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040 una serie di sfortunati eventi

capitolo quaranta
( una serie di sfortunati eventi )





Ophelia credeva di essere vicina alla morte.

Sul serio. Non aveva mai camminato così a lungo a piedi, e un paio di volte aveva perfino pensato di mollare, almeno fin quando non le tornavano in mente i suoi amici nella palude. Come se non bastasse, JJ non faceva che ripeterle che dovessero muoversi se non volevano che gli alligatori attaccassero qualcuno del gruppo, e, per almeno un'ora, aveva parlato delle loro diverse tattiche di azione, aggiungendo che esistessero anche vari tipi di morsi.

La ragazza, ovviamente, non lo aveva per nulla ascoltato, nonostante lui avesse continuato a blaterare. Tutto ciò a cui usciva a pensare erano le sue gambe in fiamme e la gola secca. Aveva così sete che era certa che se si fosse trovata nella palude, avrebbe bevuto l'acqua salmastra e sporca.

Quando finalmente raggiunsero il Cut, camminarono più velocemente per arrivare a casa Martin il prima possibile, nonostante Ophelia volesse solamente sedersi e togliersi di dosso quell'odore di acqua sporca che aveva impregnato i suoi pantaloni.

«Dai, ci siamo. Vedo casa tua» sentì dire da JJ, che intanto la tirava per non farla fermare.

«Ci sono. Ci sono» sussurrò, annuendo e seguendolo.

Fece un profondo sospiro, rendendosi conto di come fosse buffo che la stanchezza vera e propria iniziasse a farsi sentire proprio a un passo dal traguardo. Vedeva casa sua in lontananza e voleva solamente ascoltare le sue ginocchia e cedere sull'asfalto.

«Sicura di voler fare un piccolo furto a papà?» le chiese il ragazzo mentre imboccavano la strada per il giardino dei Martin.

Lei aggrottò le sopracciglia. «Furto a papà? — gli chiese perplessa — Non ruberemo niente. Entreremo e gli diremo la verità» replicò.

«Oh, vuoi dirgli che il Twinkie è rimasto impantanato nella palude nel tentativo di tornare indietro perché dobbiamo raggiungere quella strana Chiesa al cui interno c'è la Croce—»

«Ok, no, forse è meglio non entrare nei dettagli, anche perché non abbiamo tempo» lo fermò prima di dargli una pacca sulla spalla. «Sono certa che ti inventerai qualcosa. Sei o non sei il migliore a dire cazzate?» domandò retoricamente.

«Sembrerebbe un'offesa» mormorò fra sé e sé JJ.

La ragazza lo ignorò prima di tirare fuori le chiavi di casa ed entrare finalmente nell'abitazione. Non lo aveva detto a JJ, e in un primo momento l'aveva del tutto rimosso, ma non aveva idea di dove potessero essere le chiavi di quel pick-up, quindi sperava davvero con tutta se stessa che suo padre fosse in casa.

«Papà?» lo richiamò, guardandosi attorno.

«Piccola, sono in cucina!» rilasciò un sospiro di sollievo quando sentì la sua voce.

Camminarono verso la stanza, e gli occhi di Ophelia brillarono quando vide dei burrito sul tavolo di legno.

«Ciao papà...»

«Eddie, ciao, come va? — salutò JJ, i cui occhi non si staccavano dal cibo — Uhm, sembra buono. Posso averne un pezzo? Grazie» e senza aspettare nessuna risposta, afferrò uno dei burrito.

Eddie ruotò gli occhi al cielo prima di guardarli con attenzione. «Perché sembra che mia figlia abbia appena corso una maratona? E perché puzzate di acqua decisamente sporca?» chiese, assumendo un'espressione disgustata.

«Bella domanda, papà!» esclamò la ragazza. «Vedi, vorrei davvero restare qui a parlartene, ma andiamo di fretta e ci servirebbero le chiavi del Ram» andò dritta al punto, mettendo su un sorriso innocente.

«Il pick-up? — sbatté le palpebre prima di assumere un'espressione esausta — In che guaio vi siete cacciati questa volta?» domandò, arreso.

«Oh, nessun guaio, Eddie» prese parola JJ, mandando giù del burrito. «Vedi, avevamo deciso di fare una piccola gita di coppia assieme ai nostri amici, ma abbiamo sbagliato i calcoli e boom, il nostro furgone si è impantanato. Ci serve il pick-up per tirarlo fuori, e ci serve adesso, prima che gli alligatori possano nutrirsi di loro» terminò il suo sproloquio, continuando a mangiare.

Eddie lo guardò per qualche secondo. «Gita di coppia? State insieme?» quasi strillò.

Ophelia spalancò gli occhi a quelle parole. «No che non stiamo insieme!»

«Beh, a lei piacerebbe, ma sai, Eddie, io sono uno spirito libero» ribatté JJ.

