XXXIX. Il Corvo
Orion
Erano appena tornati dal laboratorio, dopo un'intera giornata. Orion si lasciò cadere sulla poltrona del salone e sbuffò piano, guardando fuori dalla finestra.
Sapeva che il suo piano potesse essere un tantino folle, ma non avevano altre possibilità. Era arrivato il momento del contrattacco. Soltanto così avrebbero potuto eliminare la Serpents Agency, agendo direttamente.
Eliminare Paul Kinglsey significava scardinare ogni cosa, estirpare il potere dalle loro mani.
Si passò una mano tra i capelli scuri e fissò davanti a sé.
Riconobbe i passi di Robert in avvicinamento e si sistemò meglio sulla poltrona. Il suo migliore amico lo osservò e inarcò un sopracciglio. Aprì, poi in silenzio, la vetrinetta degli alcolici e prese due bicchieri, versando al loro interno del whisky. Gliene porse uno e si sedette di fronte. «A cosa pensi di preciso?»
Orion sorrise sardonico e scrollò le spalle. «A quale sarà il modo migliore per uccidere Paul...»
Robert annuì e bevve un sorso di whisky. Guardò fuori alla finestra anche lui. «Sei sicuro che il tuo piano funzionerà? Non lo vedo granché, se devo essere onesto...»
Orion storse appena il naso. «Hai idee migliori?» mandò giù tutto il whisky. L'alcol gli bruciò un po' la gola. Si sentì appena rigenerato e prese a tamburellare le dita sui braccioli della poltrona.
«Mi duole ammettere di no, in realtà.» Robert fissò il bicchiere semi vuoto e si accoccolò contro lo schienale della poltrona. «Sono curioso di sapere come diavolo lo conosci...»
Orion ghignò. «Non preoccuparti. Nonostante i dieci anni resti il mio migliore amico preferito, non essere geloso.»
Lo sentì ridacchiare divertito. Robert scosse il capo e si massaggiò le tempie. «Quanto sei idiota.» Posò il bicchiere sul tavolino e accavallò le gambe. «Però sul serio, sono curioso. Come diavolo hai fatto a diventare suo amico?»
Orion si massaggiò la barba. In realtà non aveva idea se poteva considerare davvero Killian un amico. In dieci anni era stato difficile cercare di nascondersi nell'ombra. Aveva avuto bisogno di sostegno e, occasionalmente, anche di soldi. Aveva iniziato a frequentare posti sempre meno raccomandabili, dove nessuno chiedeva informazioni su chi fosse. Non era importante cos'avesse fatto, piuttosto quanto soldi fosse pronto a scommettere.
Era entrato in uno strano giro. Un locale piuttosto elegante e malfamato. Aveva cominciato a vincere troppo spesso al tavolo, con le sue abilità da mano lesta, e aveva attirato l'attenzione del capo.
Trovava assurdo come il suo primo incontro con lui fosse stato un mezzo sequestro. Lo aveva fatto prelevare dal tavolo da gioco, dopo avergli drogato il bicchiere. Lo aveva pestato e gli aveva chiesto perché diavolo fosse vivo e perché non avrebbe dovuto chiamare la polizia.
Orion sorrise, tornando a prestare attenzione a Robert. «Avevo combinato un piccolo casino-»
«Perché la cosa non mi sorprende affatto?» Robert sembrava divertito, ma al tempo stesso preoccupato. I suoi occhi color nocciola lo scrutavano con attenzione, forse nella speranza di captare qualche nuova informazione.
«Comunque, dopo avermi pestato, gli ho detto che non avrei avuto problemi a ucciderlo, ma quel tipo è davvero imprevedibile. In cambio del suo silenzio con la polizia, avrei dovuto portare alcuni dei suoi camion in città, insieme all'aiuto di un altro suo amico.» Orion sorrise. «È stato divertente ora che ci ripenso. Lì per lì era stressante. Immagina di trascorrere una settimana in un fuoristrada pieno di droga e con un sociopatico che litigava con chiunque per strada e nei locali in cui ci fermavamo per bere.»
