004 litigi con birra party
⸻ capitolo quattro ⸻
( litigi con birra party )
Tutti i ragazzi si trovavano nella veranda dello Chateau in attesa che Pope li raggiungesse. Intorno a loro aleggiava uno strano silenzio mentre Kiara guardava un punto fisso, John B beveva della birra, JJ apriva e chiudeva il suo accendino Zippo, e Ophelia giocherellava con i lacci delle sue Corverse bianche e consumente.
Non faceva che ripensare alle parole di quella ragazza, al cadavere di quell'uomo e a sua moglie che piangeva disperata. Insomma, morire faceva parte del ciclo della vita, eppure le circostanze in cui era morto erano davvero strane. Per quale motivo era andato in barca durante la tempesta? Per quale motivo aveva affittato la stanza di un motel? Come faceva ad avere un Grady-White e tutti quei soldi in cassaforte? E perché diavolo aveva una pistola?
Non aveva per nulla le sembianze di una semplice morte in mare durante un uragano. Sembrava che ci fosse molto altro sotto, qualcosa di enorme in cui, inevitabilmente, i ragazzi erano entrati nel momento in cui avevano trovato la chiave del motel.
Potevano uscirne, certo, ma dovevano sperare che nessuno li avesse visti entrare in quella camera, e che, soprattutto, nessuno scoprisse che JJ aveva rubato la pistola. Tutto quello non era uno scherzo.
Improvvisamente, il flusso di pensieri di Ophelia fu interrotto dall'arrivo di Pope, che aprì con violenza la porta della veranda e prese subito parola. «Ok, allora... noi non abbiamo visto niente. Non sappiamo niente. Abbiamo una totale e completa amnesia!» mise le cose in chiaro prima di sedersi, ancora visibilmente scosso.
«In effetti Pope ha ragione questa volta — JJ si alzò dalla poltrona, annuendo — Visto? A volte sono d'accordo con te. Noi neghiamo, neghiamo, neghiamo» continuò, scuotendo la testa.
Ophelia sospirò. «Beh, è l'unica cosa che possiamo fare» mormorò, concordando con loro.
«Ragazzi, non possiamo tenere quei soldi» disse subito dopo Kiara, guardandoli.
«Non tutti possono permettersi un piano dati illimitato» ribatté JJ.
«Dobbiamo darli a Lana Grubbs, altrimenti avremo un pessimo Karma» continuò la castana.
«Anche essere implicati in un reato ci darà un pessimo Karma — disse Pope — Dobbiamo uscirne» concluse.
«E come? Insomma, l'unico modo per uscirne è semplicemente far finta che non sia successo niente» fece presente Ophelia.
«A me basta che teniamo i soldi e sono d'accordo con tutto» JJ scrollò le spalle prima di voltarsi a guardare la distesa azzurra.
John B, che era stato in silenzio per tutto il tempo, prese parola. «Io no, invece».
«Cosa? Perchè?» chiese il biondo confuso, osservandolo.
«Riflettete un secondo. Stiamo parlando di Scooter Grubbs, giusto? Quello che comprava sigarette sfuse al Porthole. Cazzo, una volta l'ho visto elemosinare spiccioli in un parcheggio perché doveva fare benzina. Stiamo parlando di un topo di porto che non ha mai avuto più di quaranta dollari in tasca, e all'improvviso ha un Grady-White? Un po' strano».
Seguirono attimi di silenzio dopo le parole di John B. Effettivamente era anche la domanda che si poneva Ophelia da ore: come faceva ad avere un Grady-White?
«Andiamo, pensaci Pope. Come ha fatto a comprarsi un Grady-White?» domandò John B al ragazzo, mentre quest'ultimo gettava l'amo della canna nel canale.
«Prostituzione» rispose il moro, senza neanche rifletterci.
«Contrabbando aereo — lo corresse il ragazzo — Potevano volare inosservati, senza sorveglianza aerea. Non ti controllano durante un uragano» spiegò. «Cosa significa? JJ?»
«Che erano contrabbandieri» disse.
«Contrabbandieri! E sono sicuro che c'è un'enorme quantità di merce in quel relitto» continuò John B.
«Certo che sì» annuì JJ.
«Ma non ne abbiamo la certezza, e non possiamo rischiare senza essere certi che ci sia davvero qualcosa lì sotto» li guardò Ophelia, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.
