8. Jean, ovvero lo stalker
La mattina dopo mi svegliai ancora assonnata. Ero rimasta sveglia fino alle tre senza riuscire ad addormentarmi, e ne avevo approfittato per ordinare i libri scolastici e pensare a cosa indossare il giorno seguente, nel vano tentativo di distrarmi da Eren.
All'Università avrei avuto due lezioni, con una lunga pausa nel mezzo, e proprio mentre stavo pensando se tornare a casa per il pranzo o meno, vidi che mi era arrivato un messaggio.
›Ciao, sono Armin! Eren mi ha gentilmente dato il tuo numero, spero non sia un problema🤗
Sorrisi un poco per i suoi modi gentili (nonostante quella emoji mi turbasse assai) e gli risposi che no, non era un problema, e poi ci accordammo per fare colazione al bar dell'uni alle dieci e andare a lezione insieme alle dieci e trenta.
Mentre mi vestivo, mi truccavo e mi preparavo la borsa con il pc e tutto il necessario, tentavo di distrarmi dal pensiero costante di Eren, focalizzandomi sulle tre ore che mi attendevano (per quella lezione era facoltativa la presenza, ma ci tenevo ad iniziare bene il nuovo anno).
Salutato come sempre mio fratello arrivai all'università e vidi Armin all'entrata principale ad aspettarmi, che appena mi vide mi salutò con un cenno.
«Ti vedo assorta, tutto bene?»
«Mh?» Alzai la testa, dove Armin seduto di fronte a me mi guardava incuriosito.
«Sì tutto bene. Sono solo un po' stanca e... Nulla di che, non preoccuparti.»
Il biondo riprese a bere il suo cappuccino e, guardandolo, iniziai a chiedermi se sapesse del lavoro di Eren. Chissà se prima che Eren tornasse in questa città l'aveva scoperto oppure non lo sapeva tutt'ora.
Ma come un fulmine a ciel sereno, Armin sembrò quasi leggermi nel pensiero e, improvvisamente agitato, cominciò a parlare. «[T/n] tu... di Eren... insomma- tu sai che lavoro fa Eren?»
Con il capo chino alzai gli occhi a fissarlo e fu sufficiente questo per capirci a vicenda.
«E sei d'accordo?»
Sbuffai sonoramente e presi a girare la bevanda che avevo di fronte. «Non saprei... In fondo è un lavoro e basta, no? Mi fa solo uno strano effetto che Eren abbia...» mi fermai per trovare le parole. «intrapeso questa strada.»
«Sì ti capisco. Anche io, Mikasa e i suoi genitori siamo rimasti molto sorpresi. Sua madre non ne voleva proprio sapere e-»
«Aspetta aspetta!» Lo fermai portando una mano avanti. «Scusa se ti interrompo ma... Chi è Mikasa?»
Armin mi fissò per un momento attonito, come se gli avessi fatto una domanda di astrologia.
«Mikasa è la ragazza di Eren. Non lo sapevi che è fidanzato?»
Sentii il mio cuore mancare più di un battito e rimasi a guardarlo in silenzio, tentando di nascondere il mio stato d'animo profondamente scosso.
«Pensavo te l'avesse detto...»
«Sì credo me l'abbia detto ora che ci penso. Me lo devo esser dimenticata.» Mentii e finii di bere. «Ora andiamo, tra dieci minuti inizia la lezione. E dobbiamo ancora trovare l'aula.»
Velocemente mi alzai e andai a pagare per entrambi, aspettando che Armin mi seguisse, e cercai di evitare le sue domande per tutto il tempo.
Mi sentivo come se Eren mi avesse pugnalata e me ne fossi accorta solo adesso. Non capivo come avesse potuto non dirmi che era fidanzato, dopo non solo essersi comportato in modo così dolce e facilmente fraintendibile, ma dopo avermi addirittura baciata sul collo e averci palesemente provato con me.