Sorrise. Era stato divertente quel periodo. Osservò fuori alla finestra, perdendosi nei propri pensieri e ricordi.
Il rombo fastidioso e insopportabile del clacson di quel fuoristrada rimbombò per tutta la strada. «MA TOGLITI DAL CAZZO. Ma tanto vale farsi un'insalata del cazzo con quella fottutissima patente!» Atlas avrebbe distrutto il clacson prima dell'arrivo nel luogo d'incontro.
Orion, che si era appisolato al suo fianco, si ridestò di colpo. Si portò una mano al petto, accertandosi di non essere morto d'infarto.
«Dio santo. Non puoi superare e basta?»
Atlas gli scoccò un'occhiataccia. «Sì, oh perché non ci avevo pensato? Adesso mi metto nell'altra corsia contromano! Grazie, Orion, per avermi illuminato.»
Orion si massaggiò le tempie. Era solo un viaggio di una settimana ma sembrava stessero convivendo da un anno.
Il resto del tragitto prevedeva una zona tranquilla, lontana da automobilisti che Atlas avrebbe ucciso per il solo fatto che andavano a una velocità non consona secondo i suoi gusti.
Anche se l'aveva convinto a fare cambio. Orion adesso era alla guida e riusciva a tenere lontano i pensieri e le preoccupazioni per la sua famiglia.
Teneva lo sguardo sulla strada. «C'è un posto di blocco, sicuro ci fermerà.»
«Stiamo trasportando droga, idiota.» Atlas era nervoso, non che fosse una novità.
«È una donna, lascia fare al maestro.» Orion ghignò e Atlas roteò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa.
«Possiamo tramortirla e chiuderla nel portabagagli. La strada è deserta.»
«Cosa?! No. Adesso mi fermo e ci parlo io.»
Orion iniziò a snocciolare uno dei suoi migliori discorsi. Si sistemò gli occhiali da sole in volto, nella speranza non riconoscesse il suo viso. Iniziò a chiederle se andasse troppo veloce, ma la donna non sembrava interessata a rispondergli.
«Patente e libretto, prego.»
Orion sorrise. Forse l'idea di Atlas non era tanto male.
«Certo, mi dia un attimo. Sa con questo caldo, mi sento un po' rallentato.» Allentò un bottone della camicia, ma in pochi istanti il suo sorriso si spense, quando vide la donna crollare a terra.
Atlas era alle sue spalle con la pistola tra le mani. «Prima che ti fai venire una crisi, casanova, sappi che l'ho solo tramortita. Non è morta.» Le diede un leggero calcetto, per muovere il corpo svenuto. «Credo.»
«Ma sei pazzo?!» Orion scese dal fuoristrada. Aiutò Atlas a caricare il corpo della donna nel portabagagli dell'auto della polizia. «Ora capisco perché il tuo dottore ti ha lasciato-»
Atlas schizzò come un giocattolo a molla. Orion adorava farlo innervosire, un po' come quando gli diceva che era uno psicopatico. «Te lo ripeto! NON MI HA LASCIATO LUI, L'HO LASCIATO IO!» lo spinse infastidito e salì sul fuoristrada, ritornando alla guida. «Muovi il culo, casanova, ne ho le palle piene.»
Orion ghignò e salì, affiancandosi a lui. «Sono un po' arrugginito con le donne. In realtà anche con gli uomini. È così complicato-»
Atlas accese la radio, sparando il volume a mille.
«Hai fatto il trafficante di droga?!» Robert lo riportò alla realtà.
«Solo una volta...» Orion scrollò le spalle. «Gli serviva qualcuno che non facesse ricondurre tutto a lui ed ero disperato. Avevo bisogno di soldi per riuscire a corrompere una stupida infermiera che lavorava nel laboratorio dove producevano l'antidoto... è stato grazie a lei che sono riuscito a tenermi in vita per un po'.»