«Oltretutto — iniziò Pope — se è una barca da contrabbando con merce illegale a bordo, probabilmente appartiene a qualcun altro. Forse la stanno cercando, e prendere la merce sarebbe catastroficamente stupido».
«Sì, ma le cose stupide danno sempre ottimi risultati» ghignò JJ. «Noi dobbiamo solo entrare nella stiva di quel relitto».
«Solo?» la rossa inarcò un sopracciglio.
«Mh mh, solo» annuì con un sorriso soddisfatto. «Nel frattempo non attiriamo l'attenzione. Comportiamoci normalmente» aggiunse.
«Giusto, e cosa facciamo?» domandò Pope.
Kiara sorrise. «Birra party?» propose.
Insomma, bel modo di non attirare l'attenzione.
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Non potevi capire le Outer Banks se non avevi mai visto Boneyard. Era come una specie di burrito a tre strati composto dai Pogues, dai Kooks, e dai turisti, o meglio i Turidioti, come li chiamava John B.
Il birra party organizzato dai Pogues in spiaggia era già gremito di gente e stava funzionando alla grande. Insomma, era senza dubbio l'occasione giusta per trascorrere del tempo insieme, per divertirsi, per ubriacarsi, per ballare e per fare nuove conoscenze, ma per quei cinque ragazzi era ben altro: un modo per potersi comportare da normali adolescenti che non avevano mai trovato il relitto nel canale, e che, soprattutto, non avevano rubato dei soldi e una pistola.
Ophelia sedeva di fianco a un ragazzo dai capelli neri e gli occhi chiari. Onestamente non ricordava quale fosse il suo nome — complice anche l'alcol ingerito finora — ma era sicura che fosse un turista. Insomma, lo avrebbe certamente ricordato se fosse stato un Pogue, e anche se fosse stato un Kook.
John B sedeva sul tronco di fronte a provarci con una turista, Kiara parlava con un ragazzo di astrologia, Pope tartassava una povera ragazza parlandole di cadaveri, e JJ beveva e ballava fra la folla come se non ci fosse un domani.
«... sì, insomma, credi sia possibile continuare a sentirci quando tornerò a casa e lascerò le Outer Banks?»
«Uhm?» la rossa si voltò verso di lui, guardandolo con un cipiglio. «Perdonami, non ho sentito».
Il ragazzo alzò l'angolo della bocca. «Quanto hai bevuto?» ridacchiò.
«Poco. Così» avvicinò l'indice e il pollice prima di ridacchiare, visibilmente poco lucida.
«Poco, eh? — si leccò le labbra, poggiandole la mano sulla coscia nuda — Quindi non corro il rischio che domani ti dimenticherai di me, giusto?» quasi soffiò sulle sue labbra.
Continuò ad avvicinarsi, e Ophelia, con un sorriso divertito sulle labbra, gli diede una leggera spinta, facendolo allontanare. «Ops».
«Cosa?» chiese confuso, ma sorridente.
«In realtà già non ricordo il tuo nome» ammise, grattandosi la nuca.
«Oh, non lo ricordi?» tornò ad avvicinarsi. «Vuoi che ti rinfreschi la memoria?» sussurrò.
«Sai, amico, non vedo come questa distanza ravvicinata possa farle ricordare il tuo nome» si intromise JJ, dandogli una pacca sulla spalla e infastidendolo.
«JJ!» esclamò Ophelia, sorridendo alla vista del suo amico.
«E tu chi sei?» si accigliò lo sconosciuto.
«Beh, l'ha appena detto — indicò la rossa con il pollice — Sono JJ, anche conosciuto come il suo migliore amico da otto anni, e in qualità di migliore amico non posso proprio permettere che qualcuno con dei capelli del genere le si avvicini» scosse la testa, assumendo una finta espressione dispiaciuta.
«Ripetilo se hai il coraggio» ringhiò il ragazzo, infastidito. «Alla tua amica non dava fastidio».
«Oh, intendi lei? È ubriaca, amico» sorrise fintamente. «Beh, ora puoi lasciarci da soli?»
Nonostante fosse piuttosto arrabbiato, il turista si mise in piedi e andò via.
«Non devi farmi da babysitter, JJ» ridacchiò la ragazza, che aveva ascoltato silenziosamente tutta la conversazione.
«Babysitter? Ti tengo solo alla larga dai tipi come lui. Non sono qui per dirti di non bere, infatti...» le passò un bicchiere di plastica rosso.