La rossa gli diede una gomitata. «No, papà. È solo una gita fra amici. Sai che... amiamo la natura, ma abbiamo sopravvalutato il vecchio Twinkie, e—»

«Vi prego, ho già sentito abbastanza» esausto, fermò le chiacchiere di sua figlia prima di superarli e dirigersi verso il suo studio.

I ragazzi lo seguirono, osservandolo mentre cercava qualcosa all'interno di uno dei cassetti della scrivania. Dopodiché, tirò fuori un mazzo di chiavi, e gli occhi di Ophelia si illuminarono.

Poggiò lo sguardo sui ragazzi, sospirando. «Non uso il pick-up da mesi, quindi potrebbe non partire subito, ma è in ottime condizioni, e so già che quando tornerà, se tornerà mai, sarà distrutto... Beh, suppongo di poter dire che è stato bello finché è durato» diede definitivamente le chiavi a sua figlia.

«Faremo del nostro meglio per portarlo a casa. Promesso!» disse JJ.

Ophelia gli scoccò un bacio sulla guancia. «Grazie, papà» sorrise prima di girare i tacchi e abbandonare l'abitazione.

I due amici, correndo, raggiunsero il retro, avvicinandosi al grande pick-up nero.

«Ah, quanto mi è mancato questo fantastico Ram» fu la prima cosa con cui esordì il biondo quando si accomodò al lato del passeggero.

«Bene. Direzione Chateau» e mise in moto.

Dopo un po' di resistenza iniziale, finalmente il pick-up si decise a partire, e in pochi minuti arrivarono allo Chateau.

«Ok, ci metto un attimo. Penso che sia nel capanno del surf. Sì, sì, sì, è lì! Torno subito, ci penso io» disse improvvisamente JJ, aprendo la portiera dell'auto. «Aspettami!» aggiunse.

«Non mi muovo» replicò lei, rassicurandolo.

JJ fece un piccolo sorriso prima di scendere definitivamente dal pick-up e iniziare a correre in direzione del capanno. Poi, d'un tratto, inciampò sui suoi stessi piedi, cadendo a terra.

«Tutto ok?» chiese Ophelia, affacciandosi dal finestrino e mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.

«Tutto ok!» confermò, alzando un pollice verso di lei.

Subito dopo, JJ riprese a correre in direzione del capanno, scomparendo poi dalla visuale di Ophelia. Quest'ultima sospirò, lasciandosi cadere contro il sedile e chiudendo gli occhi, facendosi cullare dalla voce di Lord Huron e dalla sua The Night We Meet. Senza che se ne rendesse conto, le passarono dinnanzi agli occhi le immagini del primo bacio con Rafe, la sera in cui tutto, inevitabilmente, era cambiato.

Pensandoci ora, avrebbe dovuto approfittare di più di quei momenti in cui era solo un Kook viziato, e non un assassino che aveva rovinato la vita del suo migliore amico e che faceva del male alle persone a cui teneva.

"I had all and then most of you
Some and now none of you
Take me back to the night we met
I don't know what I'm supposed to do
Haunted by the ghost of you
Take me back to the night we met"

Pensò alla prima volta che lo aveva conosciuto. Aveva quattordici o anni giù di lì, mentre lui era un diciassettenne fatto e finito. Ricordava di star passeggiando per la spiaggia com'era solita fare, e poi in lontananza vide un gruppetto da tre accerchiare un ragazzo che andava nella sua stessa scuola e che era un suo coetaneo. Quel gruppetto da tre era formato proprio da Rafe, Kelce e Topper, e quel ragazzino era un Pogue che aveva avuto la sfortuna di trovarsi da solo davanti a loro. Ricordava di averlo difeso e di aver odiato Rafe Cameron dal primo istante, mentre lui, dal canto suo, pareva essere divertito dalla situazione. Da quel momento, si erano dichiarati guerra.

Sospirò, e il suo flusso di pensieri fu messo a tacere nel momento in cui sentì un forte rumore provenire dal capanno. Aggrottò le sopracciglia, rendendosi effettivamente conto del fatto che JJ ci stesse mettendo troppo, e scese dal pick-up, pronta a raggiungere il suo amico.

«JJ, tutto—»

Prima che potesse terminare la sua frase, dal capanno uscì un uomo alto e dai capelli brizzolati. Indossava dei vestiti sgualciti e sporchi di terra e di sangue essiccato. Dietro di lui, fece la sua comparsa JJ.

Ophelia fece balzare lo sguardo fra i due prima di scuotere vigorosamente la testa. «No, no. Non esiste, JJ. Non farò un cazzo per lui» mise in chiaro.

«Sì, lo so» la liquidò il biondo, poggiando il borsone con gli attrezzi sul retro del pick-up. «Sali» si rivolse poi a Luke, che immediatamente si andò ad accomodare sui sedili posteriori.

«Sali?» ripetette la ragazza, guardandolo come se fosse un cane a tre teste. «Cosa pensi di fare, JJ? I nostri amici stanno per essere abbandonati dal Twinkie, e dobbiamo andare lì. Non stare qui ad aiutare lui!» disse a denti stretti, indicando l'uomo che intanto pareva divertirsi.