Robert aggrottò la fronte. « E poi? Se ti abbiamo recuperato mezzo morto, cos'è successo? Hai ucciso la ragazza?»
Orion sgranò gli occhi. «Ma ti pare? No, certo che no.» Scosse il capo. Aveva fatto nel corso degli anni scelte assurde, man non avrebbe mai ucciso una povera innocente ragazza, che sveva soltanto bisogno di soldi. Tra disperati ci si aiuta e lei non l'aveva quasi mai visto in volto, riusciva sempre a coprirsi in qualche modo e a darle luoghi d'incontro diversi. «Qualche tempo prima della scomparsa dei Cortez, vidi che c'erano Paul e Max a parlare con lei. Forse avevano iniziato a insospettirsi.» Si agitò nervosamente sulla poltrona. «Così decisi di lasciarla stare e non metterla in difficoltà. Iniziai a collaborare con Drew e Katherine Cortez, mi procuravano loro l'antidoto, prima di scomparire.»
Robert sembrò rilassarsi appena. Sorrise e scosse il capo. «I tuoi racconti e le tue avventure sono sempre così folli che sembra di star ascoltando un pazzo.» ridacchiò appena. «Per questo hai usato il passaggio segreto per intrufolarti nel tuo ufficio e prendere l'antidoto qui, ma ne era rimasto poco.»
Orion annuì. «Esattamente. Ho sentito poi le voci di Al, Zalia e Izar e sono scappato, lasciando in disordine... avrei voluto tornare prima da voi, ma non potevo permettere che vi succedesse qualcosa.»
Robert gli sorrise. «Risolveremo tutta questa storia e staremo bene, vedrai.»
Orion scrollò le spalle. «Mi siete mancati tutti, sul serio. So che le mie azioni non sembrano comprensibili a quasi tutti voi, ma volevo solo essere sicuro che steste bene. Avrei fatto di tutto per voi.»
«Lo farei anche io per te, lo sai.»
«Infatti, grazie per esserti preso cura dei miei fratelli, assieme ad Arthur... a proposito, dov'è?»
Robert fece un ghigno divertito e Orion sentì l'impulso di spaccargli quel bel faccino. Erano passati anni, eppure gli scherzi da stupidi secicenni non sarebbero mai finiti. «Che c'è, ti manca il fidanzato?»
«Smettila. Potresti benissimo essere il cagnolino di Yennefer, lo sai?»
«Non ti azzardare-» Robert gli puntò un dito contro e sospirò piano. «-comunque, Arthur è andato a prendere da mangiare per Flash.»
Orion ridacchiò. «È un nome fantastico, non credi?»
Leon li interruppe, dopo aver lanciato una pallina da tennis in casa. Anita iniziò a correrle dietro, rischiando di distruggere ogni cosa. «Ehm-scusate.»
Orion si tirò in piedi e strappò la pallina dalle fauci del cane, che prese a scodinzolare. La lanciò in direzione di Leon e indicò il giardino. «Andiamo a giocare un po' fuori?»
In poco tempo tutti i suoi fratelli lo raggiunsero. Iniziarono a giocare a pallone in giardino, con Anita che scorrazzava tra i piedi, rischiando di far cadere tutti con la sua non trascurabile mole.
Orion sentiva di aver bisogno tremendamente di quella normalità, di aggrapparsi in ogni modo a quei piccoli scampoli di felicità.
Incrociò lo sguardo di Altair, fermo sull'uscio della porta a osservarli. Gli occhi di ghiaccio saettavano su tutti loro, come se si aspettasse che prima o poi si facessero male.
Eppure, Orion ebbe l'impressione che stesse provando a marchiare quegli istanti nella mente, per non perderli. Il terrore che potesse essere tutto un sogno, in effetti, stava invadendo anche lui.