"Ed io che gliel'ho pure lasciato fare...!" Velocemente la rabbia prese il posto del dolore e strinsi la penna che tenevo in mano, cercando di concentrarmi sulla lezione e non pensare a ciò che era successo su quella cazzo di panchina. Continuavo così a prendere appunti sui fogli e sul pc, apparentemente calma.
Finite quelle tre lunghe ore, uscii dall'aula al fianco di Armin e, invece di andare con lui alla mensa, gli dissi che non avevo molta fame e che quindi mi sarei solo presa qualcosa alle macchinette, per poi andare nell'aula studio del terzo piano a sistemarmi gli appunti.
«Allora dopo pranzo ti raggiungo!»
Con i fogli ancora sotto braccio lo salutai e mi diressi verso le scale mobili per scendere.
Sentii allora il cellulare vibrare nella tasca dei jeans e guardai la notifica.
Eren
›Per che ora ci vediamo stasera?
Strinsi i denti. Bruciavo dalla rabbia, quasi tremavo da quanto ero adirata, e veloce gli risposi che non ci sarei stata, senza dargli spiegazioni. Successivamente avrei ignorato tutti i suoi messaggi per quanto mi era possibile.
Quando scesi dalle scale mobili stavo inviando il messaggio e non mi accorsi di qualcuno che mi stava venendo addosso; alzai gli occhi troppo tardi e lo stesso sembrò fare lui, così ci scontrammo e da entrambi caddero fogli e cartelline, che andarono a spargersi per tutto il pavimento.
«E sta' più attenta a dove cammini, idiota!»
Il ragazzo contro cui ero andata a sbattere mi guardava rabbioso, scrutandomi con i suoi sottili occhi nocciola e digrignando i denti.
Quando si piegò per raccogliere la propria roba, notai nella sua mano destra il cellulare ancora acceso e aperto su una chat.
Svelta mi piegai anche io per raccogliere, incazzata più di prima. «Se siamo andati a sbattere significa che anche tu non eri attento a dove andavi, coglione.»
«Coglione io?!» Alzò la testa per guardarmi, ancora piegato a raccogliere tutto «Eri tu quella talmente assorta sul tuo cellulare da non guardare dove camminavi! Io a differenza tua ho provato a scansarmi!»
«Ma certo, quindi ti aspetti che io mi scusi sia per la mia che per la tua disattenzione adesso?»
«Almeno per la tua sì, dovresti.»
«Bene allora.» Finii di raccogliere i miei fogli e mi alzai, guardandolo dall'alto al basso, fredda. «Non lo farò.»
Mi guardava, sempre più furente, ma io lo ignorai e girai i tacchi per andarmene.
«Sei proprio una stronza!»
Alzai il dito medio senza girarmi e continuai a camminare. Ora, a mente più lucida, pensai che avrei per lo meno dovuto scusarmi e poi pretendere delle scuse anche da parte sua, ma ero ancora così furiosa nei confronti di Eren che, sul momento, non ci avevo minimamente pensato.
Ritirati i fogli in borsa presi qualcosa da mangiare e da bere ai distributori e andai in aula studio, in quel momento vuota per la pausa pranzo, così ebbi tempo di calmarmi; Eren mi aveva mandato altri messaggi, ma decisi di ignorarli tutti e presi a sistemare gli appunti presi sul pc, lasciando stare per il momento quelli su carta, fino all'arrivo di Armin. Dopo avergli raccontato cos'era successo con quel ragazzo per i corridoi, ci aiutammo a vicenda su alcuni concetti della prima lezione e in seguito ci recammo alla lezione successiva, che per nostra disgrazia durava altre due ore e mezza, fino alle 18:30.
Usciti dall'università il sole stava già calando e, senza curarmi se ci fosse Eren o meno, salutai Armin e presi il bus per tornare a casa.
«Ciao,» Urlai entrata, con l'intenzione di farmi sentire da Levi «com'è andata al lavoro?»
Lo vidi uscire dalla cucina e venirmi incontro. «Come al solito. Tu all'università?»