Ophelia lo afferrò prima di mettersi in piedi. D'un tratto, sentì una mano avvolgerle il polso, e si ritrovò davanti Kie.
«Dai, balliamo» le sorrise, tirandola in pista tra i corpi sudati di tutti gli adolescenti.
Le due ragazze, ridacchiando, si avvicinarono e iniziarono a muovere i fianchi, mandando giù, di tanto in tanto, il contenuto che si trovava nei bicchieri che stringevano fra le mani. Muoversi a ritmo di musica era piuttosto difficile a causa della poca lucidità che avevano, ma a loro non sembrava importare affatto. Piuttosto, desideravano solo divertirsi.
«Dio, mi sento la persona peggiore del mondo perché sto bevendo da un bicchiere di plastica. Plastica, Lia!» disse Kiara, avvicinandosi all'orecchio della sua amica.
Quest'ultima, in risposta, le allacciò le braccia al collo. «Domani tornerai a batterti per l'ambiente, Kie. Stasera siamo solo normali adolescenti» le fece un veloce occhiolino.
Scoppiarono a ridere, continuando a ballare vicine e venendo ben presto raggiunte dai loro amici. JJ e John B presero a scatenarsi al loro fianco, afferrandole, facendole ruotare e divertire. Anche Pope, nonostante l'iniziale rigidità, si unì a loro.
«Siamo proprio fortunati ragazzi, non credete?» chiese improvvisamente il castano, indicando le due ragazze.
«Decisamente» concordò Pope con un sorriso in volto.
JJ passò le sue braccia attorno al collo delle due. «Potranno esserci anche mille Kooks a questa festa, ma le mie ragazze sono inarrivabili» le strinse a sé, facendole scoppiare a ridere.
Improvvisamente, Ophelia notò Kiara irrigidirsi e assumere un'espressione che di felice non aveva nulla. «Cosa ci fa lei qui?!» quasi strillò, adirata.
La rossa aggrottò le sopracciglia, seguendo la traiettoria del suo sguardo e comprendendo il motivo del suo cambio d'umore.
Sarah Cameron, anche conosciuta come la Principessa Kook dai lucenti capelli biondi. Suo padre era Ward Cameron, un ex Pogue che era diventato il signore dell'isola, la persona più ricca di tutte le Outer Banks. Era uno sviluppatore immobiliare multimilionario e aveva fatto molti soldi grazie alla sua azienda, la Cameron Development. Viveva in un'enorme villa a Figure Eight con suo fratello maggiore, la sorella minore e la sua matrigna Rose. John B puliva la barca di suo padre, il che implicava che la vedesse spesso.
In ogni caso, Sarah era la migliore amica di Kiara in primo Liceo e la sua peggiore nemica in secondo Liceo. Già, Kiara Carrera aveva avuto un anno da Kook dopo che i suoi genitori l'avevano iscritta alla Kook Academy e si era avvicinata a nientemeno che a Sarah Cameron. Sul serio, sembravano così tanto inseparabili che Kie si era addirittura allontanata da Pogues, facendo sì che Ophelia tornasse ad essere l'unica ragazza del gruppo. Almeno fin quando tutto non era precipitato poco prima dell'inizio del secondo anno. Kiara, infatti, si era fatta trasferire alla scuola pubblica dopo aver pregato per giorni i suoi genitori, che le avevano tenuto il muso per un mese, o forse due. I Pogues avevano riaccolto Kiara e da quel giorno non era mai più andata via.
Il motivo che aveva portato le due ragazze ad odiarsi? Beh, a nessuno era ben chiaro, e Kiara evitava l'argomento "Sarah" come la peste.
Al suo fianco, non poteva di certo mancare Topper Thornton, il suo fidanzato antipatico che credeva fermamente che i Pogues fossero nati per tosare l'erba, e, come se non bastasse, ecco che alla coppia si unì un'altra persona: Rafe Cameron.
Rafe era il fratello maggiore di Sarah ed era un ricco stronzo viziato che credeva che tutto gli fosse dovuto. Se c'era il peggior Kook, era certamente lui, con i suoi giudicanti occhi blu, e con l'espressione disgustata che metteva su ogni volta che un Pogue incrociava la sua strada. Era anche un provocatore nato, ed era stato coinvolto nella maggior parte delle risse con i Pogues, uscendone sempre indenne — dopotutto, era figlio di Ward — e Ophelia quasi credeva che soffrisse di una specie di sadismo o di un disturbo non diagnosticato. Aveva la malizia negli occhi, e sembrava trarre piacere ogni volta che picchiava qualcuno, o meglio, un Pogue.