Ophelia era un fiume in piena. Era furiosa, agitata e senza dubbio disgustata. Odiava il fatto che Luke fosse lì, che fosse seduto nella sua auto e che si stesse approfittando della bontà di suo figlio ancora una volta. Lo stesso figlio che aveva massacrato di botte fin da quando era solo un bambino. Lo stesso figlio che sperava da anni che suo padre si comportasse semplicemente da tale, pur continuando a ricevere l'esatto opposto dell'affetto. Lo stesso figlio a cui lei aveva dovuto curare lividi e graffi causati da lui.

Non esisteva che lo aiutasse.

«Senti, JJ, i nostri amici ci stanno aspettando—»

Non riuscì a terminare la frase perché JJ le afferrò le spalle, e si ritrovò incastrata tra la portiera del pick-up e il suo corpo.

«Senti, ascoltami, va bene? — la zittì, guardandola negli occhi e alleggerendo la presa — Dobbiamo andare al porto all'Island Club. Lì può prendere la barca di un amico. Venti minuti. Non chiedo altro» disse prima fare il giro dell'auto, pronto a raggiungere il sedile del passeggero.

«Tu sai quale sarà la fine che farà il Twinkie tra venti minuti, JJ?!» alzò il tono della voce, voltandosi verso di lui e facendolo fermare.

«Lo so!»

«Tu sei venuto da me dopo che...» si fermò per qualche secondo, chiudendo gli occhi per evitare di scoppiare a piangere. «Odio solo il fatto che sia seduto nella mia auto! Lasciamolo qui! Non merita il nostro aiuto, e di certo non merita il tuo!»

«Ha la polizia alle calcagna!» urlò, sbattendo le mani contro il cofano. «Lo faccio adesso perché potrebbe essere l'ultima volta» abbassò il tono della voce prima di entrare in auto.

Ophelia strinse con forza i pugni, serrando la mascella e facendo un sospiro profondo per evitare di urlare. Odiava Luke, e odiava il fatto che dovessero aiutarlo anziché correre dritti a Goat Island. Ogni volta che lo guardava, le tornavano in mente gli ematomi e i tagli sul corpo e sul viso del suo migliore amico, e le veniva voglia di prenderlo a pugni. Ciononostante, era oramai evidente che l'uomo non avrebbe abbandonato il pick-up e che JJ non avrebbe cambiato idea, quindi l'unica cosa che poteva fare era correre verso l'Island Club e scaricare Luke lì.

«Non osare guardarmi!» disse Ophelia a denti stretti quando notò gli occhi dell'uomo su di lei.

Salì in auto, sbattendo con forza la portiera e lanciando una veloce occhiata ad un combattuto JJ. Era evidente che fosse consapevole del fatto che avrebbe dovuto lasciarlo lì, ma JJ non era cattivo, e, nonostante tutto, quell'uomo era suo padre, e lo avrebbe aiutato ad andare via per sempre dalla sua vita.

Guidò in direzione dell'Island Club, e il viaggio trascorse nel silenzio più totale. Ophelia e JJ erano visibilmente tesi, mentre Luke pareva essere divertito da quella situazione che aveva creato, e ancor di più era divertito dall'odio e dall'irritazione che provocava in quella ragazza.

«Fermati, dobbiamo comprare da mangiare. Mi servono delle provviste» disse improvvisamente Luke, spezzando quel silenzio.

La rossa strinse con forza le mani attorno al volante e accostò di fianco ad Home Food, uno dei minimarket del Cut. Subito dopo, JJ scese dall'auto.

«Crackers, fagioli in scatola e tonno, va bene? Anche sale e pepe!» gli urlò dietro l'uomo.

«Sì, lo so!».

«Per cinque giorni».

«D'accordo».

Ophelia odiava il fatto che fosse rimasta da sola con Luke, e tenne lo sguardo fisso in avanti, speranzosa che JJ tornasse al più presto e che potessero liberarsi di quel mostro alle sue spalle, che, come se non bastasse, prese a tamburellare le dita contro il sedile su cui era seduta lei nel tentativo di farla irritare ulteriormente.

E la ragazza era consapevole del fatto che non avrebbe dovuto dargli quella soddisfazione, ma una parte di lei aspettava da anni quel momento, quel faccia a faccia con quell'uomo che aveva distrutto psicologicamente e fisicamente il suo migliore amico.

«Lo trova divertente, vero? — prese parola — Pensa che sia divertente vedere come suo figlio si preoccupi ancora per lei nonostante non abbia fatto altro che essere un pessimo padre?» sputò acidamente.

«Brava, fammi la predica. Mettimi in riga...» le rispose con sarcasmo, provocandola.

