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041 pope al volante

capitolo quarantuno
( pope al volante )





Ophelia trascorse l'intera durata del viaggio con il cuore in gola e con gli occhi puntati su Pope, che non faceva altro che ansimare, respirare male e gonfiarsi man mano che il tempo trascorreva. Ancora non aveva idea di dove JJ li stesse portando, ma sperava con tutta se stessa che quel posto non fosse lontano: ogni minuto che passava, Pope rischiava. Rischiava sul serio.

Rilasciò un sospiro di sollievo nel momento in cui JJ accostò il pick-up, ma quando si voltò, per poco non spalancò gli occhi.

«Che diavolo ci facciamo da tuo cugino Ricky?» gli chiese quasi istericamente, guardandolo come se fosse un cane a tre teste.

«È un paramedico!» le rispose prima di iniziare a suonare il clacson.

«È uno spacciatore! — gli ricordò — Ci vedeva l'erba!» aggiunse, gesticolando nervosamente.

Lui si strinse nelle spalle. «Doppio lavoro. È il precariato. Capita quando non sei un Kooks» disse, abbandonando il pick-up con gli amici al suo seguito. «Ed è l'unica persona che può aiutarci, ora» fece presente.

Ophelia ruotò gli occhi al cielo mentre lei e Kiara aiutavano Pope a scendere dal pick-up, avvolgendo le sue braccia attorno alle loro spalle. Poi seguirono tutti JJ verso la porta dell'abitazione.

«Ricky! Ehi! Fratello!»

«Serve aiuto!»

«Ricky, ti prego! Ricky!» urlò JJ, battendo le nocche contro la porta di casa. «Ricky, ehi, ho un problema! So che sei arrabbiato—»

La porta venne aperta, e fece capolino il ragazzo dai capelli ricci. «Hai rubato la mia ambulanza!» disse, accusando il cugino e guardandolo con irritazione.

«Sì, lo so che sei arrabbia— No!» strillò quando Ricky gli chiuse la porta in faccia.

«Non farlo!»

«No, ti prego! Ci serve aiuto!»

«È stato punto da una vespa! Ha una reazione allergica! Aiutaci!»

«Non respira!»

«Non riesce a respirare, Ricky! Aiuto!»

Pochi secondo dopo, la porta venne riaperta. «Chi non respira?» chiese, visibilmente infastidito.

«Chi secondo te? — Ophelia gli lanciò un'occhiataccia — Sta per morire!» gli fece presente, indicando Pope che, intanto, era ancora accasciato su di lei e Kiara.

«Aiuta il mio amico!» lo pregò JJ.

Ricky li guardò per qualche secondo, serrando la mascella. Era evidente che fosse ancora arrabbiato con JJ per il suo furto, e probabilmente aveva avuto anche qualche problema a lavoro a causa della sua bravata, ma davanti a Pope che continuava ad ansimare e a stare male, non poteva mostrarsi indifferente, soprattutto per il fatto che fosse un paramedico e che non potesse voltargli le spalle.

«D'accordo!» si arrese, sbuffando e permettendo ai ragazzi di invadere la sua casa.

«Ciao, molto piacere! Scusa!» disse Sarah, gettando sul pavimento tutto ciò che si trovava sul primo tavolo che adocchiarono.

«Grazie! Non saremmo venuti se non fosse un'emergenza».

«Cos'è successo?» domandò Ricky, avvicinandosi a Pope che intanto veniva steso sul tavolo.

«Vespe».

«È allergico alle punture delle vespe?»

«Evidentemente!»

«Era un intero nido di vespe!»

«Forza, alziamogli le gambe!» disse JJ, alzando le gambe di Pope con l'aiuto di John B.

«Come si chiama?»

«Pope».

«Aspettate! — li guardò Ricky — Vado a prendere il mio kit» e si dileguò, sparendo dalla loro vista.

«Cosa? Ma dove vai, Ricky?» strillò il biondo.

Ophelia lo spinse, prendendo la gamba sinistra del moro al suo posto. «Sta cercando il kit. Vai ad aiutarlo» gli indicò la direzione presa da Ricky con un cenno del capo.

«Ok, ok» annuì vigorosamente prima di raggiungere suo cugino.

Kiara prese delicatamente il volto di Pope fra le mani. «Fa piccoli respiri, ok?» mormorò. «Dobbiamo concentrarci sulla respirazione» continuò con voce tremante e occhi lucidi.

