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024 una taglia sulla testa

capitolo ventiquattro
( una taglia sulla testa )





«Buone notizie per i residenti delle Outer Banks. La linea di trasmissione sottomarina, che ripristinerà la corrente al 90% della zona, dovrebbe attivarsi entro ventiquattro ore» annunciò lo speaker radiofonico nell'esatto momento in cui un'auto della polizia sfrecciò davanti l'auto dei Carrera, parcheggiata sotto una baracca ricoperta da rami ed erbacce.

Era lì che i ragazzi avevano trascorso la notte, ma nessuno di loro era riuscito a dormire da quando, tramite la radio, erano venuti a conoscenza della morte di Susan Peterkin. La donna aveva perso troppo sangue e non era riuscita a sopravvivere. Era morta. Era morta, e tutti e cinque i Pogues avvertivano una pesantezza all'altezza dello stomaco da quando lo avevano scoperto.

Una persona innocente era stata fatta fuori solo perché voleva muoversi seguendo la giustizia. Voleva fare la cosa giusta, ed era stata sparata da Rafe Cameron. Un assassino.

Ophelia strizzò fortemente gli occhi quando la sua mente venne attraversata da quel pensiero. Aveva trascorso tutta l'intera notte a pensare a quello, a chiedersi se fosse giusto non raccontare la verità ai suoi amici. Si sentiva tremendamente in colpa, sporca, ed era arrivata alla conclusione di dover parlare con loro. O, quantomeno, doveva dire che lei e Rafe erano stati fisicamente insieme, ma che, ovviamente, non sarebbe mai più successo niente tra di loro, soprattutto dopo ciò che aveva fatto. Meritavano di saperlo, e lei odiava non dire la verità ai suoi migliori amici.

In particolare, sentiva di doverlo fare in quelle circostanze. Rafe non era più solo un Kook che si divertiva a tormentarli. Rafe era un assassino e aveva ucciso Peterkin. Non riusciva più a mantenere per sé il fatto che fossero stati insieme, non dopo le ultime vicende. Insomma, non si trattava più era più un gioco o di qualcosa da poter omettere.

Come se non bastasse, Ward Cameron aveva incastrato John B, accusandolo dell'omicidio, e ora il castano era ricercato da tutta la Contea di Kildare.

«Ancora nessun arresto per la morte dello sceriffo Peterkin. La polizia ha emesso un comunicato su un sospettato del luogo, un minorenne di—» Kiara spense immediatamente la radio.

JJ si schiarì la voce. «Parliamo chiaro... Forse voi pensate di potervela cavare, ma... a chi crederanno gli sbirri? A Ward Cameron o a noi?» li guardò uno ad uno. «L'accusatore è un grosso imprenditore, il signore dell'isola. Ha il numero del Governatore tra i preferiti nel cellulare. E l'accusato... è John B. Cioè... più o meno un sedicenne senzatetto, al momento» concluse il suo discorso fin troppo veritiero.

«Grazie» mormorò ironicamente il ragazzo.

«Merda!» imprecò Pope.

«Bene, ragazzi... Yucatán, d'accordo? Io dico che è l'unica opzione. Che altre alternative abbiamo?» riprese parola il biondo.

«Basta stronzate sul Messico — ribatté John B — Sarah mi salverà» disse, certo.

Kiara annuì. «In effetti è una testimone».

«Grazie!» esordì il castano.

«Ragazzi, Rafe è suo fratello» fece presente Ophelia, sottolineando quelle parole. «Anche se volesse denunciarlo, credete davvero che glielo lasceranno fare? Ward ha incastrato John B proprio per non far finire dentro suo figlio, e di certo non permetterà che Sarah lo denunci. Loro ci tengono alle cazzate della "famiglia che deve rimanere unita"» continuò, angosciata.

«Esattamente!» l'appoggiò Pope.

«Non lo farà mai, amico» concordò JJ, guardando John B. «Dobbiamo andarcene dall'isola» ripeté, facendolo sospirare.

«Il traghetto. Non c'è alternativa» disse il moro.

Ophelia annuì. «Sì, ma deve sbrigarsi. Lo chiuderanno» fece presente.