Afferrò il pallone da rugby e se lo rigirò tra le mani. Eris aveva preso il tubo dell'acqua e aveva iniziato a fare un bagno a tutti. Poi aveva preso a rincorrere Andromeda, che le urlava di smetterla o avrebbero tutti preso una broncopolmonite.
Orion sorrise e fissò il pallone.
«Durerà per poco, lo sai? Come pensi che reagiranno quando saprai cos'hai fatto a me?» Pollux continuava a ghignare al suo fianco.
Orion poteva fingere di stare bene ed essere felice, ma il terrore di essere di nuovo solo e abbandonato si impossessava di lui ogni notte, impedendogli di dormire. Amava la sua famiglia e non voleva perderla. Strinse forte fra le mani il pallone e prese un paio di grossi respiri.
«Lasciami stare.» mormorò a bassa voce.
Quando alzò lo sguardo, incrociò gli occhi di Atlair, che non si erano staccati un solo secondo da lui, nonostante la confusione generale.
Al suo fianco c'era Izar che ridacchiava appena.
Leon lo prese per mano, trascinandolo a giocare con tutti loro. Orion assottigliò lo sguardo e prese bene la mira. Lanciò il pallone da rugby in direzione di Altair, che, scosso, lo afferrò al volo, indietreggiando appena. Suo fratello inarcò un sopracciglio, confuso. Guardava il pallone come fosse un'enorme bomba ad orologeria.
«Allora?!» Orion allargò le braccia. «Ti unisci a noi in questa bellissima notte o dobbiamo venire a pregarti?» Inclinò il capo, elargendo un sorriso sornione.
Altair corrugò la fronte, ma non ebbe il tempo di rispondere, perché Zalia gli strappò il pallone dalle mano e glielo suonò bonariamente in testa. «Insomma, andiamo o no? Che diavolo fai lì impalato? Ti avevo detto di fare come la marea, seguire la tua corrent-»
Altair roteò gli occhi al cielo e le mise una mano alla bocca. «Parli troppo.» Le sorrise poi.
Prese il pallone e lo calciò in direzione di Anita, che cominciò a correre come una pazza verso Orion.
Riuscì a spostarsi all'ultimo, prima che il cane lo travolgesse, lanciandolo in aria. «Okay. Vuoi la guerra? Forza, formiamo due squadra per giocare a rugby. Abbiamo abbastanza persone in casa. Io e Al siamo i due capitani.»
Arthur, appena tornato, scese dall'auto da poco parcheggiata e ridacchiò. «Quanto sei melodrammatico e protagonista. Sei proprio una prima donna.»
Il giorno seguente, si svegliò presto.
Insieme ad Arthur e Robert sarebbe dovuto andare a incontrare Killian, nella speranza che accettasse di fornirgli delle armi decenti.
Quando raggiunse gli amici nel salotto, Altair, Zalia e Yennefer lo stavano aspettando assieme ai suoi amici. Corrugò la fronte e inclinò il capo. Li indicò. «E loro perché sono svegli? Non dovevamo andare solo noi tre?»
Altair grugnì infastidito. «Col cazzo. Hai sempre idee di merda e dato che stai andando a chiedere aiuto a uno squilibrato psicopatico, verrò anche io.»
«E dato che stiamo sempre parlando di una missione suicida per i nostri genitori, ho intenzione di essere presente.»Yennefer intrecciò le braccia al petto.
Zalia alzò la mano e scrollò le spalle, aspettando il proprio turno per parlare. Orion roteò gli occhi al cielo e le fece un cenno con la mano per rassicurarla di poter interrompere. «E io voglio essere presente. Insomma mia sorella ha la possibilità di farsi uccidere, vorrei morire con lei...»
Orion aggrottò la fronte e sospirò frustrato. Iniziò a scendere le scale rumorosamente. Batteva il pavimento con gli anfibi, innervosito. Si avvicinò ad Arthur e gli prese il polso. L'amico sussultò e fissò la sua mano. «La prossima volta li leghiamo in uno scantinato.»
