avanti Pope, che stai facendo?» gli chiese, confusa.
«Ho un'idea, fidati di me» le strinse la spalla.
«No! Ehi! Non c'è tempo! Dobbiamo andare!» intervenne John B.
«Fidatevi di me. Voi andate. Ci vediamo dopo» disse prima di camminare verso la direzione opposta alla loro.
I ragazzi si lanciarono una confusa occhiata, chiedendosi cosa diavolo volesse fare il loro amico. Ciononostante, decisero di fidarsi e iniziarono ad avanzare lentamente, guardandosi attorno e osservando con attenzione la situazione, cercando di capire quando raggiungere la chiatta.
Improvvisamente, però, si ritrovarono a sobbalzare quando sentirono un forte rumore, seguito da un boato. Successivamente, gli operai iniziarono a gridare e a correre verso il punto in cui erano esplosi i serbatoi di petrolio, mentre il fuoco prese ad innalzarsi. Come se non bastasse, iniziò a suonare l'allarme antincendio.
«È stato Pope... — capì Ophelia — Ha creato un diversivo e sta facendo correre tutti nella direzione opposta alla nostra» notò con un sorriso.
«E sta funzionando alla grande» annuì Kiara.
Pope tornò da loro correndo e con il fiato corto.
«Pope, come hai fatto? Come hai fatto?» chiese immediatamente John B.
Il ragazzo li ignorò, focalizzato su altro. «Guardate! Quel container va sulla nave. Useremo quello per salire» disse, indicandolo con l'indice. «Siete con me?» domandò, guardando i suoi amici.
«Sei un genio».
«Cazzo, certo che sì».
«Forza, andiamo. Di qua, forza!» disse John B.
Tutti i ragazzi iniziarono a correre in direzione del container che si trovava sul retro di uno dei tanti camion lì presenti, e, facilmente, arrivarono a destinazione.
Una volta lì, però, si fermarono. O meglio, Ophelia, Kiara e JJ si fermarono, osservando gli altri due, già pronti a salire.
«Ehi, aspetta! — il biondo fermò Pope — Sei sicuro?» gli domandò, guardandolo ed esitando per la prima volta in vita sua.
«Sì. Questo è il piano» annuì lui.
«Ma è una trappola, non vedi? Una volta dentro, non ne usciamo più!» cercò di fargli capire.
«Lo so! Lo so!»
«Ehi, ehi! — John B intervenne, guardandolo — Non dovete venire per forza, giusto?» disse, spostandosi anche sulle due ragazze.
«Esatto, è la nostra battaglia».
«Sì, infatti».
Quando i due oramai furono sul container, guardarono i loro amici in attesa di una risposta.
JJ, dopo attimi trascorsi in silenzio, sbuffò. «Non ho niente da perdere, in fondo» si arrese, raggiungendo i suoi amici.
«Sempre meglio che finire in collegio» disse poco dopo anche Kiara.
Tutti, poi, poggiarono gli occhi su Ophelia, che, probabilmente, tra JJ e Kiara era quella che aveva più da perdere. La ragazza arricciò il naso, rendendosi conto del fatto che se avesse accettato, si sarebbe imbarcata su una nave mercantile all'interno di un container da cui sarebbe stato difficile, se non impossibile, uscire. Oltretutto, non sapevano quale sarebbe stata la meta finale, e, come se non bastasse, su quella nave c'erano Rafe e la Croce, quindi questo presupponeva un ovvio scontro. Infine, non poté che pensare a suo padre, che certamente si sarebbe preoccupato. Molto preoccupato.
Sospirò profondamente, poggiando infine gli occhi sui suoi amici, e anche non dicendolo esplicitamente, era chiaro che volessero che lei accettasse e che combattesse con loro così come aveva sempre fatto. Dall'inizio alla fine.
Chiuse gli occhi, e senza ragionarci ulteriormente, li raggiunse, certa di voler aiutare Pope a riavere la Croce e di voler combattere al loro fianco.
Successivamente, i ragazzi corsero sul fondo del container, nascondendosi fra tutte le merci che si trovavano all'interno. Ophelia si sedette su una cassa di legno, affiancata da Kiara, e si ritrovarono a trattenere il respiro nel momento in cui sentirono le voci di alcuni uomini.
«Ok, questo è pronto! Chiudilo!» e il container venne chiuso.
Rilasciarono tutti un sospiro di sollievo e tornarono a respirare, regalandosi poi un flebile sorriso. Ad Ophelia, in realtà, uscì più una smorfia, ma decise di accantonare il pensiero di suo padre. Oramai era fatta e non sarebbe potuta tornare indietro neanche se lo avesse voluto.
«Abbiamo finito! Possiamo caricarli!»
La ragazza sospirò profondamente, prendendosi qualche secondo per osservare l'ambiente in cui si erano rintanati, e si ritrovò ad arricciare il naso nel momento in cui si rese conto che fosse piuttosto chiuso e che l'unica fonte di luce fosse la piccola e unica grata posta in alto.
Poco dopo, il camion sul quale si trovava il container venne messo in moto e venne fatto avanzare.
«Adesso dovremmo essere sul molo» disse Pope.
Improvvisamente, ci fu un rumore simile al ferro che veniva sbattuto, e, l'istante successivo, i ragazzi si sentirono sollevare. Furono sbandati a destra e a sinistra, e si ritrovarono costretti ad aggrapparsi alle casse di legno presenti quando si resero conto del fatto che stessero caricando il loro container sulla nave.
Ci fu un ultimo tonfo che li fece nuovamente traballare sui loro stessi piedi, e poi tutto quel trambusto finì, segno che si trovassero sulla Coastal Venture.
«Ok, siamo a terra» sussurrò JJ.
«Ce l'abbiamo fatta».
«Ho sentito un rumore» sentirono dire da fuori, e tutti si zittirono immediatamente.
Si nascosero e trattennero il respiro nel momento in cui videro un uomo sbirciare all'interno del container tramite la grata presente, ma, fortunatamente, non li vide e andò via.
Poi la nave partì.
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