Peccato che, allo stesso tempo, fosse anche fottutamente e assurdamente bello, attraente e affascinante. Ophelia lo odiava profondamente, e ancor di più odiava il fatto che una persona del genere avesse un aspetto fisico del genere.
Era affascinante perfino quando si aggiustava quegli stupidi capelli castani e lucenti sempre perfettamente in ordine, e quando indossava quelle altrettanto stupide polo e camice costose, ostentando la sua ricchezza.
L'espressione disgustata di Ophelia, si trasformò in confusione nel momento in cui i suoi occhi azzurri si inchiodarono a quelli blu di Rafe. La guardò per qualche secondo, facendo scorrere lo sguardo lungo il suo corpo coperto da un lieve copricostume bianco. Poi le fece un sorrisetto compiaciuto che la portò ad aggrottare le sopracciglia, ma subito dopo ruotò gli occhi al cielo e lasciò perdere.
«Sta' tranquilla, Kie — si rivolse alla sua amica, che ancora osservava astiosa Sarah — Comportati come se non ci fosse, ok?» le circondò le spalle con il braccio, tirandola e allontanandola da lì.
«Odiano i Pogues ma partecipano al loro birra party. Che razza di incoerenti» borbottò indispettita.
«Ehi, ehi, ehi. JJ qui per voi. Sono andato a fare il pieno, mie care» porse loro l'ennesimo bicchiere di birra. Kie lo afferrò, mentre Ophelia scosse la testa. «No? Perché?»
«Vomito se ne bevo un altro, Jay» gli rispose.
«Beh, peccato per te, ma buon per me» scrollò le spalle, riprendendo a bere e tuffandosi di nuovo nella mischia.
«Dio, ancora mi chiedo come riesca a bere così tanto e a stare bene» scosse la testa la castana.
Ophelia ridacchiò. «È semplicemente abituato. Il suo corpo ingerisce solo merda».
In un attimo, grazie alla compagnia della sua amica, Kiara riuscì a dimenticare la presenza di Sarah, e i Pogues dimenticarono la presenza dei peggiori Kooks esistenti: Rafe, Topper e Kelce. Un trio di idioti.
Con il passare delle ore, il sole era oramai tramontato ed era sopraggiunta la sera. Se l'obiettivo dei ragazzi era quello di comportarsi come dei normali adolescenti, ci erano riusciti alla grande. Avevano dimenticato Scooter, il Grady-White e la pistola rubata da JJ. Riuscivano solamente a ballare, bere e divertirsi.
Insomma, ecco cosa intendevano con la frase "quest'estate ci divertiremo continuamente".
Ophelia amava quei momenti, soprattutto perché era con i suoi amici. Era certa che se non ci fossero stati loro, non li avrebbe apprezzati alla stessa maniera.
In ogni caso, nonostante si stesse divertendo, la ragazza sentì il bisogno di allontanarsi dai suoi amici e, in generale, dalla festa. La musica assordante le rimbombava ancora nelle orecchie, ma era certa che il motivo principale del suo mal di testa fossero i bicchieri che le aveva continuamente portato JJ.
Si massaggiò le tempie, camminando lungo la riva con i piedi nell'acqua. Non sapeva esattamente dove stesse andando, ma non sembrava intenzionata a fermarsi. Desiderava solo che la musica scomparisse per un po'.
Si strinse in un abbraccio a causa del leggero vento, sorridendo al rumore delle onde del mare che si infrangevano contro i pochi scogli presenti. Era probabilmente il suo suono preferito.
Improvvisamente, si ritrovò a fermarsi nel momento in cui non sentì più la musica, e decise di rimanere lì per qualche minuto, almeno fin quando i suoi occhi non si poggiarono su una figura che, a pochi passi da lei, era intenta a fumare. Assottigliò gli occhi per cercare di focalizzare quello che capì essere un ragazzo, e quasi spalancò gli occhi quando si rese conto del fatto che fosse proprio Rafe Cameron.
Qualcuno le voleva davvero male se fra tutti i Kooks le aveva fatto ritrovare davanti proprio lui.
