010 nella zona del nemico
⸻ capitolo dieci ⸻
( nella zona del nemico )
Ophelia sorrise divertita quando osservò il monitor e vide l'immagine in tempo reale di John B e Kiara che scherzavano con il drone sott'acqua. Lei, JJ e Pope, invece, si trovavano sul molo, intenzionati a capire al meglio la funzionalità di quell'aggeggio.
«È pazzesco. Funziona alla grande» mormorò.
«E questo cos'è?» JJ allungò la mano per premere un pulsante, ma Pope gliela schiaffeggiò.
«Non toccare!» sibilò. Poi sospirò. «Devo capire come funziona» aggiunse.
«Dio benedica i nerd. Dico davvero» disse il biondo, guardando Pope.
Ophelia annuì. «Decisamente. Senza di te, Pope, non sapremmo dove sbatterci la testa, e questa caccia al tesoro non sarebbe neanche iniziata» concordò.
«Grazie, Lia. Almeno tu mi apprezzi» sorrise dolcemente, con le gote lievemente arrossate.
«Ehi, anche io ti apprezzo. Insomma, come faremmo senza di te, caro Pope, a controllare il drone?» cantilenò JJ, dandogli una pacca sulla spalla.
Pope gli lanciò una veloce occhiata. «È un sottomarino a comando remoto» lo corresse.
«Appunto, viva i nerd» ridacchiò divertita Ophelia.
Il biondo scosse la testa. «Zitto. Zitto. È troppo presto per la lezione» si lamentò.
«Appena avremo il video del relitto... — John B tornò in superficie con Kie — lo porterò da un avvocato e farò una formale dichiarazione».
JJ si affacciò verso l'acqua. «Che stronzata! È perché mai?!» chiese confuso, accigliandosi.
«Beh, teoricamente non possiamo prendere nulla dal fondo dell'oceano. Sul serio, c'è una legge che lo vieta, e noi non vogliamo finire in carcere per questo» fece presente Ophelia, tamburellando le dita sul parapetto in legno.
«Lo so, lo so... — sospirò JJ — È che gli avvocati chiedono troppi soldi» rispose.
«Quando vedranno il video, chiederanno un compenso» riprese parola John B.
«E tu come fai a saperlo?» gli domandò Kie.
«Perché mio padre lo diceva sempre» disse.
«Beh, mi sembra sensato» mormorò.
Pope abbassò lo sguardo. «Questo cavo è lunghissimo. Se c'è brutto tempo rischiamo di non riuscire a comandarlo» fece presente.
«Andremo quando c'è calma piatta».
«Durante la stanca?»
Ophelia arricciò il naso. «Dobbiamo aspettare che ci sia bel tempo, quindi» disse, indicando il cielo.
In lontananza, nuvole grigie iniziarono ad abbracciare il cielo, e un boato di un tuono prese ad echeggiare.
«Beh, non possiamo comunque farlo oggi. Ho detto a papà che lo avrei aiutato con delle consegne» Pope prese parola dopo qualche secondo.
«E noi abbiamo detto che l'avremmo aiutato» sorrise JJ, circondando le spalle di Ophelia.
Onestamente, non desiderava svolgere un lavoro di consegna, ma, allo stesso tempo, non aveva per nulla voglia di starsene con le mani in mano o di rimanere allo Chateau con John B a contemplare mappe su mappe. Aveva quindi proposto di aiutarli con le consegne, e i ragazzi avevano accettato di buon grado perché, a detta loro, due mani in più sarebbero state utili per finire prima.
«Dai, su, andiamo».
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«Portate questa spesa a Figure Eight e poi tornate subito qui. Niente pesca» si raccomandò Bobby Heyward, passando le buste ai ragazzi, che le caricarono sulla barca.
«Figure Eight? Sul serio? — sussurrò Ophelia ai suoi amici — Se me lo aveste detto, non avrei mai accettato di portare la spesa a coloro che ci odiano».
«Non lo sapevo!» si giustificò Pope.
JJ la guardò. «Chi altro credi si faccia portare la spesa fino a casa se non i Kooks?» le domandò in maniera retorica.