«Già — disse JJ — Devi uscire di scena finché ne hai la possibilità. Prima che tutta l'isola venga perimetrata» aggiunse.

«Giù, ragazzi» mormorò improvvisamente Kiara nel momento in cui un'auto della polizia sfrecciò al loro fianco.

Quando si accertarono di non essere stati visti, tornarono tutti su.

«Sarah non è una Pogue, John B» prese parola Pope dopo un po', osservando il ragazzo con rammarico.

«Sì. Non puoi stare qui» concordò il biondo.

«Traghetto sia».

━━━━━

I ragazzi erano diretti verso il porto nella speranza di poter far uscire di scena John B. Il loro piano era essenzialmente quello di metterlo al sicuro e di impegnarsi a trovare prove a favore della sua innocenza. Nel peggiore dei casi, il ragazzo non avrebbe più potuto mettere piede nelle Outer Banks, ma, quantomeno, sarebbe stato libero altrove.

Guardando il paesaggio dal finestrino, Ophelia giocherellava nervosamente con il bracciale che aveva al polso, lanciando poi delle veloci occhiate ai suoi amici, che se ne stavano silenziosi in auto.

Doveva dire loro la verità e doveva farlo ora che erano insieme. Rapido e indolore.

Così, facendo appello a tutte le sue forze, si schiarì la gola. «Ehm... io— io devo dirvi una cosa» iniziò. La voce incerta e balbettante.

Tutti, tranne Pope che guidava, la guardarono.

«Tutto ok?» le domandò JB, accovacciato accanto a lei nei sedili posteriori.

«Già, che ti prende?» chiese anche JJ.

Ophelia fece un sospiro profondo. «Tutto ok, ma... devo parlarvi di una cosa che prima cercavo semplicemente di ignorare. Insomma, non aveva così tanta importanza come ne ha in questo momento. Sono— sono successe così tante cose ora, e sento di doverlo dire perché i sensi di colpa mi stanno divorando ancora più di prima» iniziò a blaterare nervosamente, torturandosi le dita delle mani.

«Lia... ehi, puoi dirci tutto, lo sai» Kiara, che si trovava al sedile del passeggero, le rivolse un caldo ma stranito sorriso.

«Non giudichiamo» promise Pope.

JJ annuì. «Ricorda con chi stai parlando».

«Io sono un fuggitivo» fece presente John B, ironizzando la sua situazione.

A quelle parole, Ophelia mise su un mezzo sorriso prima di fare un sospiro profondo. «Bene, allora.... — si fermò per un istante, chiudendo gli occhi — Sono stata con Rafe Cameron» disse velocemente, e quasi lei stessa fece fatica a comprendere le sue parole.

Seguirono attimi di silenzio che la spaventarono, motivo per cui si ritrovò ad aprire gli occhi, trovandosi davanti espressione incredule, confuse e anche indispettite, proprio come credeva.

«Ok, questa non me l'aspettavo proprio» JJ fu il primo a prendere parola, mettendo su una smorfia contrariata. Sembrava quasi che stesse ancora metabolizzando le sue parole.

«Cosa... — Pope fece un sospiro — Cosa significa esattamente che sei stata con Rafe?» chiese cauto.

Se c'era una reazione che la spaventava era senza dubbio la sua. Insomma, Rafe gli aveva spaccato la faccia con una mazza da golf.

Deglutì, tremolante. «Che ci siamo... uhm... baciati... e poi siamo finiti insieme. Ma era— era prima di questo. Insomma, non è stato niente ed eravamo entrambi ubriachi, ma sentivo di dovervelo dire ora che Rafe ha... ha ucciso Peterkin» e dirlo a voce alta le fece più male del previsto.

«Oh Dio, voglio prendere aria» mormorò John B, sconvolto.

«Tu stai con la sorella» fece presente JJ. «E non sto giustificando quello che hai fatto con Rafe» si rivolse poi a Ophelia. Una freddezza nella voce che la fece rabbrividire.

«Sarah è diversa da Rafe — replicò Pope — Insomma, Rafe ha ucciso una persona!» esclamò.