Fece per tornare indietro, non intenzionata a intrattenere alcun tipo di conversazione — o meglio, litigio — con lui, ma la fortuna non sembrò girare dalla sua parte: Rafe si voltò e la vide.
La osservò per qualche secondo prima di mettere su quello che sembrava essere un ghigno, e Ophelia si chiese se avesse mai sorriso per davvero nella sua vita.
«Ehi, Lia» disse con un tono di voce mellifluo e fintamente gentile.
Ophelia ruotò gli occhi al cielo, trattenendosi e non facendogli notare il fatto che l'avesse chiamata Lia. Solo i suoi amici la chiamavano in quel modo, e lui non lo era affatto. Ma farglielo notare avrebbe significato giocare al suo gioco, e decise quindi di non rispondere.
Si limitò a scuotere la testa, pronta ad andare via.
«Fammi indovinare, neanche a te piace quello schifo di festa, vero? Credevo che fosse la specialità dei Pogues, ma a quanto pare non riescono neanche in questo» disse con voce tagliente e con l'ovvio intento di farla irritare.
Ophelia non voleva dargliela vinta. Fece un profondo sospiro per cercare di calmarsi e parlò. «Il che mi fa chiedere perché siate venuti qui, sul nostro versante dell'isola. Ti svelo un segreto: neanche noi vi vogliamo» mise su un falso sorriso.
Rafe ridacchiò a quelle parole, e sembrava sinceramente divertito. Gettò il mozzicone per terra e fece qualche passo verso la sua figura, fino ad arrivarle di fronte. La guardò da capo a piedi, indugiando sulle sue gambe nude, e lei quasi si sentì a disagio sotto il suo sguardo. Sembrava che la stesse studiando.
«Certe persone sono così sfortunate che quasi mi dispiace» mormorò prima di sospirare.
Lei fece un sorrisetto amaro. «Non dispiacerti. Io non lo faccio. Anzi, sono piuttosto felice di essere una brava persona e di non essere... come te» mise su un'espressione disgustata, squadrandolo.
«Come me?» inarcò un sopracciglio. «E come sono?» fece un altro passo verso di lei.
Ophelia resse il suo sguardo, nonostante volesse solo girare i tacchi e andare via. Inoltre, come se non bastasse, non era neanche totalmente lucida, e stare da sola con Rafe Cameron non rientrava nella sua lista dei desideri.
«Vediamo... per prima cosa, credi di essere migliore di tutti—»
«Non lo credo. Insomma, è così. Sono un Cameron» la fermò, facendole ruotare gli occhi al cielo.
Subito dopo, riprese a parlare. «— ma in realtà sei solo un figlio di papà viziato che crede che ogni cosa gli sia dovuta. Una persona che farebbe di tutto per compiacere il proprio padre, ma che in realtà è priva di spina dorsale».
Quelle parole sembrarono colpire Rafe più del dovuto, e Ophelia lo notò dai suoi occhi: se prima erano divertiti, ora erano arrabbiati, e non seppe dire se ad irritarlo di più fosse stata la frase su Ward o sulla mancanza di carattere. Probabilmente entrambe.
Serrò con forza la mascella, osservandola con uno sguardo così rabbioso che per un attimo lei pensò che l'avrebbe fatta fuori — probabilmente voleva farlo davvero.
«Tu non sai niente, Pogue» disse a denti stretti, guardandola dall'alto verso il basso. «Voi, le vostre case pronte a cadere a pezzi, le vostre stupide feste, il vostro schifoso alcol. Ci provate così tanto, ma siete solo dei poveracci e morirete da tali nelle vostre catapecchie, e nessuno piangerà per voi».
Disse quelle parole con cattiveria, con l'intenzione di ferirla, e si arrabbiò maggiormente nel momento in cui si rese conto del fatto che fosse rimasta impassibile. Ophelia aveva sentito così tanti insulti nei confronti dei Pogues che oramai ci era abituata.
«Ritenta, Cameron. Sono gli stessi insulti triti e ritriti» mise su un sorrisetto, incrociando le braccia sotto il seno.
Ricambiò il sorriso, pronto a toccare il suo punto debole. «Oh, vuoi che ritenti? Bene, proviamo così, allora. Com'è crescere senza madre, Ophelia?»