Uscirono fuori e Altair lo guardò male. «Perché c'è un furgoncino in giardino? Quando lo hai portato?»
Orion scrollò le spalle. «L'ho rubato a un vecchio sfascia carrozze. Non preoccuparti stavate tutti dormendo e nessuno mi ha visto.»
Robert e Arthur si lanciarono un'occhiata perplessa. «TU CHE COSA?»
Altair si lasciò sfuggire un gridolino isterico. «Quale parte del devi mantenere un profilo basso non ti è chiara?»
Orion ridacchiò e prese a giocherellare con le chiavi del furgone. «Oh ma andiamo, non fate i melodrammatici. Ho preso anche tutte strade interne senza telecamere che potessero seguirmi. E poi glielo restituirò stanotte, è solo un piccolissimo prestito. Non si accorgerà nemmeno della sua assenza.»
Yennefer inarcò un sopracciglio. «Certo, perché un furgoncino mancante passa proprio inosservato...»
Orion sorrise. «Vero eh?»
Altair si suonò una mano sul volto e sospirò frustrato. «Tu sei proprio deficiente-»
Robert gli strappò le chiavi da mano e lo guardò sconfitto. Scosse il capo. «Guido io questo catorcio.»
Orion aggrottò la fronte. «Ehi! Non offendere Hudson!»
Arthur salì in auto, spingendolo. «La smetti di dare nomi agli oggetti? Dio santo, pensavo che con Poppy l'avessi finita-»
Zalia si protese in avanti, dopo essersi seduta accanto ad Altair. «Poppy?»
Orion si voltò a guardarla. «La mia moto. La mia bellissima moto... era fantastica. Ho dovuto sacrificarla quando ho fatto il volo dal precipizio, inscenando la mia morte...»
«Sì, bene, ora che abbiamo rievocato questi tristi ricordi, potresti mostrarmi la strada?» Robert gli schioccò le mani davanti agli occhi.
Orion sorrise sfrontato e gli indicò il percorso sterrato da seguire, fino ad arrivare in un punto completamente immerso nel verde e nella boscaglia.
Era una mattinata fredda. Orion non aveva mai amato i risvegli all'alba. Il gelo gli punzecchiava quasi le ossa e la tenue oscurità andava diramandosi, fino a scomparire. In mezzo alla boscaglia, i raggi del sole filtravano appena, restando incastonati come gemme tra le foglie e i rami.
C'era un acre odore di bagnato, la sera prima aveva piovuto e aveva quasi impantanato tutto il terreno.
Una volta uscito dall'auto, Orion si guardò intorno. Sembrava si fossero dispersi nel nulla.
Altair aggrottò la fronte. «Siamo sicuri sia stata una buona idea? Non c'è nemmeno campo... come fai a dire che non ci ucciderà tutti?»
Orion inclinò appena il capo. «C'è l'ottanta per cento che non lo farà-»
Arthur lo strattonò. «Cosa?!»
«Dai ragazzi, rilassatevi. A proposito, qualcuno di voi ha mai fatto male male a una donna? Perché questo, effettivamente, potrebbe essere un problema-»
Altair lo guardò storto. Orion era sicuro che stesse combattendo coi propri demoni pur di non prenderlo a pugni. «Ma sei stupido?» Gli mollò un ceffone dietro il collo. «Dubito che qualcuno di noi faccia una cosa simile, ma se fosse stata un'altra stronzata? Ci avresti portato a morire?»
Orion si grattò la nuca. «Adesso stai esagerando, fratellino. Non vorrai essere più melodrammatico di me?»
Robert si portò le mani alle tempie. «Orion, siamo nel bel mezzo del nulla! Che diavolo ci facciamo qui?»
Zalia picchiettò sulla spalla di Altair, indicando alcune luci, simili a delle torce andare loro incontro. «Io suggerirei di scappare. Insomma eh, non che sia una fanatica dei film horror, ma sembra davvero un momento in cui i protagonisti dovrebbero scappare anziché restare a farsi uccidere da possibili psicopatici-»
«Oh! Eccovi qui! Come va, Orion bello? Ti è piaciuto il laboratorio? Di' di sì, dai. Mi sono messo d'impegno a trovartelo!»