«Lo so, Pope, ma è successo prima! E mi dispiace, ok? So che è sbagliato, e i sensi di colpa mi divorano da quando è successo. Ma tutti sbagliamo, no? In fondo è stato... è stato solo sesso!» cercò di giustificarsi, e una parte di lei avrebbe voluto che fosse realmente così. Eppure, sapeva che parlare del vero rapporto che condividevano lei e Rafe avrebbe solo peggiorato la situazione.

Kiara, in silenzio fino a quel momento, si schiarì la voce. «Insomma, voglio dire... Non sei— non sei innamorata di lui o cose del genere, giusto?» la guardò.

«Assolutamente no. Anzi, credo sul serio che debba finire dentro per ciò che ha fatto!» rispose subito, certa.

«Ed è successo prima. Da ubriachi» indagò ancora la castana, osservandola con attenzione.

A quelle parole, Ophelia vacillò. Avevano fatto sesso da ubriachi, sì... ma si erano baciati sempre da sobri.

«» mentì, desiderosa che la conversazione finisse al più presto e che niente cambiasse tra di loro.

«Beh... insomma, capita, no?» disse Kiara con incertezza. «Rafe prima era solo uno stronzo, ma forse— sì, sì, capita» annuì, accennando un nervoso sorriso.

JJ sospirò profondamente. «Cos'è? Il fascino dei Cameron?» chiese, indispettito.

«Io da ubriaco ho perso la verginità con una turista e sono stato male a causa dei sensi di colpa. Per quanto mi faccia irritare, non posso giudicare. Tutti facciamo cazzate da ubriachi» disse John B, guardandola e facendole capire che andasse tutto bene. Lei gli sorrise.

«Pope?» lo richiamò Ophelia, intimorita.

Il ragazzo le lanciò una veloce occhiata dallo specchietto prima di sospirare. «Odio che sia successo proprio con lui... ma tutti sbagliamo. E poi ora abbiamo problemi più importanti di questo, e litigare per Rafe Cameron non ci sarà d'aiuto» le rivolse un flebile sorriso, che lei ricambiò dolcemente.

«Che schifo — sospirò JJ — Ma mi fai dormire nel tuo letto tutte le sere, quindi è ok. A patto che non riaccada» aggiunse, serio.

Lei annuì immediatamente, rassicurandoli sul fatto che non avrebbe neanche più parlato con Rafe, e in fondo era ciò che davvero desiderava nonostante la consapevolezza che si sarebbero rincontrati e guardati negli occhi, ma sperava che accadesse il più tardi possibile, perché, in quel momento, non aveva idea di come avrebbe reagito. Insomma, sperava di reagire trattandolo con indifferenza e odio, ma non era certa che lo avrebbe fatto.

Nonostante avessero chiarito la situazione, non poteva che sentirsi ancora in colpa. Certo, si era tolta un peso di dosso, ma aveva omesso la parte più importante, cioè il fatto che tra lei e Rafe non fosse stato solo sesso. O meglio, era stato solo sesso all'inizio, ma poi, col passare del tempo, avevano creato un legame.

Ma adesso non aveva più importanza. Quel legame stato brutalmente distrutto nell'esatto momento in cui lui aveva premuto il grilletto.

I suoi pensieri furono messi a tacere quando Pope parcheggiò l'auto poco lontano dal porto. Come da piano, Ophelia abbandonò il veicolo e camminò velocemente e con disinvoltura verso la bacheca, sospirando rumorosamente nell'istante in cui lesse che il traghetto era chiuso.

Nel momento in cui fece per andare via, però, i suoi occhi caddero su un manifesto da ricercato. Al centro c'era la foto di John B, e sopra, a caratteri cubatali, spiccava la scritta:

"Ricercato
Ricompensa di $25.000
John B. Routledge"

Strappò velocemente il foglio, guardandosi attorno per accertarsi di non essere stata vista, e, subito dopo, si diresse verso l'auto.

«Ok, ragazzi... — prese parola, rientrando nella macchina — Il traghetto è chiuso e c'è una Caccia all'uomo in corso. Sul serio» disse, porgendo il manifesto a Kiara.

«Merda...»