Fece un sorriso amaro. «Lei ha almeno una vaga idea di quanto quel ragazzo sia speciale? Di quanto amore abbia il suo cuore nonostante il padre che ha avuto?» continuò, disgustata.

«Credi che mi interessi?» le chiese retoricamente. «Dovrebbe ringraziarmi per aver cercato di renderlo un uomo, ma è evidente che non sono riuscito nell'intento — aggiunse — Beh, che posso dire... tutti sbagliamo. Magari può riuscirci tuo padre, mh? Quel debole che ancora piange per la sua defunta mogliettina» infierì.

Ophelia serrò la mascella a quelle parole, avvertendo il bisogno quasi fisico di rompergli la faccia, ma era ben consapevole che se lo avesse fatto, avrebbe giocato al suo stesso gioco. Lui voleva quello. La stava infastidendo di proposito, e lei non sarebbe caduta nella sua trappola, nonostante ogni cellula del suo corpo le urlasse di prenderlo a pugni.

«Mio padre è un brav'uomo a differenza sua, e JJ sta imparando più da lui di quanto abbia mai imparato da lei» ribatté con freddezza.

«Oh, sono curioso di vedere che debole pappamolle sarà tra qualche anno» rise divertito. «Parli così tanto, ammiri tuo padre... ma non è tanto diverso da me, sai?» la provocò ancora.

Ophelia era furiosa. Non sapeva se a renderla così fosse il fatto che stesse continuando a parlare male di suo figlio o il fatto che avesse il coraggio di parlare di suo padre, ma lottò con tutta se stessa per mantenere la calma. «Di certo non è un ratto di porto come lei, che non ha mai fatto un cazzo a parte fottere e truffare il prossimo» disse con tono basso.

«Sai, Ophelia... mi ricordi proprio tua madre. La piccola e dolce Evelyn. Tutti pazzi di lei, dei suoi capelli rossi e dei suoi occhi azzurri. La chiamavano la Pogue sbagliata, la Kook destinata... Era così convinta di essere la migliore, di essere perfetta, ma poi se la faceva con i ragazzacci, proprio come te. Immagino che ti sia scopata anche uno di loro, magari proprio quello stronzetto ingrato di mio figlio...»

Ancora una volta, dovette fare appello a tutte le sue forze per non sbraitargli contro e per non dargli una gomitata in pieno viso. A dirla tutta, era sul punto di farlo, ma la vista di JJ, uscito dal minimarket, riuscì a farla calmare e a farle ricordare che quell'uomo non meritasse neanche una gomitata da parte sua. Non meritava nulla.

«Ehi!» disse il ragazzo, passando le birre a suo padre e mettendo il sacchetto sul retro del pick-up.

Quando si sedette accanto a Ophelia, guardò lei e suo padre con confusione, probabilmente comprendendo che fosse successo qualcosa in sua assenza. Nessuno dei due, però, parlò, e la ragazza si limitò a mettere in moto.

«Chiudiamo questa cazzo di storia».

Ricominciò a guidare e a premere violentemente il piede sull'acceleratore, non ricambiando nessuna delle occhiate del ragazzo che sedeva al suo fianco. Desiderava soltanto che quel lurido di Luke abbandonasse la sua auto.

Non appena arrivarono all'Island Club, fermò la macchina e tirò un sospiro di sollievo. JJ scese dal veicolo per andare a prendere le provviste di suo padre, mentre quest'ultimo si avvicinò alla ragazza.

«Ehi, salutami tanto il tuo paparino e—»

«Sta' zitto!» lo fermò bruscamente JJ, mettendogli una mano sulla spalla per farlo uscire dal pick-up.

«Ehi, Luke!» lo richiamò Ophelia, facendolo voltare verso di lei. «Vaffanculo!» sorrise falsamente, alzando il dito medio.

Il biondo spalancò gli occhi sorpreso, mentre suo padre fece per ritornare da lei. JJ, però, riuscì a tenerlo fermo e lo costrinse a camminare

«Avanti, forza!»

Ophelia sospirò quando scomparvero dalla sua visuale ed uscì dal pick-up, bisognosa di prendere aria. Si poggiò contro la portiera del passeggero e osservò la distesa azzurra in lontananza, sentendo la rabbia e il nervosismo affievolirsi pian piano, eppure le parole di Luke non abbandonavano la sua mente. Come poteva odiare così tanto suo figlio? Lo stesso ragazzo che lo stava aiutando proprio in quell'esatto momento e che stava anche rischiando di finire in carcere per lui?

Fece una risata amara. Luke Maybank e Ward Cameron erano i padri peggiori del mondo, e lei li odiava in un modo che non riusciva a spiegare. Avevano rovinato i loro figli, non si erano mai neanche sforzati di essere migliori per loro. Uno entrava e usciva dalla prigione, e l'altro lo aveva reso complice dei suoi crimini. Entrambi i figli avrebbero fatto di tutto per aiutare i loro padri, mentre questi ultimi non si erano mai neanche degnati di sedersi di fronte a loro per parlare anche solo cinque minuti. E se avessero chiesto aiuto, loro avrebbero semplicemente risposto: "fa' l'uomo".