«Com'è fatto?!» urlò JJ, uscendo dalla stanza insieme a suo cugino.

«È tipo una sacca da viaggio» rispose Ricky.

«Dov'è questo kit?» urlò Ophelia, preoccupata per il suo amico.

Il riccio la guardò. «Forse in garage» e imboccò quella direzione con JJ.

La giovane Martin sospirò, mordicchiando il labbro inferiore e poggiando gli occhi su Pope. Vedendolo lì sul tavolo, incosciente e praticamente vicino alla morte, sentì il cuore tremare e le lacrime avanzare. L'idea di poterlo perdere la spaventava come niente prima d'ora, e sperava con tutta se stessa che Ricky si muovesse e lo salvasse.

«Ecco! L'ho trovato!» esordì improvvisamente Ricky, tornando dai ragazzi con un borsone nero tra le mani.

«Forza, forza, forza!»

«Cosa dobbiamo fare?» chiese John B, agitato.

Il ragazzo li guardò. «Voi non fate niente perché non siete paramedici — mise in chiaro prima di aprire il borsone — Ok, Pope, come ti senti? Da schifo, direi. Beh, la situazione è questa: è un flacone multidose di adrenalina pediatrica» spiegò, infilando la siringa nel flacone di vetro e aspirando il medicinale.

Ophelia strabuzzò gli occhi a quelle parole. «Per bambini? Ha diciassette anni!» fece notare, agitata.

«Non è una bambino!»

«Gli basterà?»

«Sentite... — Ricky li guardò — Il contenuto è per dieci dosi. Quindi se il cuore non si ferma, si riprenderà, ma devo usarla tutta o non funzionerà. E io non c'entro, se muore» chiarì, tenendo la siringa ferma a mezz'aria in attesa di un consenso.

I ragazzi si zittirono per un attimo, e Ophelia credeva di aver perso la capacità di pensiero. Insomma, senza l'iniezione, Pope sarebbe certamente morto; con l'iniezione, invece, c'era il cinquanta per cento di possibilità che ce la facesse e il cinquanta per cento di possibilità che morisse.

JJ parve fare lo stesso ragionamento, e fu lui a prendere la decisione per tutti. «Ok, fagliela! Avanti, fagliela! Sbrigati! Fagli quest'iniezione, dai! In fretta!» urlò, passandosi nervosamente le mani tra i capelli.

«Ok... Pope, resisti, bello» mormorò Ricky, annuendo come per farsi forza. Subito dopo, scoprì il braccio del ragazzo, infilandogli l'ago nelle vene e iniettandogli il liquido con molta cautela.

«Cazzo, odio gli aghi» gemette Ophelia, assumendo un'espressione quasi disgustata.

Anche JJ al suo fianco parve agitarsi. «Non guardare — le disse — Anch'io li odio» aggiunse.

Poco dopo, Ricky sfilò l'ago dal braccio di Pope. «Ok. È fatta!» e mise via la siringa.

«E ora?»

«Ora aspettiamo».

A quelle parole, lo sguardo agitato e preoccupato di Ophelia si poggiò sul ragazzo steso inerme sul tavolo. Aveva gli occhi chiusi, le labbra schiuse, e sembrava sul serio essere morto. Non muoveva un solo muscolo, non respirava... e continuò a non farlo nonostante i secondi passassero.

«L'hai ucciso» mormorò Kiara con voce strozzata dal pianto.

«No» disse immediatamente Ricky. «Non ho fatto un cazzo».

«E cos'hai fatto?!» chiese Ophelia, i cui occhi avevano iniziato a lacrimare mentre continuava ad osservare il suo amico fermo e inerme sul tavolo.

«Io ho fatto esattamente quello che mi avete chiesto!» si giustificò.

«Pope, Pope! Ti prego, rispondi!»

«Pope, reagisci, Pope!»

«Forza, Pope! Andiamo!»

Improvvisamente, Pope fece un respiro profondo, quasi come se fosse stato in apnea per ore. Spalancò gli occhi di scatto e si mise seduto, iniziando a tossicchiare.

«Oh cazzo» sussurrò la rossa, rilasciando un sospiro di sollievo e sentendo il cuore riprendere a battere regolarmente.

«Oh mio Dio!»

«Così sì che mi piaci! Era ora!»

«Fa caldo! Sto morendo si caldo!» fu la prima cosa che disse Pope, iniziando ad agitarsi.