«Che cos'è?» domandò John B con confusione, cercando di guardare.

«Beh, John B, ti hanno fatto un bel ritrattino» lo schernì JJ.

Pope sospirò. «Ok, quindi tutta l'isola è a caccia di John B, ora» mormorò, ancora visibilmente provato dall'erba che aveva fumato.

«Sono molti soldi» notò Kie con preoccupazione.

«Congratulazioni John B, sei famoso» disse sarcasticamente il biondo.

«Ci serve la barca. Non diamo nell'occhio, luci basse...» riprese parola la castana.

«È allo Chateau» le rispose John B, affranto.

«Mi chiedo se la polizia avrà piazzato qualche pattuglia là intorno. Fatemi pensare... — JJ mise su una finta espressione pensierosa — Oh, credo proprio che abbia circoscritto il posto. Già».

«Datemi un secondo per riflettere...» mormorò Pope.

Ophelia sospirò profondamente, andando alla ricerca di un modo che potesse aiutare John B ad andare via senza essere visto. D'un tratto, le si accese una lampadina e si voltò verso JJ.

«Ehi — gli diede una gomitata, facendolo voltare — Ti andrebbe di fare un piccolo furto a papino?» lo guardò con un sorriso furbo in volto.

Lui si accigliò, confuso. «Cosa potrei mai rubare a quel—»

«Il Phantom!» esordì Pope, bloccando le sue parole. «La barca che usava per le gare!» aggiunse.

Ophelia annuì. «Ce l'ha ancora?» gli domandò.

«Può darsi» si strinse nelle spalle.

«Con quella raggiungi il continente in un attimo».

«Non è una cattiva idea. La marea è dalle tre alle quattro e—»

«Non sarà facile — JJ fermò le parole di Kiara — Non so dove siano le chiavi. Non ne ho proprio idea» ammise.

«Beh, trovale!» rispose Pope prima di mettere in moto l'auto.

«D'accordo! Ci sto pensando» ribatté il biondo.

«Possibile che nessuno si muova qua?! Che succede?!» sbraitò improvvisamente il moro.

«Puoi rilassarti?!» lo guardò Kie. «JJ, quanta erba gli hai dato? Eh?»

«Ragazzi, ehi! — li fermò John B— La tua auto è qui. È sul volantino!» disse alla castana.

D'un tratto Pope iniziò a suonare ripetutamente il clacson. «Ci muoviamo, per favore?!» urlò, frustrato.

«Non urlare!»

«Pope, cosa non capisci della frase "non dobbiamo attirare l'attenzione?"» Ophelia lo guardò come se fosse un cane a tre teste.

«È il ricercato!»

Si zittirono immediatamente a quelle parole, sbiancando nel momento in cui videro un bambino indicare la loro auto.

«Cazzo!»

«Dobbiamo scappare!»

«Pope, metti in moto!»

«Avremo venticinquemila dollari se lo prendiamo».

Quella frase attirò l'attenzione di altre persone, che iniziarono ad avvicinarsi all'auto, battendo poi le mani contro il finestrino accanto a John B.

«È qua! Trovato!»

«Dobbiamo andare!»

«L'ho trovato prima io!»

«Pope, metti in moto, dannazione!»

«No, col cavolo, bastardo!»

«Ci sto provando!»

Pope premette sull'acceleratore, andando a sbattere violentemente contro l'auto parcheggiata davanti alla loro e sballottandoli in avanti.

«Porca puttana, Pope!»

«Fai la retro!»

Il ragazzo, in risposta, continuò a tenere il piede fermo sull'acceleratore, riuscendo a spostare bruscamente la macchina davanti. Dopodiché, sterzò, uscì dal parcheggio e partì a tutto gas, iniziando non solo a correre come se si trovasse in un film d'azione, ma sballottando bruscamente l'auto, e, di conseguenza, anche loro, che presero a sbattere contro i finestrini con il capo.

«Ma che cazzo stai facendo?!» gridò Kiara, sconvolta.

«Cowabunga!» urlò il ragazzo, accelerando sempre di più e mostrandosi felice come una Pasqua.