«Ho promesso di consegnarla oggi pomeriggio. La gente ricca non aspetta voi pigri figli di— Oh JJ, grazie» disse con un sorriso falso quando il biondo tese le mani per prendere le buste. «— puttana» concluse, voltandosi.
A quelle parole, Ophelia si lasciò sfuggire una risata.
«Ovviamente tu non sei inclusa, Ophelia» si affrettò a dire l'uomo. «Piuttosto, perché sei qui?»
«Per dare una mano a loro due» indicò Pope e JJ col pollice.
L'uomo scosse la testa. «Intendo perché sei qui loro. Ancora non ti sei annoiata di trascorrere il tempo con dei piantagrane del genere? Beh, ormai non mi sorprendo più» mormorò la frase finale.
«Saranno anche piantagrane — circondò le spalle dei suoi amici — ma sono i miei bei ragazzi» arruffò i loro capelli, strappando dei lamenti che la fecero ridacchiare.
Quando tutte le buste furono caricate sulla barca di Heyward, Pope mise in moto e iniziò a muoversi verso il molo di Figure Eight. Ophelia si accomodò a terra, mentre JJ prese a giocherellare con un coltello.
Improvvisamente, Pope ruppe quel silenzio. «Beh, quindi avete— avete passato notte insieme?» chiese, imbarazzato.
Ophelia mise su un sorriso. Pope era adorabile. Sul serio, diventava rosso anche quando si limitava a fare una domanda del genere.
«Sicuro» annuì distrattamente JJ. «Ci voleva dopo gli ultimi giorni. Sapete, il sesso distende i nervi e riesce a tranquillizzarti, vero?» poggiò gli occhi sulla rossa.
«Beh, sì, anche dormire con te che russi distende decisamente i nervi» disse sarcasticamente.
Pope aggrottò le sopracciglia. «Rimani a dormire da lei dopo?» chiese sorpreso.
«Perché dovrei andarmene? — lo guardò — Insomma, non posso comportarmi come se fosse una con cui fare del sesso e basta. È la mia migliore amica, devo curarmene» rispose con ovvietà.
Ophelia ridacchiò. «È un bugiardo. In realtà è solo perché gli offro vitto e alloggio gratis».
«Anche per quello» la corresse JJ.
Pope si guardò attorno con espressione incredula. «Qui sembra che l'uragano non sia nemmeno passato» notò, cambiando discorso.
«Beh, forse perché hanno i generatori» rispose con ovvietà JJ.
«Noi probabilmente resteremo senza corrente per tutta l'estate. Intendo noi del Cut. O almeno così ho sentire dire» sospirò Ophelia, affranta.
«È bello essere un Kook» commentò Pope.
«Fortunati bastardi» borbottò il biondo.
Quando arrivarono al molo a Figure Eight, Ophelia poggiò lo sguardo su tutte le buste e arricciò il naso. «Bene, come facciamo?» chiese.
Pope afferrò due buste e una confezione di birre. «Ci dividiamo — gliele passò — Devi portare queste al Country Club. Dovrebbero essere duecento dollari, ok?»
«Duecento dollari?» quasi strillò Ophelia.
JJ, sentendo quelle cifre, sorrise. «Bene, io dove vado?»
La rossa rise divertita prima di allontanarsi dai ragazzi e camminare in direzione del Country Club. Si mosse velocemente, per nulla desiderosa di fare incontro spiacevoli — e per incontri spiacevoli intendeva senza dubbio con Rafe Cameron.
Era nel territorio nemico, e non esagerava quando lo diceva. Quella era la zona dei Kooks, e i Kooks non volevano i Pogues.
Quando entrò nel Country Club, si affrettò a raggiungere la reception, mostrando le buste e la confezione di birre. La donna le disse di attendere, e, poi, le fece firmare un foglio a nome di Heyward. Lasciò la spesa, recuperò i soldi e andò via dopo aver salutato educatamente.
Appena mise piede fuori quell'enorme struttura, si mosse in direzione del molo, guardandosi attorno e rendendosi conto di quanto fosse elegante quel versante dell'isola. Nonostante odiasse i Kooks, doveva ammettere che Figure Eight fosse davvero bella, pulita e ordinata. Insomma, niente a che vedere col caos del Cut.