«Va tutto bene! Sta' tranquillo» sorrise JJ, aiutandolo a togliersi la felpa e lasciandolo solo in t-shirt.

Pope scese dal tavolo, non degnando nessuno di loro di un solo sguardo. «Devo uscire!» biascicò, avvicinandosi alla porta d'ingresso.

«Ehi, sta' calmo».

«Non c'è fretta».

«Devo stare fuori» si limitò a dire, abbandonando l'abitazione per prendere aria.

«Bene, siete a posto» Ricky guardò Ophelia e JJ, gli unici rimasti ancora dentro mentre gli altri erano fuori con il moro.

La ragazza lanciò una veloce occhiata a Pope che, per strada, correva da una parte all'altra, non fermandosi nonostante gli altri gli chiedessero di farlo. «Senti, vedo che il nostro amico è un pelino agitato... è una cosa di cui dobbiamo preoccuparci o è un effetto collaterale?» domandò.

«Avrà un razzo nel culo per circa mezz'ora — le rispose senza peli sulla lingua — Poi sarà a posto».

«Ottimo... almeno è vivo» mormorò fra sé e sé.

«Ricky, sei un grande!» JJ gli diede una pacca sulla spalla.

Subito dopo, i due abbandonarono la casa di Ricky.

«Andiamo a prendere la Croce! — urlò Pope, correndo e saltando — Andiamo! Sono Michael Jordan!»

A quella vista, JJ e Ophelia di scambiarono una veloce occhiata. «Razzo nel culo» dissero all'unisono.

I ragazzi, subito dopo, si misero in viaggio sul pick-up, pronti ad andare a recuperare la Croce, e quando imboccarono la strada per la Chiesa Degli Uomini Liberi, il sole era oramai tramontato, lasciando posto alla sera.

«Ehi, Pope, non starai correndo troppo?» prese parola Kiara, rivolgendosi al ragazzo che aveva deciso di mettersi al volante poco prima che partissero.

In risposta, lui suonò il clacson. «Uooo!» urlò.

«Sono l'ultimo a poter giudicare, ma forse dovresti rallentare un po'» intervenne anche JJ.

«Dobbiamo assolutamente andare a prendere quella Croce. Il prima possibile» ribatté il ragazzo.

Ophelia annuì. «Sì, ma per prenderla, dobbiamo essere vivi, Pope. Vivi» sottolineò, conficcando le unghie nel sedile del passeggero nel tentativo di reggersi.

Aveva già assistito una volta alla guida spericolata di Pope, anche se all'epoca era sotto effetto di erba. La situazione, però, non era tanto diverso diversa, dato che adesso guidava sotto effetto di adrenalina, e tra quest'ultima e l'euforia ci passava davvero poco. In ogni caso, stava iniziando a comprendere che non dovessero mai cedergli il volante quando era in quelle condizioni. Era spaventoso.

«Perché l'abbiamo lasciato guidare?»

«Perché altrimenti vi avrei strappato le orecchie».

«Su questo punto è stato molto chiaro».

«Comunque scherzavo. Non vi preoccupate».

«Ah-ah che scherzo divertente».

«Comunque senti, stai andando decisamente troppo veloce, quindi—»

«Troppo veloce, vero?» Pope interruppe le parole di John B prima di voltarsi verso i ragazzi, smettendo di prestare attenzione alla strada e iniziando a sbandare.

«No! Rallenta!»

«Pope!»

«Non so se l'hai notato, ma ci sono delle querce enormi ai lati della strada. A un passo dalla carreggiata!»

«Attento! Guarda la strada!»

«C'è un camion!»

«Quello era uno stronzo!» sbraitò Pope quando riuscirono magicamente ad evitare un incidente con un altro veicolo.

«Stai superano i limiti di velocità!»

«Non arriveremo alla Croce se siamo morti!»

«Non moriremo. La Croce è un nostro diritto divino».

«Guarda la strada, Pope!»

«Pope! Un albe—»

Prima che Ophelia potesse finire la sua frase, l'auto di suo padre aveva già urtato contro l'albero sul bordo della carreggiata, facendo balzare tutti i ragazzi in avanti e facendo sì che i vetri si distruggessero, seguiti dal cofano.

«Cazzo, Pope!» gemette la rossa, allontanandosi dall'airbag scoppiatole in pieno volto.

«State tutti bene?» domandò John B.