Ophelia spalancò gli occhi. «Attento, Pope! Attento!» strillò, ma il ragazzo colpì lo stesso la cassetta postale, distruggendola in mille pezzi.

«Oh mio Dio!»

«Ma che cazzo?!»

«Cazzo! Non mi sono mai divertito tanto!» rise Pope. «Uooo» lanciò un urlo liberatorio sotto gli sguardi perplessi dei suoi amici.

Kiara mise su un'espressione sconfitta. «Oh... mia madre mi ammazza» sussurrò, facendo riferimento a tutti i danni che il moro era stato in grado di procurare all'auto.

«Sono l'ultimo che può dirlo, ma non sei in condizione di guidare!» prese parola JJ.

Ophelia lo fulminò con lo sguardo. «Gli hai fatto fumare l'erba!» gli puntò l'indice contro.

«Fermati!»

«Cavolo!»

Improvvisamente, Pope premette il freno in modo brusco, facendo stridere le ruote contro l'asfalto e portando i ragazzi a balzare in avanti.

«John B, fuori» gli disse, voltandosi verso di lui.

«Ha ragione — concordò JJ — Noi ci facciamo inseguire e tu scappi, ok? Prendo la barca e ci vediamo domani alla palude. Alle tre, d'accordo?»

«Sì» rispose John B, abbandonando l'auto e correndo verso gli alberi.

«Domani alla palude! Alle tre!» gli urlò dietro prima che sparisse dalla loro visuale.

«Va, vai, vai!»

━━━━━

«Hai truccato il motore dell'auto, confessa! È stato incredibile!» rise sguaiatamente JJ, che stava condividendo con Pope l'ennesimo spinello della giornata.

«Fortuna che non so guidare» replicò il ragazzo con voce roca a causa del troppo fumo inalato.

Kiara, dallo specchietto, lanciò un'occhiata alla rossa, che si trovava di fianco a JJ. In risposta, la ragazza si strinse nelle spalle, non sapendo cosa dire. Nonostante fosse fermamente convinta che fumare erba in quel momento fosse una delle idee più stupide del mondo, allo stesso tempo comprendeva che lo facessero per insonorizzare tutto quello che provavano in quel momento. John B era un fuggitivo, Peterkin era morta, l'oro era andato... Insomma, erano tante cose da metabolizzare, soprattutto per dei sedicenni. Quindi quale modo migliore se non strafarsi?

L'unica cosa positiva era che non fossero più inseguiti dalla polizia dopo aver vagato per ore senza una meta per le Outer Banks.

Improvvisamente, Kiara parve perdere la pazienza. «Accosta, ok?!» sbottò, e Pope fece come richiesto.

La ragazza, subito dopo, scese dall'auto, dirigendosi poi verso il sedile del guidatore per prendere le redini della situazione e il controllo dell'auto. Pope, senza replicare, accettò il cambio, accomodandosi al suo fianco.

«Mamma è arrabbiata» scoppiò a ridere JJ.

Kiara lo ignorò e prese a guidare.

«Dove andiamo?» domandò Ophelia.

«Dove non verranno a cercarci».

Detto questo, imboccò la strada per Figure Eight, entrando a Tannyhill e fermandosi fuori la residenza dei Cameron.

«Arrivati, finalmente!» esordì, abbandonando l'auto.

«Ehi — la rossa la guardò — Sei sicura che stare qui, in questo momento, sia una buona idea? Insomma, voglio dire... sai, dopo ciò che è successo» fece presente, incerta della situazione.

Kiara annuì. «Sarah è l'unica che può scagionare John B» rispose mentre veniva affiancata da Pope.

«Ed esattamente come farete a parlare con lei? Non credo che vi apriranno la porta» continuò la rossa.

«Ci inventeremo qualcosa» si limitò a dire la sua amica.

«Ottimo piano... — mormorò JJ prima di scrollare le spalle — Beh, non fatevi ammazzare» disse.

La castana ruotò gli occhi al cielo «Forza, andiamo» e lei e Pope si diressero verso il muro da scavalcare.

«Credi che John B sia riuscito a nascondersi?» fu la prima cosa che chiese Ophelia al suo amico non appena rimasero da soli.