Eppure era proprio quella la differenza. Figure Eight sembrava senz'anima a differenza dello Sprofondo.
Camminando e osservando la spiaggia, si ritrovò a sbattere violentemente contro qualcosa, o meglio il petto di qualcuno. Imprecò a voce bassa, maledicendosi mentalmente per la propria sbadataggine, e iniziando a massaggiarsi la fronte.
«Ehi, che ca— Oh, guarda chi c'è».
A quelle parole, a quella voce, Ophelia digrignò i denti, chiedendosi cos'avesse fatto di male per meritarsi di incontrare Rafe Cameron due volte in due giorni.
Alzò gli occhi, trovandosi davanti il ragazzo stretto in una camicia di lino, un costume, e un berretto messo al contrario. Schifosamente bello.
«Levati di mezzo» si limitò a dire lei, facendo un passo verso destra ma venendo immediatamente fermata da lui, che le sbarrò la strada.
«Non così di fretta» ridacchiò con finto divertimento. «Tu non sei un membro» disse, guardandola da capo a piedi.
Ophelia sospirò. «Perspicace — rispose sarcasticamente — Che diavolo vuoi, Rafe?» chiese spazientita.
«Oh, io volere qualcosa da te? Cosa potresti mai offrirmi, Pogue?» e non sembrò dirlo con tono di scherno, ma sembrava davvero starle ponendo quella domanda: cosa puoi offrirmi, Ophelia?
La ragazza lo guardò negli occhi, domandandosi cosa diavolo volesse da lei e perché non la lasciasse semplicemente in pace. L'odio reciproco era evidente, allora perché non ignorarsi e basta? Certo, non considerando il fatto che fosse stata lei a parlargli il giorno precedente, ma quelli erano solo piccoli e marginali dettagli.
Schioccò la lingua sotto il palato. «Certamente più di quanto possa offrire un Kook come te» disse secca.
Rafe si leccò le labbra, guardandola con attenzione e con un guizzo eccitato che gli attraversò lo sguardo per un solo attimo. «Dici? Perché non me lo illustri, Lia?» sussurrò con voce melliflua.
Le osservò la bocca carnosa e dello stesso colore delle ciliegie, alzando poco dopo la mano e portandola dietro la schiena della ragazza, che rabbrividì quando sentì sfiorarle delicatamente il corpo coperto dagli indumenti. Poco dopo, risalì, arrivando alla coda di cavallo.
Improvvisamente, Ophelia si ritrovò con i capelli sciolti.
«Ma che— Ehi, ridammi la bandana, Rafe!» disse a denti stretti, dandogli una spinta. «Non sto scherzando, dammela!» cercò invano di riprendere la sua bandana color verde petrolio.
Rafe rise divertito, schernendola. «Sai cosa? Credo proprio che la terrò io, invece» se la infilò nella tasca del costume.
«Fottiti, Rafe» sputò rabbiosa.
Mise su una finta espressione sconvolta. «Non te le hanno insegnate le buone maniere, Lia? Una ragazza non dovrebbe—»
«Non ti hanno mai insegnato che sniffare cocaina fa più male che bene?» ribatté a tono, facendolo zittire.
A quella frase, Rafe perse il suo sorriso. Fece un profondo sospiro nel tentativo di calmarsi, e, poi, riprese parola. «Dovresti tornartene nel tuo lato dell'isola, Pogue. Non ti vogliamo qui».
«Con piacere, coglione. L'avrei già fatto se non avessi avuto la sfortuna di incontrare te» fece presente, nervosa.
Improvvisamente, Rafe mise su un sorriso sghembo. «Ah, e fossi in te darei un'occhiata al tuo amico. L'ultima volta che l'ho visto non stava un granché. Forse ha ingoiato un po' di sabbia» sghignazzò.
A quelle parole, lei spalancò gli occhi, e senza neanche ribattere o chiedere a cosa si stesse riferendo, corse in direzione del molo con la risatina di Rafe in sottofondo. Si guardò attorno, cercando di capire che direzione prendere, soprattutto perché non sapeva se stesse parlando di Pope o JJ, ma qualcosa le diceva che il secondo sarebbe stato in grado di difendersi più del primo.