Scosse la testa, disgustata, e senza rendersene conto stava già camminando in direzione del molo. Conosceva quel ragazzo come le sue tasche, ed era abbastanza certa del fatto che avesse trascorso tutto il viaggio a fare il duro, ma che ora stesse per crollare. Se c'era una cosa capace di rendere JJ fragile, era senza dubbio suo padre. Nonostante tutto, non avrebbe mai smesso di sperare che quell'uomo potesse cambiare e mostrargli anche il più piccolo dell'affetto.

Quando lo raggiunse, lo trovò fermo sul pontile a guardare la barca allontanarsi. Improvvisamente, tirò su col naso e gettò a terra un pacco di pillole, che Ophelia capì avesse preso da Luke.

Si passò una mano fra i capelli e si voltò, pronto a tornare in auto, ma si fermò nel momento in cui vide la sua migliore amica. La guardò negli occhi per qualche secondo, cercando di mostrarsi disinvolto. Alla fine, però, non ci riuscì e le mostrò quanto fosse stanco e distrutto.

Ophelia arrivò esattamente davanti a lui, alzando la mano sul suo volto e togliendogli col pollice una lacrima sfuggita al suo controllo. Dopodiché, osservò i suoi occhi azzurri e lucidi. I suoi occhi tempestosi e per nulla calmi, soprattutto in quel momento.

Gli fece scivolare le mani lungo le braccia prima di arrivare alle sue e stringerle delicatamente. «Ho odiato il suo sporco culo poggiato sul mio pick-up, ma tu sei la persona più fantastica che conosca» gli disse con assoluta sincerità.

JJ parve fare appello a tutte le sue forze per non piangere. «Spero che non torni» sussurrò.

«Se dovesse tornare, tu sei con noi, Jay...» annuì, accennando un sorriso. «E ti prego, smettila di dire che finirai come lui. Guarda cos'hai fatto».

«Ho tolto tempo ai nostri amici» le fece presente.

«Capiranno — sospirò — Ora però dobbiamo decisamente andare» aggiunse.

«Sì, andiamo» le circondò le spalle con il braccio e tornarono al pick-up.

Onestamente, Ophelia non aveva la certezza che avrebbero compreso, soprattutto perché avevano perso un bel po' di tempo dietro Luke, e sperava con tutta se stessa che la marea non si fosse alzata troppo e che il Twinkie non fosse affondato.

Quando arrivarono a destinazione, però, si rese conto che entrambe le sue speranze non si erano affatto realizzate: la marea era salita di molto, e i loro amici, seduti sul tettuccio del van, erano furiosi.

«Eccoli là! Lumaca uno e lumaca due. In ritardo di un paio d'ore!» disse Pope non appena fermarono l'auto.

«Che cavolo di fine avete fatto?» continuò Kiara.

«Complicazioni paterne» rispose Ophelia, indicando JJ con l'indice.

«Luke era allo Chateau» spiegò il biondo, tirando fuori lo zaino al cui interno si trovava la corda che avrebbe tirato fuori il van.

«Che bello! Mentre tu ti intrattenevi con papà, John B è stato morso da un alligatore!»

Alle parole di Pope, gli occhi di Ophelia scattarono sul ragazzo, e quasi svenne quando vide la sua gamba ricoperta di sangue.

«Sul serio?» domandò JJ.

«A te sembra uno scherzo?» Sarah indicò la gamba del ragazzo.

«Cosa diavolo è successo?» chiese la rossa.

«Mi ha morso un alligatore!»

«John B è stato morso!»

«Un alligatore!»

«Ok, non capisco perché mi gridiate contro! Sono andata a prendere il pick-up solo per voi!» anche Ophelia si unì a quelle urla, iniziando a gesticolare con fare nervoso e furioso.

«Vi abbiamo aspettato per due ore!»

«Dovevate metterci di meno!»

«Ci siamo sbrigati, ok?»

«Adesso basta! — urlò improvvisamente JJ, zittendo tutti loro — Davvero ragazzi, io non ce la faccio più, ok? Basta! Smettetela tutti per un secondo!» aggiunse, poggiandosi contro il tronco di un albero con fare esausto. «Sentite, ho aiutato mio padre a lasciare l'isola... per sempre. Credo che non tornerà più. Come si dice in spagnolo: bon voyage

«Questo non è spagnolo» mormorarono i ragazzi contemporaneamente.

«Tutti voi siete— sì, di questo sono sicuro! Siete l'unica cosa che ho, ok? Voi cinque! E ho rischiato spesso di perdervi, tutti voi. Voglio dire — guardò Kiara e Ophelia — Voi due stavate per affogare. Pope, tu sei stato rapito! Sarah, ti hanno sparato! John B, stavi per essere la cena di un cazzo di alligatore! Ma accusarci a vicenda come dei Kooks è una stronzata, va bene?! Non è da noi! Chiaro? Siamo Pogues!» poi improvvisamente si zittì, guardandoli tutti. «Scusate... forse non era il momento. Mi dispiace» abbassò il tono della voce.