Orion si rilassò, riconoscendo l'uomo. John, anche conosciuto ai più come la iena gli sorrideva felice.
«Tutto perfetto, alla grande. Sono qui per un altro favore.»
«Sì, sì. Lo so, me l'ha detto. Sta arrivando con un piccolo furgone anche lui.»
Orion assottigliò lo sguardo e affinò le orecchie. Pochi istanti dopo un furgone nero li raggiunse parcheggiando proprio di fronte a lui. Un metro in più e l'avrebbe investito. Allargò le braccia con fare allegro. «Ti vedo felice oggi!»
Killian sbatté la portiera dell'auto. Lo osservò dall'alto e storse il naso scocciato. «Credo di aver conosciuto la tua sorellina poco tempo fa. Ha una voce che raggiunge gli ultrasuoni. Forse è una caratteristica di famiglia.» Si soffermò a fissare tutti i presenti e aggrottò la fronte. «Che cazzo è? Una gita scolastica?»
Altair fece un passo avanti, ma Robert gli posò una mano sulla spalla, spingendolo all'indietro. Si affiancò, poi, insieme ad Arthur, ad Orion.
Orion sorrise tranquillo. «Non fare l'antipatico. Sei troppo nervoso oggi. Mi servono delle armi. Pistole, bombe fumogene anche.»
Killian fece schioccare la lingua contro il palato. I suoi occhi neri li squadrarono tutti come se fossero merce poco pregiata. «Apri le ante del furgone e fai carico di quello che vuoi, idiota. Poi gradirei sparissi dalla mia vista.»
«Sei un amico.» Orion fece per dargli una pacca sulla spalla, ma Killian deviò il contatto, andando a scontrarsi con John.
«Muovetevi.»
Orion fece segno ad Altair e Zalia di seguirlo, mentre sceglieva le armi giuste. Robert e Arthur restarono lì, fermi ad aspettare.
«Arthur, puoi prendere dal cruscotto il nostro lauto pagamento?» Orion chiamò l'amico.
Incrociò il suo sguardo e Arthur annuì.
Killian seguiva ogni loro movimento, nel mentre che Orion facesse scorta di ogni genere di arma. Prese alcune pistole e caricatori utili. Osservò alcune piccole bombe e sorrise divertito. Iniziò a trasportare le casse nel furgone.
Robert e Arthur, nel frattempo, pagarono i due uomini. John ridacchiava divertito. «Oh. Io e Raven ci divertiremo molto al tavolo da gioco questa sera-»
Killian inarcò un sopracciglio. «Toccate quei soldi e vi sgozzo.»
Altair si affiancò ad Orion. «Solo tu potevi avere degli amici così-»
Orion roteò gli occhi al cielo, incastonando l'ennesima cassa piena di armi nel furgone. «Andiamo, Al. Anche tu hai conosciuto una di loro e hai chiesto informazioni. Non ti giudico mica per aver parlato con Raven...»
Altair si bloccò. «Cosa?!»
Arthur osservò il quantitativo di armi e scosse il capo. «Direi che può bastare.»
Killian abbassò la visiera del cappello e salì sul furgone. Fece cenno a John di seguirlo. L'amico annuì e lo imitò.
Orion attese che li lasciassero soli prima di voltarsi verso tutti gli altri. Yennefer se ne stava seduta nel furgone a scribacchiare qualcosa. Zalia sembrava una bambina elettrizzata. «Non ci credo che abbiamo fatto amicizia con dei criminali... se papà lo sapesse gli verrebbe un infarto.»
Orion ridacchiò e diede due pacche sonore sulle spalle dei suoi due migliori amici. «Che il divertimento abbia inizio.»
Angolino
Come state?
Capitolo di passaggio ma necessario.
Alla prossima
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