«Credo di sì» mormorò Kiara, indolenzita.

Ophelia guardò il ragazzo alla guida. «Beh, il pick-up di mio padre non sta bene, vero, Pope?» disse, osservando il fumo uscire dal cofano.

«Hai detto che potevamo distruggerlo!» si giustificò.

«Io non l'ho mai detto!» quasi strillò. «Ho solo detto che mio padre non lo usa più. Non significava di certo che potessimo romperlo» borbottò, scendendo dall'auto insieme ai suoi amici.

«È l'ultima volta che guidi, Pope» lo avvertì JJ prima di guardare il veicolo. «Una sola parola: distrutto» annuì, illuminando il veicolo con la torcia del telefono.

Ophelia sospirò profondamente. «Beh, in fondo aveva dato per scontato che molto probabilmente non l'avrebbe mai più rivisto...» mormorò.

«Ci conosce» commentò Kiara.

Pope li guardò. «Bene, continuiamo a piedi a questo punto» disse, ricevendo un'occhiataccia da tutti.

«Scherzi?» chiese Sarah, perplessa.

«Vado a prendere la mia Croce!» ribatté, pronto a camminare.

Prima che potesse allontanarsi, John B gli si piazzò davanti. «Senti, rilassi un attimo!» cercò di calmarlo.

«Devi lasciarmi in pace».

«No, voglio solo aiutarti».

«Togliti, non cambierò idea».

«Abbiamo appena sfasciato il pick-up!»

«Vado a prendere la Croce».

I due iniziarono a spingersi, o meglio, Pope iniziò a spingere John B nel tentativo di toglierselo dai piedi, mentre il castano tentava di non farsi superare da lui. Alla fine, probabilmente anche grazie all'adrenalina, a vincere fu Pope.

«Pope, calmati! Ehi, ehi!» John B iniziò a seguirlo.

«Pope!» urlò, invano, Kiara.

«Aspetta!» il castano riuscì a tirarlo verso di sé, allontanandolo dalla strada.

«Basta! Devi lasciarmi in pace!» sbottò Pope.

«Ragazzi! Un camion!» fece notare Ophelia, e immediatamente i due si tolsero dalla strada.

John B continuò ad urlare contro Pope, il quale sembrava essersi completamente pietrificato. La rossa aggrottò le sopracciglia, non comprendendo il suo cambio di comportamento, e perché sembrasse essere così scosso e sconvolto. Seguì quindi la traiettoria del suo sguardo, rimanendo senza fiato nel momento in cui vide da chi fossero occupati i sedili del grande camion.

Fu un attimo. Un brevissimo attimo in cui gli occhi di Rafe, affiancato dallo scagnozzo di Carla Limbrey, si scontrarono con i suoi. Un contatto visivo che durò poco ma che per entrambi parve durare un'eternità mentre sentivano tutto muoversi a rallentatore.

Erano in gara, erano nemici, e Rafe stava vincendo.

Lei deglutì rumorosamente. Aveva preso la Croce di Pope, quella per cui il ragazzo aveva rischiato la vita, quella che gli spettava di diritto, e si stava allontanando in compagnia di quell'uomo che aveva perfino chiamato gli arcieri per ottenere la chiave.

Perché finiva sempre per allearsi contro di loro? Contro di lei?

«Hanno preso la Croce...» quelle parole le uscirono in un sussurro mentre guardava il camion andare via.

«Dobbiamo tornare in quella Chiesa!» urlò Pope.

«Pope!»

Pope era oramai impossibile da fermare, e i ragazzi non potevano fare altro che seguirlo fino alla Chiesa Degli Uomini Liberi con i polpacci e le gambe in fiamme. Nonostante la consapevolezza che non fosse un caso la presenza di Rafe e dell'uomo in quel camion, nutrirono comunque una lieve speranza che la Croce fosse ancora lì, ma quando arrivarono a destinazione, ebbero la conferma di ciò che pensavano: la Chiesa era vuota e la Croce era sparita.

«Che si fa ora? Dobbiamo riflettere. Pensiamo, pensiamo... Ci vuole un piano, ma quale?» cominciò a farfugliare il biondo. «Ok, ho un'idea. Prendiamo delle taniche di cherosene dal capanno dello Chateau, andiamo nel negozio di mio padre, ci procuriamo della dinamite e poi andiamo a Charleston per far vedere a quella signora con chi ha a che fare! Ora basta con le cazzate!» urlò con rabbia, guardando tutti loro.