I ragazzi, in risposta, si osservarono con un sorriso furbo prima di applaudire e urlare.

«Si, bravo, ben detto».

«È stato il più bel discorso che abbia mai sentito!»

«Mi sono commosso».

«Anche se forse dovresti iscriverti ad un corso di lingue online, perché spagnolo e francese sono due lingue diverse».

«Dovremmo dire bon voyage e andare lontano da qui» parlò Sarah.

«Sì, tiriamo fuori il Twinkie da qui».

Dopo aver legato un'estremità della corda al retro del pick-up, e aver legato l'altra alla parte anteriore del Twinkie, Ophelia mise in moto il veicolo, premendo l'acceleratore con tutta la sua forza.

«Brava, così! Non ti fermare! È quasi fuori! — urlò JJ, che si trovava in piedi sul retro del pick-up — Continua così! Piano, piano, piano! Sarah, a destra! Raddrizza!»

«Lo sto facendo!» strillò la ragazza nell'esatto momento in cui riuscirono a tirare il van fuori dall'acqua.

«Il Twinkie è vivo! Il Twinkie è vivo!» esultò il biondo, alzando le braccia in aria. «Ora andiamo, ragazzi!» aggiunse prima di scendere dal retro e salire al fianco della rossa.

«Chiesa Degli Uomini Liberi?» gli chiese con un sorriso.

«Chiesa Degli Uomini Liberi» confermò lui.

Ci misero poco tempo ad arrivare a destinazione, e una volta parcheggiati il pick-up e il van, scesero dai veicoli e si avvicinarono alla vecchia costruzione.

Pope e JJ aprirono la porta, rivelando una Chiesa in procinto di crollare e lasciata a se stessa da oramai degli anni. Ogni punto di quel luogo emetteva strani cigolii, e la muffa e le crepe erano ben visibili in alcuni angoli.

«Quindi voi dite che Denmark Tanny ha deciso di nascondere la Croce qui?» prese parola JJ.

«Beh, è quello che dicono gli indizi» mormorò Ophelia, guardandosi attorno.

«Tutti gli indizi, e non possono essere solo una coincidenza» concordò Pope.

«Ragazzi, dividiamoci» propose Kiara.

«Se io fossi una croce e volessi nascondermi in una vecchia Chiesa, dove mi nasconderei?» domandò John B nell'esatto momento in cui iniziarono a ispezionare la catapecchia alla ricerca della Croce.

«Sei sicuro che Denmark l'abbia nascosta qui, Pope? Cioè, sarà la Chiesa giusta?» chiese il biondo.

«Dev'essere da queste parti» rispose il ragazzo.

«Magari dobbiamo premere qualche tasto segreto o, che ne so, suonare un certo accordo...» ipotizzò JJ, sfiorando i tasti del pianoforte usurato.

Ophelia annuì. «Così il pavimento si aprirà, emergeranno le catacombe...»

«E l'enigma è risolto!» conclusero all'unisono.

«Se fossimo in un escape room — la rossa, ironica fin dall'inizio, gli spense l'entusiasmo — E non credo che Denmark Tanny abbia avuto il tempo di prepararne uno» aggiunse.

«No, no, non ci credo! Impossibile che abbia dato degli indizi per metterci sulla pista sbagliata e indicandoci una Chiesa dove non c'è niente! Gli indizi ci hanno portati qui. La Croce è in questa Chiesa!» sbottò improvvisamente Pope.

«Pope, ce la faremo — gli si avvicinò Ophelia — La troveremo» gli strinse la spalla per farlo calmare.

«Ha ragione» annuì Kiara.

«Bisogna semplicemente usare la logica, ok? Dove nasconderesti una Croce d'oro alta due metri?» John B iniziò a guardarsi attorno alla ricerca di qualche indizio, anche il più piccolo.

«Cerchiamo una croce, giusto? Quindi—» Pope si zittì improvvisamente.

«Che c'è?» chiesero all'unisono.

Voltandosi verso di lui, lo trovarono intento a fissare qualcosa sul soffitto. Seguirono la traiettoria del suo sguardo, e Ophelia inizialmente non vide nulla di strano. Poi si concentrò sulle travi di legno che sorreggevano il soffitto, e si rese conto che avessero la stessa forma di una croce.

«Oh mio Dio!»

«Guardate lì».

Pope, senza perdere altro tempo, iniziò ad arrampicarsi al muro per cercare di capire quale tra le tante travi contenesse la Croce.

«Pope, sta' attento!»

«Ecco a voi Pope e l'arrampicata sul muro».

«Pope, è una follia».

«Questa Chiesa è vecchia. Rischi di cadere».

«Ehi, vuoi farti male?»

