18. Screzi
Lunedì
Entrata all'Università, tutti non stavano parlando d'altro che della festa di Reiner, ritenuta un successo. Anche se a dir la verità lo stesso organizzatore non si ricordava quasi nulla.
«Ricordo solo di Galliard che guardava le tette di [T/n].»
«Ma la smettete tutti quanti?!»
Reiner e Galliard si erano messi a discutere animatamente davanti al tavolo mio e di Armin, durante la pausa pranzo, quando in lontananza vidi Jean avvicinarsi. Cercai di sembrare calma e composta, ma era difficile guardarlo negli occhi dopo la festa.
"Non dovrebbe sapere nulla però..." Pensai, e le mie supposizioni si rivelarono fondate, dal momento che mi salutò come se niente fosse.
Reiner e Galliard se n'erano andati, mentre Armin aveva trattenuto Jean per parlargli della festa.
«Non ricordo moltissimo da quando abbiamo iniziato a giocare a King's Cup, sinceramente.» Jean sospirò frustrato, passandosi una mano sulla nuca.
«Armin puoi togliere tu il mio vassoio perfavore? Io inizio ad andare in aula.»
Mi alzai dal tavolo per evitare di parlare della festa e, prendendo la borsa, feci per allontanarmi senza nemmeno salutare Jean.
«Per averci riaccompagnato a casa dopo la festa, questo è il minimo!»
Mi bloccai sul posto alle parole di Armin e, involontariamente, mi irrigidii.
«Ti ha riaccompagnato a casa? Non pensavo che uno come te potesse ubriacarsi a tal punto!» Scherzò Jean ridendosela sotto i baffi.
Pensai di aver appena scampato il pericolo, ma Armin riprese ed io non feci in tempo a bloccarlo.
«Guarda che [T/n] ha riaccompaganto anche te Jean, non ti rico-»
«Volete un caffè con me?» Mi voltai a guardare Armin, cercando di nascondere il mio stato di panico. Ero riuscita a sbloccarmi e fermarlo, ma Jean era riuscito a sentire proprio ciò che non doveva.
Era infatti visibilmente confuso e perplesso. «Ma allora perché Marco mi ha detto che...» Si fermò e lentamente alzò gli occhi per guardarmi.
Dal canto mio, io non ne avevo la forza, ma mi costrinsi a farlo e a parlare.
«Gliel'ho detto io.»
Inizialmente non capì e fu probabilmente la mia espressione a fargli ricordare qualcosa della festa. Cambiò infatti umore e mi fissò frastornato, dandomi l'impressione che gli fosse appena caduto un macigno addosso.
Presi fiato per terminare quell'opprimente silenzio. «Jean-»
Lui però non volle darmi tempo di finire la frase che, come una furia, mi superò a passo svelto e con la testa bassa, da cui però riuscivo chiaramente a vedere il suo rossore in viso.
Sospirai e chiusi un momento gli occhi. Non volevo andasse a finire così e mi maledicevo per non essermi fatta venire in mente una scusa.
«Perché Jean se n'è andato così?»
Guardai Armin, che per tutto il tempo era rimasto ad osservare me e Jean in silenzio, con la faccia di chi non capisce cosa sta succedendo.
Trascinai i piedi al tavolo e mi risedetti di fronte a lui. «Non volevo fargli sapere che l'avevo riaccompagnato io a casa.» Mi piegai sul tavolo, poggiandoci i gomiti e portandomi una mano alla testa. «Volevo evitare l'imbarazzo per entrambi a causa di... Una cosa.» Distolsi lo sguardo.
Armin parve avere un'illuminazione. «Mica ti si è dichiarato da ubriaco?»
Strabuzzai gli occhi. «Annie ti ha detto che piaccio a Jean?!»
«Annie lo sa?!»
Ci guardammo entrambi e finii per portarmi anche l'altra mano alla testa, stringendo con forza i capelli. «Ma se non te l'ha detto lei chi è stato? Lo sapeva solo lei!»
«In realtà lo stavo pensando già da un po'. Voglio dire, non è troppo difficile capirlo. Jean quando ti guarda...» si fermò e alzò gli occhi al cielo «ha uno strano luccichio negli occhi, non saprei spiegarlo altrimenti.»
"Tutti con queste maledette lucine negli occhi, merda..." Corrugai la fronte, guardando in basso.
«Scusa, per colpa mia ora ha scoperto che tu lo sai...»
«Non ti preoccupare più ormai. Tanto per me la nostra amicizia si era già danneggiata...»
«Che hai intenzione di fare? Pensi di... lasciare Eren per metterti con Jean?»
«Ma no che non lo penso.» Finalmente alzai il busto, portandomi i capelli indietro, rivolta poi con gli occhi verso il campus. «Amo Eren, per quanto molte volte sia una testa di cazzo, come ti ho già detto stamattina. E inoltre, per Jean non provo sentimenti che vadano oltre il semplice affetto.»
"Almeno credo..." Cacciai questo pensiero all'istante.
Armin sembrò in qualche modo sollevato, ma al contempo preoccupato per Jean.
«Quindi?»
«Quindi nulla. Adesso Jean non ne vorrà più sapere di anche solo incrociare il mio sguardo per i corridoi. Ed io oltre che assecondarlo, non saprei che altro fare.»
Stemmo in silenzio a lungo, io con la guancia poggiata sul palmo della mano, che guardavo distrattamente gli studenti girare per il campus; Armin con le braccia conserte e appoggiato allo schienale, che rifletteva.
«Devi parlarci comunque.» Si avvicinò col busto «Fa passare prima un po' di tempo e lascia che la situazione si raffreddi abbastanza da poterne parlare faccia a faccia.»