«Stancante. Ed è solo il secondo giorno, ma per fortuna domani pomeriggio non ho lezioni.» Sospirai spossata, togliendomi le scarpe.
«È successo qualcosa?»
Mio fratello mi conosceva fin troppo bene.
Mi piegai per posare la borsa. «Sì. Cioè- no, non è successo niente. Sono solo molto assonnata, stanotte ho dormito poco. Quindi credo mangerò e andrò a subito a letto.» Gli spiegai pacata e, nonostante lo vidi titubante, annuì e tornò in cucina, chiedendomi cosa volessi mangiare.
«Quello che vuoi, è lo stesso.»
Quando mi tolsi il cappotto e lo appesi all'attaccapanni mi arrivò un'ennesima notifica e, convinta fosse ancora Eren, avevo intenzione di spegnere il cellulare. Tuttavia ben presto mi accorsi che non era lui e che la notifica arrivava da instagram; qualcuno voleva inviarmi un direct.
Sbloccai il cellulare e aprii la nuova chat. Non mi ci volle molto a capire chi era.
jeans.kirschtein74
›Ci siamo scambiati gli appunti idiota del cazzo.
Come hai trovato il mio profilo?‹
Mentre scriveva tirai fuori dalla borsa i fogli e, a malincuore ma con un velato divertimento, trovai gli appunti di quel ragazzo.
›Ti ho cercata per le ultime due ore tra i follower della page ig della facoltà.
Mi buttai a peso morto sul divano e, col cellulare sopra di me, gli risposi.
Non solo fai lo stalker, ma lo fai pure male.‹
›???
Ho visto ora che appunti miei ti sei preso, e quali tuoi ho io.‹
Avresti potuto cercare il gruppo del mio corso su WhatsApp, entrare un attimo e cercarmi lì.‹
Avresti fatto molto prima.‹
Visualizzò subito ma ci mise un po' a rispondere. Nel mentre io cercavo di trattenere una risata, sinceramente divertita.
›Io non sono nei gruppi universitari, sono inutili al cazzo.
Ma utili per farti riavere gli appunti in meno di un mese.‹
›...
Ottimo lavoro Einstein🧐‹
A parte con Sasha e Connie non usavo mai con nessuno le emoji in senso ironico. Anzi, non le usavo mai se non per questo preciso scopo. Ma con quel ragazzo era parecchio divertente, soprattutto perché sembrava aver capito il senso di quell'emoji e fu svelto a rispondere a modo.
›Sta zitta e ridammi i miei cazzo di appunti.🤩
Sì ma stai calmo😨‹
Domani a che ora hai la prima lezione?‹
›11:30
Vediamoci alle 10:20 nell'aula studio del terzo piano.‹
›Perché così presto?!
Perché io ho lezione alle 10:30 e poi non ho altre lezioni nel pomeriggio?‹
Duh?🤨‹
›Non fare "duh" con me.😐
Duh‹
Duh‹
Duh‹
Duh‹
›Mi stai facendo innervosire brutta demente.😀
A domani Einstein🤚🏻😔‹
Non mi rispose più e decisi di girare sul suo profilo: era uno studente del secondo anno, quindi non ero per nulla interessata a entrarci ancora in contatto dopo questo incidente. Buttai una veloce occhiata ai suoi appunti, posati sul tavolino davanti al divano, prima che Levi mi chiamasse per la cena.
Appena mi sedetti a tavola mi arrivò un'altra notifica da instagram e la guardai velocemente.
«Perché sorridi in quel modo?»
«Niente, niente. Ho visto una cosa divertente.» Sviai l'argomento, cercando di trattenere il mio sorriso derisorio.
A jeans.kirschtein74 piace una tua foto.
*Spazio Me*
Non vedevo l'ora di mettere Jean nella storia😫
Spero vi piaccia, cercherò di mantenere il suo carattere il più possibile fedele all'originale, come quello degli altri d'altronde🥺
*Levi la porta via*
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