«Non servirà a nulla» rispose Sarah.

«Hai qualche idea migliore, Sarah?» le urlò contro.

«Sto pensando, ok?» intervenne John B. «Non possiamo andare in giro a far esplodere dinamite».

«Pope... — Ophelia si avvicinò al ragazzo, fermo sull'altare della Chiesa con un'espressione piuttosto sconvolta — Mi dispiace» ammise, stringendogli la spalla delicatamente e sentendo l'odio aumentare nei confronti di Rafe Cameron.

Diamine, perché quell'odio non era in grado di persistere ma svaniva nell'esatto momento in cui lui la baciava o la guardava?

«Certo, Denmark rimase qua... a predicare per tutti quelli che aveva liberato. Uno schiavo, l'unico sopravvissuto della Royal Merchant, portò sia l'oro che la Croce a riva con sé in salvo, e li usò per liberare tutte le persone che passavano attraverso quella porta. Costruì una Chiesa, una famiglia, una congregazione... una casa. Fino a quando i Limbrey non gli portarono via tutto. Scatenarono i cani contro i suoi figli e sua moglie, e lo impiccarono quando cercò le sue spoglie!» la voce di Pope era piena di rabbia, angoscia e frustrazione. «Beh, non ne posso più di questa merda. Non è così che deve finire. Dobbiamo averla vinta, ragazzi. Riprenderò la croce della mia famiglia!» aggiunse prima di superare tutti e aprire la porta della Chiesa. «Venite con me?» si voltò verso i suoi amici, guardandoli.

«Sì cavolo! Certo che veniamo!»

Alla fine, i ragazzi dovettero lasciare il pick-up e tornare con il van che avevano precedentemente lasciato fuori la Chiesa. Ophelia, timorosa, mandò un messaggio a suo padre per informarlo del fatto che probabilmente il suo vecchio veicolo non sarebbe più tornato a casa, e gli mandò la posizione in modo tale che potesse occuparsene e chiamare, magari, un carrozziere. Nonostante l'irritazione, Eddie le disse che ci avrebbe pensato lui.

Mentre raggiungevano casa Cameron, il posto più ovvio in cui cercare dopo aver visto Rafe a bordo del camion, lasciarono Kiara fuori la sua abitazione. La ragazza, infatti, sembrava essersi decisa ad affrontare i suoi genitori. Dopo averle augurato buona fortuna, partirono verso la loro destinazione.

Scesero dal Twinkie, avvicinandosi al muro che recintava l'abitazione.

«Ha lui il camion — disse immediatamente JJ — È laggiù» indicò l'enorme veicolo intento ad entrare nella tenuta.

«Nascondiamoci».

«Giù, giù, giù! State giù!»

Videro Rafe parcheggiare il camion proprio davanti alla porta d'ingresso, ed Ophelia tentò con tutta se stessa di ignorare la morsa allo stomaco nel momento in cui lo vide abbandonare il veicolo.

«Quanto vogliamo scommettere che Rafe nasconde la Croce in quel camion?» mormorò Pope.

«Certo che la nasconde lì, ma non capisco che fine abbiano fatto Limbrey e il suo scagnozzo» disse la rossa, osservandolo entrare in casa senza prendere nulla dal camion.

«Non mi stupirei se li avesse uccisi» ammise JJ, facendole arricciare il naso.

«Beh ragazzi, c'è solo modo per scoprire se la Croce è davvero lì» prese parola Sarah, iniziando a camminare verso il cancello.

John B si affrettò a rincorrerla. «Ehi, ehi, ehi! Aspetta!» strepitò, facendola fermare.

«Che c'è?» domandò lei, voltandosi e guardandolo.

Lui sospirò. «Senti, prima che ti lanci volontaria nella missione letale, ci sono un paio di cose—»

«Missione letale. Mi è familiare» lo fermò, mettendo su un sorrisetto.

«Ho un paio di domande» continuò il ragazzo.

«Su cosa?» chiese, osservandolo.

«Su noi, ad esempio» rispose, portando i tre amici dietro a scambiarsi un'occhiata.

«Su noi? Vuoi parlare di noi ora?»

«Sì. Mi dispiace, ok? Mi dispiace tanto, e avrei dovuto dirtelo prima» si fermò per qualche secondo. «Voglio che tu te lo riprenda — afferrò la collana creata con un pezzo della bandana di Big John, nonché segno del loro "matrimonio" — Lo vuoi?» le domandò dolcemente.