A quelle parole, lei vacillò. Deglutì rumorosamente, sentendo le mani formicolare dalla rabbia. Ophelia poteva dire di avere pochi punto deboli, ma il primo era senza dubbio sua madre, morta a causa della leucemia quando aveva solo sei anni. Nonostante avesse vissuto poco tempo con lei, le mancava ogni giorno, e spesso si chiedeva se la sua vita sarebbe stato diversa se lei non fosse morta.
«Non parlare di mia madre!» ringhiò. Gli occhi che diventavano rossi dalla rabbia.
Rafe si leccò il labbro inferiore, ghignando. «Chissà cosa direbbe di te se—»
«Ho detto che non devi parlare di lei» lo fermò, facendo un passo verso di lui e trovandosi a pochi centimetro dal suo volto. «Tu non sai nulla, stronzo arrogante. Ti comporti da adulto ma sei solo un ragazzino che rimarrà sempre il burattino di suo padre!»
«Oh, tu pensi che sia mio padre il motivo per cui vi odio, nauseanti Pogues? No, sbagli» scosse la testa. «La sola vostra esistenza è un insulto per me. I Pogues sarebbero dovuti estinguersi anni fa».
«Sbaglio o tuo padre era un Pogue?»
«Era, esatto. Voi invece rimarrete sempre nel vostro amato Sprofondo».
Entrambi rossi in volto, con la vena del collo pulsante e l'ira a fior di pelle, si guardarono negli occhi rabbiosi e col respiro corto a causa delle parole urlate con l'obiettivo di ferire e di fare male. Avevano però solo provocato un enorme fastidio reciproco e la voglia di uccidersi a vicenda.
Ophelia lo odiava. Diamine se lo odiava. Lui e i suoi arroganti comportamenti da padrone dell'universo. Ancor di più odiava il fatto che parlasse di sua madre senza saperne niente. Neanche sapeva come e quando fosse morta, ma solo che non ci fosse più. Fare leva sulla perdita di una persona era una cosa tanto meschina — e anche incoerente dato che lui era cresciuto con Rose e non con la sua madre biologica — ma non c'era da stupirsene con Rafe Cameron.
Lo osservò con disgusto, con la testa che scoppiava, le mani che formicolavano e il desiderio di strangolarlo. Gli occhi di Rafe esprimevano la medesima necessità.
«Ti disprezzo, Rafe Cameron» mormorò a un passo dalle sue labbra.
«Il sentimento è reciproco» le rispose a tono, alternando lo sguardo tra i suoi occhi e le sue labbra color ciliegia.
Ophelia deglutì, sentendo le guance accaldarsi alla realizzazione di essere vicina — molto vicina — a Rafe, che, dal canto suo, non sembrava intenzionato a spostarsi. Si limitava semplicemente a guardarla.
La ragazza rabbrividì quando sentì il suo respiro caldo e di tabacco abbandonargli le labbra per sbattere contro le sue, e quello fu un campanello d'allarme che le fece rendere conto che fosse tutto assurdamente sbagliato. Lo odiava, con tutta se stessa, e odiava stargli così vicino... eppure non riusciva ad allontanarsi.
Furono le risatine di alcuni ragazzi, visibilmente ubriachi, a farli allontanare quasi come scottati. Si ripresero, tornando con i piedi per terra e lanciandosi l'ennesima occhiata rabbiosa.
«Torna a quella festa» le disse, secco.
«Con piacere. Tu non tornarci» rispose a tono.
«Non succederà» scrollò le spalle.
Ophelia girò i tacchi e camminò in direzione del birra party, ignorando la sensazione che quella vicinanza le aveva lasciato addosso. Non si era mai avvicinata così tanto a Rafe. In realtà, si erano sempre limitati a ferirsi a vicenda con le parole, eppure quella volta, anche se per un solo istante, era stato diverso. Certo, avevano litigato, ma quella vicinanza non era stata così sgradevole come credevano.
La ragazza scossa la testa nel momento in cui la musica le ritornò nelle orecchie e gli occhi le caddero sui suoi amici. Smise di pensare a Rafe, certa del fatto che fosse solo una conseguenza dell'alcol che aveva ingerito, e mettendo su un sorriso, camminò in direzione di Kiara.
«Ehi — la richiamò la castana quando la vide arrivare — Che fine avevi fatto? Stai bene?» le chiese preoccupata.