«È molto vecchia! È un'idea assurda!»

Pope però non ascoltò nessuno dei suoi amici e continuò ad arrampicarsi, aggrappandosi alle colonne di legno.

«Ehi, io dico che avrà almeno duecento anni!»

«Ha ragione, Pope. È troppo pericoloso!»

«Senti, siamo realisti: non sei la persona più coordinata sulla faccia della Terra!»

Il ragazzo era oramai riuscito a raggiungere la prima trave, e la colpì con un pugno. «Ok, questa è di legno massiccio — li informò — Provo con l'altra».

«Pope, quella lì è marcia. Sta' attento».

«No, no! Dev'essere qui, ne sono sicuro!»

«Pope, attenzione a quell'enorme nido di vespe sopra la tua testa».

«Muoviti con cautela, chiaro? Non fare mosse false».

Nell'esatto momento in cui Pope allungò una gamba per appoggiarsi, dei pezzi di legno caddero ai loro piedi.

«Oh, ehi! Attento!»

«Guardate! È cavo» mormorò Pope, guardando il vuoto che aveva lasciato il pezzo di legno caduto giù. «Portatemi un piede di porco!» strepitò.

«Arriva!» urlò Sarah prima di uscire dalla Chiesa per andare a recuperare l'attrezzo dal van.

«Che vuoi fare, Pope? Non vorrei che tutta la Chiesa ci crollasse addosso. Dico solo questo» disse JJ.

«Sarah!» la richiamò Pope, smettendo di togliere i pezzi di legno con le mani non appena la ragazza rientrò.

«Ehi! Pope!»

«Lancialo».

Sarah lanciò il piede di porco a Pope, che lo afferrò prontamente.

«Preso!»

«Niente male!» e tutti batterono le mani per qualche secondo, complimentandosi con i loro amici.

«Ehi, Pope! C'è un altro nido di vespe proprio sopra di te, lo vedi? Muoviti lentamente, chiaro?»

Pope, in risposta, iniziò a battere il piede di porco contro la trave a forma di croce, iniziando a romperla mentre alcuni pezzi di legno cadevano di sotto.

«Vedete anche voi?» chiese John B.

«Oh merda, è la Croce!» esclamò sconvolta Ophelia nel momento in cui vide un'asse dorata dentro la trave che Pope stava facendo in mille pezzi.

«Oh cazzo».

«Ce l'hai fatta, amico!»

«Porca miseria! Oddio!»

«Ce l'abbiamo fatta!» urlò JJ, circondando le spalle di Ophelia e di John B con entusiasmo.

«Abbiamo trovato la Croce!»

«Ma è fantastico!»

Ed eccola lì davanti a loro. Bella, maestosa, placcata in oro e con numerose pietre e diamanti a decorarla. La Croce di Santo Domingo.

«L'abbiamo trovata!»

«Pensavo fossi pazzo!»

«Ce l'abbiamo fatta!»

«Woogity woogity».

Ophelia era emozionata. Di certo non sarebbe scoppiata a piangere, ma era davvero felice per il fatto che il suo amico avesse finalmente trovato quella Croce che gli apparteneva di diritto, non mollando nemmeno quando tutti loro avevano messo in dubbio la veridicità della sua esistenza.

«Ok, ora pungono!» disse improvvisamente Pope, riferendosi alle api che, piano piano, avevano iniziato ad attaccarlo.

Lanciò cadere il piede di porco esattamente davanti ai ragazzi, facendoli sussultare spaventati. Improvvisamente, nel tentativo di scacciare le api, inciampò e cadde, riuscendo però ad aggrapparsi alla lunga asse di legno e rimanendo a penzoloni.

«Fa' piano!»

«Attento, Pope!»

«La panca! Spostiamo questi!»

«Aiutatemi! Non resisto!»

I ragazzi si affrettarono a spostare le panche di legno e a prendere i cuscini che si trovavano sopra di essi, posizionandoli poi nell'esatto punto in cui Pope sarebbe dovuto cadere.

«Sto scivolando, ragazzi!»

E subito dopo, Pope precipitò giù, cadendo sui cuscini sottostanti e venendo immediatamente raggiunto dai suoi amici.

«Pope! Stai bene?»

«Ti sei fatto male?»

«Ti senti bene?»

«Non è stato un volo d'angelo. Questo è sicuro».

Il ragazzo, però, non rispose a nessuna delle loro domande, continuando a tenere gli occhi fissi sul soffitto. Nel momento in cui li spalancò, i suoi amici si preoccuparono ulteriormente, voltandosi e seguendo la traiettoria del suo sguardo. Senza che potessero rendersene conto, Pope riuscì a spostarli tutti prima che la Croce cadesse su di loro.

Ophelia era pietrificata mentre guardava l'enorme e pesante oggetto che si trovava nel punto esatto in cui si trovavano loro giusto due secondi prima. Avevano davvero rischiato di morire schiacciati da una Croce placcata d'oro?