A dirla tutta, ci stava pensando da ore, da quando lo avevano lasciato correre tra gli alberi, ma con JJ e Pope strafatti, e una Kiara imbronciata, aveva evitato di parlarne, soprattutto perché era evidente che stessero cercando di evitare l'argomento per la paura che potesse essere stato catturato.

JJ si guardò attorno. «Mi fido di lui. Sa quello che fa. Fin quando la polizia è in giro, significa che lui sta bene... più o meno» le rispose.

Ophelia decise di farsi andare bene quella risposta, prendendo poi un grosso respiro. «È tutto ok tra di noi?» gli domandò, nervosa.

«Perché non— Oh, intendi per la bomba sganciata prima? Sì. Tutto ok. Sul serio, Lia. Spero solo—»

«Non succederà più, Jay. Davvero» annuì, cercando di convincere più se stessa che lui, in realtà.

«Bene...» annuì, alzando poi l'angolo della bocca. «Ehi, quanto ci scommetti che l'erba fa dichiarare Pope a Kiara?» sghignazzò.

La rossa rise. «L'hai notato anche tu?»

«È difficile non farlo».

E, per qualche minuto, tornarono ad essere solamente due adolescenti che facevano del sano gossip sui loro migliori amici.

Onestamente, avvertivano una profonda mancanza nei confronti di quei momenti.

━━━━━

Avevano trascorso la notte a Wreck, dormendo sui tavoli del ristorante con la testa poggiata su alcune confezioni di tovaglioli. Nonostante il dolore alla schiena nel momento in cui aprì gli occhi, Ophelia non si alzò e rimase a guardare il soffitto. In sottofondo c'erano le sirene della polizia, segno che non avessero trovato John B, e il respiro di Kiara, stesa al suo fianco.

Era esausta. Erano sere che non dormiva o che dormiva male. Era da circa un mese che non facevano altro che rischiare di morire, scappare, nascondersi, e qualunque altra cosa che dei sedicenni nemmeno sognerebbero di fare. Ma ci erano entrati loro, consapevoli che sarebbe stato pericoloso, e non potevano lamentarsi. Ciononostante, di certo non si aspettavano un epilogo del genere — ma era davvero la fine?

Sospirò profondamente, passandosi una mano fra i capelli e voltandosi verso Kiara, trovando anche lei sveglia ad osservare il soffitto.

Rendendosi conto dello sguardo della sua amica, la castana prese parola. «Pope ha detto che mi ama».

Davanti a quelle parole, Ophelia rimase in silenzio per qualche secondo, incredula. Ok, JJ aveva detto ironicamente che, grazie all'erba, Pope sarebbe riuscito a dichiararsi... ma non credeva che sarebbe realmente stato in grado di farlo.

«Kie... — iniziò — Davvero non te ne sei mai resa conto?» disse, lasciandosi sfuggire una risata.

«Lo sapevi?!» quasi strillò.

«Non esattamente» scosse la testa. «Ma l'ho capito dal modo in cui ti guarda, e so che anche tu avevi iniziato a comprendere qualcosa. Volevi solo far finta di niente per... non so, non rovinare nulla?» chiese conferma in lei.

Kiara, in risposta, sospirò. «Sì... ma ho paura di averlo ferito. Sai, eravamo nel giardino dei Cameron e lui ha iniziato a dire che mi ama, e io— io credo di averlo respinto troppo bruscamente» ammise.

«Che intendi con "troppo bruscamente"?» domandò confusa.

«Beh, lui ha detto che mi ama, e io... l'ho ringraziato» mormorò, imbarazzata e angosciata.

«Oh merda. La peggior risposta ad un "ti amo" assieme ad un "sei carino"» scosse la testa Ophelia, dispiacendosi per il suo dolce, dolcissimo amico.

«Io—»

La rossa si girò di scatto. «Non dirmi che gli hai detto anche questo, per favore» la supplicò.

«No, insomma, gli ho detto che lo apprezzo e che è tenerissimo» spiegò. «E che non sarebbe mai accaduto perché voglio altro».

«Altro tipo?» chiese, curiosa.

«Voglio andare in Antartide e cavalcare cammelli».