Ophelia annuì. «Mi sono solo allontanata un po' dalla festa» rispose, omettendo il litigio con Rafe. Non aveva alcuna voglia di parlarne, e, anzi, desiderava solo dimenticare quel momento.
JJ, che si trovava al loro fianco, improvvisamente corse in direzione di Sarah e Topper, e le sue due amiche si lanciarono un'occhiata: che diavolo aveva intenzione di fare?
Il biondo si avvicinò alla Principessa Kook. «Posso offrirti una gustosa bevanda di Milwaukee?» domandò, alzando in aria il bicchiere rosso.
«No, grazie» Sarah declinò gentilmente l'offerta, offrendogli uno dei suoi sorrisi più dolci.
Ophelia osservava tutta la scena con attenzione, già consapevole del fatto che sarebbe scoppiata l'ennesima rissa tra Pogues e Kooks — e questa volta incentivata da JJ, che avrebbe fatto meglio ad ignorarli invece di avvicinarsi a loro — ma, allo stesso tempo, non poté che chiedersi come Sarah potesse essere la sorella di Rafe e la fidanzata di Topper. Non la conosceva, ma regalava sempre dolci sorrisi a chiunque, e sembrava tenere a cuore l'ambiente tanto quanto Kiara. Quest'ultima però la definiva un'amica di merda e una persona pessima, e una parte di lei desiderava tanto sapere quale fosse stata la causa del loro litigio.
«Che c'è? Non è abbastanza raffinato per te?» la provocò JJ, e Ophelia desiderò tanto strozzarlo in quel momento.
Lei scosse la testa. «No, è che ce ne stiamo andando» rispose, continuando a stringere la mano del suo fidanzato.
Quest'ultimo, subito dopo, si piazzò davanti a Sarah. «Ehi, sai che ti dico? La prendo io. Si, grazie, bello. Ti ringrazio» disse con un falso sorriso.
«Oh, è un bel suggerimento, Topper, ma non l'ho offerta a te — JJ mise su una finta espressione dispiaciuta — Forse se mi avessi chiesto "per piacere", ma non l'hai fatto» aggiunse poco dopo.
«Oh, per piacere» disse allora il ragazzo, continuando a sorridere in maniera fintamente gentile.
JJ lo ignorò, tornando a riconcentrarsi sulla bionda. «Sarah, tranquilla te la—» prima che potesse concludere la frase, Topper spinse il bicchiere, il cui contenuto si riversò tutto sul ragazzo.
«Non la vuole, brutto stronzo» ringhiò infastidito.
In risposta, JJ si avventò sul ragazzo, iniziando a spingerlo violentemente. Venne, però, fermato da John B, che lo tirò indietro mentre il resto del gruppo li raggiunse.
«Fermo, calmati!» disse il castano al suo orecchio, continuando a mantenerlo.
«JJ, non fare cazzate» Ophelia gli strinse delicatamente il braccio, e il ragazzo la guardò per qualche secondo prima di fare un profondo sospiro nel tentativo di calmarsi.
«Pogues di merda» sputò ancora Topper.
A reagire, inaspettatamente, non fu JJ ma John B, che spinse il Kook lontano sia a causa dell'irritazione dovuta alla frase detta, ma anche a causa del fatto che nutrisse un grande odio nei suoi confronti e nei confronti dei suoi modi di comportarsi con tutti i Pogues.
«Ehi! Ehi! — intervenne Pope, tirando dietro il loro amico — Non dovevamo attirare l'attenzione, ricordi?» fece presente, guardandolo.
Sarah corse dal suo fidanzato. «Amore, amore!» cercò di calmarlo, ma tutto risultò vano dal momento in cui Topper corse da John B e lo colpì con un pugno, facendolo cadere sulla sabbia.
Il Kook mise su un ghigno. «Ehi John B, non vorrai affogare come tuo padre, vero?» lo schernì, portandolo, a suon di calci, in riva al mare.
Accusato il colpo, John B si rimise in piedi e spinse Topper lontano. I Pogues si guardarono spaventati, incapaci di muoversi mentre i due continuavano a litigare in acqua. Il resto delle persone, nel frattempo, non faceva che urlare "rissa", e probabilmente era ciò che aspettavano da quando era iniziato il birra party.
«Dagliene!»
«John B, basta!»
«Fermatevi!»
«John B!»