«Oh merda!»

«Ehi, state tutti bene?»

«Pope, tutto ok?»

«Sì, sto bene. Datemi solo un secondo per riprendere fiato» rispose lui col respiro corto.

«Ce l'hai fatta, Pope» mormorò Ophelia con un sorriso, guardando la grande Croce ferma sui cuscini.

«Wow» sussurrò John B non appena iniziarono a sfiorarla con le mani.

«Pope, è stupenda» disse JJ con gli occhi che presero a brillare davanti a quella meraviglia.

«Non avevo mai visto qualcosa del genere».

«I dettagli sono incredibili».

«E qui va messa la chiave» disse Ophelia, puntando il dito sulla serratura che si trovava al centro della Croce.

«Beh, un bel colpo» commentò JJ. «Quanto pensate che valga? Cioè, se fondessimo la sua vecchia carcassa, ne ricaveremmo miliardi. Secondo me—»

«Non possiamo fondere questa Croce» lo fermò la rossa, contrariata.

«No! Il posto di quest'oggetto è in un museo!» le diede man forte John B.

«Cosa? Così nessuno potrebbe vederla!» ribatté il biondo.

Ophelia strabuzzò gli occhi. «L'obiettivo del musei è quello di far vedere a tutti oggetti come questi» gli fece presente.

«Ragazzi! — Pope fermò la loro chiacchiere — È la Croce dei miei antenati» ricordò loro.

«D'accordo, ok, certo, certo...» mormorò JJ.

«Non mi importa dei soldi. Il mondo deve sapere la verità» continuò il ragazzo.

«E se non la portiamo via da qui prima che arrivi Limbrey, nessuno la saprà. Muoviamoci!» disse John B.

«Solleviamola!»

Si posizionarono tutti attorno alla Croce nel tentativo di alzarla e di portarla nel pick-up parcheggiato fuori, ma avevano senza dubbio sottovalutato la pesantezza di quell'oggetto.

«È pesante!»

«Fermi, fermi tutti! John B, tu tiri, ok? Spingi verso il basso».

«Io la tiro giù e voi la sollevate, ok? Uno, due, tre!»

«JJ, attento al piede!»

«È molto più pesante di quanto pensassi!»

«È oro! Oro vero! È normale!»

«Chi è che non sta sollevando? Sarah, cosa stai—»

«Sto sollevando!»

«Non mi sembra!»

Improvvisamente, Pope iniziò a cedere. «Non ce la faccio, non ce la faccio».

«Pope, aspetta!»

«Non mollare!»

«No, Pope! Resisti! No!»

Subito dopo Pope smise di sollevare la Croce, portando anche i ragazzi a fare lo stesso, e Ophelia si ritrovò a rilasciare un sospiro di sollievo mentre sentiva i muscoli delle braccia e delle gambe tremare.

«E che cavolo! Stava cadendo sul mio piede!» sbottò JJ contro Sarah.

«Non ero l'unica a sorreggerla!» ribatté lei.

«D'accordo, ehi! Sentite, dobbiamo rimediare una fascia. Dobbiamo fare un'imbracatura» intervenne John B, fermando il loro dibattito.

«Sì, come un gancio di traino» annuì il biondo.

Poi, d'un tratto, Pope si accasciò. «Ragazzi, ragazzi... non— non sto bene» disse fra gli ansimi.

«Oh cazzo!»

«I tuoi occhi sono gonfi» mormorò Ophelia, preoccupata.

«Cos'hai? Non hai affatto una bella cera».

«Non riesco—» si fermò, non terminando la frase.

«Credo che sia una reazione allergica».

«Le vespe? Quante volte ti hanno punto?»

«Che facciamo con la Croce?» domandò Kiara.

«JJ, cerca di nasconderla!»

«D'accordo, ci penso io».

«Ci siamo, dai» disse John B, sollevando Pope con l'aiuto di Kiara.

«Forza, andiamo!»

«Torneremo!»

«Ragazzi, non so come nasconderla!»

«Sarah, apri la porta!»

«Non respiro!»

«JJ, dobbiamo andare!»

«È troppo pesante! Qui dento non c'è niente che possa— Eccomi! Arrivo, arrivo!» urlò JJ prima di uscire dalla Chiesa e chiudere la porta.

«Dobbiamo aiutare Pope!»

«Pope, cosa ti serve?»

«Sollevategli le gambe!» disse Sarah non appena stesero Pope sui sedili posteriori del pick-up.

«Di cosa hai bisogno?» ripeté JJ.

«Gli serve un'iniezione!» rispose Ophelia quando il ragazzo fece il gesto di una siringa.

«Un'iniezione? So io dove andare! — il biondo si precipitò davanti al volante — Dammi le chiavi».

«Sono nell'accensione! Vai!» rispose Ophelia prima di accomodarsi al suo fianco mentre il resto dei ragazzi salì sul pick-up.

«Resisti Pope, andiamo!»

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