Mi allontano da James rossa e imbarazzata, constatando che è nel mio stesso stato

Mi giro verso la porta, cioé dal suono della voce

«Papà?» domando all'uomo con le sembianze di Tony. Non ho dubbi, è lui, la stessa barbetta, gli stessi capelli, gli occhi identici ai miei, è lui.
Prende un mirtillo dal pacchetto che ha in mano e lo mangia con tutta la calma di questo mondo, mentre io cerco di non svenire con tutte le mie forze

«Mirtillo?» propone. James confuso, scuote la testa. Io mi alzo dal letto scioccata, e muovo un paio di passi verso di lui.
Incredula, lo abbraccio, avvinghiandomi con tutte le mie forze.

E scoppio a piangere.
Non molto dignitoso, il mascara è ufficialmente morto, ma lasciamo stare.
Papà mi stringe con altrettanta forza e lo sento sussurrare con voce rotta «Sono qui»
Singhiozzo rumorosamente per un tempo indeterminato, mentre James si dilegua nell'ombra, probabilmente per lasciarci un momento padre figlia.
Quando finalmente la smetto piangere così rumorosamente, alzo la testa e mi asciuga le lacrime con i pollici.
È nella mia stessa situazione
«Il mio piccolo sole, eh?»
Chiede, sorridendo
«Presente» rispondo sull'orlo di un altra crisi di pianto

«Te la sei cavata bene senza di me? Come sta Morgan? Perché siamo qui?»
Riesco solo a pigolare in modo penoso.
«Morgan sta bene» mormoro quando ritrovo l'uno della voce. Vorrei fargli migliaia di domande, ma non ci riesco.
Raggiungiamo James che su sta crogiolando su una sedia, e ci sediamo sul mio letto stavolta.
«Dove siamo?»
Chiede papà

«In Italia. Edith si è fatta prendere dalle manie pre-morte» risponde James
Tony mi guarda scioccato.
«Ho un liquido nel mio corpo che si diverte a provocarmi allucinazioni e dolori prima di uccidermi. Tutto normale» spiego velocemente.
«Cosa?»
«Ordinaria amministrazione
Probabilmente ho due settimane, forse di più. L'unico modo per salvarmi è tornare indietro nel tempo a prendere una cura, ma non voglio distruggere l'universo»
«E allora si è svegliata e ha deciso di trascinarmi qui in Italia» completa James

«E tu glielo hai fatto fare?»

«Avevo altra scelta?»

«Tony, come fai a essere... Vivo?»
Volevo fare questa domanda io, ma sto ancora cercando di processare il trauma.

«Io ero morto. Tipo morto morto, mi ricordo tutto, ero in un prato fiorito, c'erano Ed Pepper e Morgan, gli altri Avengers, stavamo facendo una grigliata, e poi qui, a guardare voi che slinguazzate»

«Noi non-»

«Rimandiamo questo discorso a più tardi, ragazzino. Come ti chiami? Non so ancora il tuo nome. Tuo padre è tornato da Peggy a quanto pare»

«James, signore» risponde.
Viene squadrato rigidamente da mio padre.

«Ne parliamo dopo. Adesso dobbiamo tornare negli States»
Non ho la forza di protestare per la vacanza né per i miei mirtilli rubati. Mi attacco a papà e non lo lascio andare, come se potesse scomprire da un momento all'altro.
Il jet non ha il tempo di tornare qui a prenderci e tornare a casa, sprecheremmo un altro giorno, quindi di accordo comune papà usa il mio portatile per prenotare tre biglietti, dato che James se la cava a malapena con il walkman e io potrei svenire da un momento all'altro

Papà è vivo.
Ed è qui.
È lui, è di nuovo con me e io sono felice, come non mai e non riesco ancora a processare tutto quanto molto bene.
Richiudiamo le valigie nella maniera migliore possibile e di corsa all'aereoporto.
Tralasciando la vecchia signora che mi ha creduta sorella di James («Ma che bella famigliola in vacanza») e papà che flitra con l'hostess siamo sani e salvi in aereo.
Con davanti dei bambini che urlano, ma sono troppo frastornata per notarlo
Tony si addormenta, in modo imbarazzante.
Io guardo fuori dal finestrino per non mettermi a saltellare o peggio a piangere di nuovo

«Ed, ehy» mi chiama James
Scatto dall'altro lato, e cerco di stabilire un contatto visivo con lui, difficile dato che papà è in mezzo.

«Come stai?»

«Non lo so»

«Ti vorrei abbracciare ma...» indica Tony.

«Se volete posso mettermi vicino al finestrino. Ma se osate pomiciare James sei un uomo morto» commenta mio padre.
Facciamo lo scambio di posto e io tamburelleggio le dita sulla mia gamba.

«Tuo padre è più basso di quanto mi immaginassi» commenta, per spezzare la tensione
Il nominato non rispondere, forse dorme sul serio.

«Sei tu che sei troppo alto»

«E tu sei una lontra.
La mia piccola lontra»
Lo guardo male. La mia psiche è di nuovo quasi intera.

«Ti odio» commento poggiando la testa sulla sua spalla.

«Anche io» risponde passando la mano sulla spalla

Vengo svegliata dall'altoparlante il quale annuncia dell'atterraggio imminente. I miei compagni di viaggio dormono, e finiscono per saltare quando iniziamo a scendere le lo sbalzo di pressione. A me iniziano a fischiare le orecchie, ma se è il prezzo per le loro mitiche espressioni

Oltrepassiamo la frontiera di corsa, per poi andare direttamente all'Avenger Tower, non abbiamo avvertito nessuno di papà, quindi chiunque ci incontri ci fissa stranito e fa domande.

Prima troviamo Morgan, armata di fili di diversi colori e dimensioni.

Quando vede papà li lascia a cadere e gli corre incontro, meno scioccata di me. Ha solo sei anni, non è scettica come me. Papà la tira su, mentre io e James andiamo alla ricerca di Pepper. Come sempre è a telefono, quindi lo prendo e attacco

«Edith! Che cosa stai facendo!»

«Papà e tornato» spiego sintetica

«Se questo è uno scherzo»

«Pepper, è la verità» la interrompe James

E papà entra nella stanza.

Mi tiro James e Morgan fuori dalla stanza, non è piacevole fare da terzi incomodi

«Ed, cos'è successo?»

«Non lo so» rispondo a Morgan.

E poi un cerchio dorato giallo apparve sul muro, dal quale esce uno stregone dal mantello rosso

_Spazio me_

Le vedete queste gioie? Osservatele bene. E dimenticatele.

Esatto.

Volevo consegnare il premio del miglior commento dell'anno alla carissima Findelle_fangirl, vinto per questo

E credo di aver finito.
Peace love and pie