«Ragazzi — Ophelia guardò i suoi amici — Dobbiamo fare qualcosa. Lo ammazzerà!» urlò spaventata e agitata, poggiando poi gli occhi su JJ, che sicuramente era maggiormente in grado di fermare una rissa rispetto a Pope.
Il ragazzo, però, rimase immobile ad osservare la scena con occhi vacui. Sembrava star pensando a qualcosa, ragionando sul da farsi, e Ophelia sperava solo che non ci mettesse troppo, soprattutto perché Topper aveva iniziato a calare la testa del loro amico in acqua.
«Topper! Topper, fermati!» urlò Sarah con disperazione.
«Oh mio Dio, lo sta affogando» mormorò Kiara con gli occhi lucidi, afferrando istintivamente la mano della sua migliore amica, sconvolta tanto quanto lei.
Topper non sembrava avere alcuna intenzione di lasciar andare John B, che cercava invano di dimenarsi e scrollarselo di dosso. Continuava a tenere la sua testa sott'acqua con occhi iniettati di rabbia.
«Per favore, fate qual—»
Prima che Ophelia, con voce tremolante, potesse terminare la sua frase, JJ parve prendere finalmente una decisione. Corse verso i due e tirò fuori la pistola, puntandola alla tempia di Topper e lasciando allibiti tutti i presenti, in particolare i suoi amici che, prima cosa, non sapevano che l'avesse portata, e che, seconda cosa, non intendevano di certo quello quando gli avevano chiesto di intervenire.
«Lascialo andare, bastardo! — disse JJ a denti stretti, di fianco a Topper — Tu sai cos'è, vero? Scegli tu, fratello!» aggiunse.
Alla vista della pistola, la maggior parte delle persone urlò e prese a correre via. Topper, invece, lasciò la presa su John B, il quale riemerse e cominciò a tossicchiare e a sputare l'acqua, gattonando, allo stremo delle sue forze, per allontanarsi dalla riva.
Ophelia corse verso di lui, aiutandolo e stringendolo a sé. «Ehi, ehi, va tutto bene, John B. Tutto bene» mormorò, deglutendo rumorosamente.
Aveva avuto realmente paura di perderlo.
«Fermo, JJ! Metti giù la pistola!» urlò Sarah con le lacrime agli occhi.
JJ, rosso dalla rabbia, la ignorò «Come dici? Hai detto qualcosa, checca?» gridò a Topper.
«Kie, puoi far ragionare il tuo amico psicopatico?» quasi pregò Sarah, ricevendo un'occhiataccia da Ophelia.
«Era il tuo fidanzato che stava ammazzando il nostro amico!» le urlò in risposta la rossa, scuotendo la testa con indignazione.
D'un tratto, JJ si allontanò da Topper e guardò i presenti prima di prendere parola. «Ok, aprite tutti le orecchie! — alzò la pistola in aria — Andatevene dalla nostra parte dell'isola!» urlò, sparando due colpi verso il cielo blu.
Bastò quello per far fuggire tutti, lasciando da soli i cinque Pogues.
Pope corse verso JJ. «Ma sei impazzito? Idiota! Perché l'hai fatto?» gridò rabbioso, dandogli una spinta e venendo aiutato da Kiara.
«Gli ho salvato la vita, ok?!» ribatté il biondo, ancora con l'ira a fior di pelle, indicando John B accovacciato accanto a Ophelia.
«Stupido! Ci hai messo tutti nei guai!» disse ancora il moro.
«E che avrei dovuto fare, eh? L'avrebbe ucciso! L'avrebbe ucciso!»
Beh, benvenuti nelle Outer Banks.
Primo incontro tra Rafe e Ophelia, e hanno ovviamente litigato, toccando i punti deboli l'uno dell'altra 😭😭 (Rafe odia così tanto i Pogues nella prima stagione quindi devo adeguarmi)
Inoltre, so che Rafe non ha partecipato al birra party dei Pogues, ma mi serviva un loro primo incontro, quindi ho scelto questo momento. Un altro motivo è che, come sapete, non ci sono molti incontri tra Rafe e i Pogues prima che diventino davvero rivali, e mi serviva farli incontrare prima dell'oro e di tutte le altre vicende.
Inoltre, essendo Ophelia una Pogue, affronterà tutto con la sua squadra, quindi vi avverto che non rivedremo subito Rafe, ma non preoccupatevi, presto tornerà a dare fastidio alla nostra protagonista 😎
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