Imboccò quindi la strada sulla sinistra, quella presa dal moro, e si bloccò nel momento in cui trovò il suo amico sulla sabbia con intorno sparsa la spesa che avrebbe dovuto consegnare.
«Oh cazzo, Pope!» disse agitata, correndo verso di lui e accovacciandosi al suo fianco.
Osservò il taglio alla fronte, ma la cosa peggiore era il fatto che spuntasse sangue. Tanto sangue. Come se non bastasse, si teneva il petto dolorante, lamentandosi di tanto in tanto.
«Pope, che— che è successo? Merda» si disperò, non sapendo cosa fare e nemmeno cosa dire.
Pope, con gli occhi lucidi, sputò un grumolo di sangue sulla sabbia. «Rafe e Topper» mormorò. «Hanno detto che... che non mi vogliono qui» le disse a fatica.
«Figli di puttana» sussurrò sconvolta, scuotendo la testa con incredulità. «Dobbiamo chiamare—»
«No!» la fermò immediatamente. «Niente sbirri, Lia» la supplicò.
«Ti hanno picchiato, Pope. Perdi sangue dalla bocca, e la tua fronte... Dio, non voglio neanche immaginare cosa ti abbiano fatto sul petto e dietro la schiena» blaterò, fin quando i suoi occhi caddero su una mazza da golf. «Ti hanno— Ti hanno picchiato con questa?» domandò incredula, sentendo la voce iniziare ad incrinarsi.
Non era la prima volta che i Pogues e i Kooks si picchiavano, e questo era risaputo. Non era nemmeno la prima volta che un Kook riduceva in quel modo un Pogue. E non era nemmeno la prima volta che c'entravano Rafe e Topper.
Erano dei dannati folli, entrambi. Prima John B, ora Pope... e per cosa? Possibile che nutrissero così tanto odio nei confronti dei Pogues che volessero addirittura ucciderli? Perché, beh, annegare qualcuno e ridurlo in quello stato significava volerlo ammazzare per quanto le riguardava.
«Pope—»
«Aiutami ad alzarmi, per favore» supplicò agonizzante.
La ragazza annuì, aiutandolo a rimettersi in piedi e passandosi il suo braccio destro attorno alle spalle. Lentamente, presero a camminare verso la barca.
«È per la festa in spiaggia» disse improvvisamente Pope. «Si sono vendicati per quando JJ ha puntato la pistola a Topper» spiegò.
«Cazzate!» sputò immediatamente lei. «Lo avrebbero fatto comunque, Pope, e tu lo sai. Non c'è giustificazione, cazzo. Potevano ammazzarti!»
Pope deglutì, scuotendo la testa. «Non dirlo a nessuno» la guardò.
«Non dirlo a ne—»
«Lia, per favore» la supplicò mentre rientravano nella barca.
Ophelia sospirò profondamente. Fosse stato per lei, sarebbero corsi dalla polizia, ma riflettendoci, Shoupe non avrebbe mai creduto ai Pogues neanche se Pope gli avesse mostrato i suoi ematomi.
Prima che lei potesse rispondere, fu interrotta dalla voce di JJ in lontananza. «Pope, Lia, ehi! Non potete immaginare che mi è successo. Mai guadagnati ben cento dollari così facilmente!» urlò felice, correndo lungo il molo.
Ophelia e Pope si lanciarono un'occhiata, e la ragazza incrociò le braccia sotto il seno, contrariata.
«Coinvolgimi più spesso, Pope, sul serio — rise JJ, rientrando nella barca — A voi com'è andata?»
A quella domanda, i due ragazzi non risposero. Pope tenne lo sguardo fisso davanti a sé mentre portava la barca, mentre Ophelia si mordicchiava il labbro inferiore.
JJ la guardò confuso, non capendo il motivo di quel silenzio. Poi poggiò gli occhi su Pope, aguzzando la vista «Che ti è successo alla faccia?» si mise in piedi mentre il suo tono di voce diventava più serio.
Ophelia sospirò profondamente, sentendo le mani formicolare dalla rabbia: odiava i Kooks con tutta se stessa.