«E questo interferirebbe con un'ipotetica relazione?»

Kiara arricciò il naso. «Un Pogue non può stare—»

«Kiara, andiamo! Nessuno ha mai seguito questa stupida regola. John B ti ha baciato, io e JJ siamo finiti spesso a letto insieme, Sarah e John B sono fidanzati, e tu non sei una che si fa fermare dalle regole, Kie. E sai che è una regola imbecille creata da un imbecille e giovane John B» la fermò, mettendosi su un lato e guardandola.

La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo. Poi sospirò profondamente. «È che non lo so... Pope e io... non so se funzionerebbe» ammise.

«Ti piace?» andò dritta al punto.

«Non ne ho idea» scosse la testa. «Potrebbe, forse...» mormorò, incerta.

«Beh, Kie, riflettici. Se Pope è ferito, gli passerà. Non sei cattiva per averlo rifiutato. Se capisci di volergli dare una possibilità, di certo non si tirerà indietro» la carezzò dolcemente la guancia.

Kiara sorrise a quelle parole, apprezzando i consigli della sua amica. Poi si girò a guardarla. «Tu come stai per la questione Rafe?» le chiese.

Ophelia deglutì a quella domanda, sentendo lo stomaco contorcersi. «Come dovrei—»

«Lia, so che non è stata una cosa di una notte. Magari puoi fingere con gli altri, ma non con me, e puoi essere sincera. Sul serio. Odio Rafe con tutta me stessa, ma non ti giudicherò se provi qualcosa per lui. Lo farò solo se continuerai a frequentarlo dopo questo» senza peli sulla lingua, sincera com'era lei.

La rossa sospirò. «Non ci siamo mai frequentati, Kie, e ho sempre continuato ad odiarlo, ma ho iniziato anche a vederlo come un ragazzo danneggiato. Ammetto che si sia creato un legame... strano. Sai, quando impazziva, veniva da me. È successo due volte. Ma non abbiamo mai avuto niente di... concreto, e di certo non lo avremo dopo ciò che ha fatto. Insomma, è nato tutto prima, e già allora mi odiavo per ciò che aveva fatto a Pope, ma... non lo so» concluse, cercando di riassumere, con parole confusionarie, quello che era successo tra lei e Rafe.

Anche in quel caso, però, si ritrovò ad omettere alcuni particolari, come i baci che si erano scambiati o ciò che lui le aveva detto l'ultima volta che si erano visti. Desiderava dimenticare tutto quello, e parlarne non glielo avrebbe permesso.

Kiara le strinse dolcemente la mano. «È tutto ok, Lia. Va bene se ti sei in qualche modo avvicinata a Rafe, ma ora... beh... sai» si limitò a dire, facendola annuire.

Ora è un assassino. Ecco come avrebbe voluto concludere quella frase, e Ophelia lo sapeva.

Per qualche minuto, le ragazze rimasero a parlare di Sarah, chiedendosi se stesse bene. A quanto pareva, infatti, suo padre l'aveva chiusa a chiave in camera, motivo per il quale era stato impossibile per Kiara parlarle la sera precedente.

Quando raggiunsero i ragazzi vicino alle vetrate del ristorante, li ritrovarono a parlare delle loro prossime mosse.

«Io procurerò il carburante» disse Pope.

«Noi tre prepariamo le borse con il cibo e poi andiamo a recuperare le chiavi del Phantom» replicò JJ, indicando lui, Kiara e Ophelia.

Quest'ultima prese parola. «In realtà vorrei passare a casa se per voi non è un problema. Vorrei parlare con mio padre» disse.

«Lia, non—»

«Non perderemo tempo, giuro» fermò le parole di JJ. «Mi accompagnerà Pope e poi passerete a prendermi una volta aver terminato di preparare le borse con le provviste» propose.

Dopo qualche secondo di silenzio, annuirono.

Pope e Ophelia salirono in sella alla moto da cross di JJ, e il moro guidò fino a casa Martin, lasciando la ragazza in giardino.

«Alle tre al molo, ok?» gli ricordò.

«Ci vediamo lì» e andò via.

Ophelia sospirò, voltandosi verso casa.

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