Sarah, dopo un profondo sospiro, si avventò sulle labbra di John B.

Ophelia sbatté le palpebre, osservando la scena d'amore che avevano appena messo su. «Dovremmo... non so, applaudire?» chiese ai suoi due amici, perplessi quanto lei.

«Ma è possibile che debbano farlo ora? — scosse la testa JJ — Proprio ora?» sottolineò, sbuffando.

«In realtà mi chiedevo quando sarebbe successo. Desideravano mangiarsi la faccia a vicenda da quando è iniziata quest'assurda giornata» evidenziò la rossa, stringendosi nelle spalle.

Quando finalmente John B e Sarah smisero di baciarsi, lei si voltò pronta ad entrare nella sua abitazione, mentre il castano non riusciva a smettere di sorridere.

«Ehi, vi accompagno all'altare già che ci siamo?» disse sarcasticamente Pope quando il ragazzo tornò da loro.

«Vi sembra il momento giusto?» chiese JJ, infastidito.

«Ci avete messo un'ora» aggiunse Ophelia, sopprimendo un sorriso divertito.

«Sì, era il momento giusto» mormorò John B.

Improvvisamente, Pope aggrottò le sopracciglia. «Ma che sta facendo?» domandò, guardando Sarah intenta ad affacciarsi all'interno del camion.

La bionda si voltò verso di loro e allargò le braccia, non sapendo cosa fare. In risposta, i ragazzi le fecero segno di tornare indietro, ma lei entrò in casa.

«Non entrare!» disse il moro a denti stretti.

«È decisamente entrata» sospirò Ophelia, guardando la porta richiudersi e la ragazza sparire dalla loro visuale.

«Non le hai detto di non entrare?» JJ si rivolse a John B.

«Certo che gliel'ho detto!» rispose.

«Fa' il richiamo».

Il castano, in risposta, si portò le mani attorno alla bocca e fece un — pessimo — verso di un uccello.

«Questo è il verso di una gallina strozzata!» gli fece notare Ophelia, scuotendo la testa.

«Nessun uccello fa quel verso!» concordò Pope. «Devi fischiare».

«Ok, andiamo e basta. Scavalchiamo!» disse John B.

Ophelia fu la prima a scavalcare il muro con l'aiuto dei ragazzi, e nell'esatto momento in cui i tre erano sul punto di raggiungerla, vennero fermati da un uomo sul golf cart.

«Cazzo!» mormorò Ophelia quando sentì il signore dire di avere un fucile.

Scosse la testa e si guardò attorno, andando alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarli. Poi si rese conto del fatto che fossero in tre, e che sicuramente sarebbero riusciti a cavarsela. Di conseguenza, avanzò verso la porta dell'abitazione. In quell'esatto momento, Sarah uscì correndo.

«Ehi! Ehi!» la richiamò, avanzando verso di lei.

«Ophelia, ehi! — la guardò, agitata — Dove sono gli altri?» le chiese con preoccupazione.

«Ehm... se la caveranno. Tu, piuttosto, che hai fatto lì dentro?» le domandò.

Sarah, in risposta, le sventolò davanti le chiavi del camion.

«Fantastico!» esclamò la rossa. «Bene. Ottimo. Tu occupati del camion, ok? Portalo fuori, d'accordo?»

«Aspetta... che devi fare tu?» le chiese confusa.

Ophelia sospirò profondamente. «Sarah, io devo parlare con Rafe» le confessò.

«Con Rafe?» mise su un'espressione confusa. «Perché devi— Non dirmi che vi vedete ancora, Ophelia» sembrò supplicarla con lo sguardo.

«Senti, è complicato, ok? Non stiamo insieme, se è questo che pensi. Devo solo parlargli» le strinse con tenerezza la mano. «Fidati, sono dalla vostra parte, e così sarà sempre» la guardò negli occhi.

La bionda mantenne lo sguardo, addolcendo poi lentamente i lineamenti del suo viso. «Lo so» le rispose. «Fa' quello che devi. Non abbiamo tempo» aggiunse subito dopo.

Annuì e, accennando un sorriso, entrò nella residenza dei Cameron.

Bene, doveva affrontare Rafe.



































Nonostante cerchi di inserire Rafe il più possibile. purtroppo devo seguire anche la trama, ma nel prossimo capitolo c'è 🥲

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