Il biondo alzò di poco il berretto di Pope, spalancando gli occhi alla vista del taglio e del sangue. «Cristo! — esclamò a denti stretti — Che cosa è successo?» domandò, poi.
Tirò su col naso. «Rafe e Topper mi hanno aggredito» rispose con sguardo fisso. La voce era fredda e gli occhi erano vuoti. «Dicono che i Pogues non sono ammessi qua» aggiunse.
JJ si guardò attorno, pensando al da farsi. Strinse le mani in due forti pugni, e dovette fare appello a tutte le sue forze per non sbraitare.
«Che cosa pensi di fare?» gli chiese, poi.
Pope, in risposta, si voltò verso i suoi amici. Una lacrima che ancora gli scendeva sul volto.
Senza rispondere, fermò la barca dopo pochi minuti. Abbandonò la cabina e puntò gli occhi sul motoscafo che si trovava al molo di fronte. Ma non era un motoscafo qualunque. Era quello di Topper.
«Malibu 2020, 24-MXC, il miglior wakesetter al mondo. Numero uno per qualità, lusso e prestazione» recitò Pope, tenendo lo sguardo fisso sul motoscafo.
Ophelia non lo aveva mai visto quello stato. Era arrabbiato, probabilmente anche umiliato, e si stava comportando istintivamente senza ragionare sulle conseguenze delle sue azioni, eppure non se la sentiva di attaccarlo, anzi lo giustificava a pieno. Era però anche consapevole del fatto che distruggere il motoscafo di Topper non avrebbe fatto altro che aumentare la rivalità tra Pogues e Kooks.
«È una guerra, ragazzi. Ci hanno attaccati e noi rispondiamo» annuì JJ, coprendosi il volto con la bandana.
«Posso esprimere tutto il mio disaccordo su ciò che volete fare?» prese parola Ophelia, guardandoli.
«Disaccordo? — ripeté il biondo — Hanno attaccato Pope. Non possono passarla liscia!»
«E sono d'accordo con questo, ma andare a toccare il motoscafo di Topper non è un modo per rispondere all'attacco. Anzi, è un modo per fomentare questa guerra» fece presente, gesticolando.
«È così che funziona in guerra, Lia. Se uno attacca, si risponde. Non ci sono regole, né limiti» rispose.
Lei scosse la testa. «Beh, allora probabilmente dovremmo aspettarci una risposta da Topper».
«Deve solo provarci» disse secco JJ.
Solo in quel momento Ophelia si rese conto del fatto che, mentre chiacchieravano, Pope si fosse gettato dalla barca e si fosse avvicinato al motoscafo di Topper, salendoci sopra.
«Fantastico» mormorò la rossa, scuotendo la testa.
Quella storia non sarebbe finita per nulla bene e ne era certa al cento per cento.
Poco dopo, Pope si rituffò e nuotò verso la barca, salendo grazie alla scaletta.
«Esattamente cos'hai fatto?» chiese confusa Ophelia.
Il ragazzo fece il mezzo sorriso. «Guardate» e mostrò loro il tappo del motoscafo, cioè ciò che lo teneva a galla.
«Ce l'hai fatta — sorrise orgoglioso JJ, abbassandosi la bandana — Bravo, Pope. Sono immensamente fiero di te, cazzo!» annuì sotto lo sguardo scettico della rossa.
«Ragazzi!» disse Pope, guardandoli.
«Cosa?» chiesero all'unisono.
«Non lo diremo a nessuno» rispose.
JJ scosse la testa. «No, certo, assolutamente no».
«Dico sul serio. Non a Kie. Non a John B. A nessuno» chiarì, serio in volto.
«Perché guardi me? È lei quella non convinta» il biondo indicò Ophelia con il pollice.
«Lia — le si avvicinò Pope — Ti prego, a nessuno».
Lei sospirò profondamente prima di annuire.
JJ sorrise. «Bene, dammi qua» afferrò il tappo e lo lanciò in acqua.
Subito dopo, andarono via da Figure Eight.
━━━━━
Dopo aver trascorso l'intero pomeriggio a surfare, i ragazzi tornarono allo Chateau per la cena nonostante in quella casa non ci fosse nulla di commestibile. In ogni caso, decisero di accontentarsi di una pizza surgelata, sapendo di non poter pretendere altro da John B, soprattutto in quel momento.
Il ragazzo, infatti, era parecchio concentrato sulla Royal Merchant, e tornò a studiare le mappe anche una volta terminata la cena. Ci credeva davvero tanto: l'avrebbe trovata. JJ e Pope, oramai complici di un crimine — con l'aggiunta di Ophelia, che in realtà avrebbe preferito non assistere a quella scena e di rimanere all'oscuro di tutti — raggiunsero la veranda, mentre le due ragazze decisero di sistemare l'abitazione, che somigliava più ad una giungla piuttosto che ad una vera casa.
Improvvisamente, mentre Ophelia era intenta a spazzare, la voce di Kiara la destò dai suoi pensieri. «Ehi, possiamo parlare?» le domandò.
A quelle parole, la rossa aggrottò le sopracciglia, confusa. «È quello che dicono le persone prima di dare a qualcuno una brutta notizia» fece presente.
La castana ridacchiò. «Non è una brutta notizia... credo» mormorò alla fine.
«Perfetto» disse ironicamente Ophelia, avvicinandosi alla sua amica e poggiando la schiena contro il frigo. «È successo qualcosa con John B?»
«Co— No! Non c'entra John B. È una cosa, un favore che vorrei chiederti. In realtà, ho già detto che parteciperai, quindi in teoria non puoi dirmi di no».
Ophelia sbatté le palpebre per qualche secondo, più perplessa che mai. «Favore? Partecipare? A cosa?»
«Alla Festa di Mezza Estate» mise su un sorriso nervoso.
Seguirono attimi di silenzio a quelle parole, fin quando la rossa non scoppiò a ridere sonoramente. «La Festa di Me— Io? Andiamo, non scherzare» ma quando vide la sua amica restare seria, perse il suo sorriso. «Non stai scherzando?»
Lei scosse la testa. «So che non vuoi—»
«Preferirei gettarmi giù da un dirupo piuttosto che partecipare alla Festa annuale dei Kooks, Kie» fece presente. «E poi perché dovrei? Sono una Pogue».
«Lo so, e neanche io vorrei partecipare, sul serio, ma i miei genitori mi obbligano, così abbiamo fatto un accordo. Parteciperò se parteciperai anche tu — le spiegò, lasciandola sconvolta — Non mi va di stare da sola con loro, ti prego» la supplicò, prendendole le mani e stringendogliele.
Ophelia scosse lievemente la testa. «Kie, io sono il genere di persona che serve durante la Festa di Mezza Estate, non che partecipa» disse. «Insomma, non ho neanche un vestito, non ho niente» aggiunse.
«Ci penso io al vestito, Lia, sul serio. Non devi preoccupartene. Voglio solo che vieni con me» la guardò dolcemente negli occhi.
La rossa sospirò profondamente. Quello non era il suo mondo, e girare tra i Kooks non rientrava nella sua lista dei desideri. Lei non c'entrava niente con quel posto, con il Country Club, con i vestiti costosi e carini, e la Festa annuale dei Kooks era quanto di più orribile ci fosse per lei. Gente che parlava di Champagne, motoscafi, yacht, lavori, case... Lei avrebbe cozzato con qualunque cosa.
«Kia... non mi sentirei a mio agio. Quel posto—»
«Non fa per te» concluse per lei, facendola annuire. «Lo so. Non fa neanche per me, ma sono obbligata a partecipare. Vorrei farlo con te. Staremo insieme».
Ophelia si mangiucchiò il labbro inferiore. Onestamente, avrebbe voluto dire di no, ma non voleva lasciare da sola la sua migliore amica in mezzo a milioni di Kooks, soprattutto perché era consapevole del fatto che neanche lei si sentisse a suo agio tra di loro.
Avrebbero potuto andarci insieme, affrontarla insieme. Lei avrebbe aiutato Kiara, e Kiara le sarebbe stata accanto. Si sarebbero sentite a disagio tra gli altri, ma a loro agio insieme.
«Diamine, mi sarai debitrice a vita».
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