«E cosa dovrei dirgli?»
«Quello che pensi. Che ti dispiace, ma vorresti che rimanga un tuo amico.» Gesticolò un poco con le braccia.
Guardai Armin con la coda dell'occhio, ancora rivolta verso l'esterno, per poi ghignare. «Sei un ottimo consulente in amore, sai? Non capisco perché ci metti così tanto a dichiararti ad Annie.»
«M-ma che dici?!» Armin portò le mani avanti e tentò invano di nascondere la sua faccia completamente rossa.
Mi limitai a sorridere e tornai assorta a guardare il campus, dove Reiner parlava in compagnia di Pieck e Galliard, e mi focalizzai su quest'ultimo.
«Ed io sarò costretto a continuare a fingere che non mi importi, e trattenermi dal pestare Galliard che la fissa come se non vedesse l'ora di sbatterla al muro e scoparla!»
"Davvero Jean prova questi sentimenti per me?" Pensai, improvvisamente triste.
Quando tornai a casa trovai Eren ad aspettarmi sull'uscio e, quando mi vide, mi venne incontro.
«Dal momento che tuo fratello è ancora al lavoro, pensavo di passare un po' di tempo con te.» Mi guardò sorridente, seppur ancora a disagio per la discussione del giorno prima.
Mi sforzai di sorridere e distogliere la mia mente dal pensiero di Jean ed entrammo in casa. Dopo aver mangiato qualcosa, ci mettemmo in salotto e giocammo ad uno sparatutto alla console.
Eren vinse quattro partite su sette ed io mi accasciai sul tappeto, sfinita.
«Non pensavo passassi così tanto tempo a giocare.»
«No, sei tu che sei scarsa.» Mi diede scherzosamente un colpetto col controller sulle fronte, facendomi digrignare i denti.
«Stupido.» Mi portai una mano a massaggiarmi la fronte e chiusi gli occhi, abbandonando poi le braccia sul tappeto.
"Parlare a Jean... Facile a dirsi. Mica si è dichiarato a te!" Risposi mentalmente ad Armin, innervosita.
Sentii qualcosa strisciare sul tappeto e quando riaprii lentamente gli occhi Eren era a cavalcioni sopra di me, che mi fissava attentamente. Era serio e imperturbabile, non lasciando trasparire nessuna emozione. Come d'altronde stavo facendo io.
«Che hai?» Mi chiese dopo un po'. «Sembri pensierosa. Più del solito.»
Girai la testa per non doverlo guardare. «Niente. Sono solo stanca. Devo continuare a studiare come una matta per superare quattro esami alla sessione invernale.»
Eren avvicinò il volto e mi lasciò un bacio sul collo. «Ti impegni troppo. Dovresti rilassarti qualche volta.»
Lo lasciai fare senza muovere un muscolo, inespressiva. «Devo pensare al mio futuro. E dovresti farlo anche tu.»
Fermò di baciarmi il collo e tornò a guardarmi, cosa che feci anche io.
Rimase in silenzio per chissà quanto, prima di mormorare con un piccolo sorriso. «Finché ho te non devo preoccuparmi di nulla.»
Non dissi niente ed Eren mi baciò sulle labbra, prima di alzarsi.
«Vado un momento in bagno.»
Mi tirai sù a sedere e lo guardai chiudersi in bagno, quando sentii il suo telefono suonare sul tavolino del salotto.
«Eren, ti suona il telefono!» Urlai gattonando fino al tavolino. Afferrai il cellulare e guardai chi era. «È tua madre.»
«Non rispondere. Lascialo suonare.»
Titubante, feci comunque come mi aveva detto, finché non smise di suonare nella mia mano ed Eren uscì dal bagno.
«La richiami più tardi?»
«Eh? Non lo so, sì.»
Non sembrò sincera la sua risposta e corrugai la fronte. «Dovresti richiamarla. Forse è importante.»
«Se fosse stato importante mi avrebbe richiamato subito, no?» Allungò la mano verso di me ed io gli porsi in malo modo il cellulare.
Rimasi seduta sul tappeto e sentii gli occhi di Eren addosso.
«Che hai ora?»
«Niente. Questo sabato ci vediamo?» Cambiai subito argomento, alzando la testa per guardarlo.
«Devo lavorare, scusami.»
Non seppi perché, ma quella risposta mi diede molto fastidio. Non capivo se era perché volevo passare il sabato notte con lui o per un altro motivo. Ma nel primo caso, di sicuro sarei stata egoista a voler Eren tutto per me. Era il suo lavoro e non potevo farci nulla.
Tuttavia era altro che mi turbava, così tentai di collegare i discorsi di prima al suo lavoro.
«Perché ora hai quella faccia?»
«Quale faccia?»
«Sembri incazzata. Anzi, infastidita da qualcosa.»
Mi alzai e lo guardai senza dir nulla.
«Ammettilo almeno.»
«Che cosa?»
«Che odi il mio lavoro.» Rispose lui secco.
«E dopo che l'ho detto? Che cambia?»
«Che sei sincera con me.»
"Parla lui..." Mi strinsi nelle spalle. «Se vuoi che io sia davvero sincera con te, dovrei direttamente dirti che mi piacerebbe tu lasciassi quel lavoro.»
Eren sembrò spazientirsi, ma io feci finta di nulla e mi misi a sedere sul divano, portandomi le gambe strette al petto.
«È il mio lavoro. E mi fa guadagnare. Non puoi dirmi di lasciarlo.»
«Infatti non pretendo mica che tu lo faccia.» Risposi fredda, ma con una nota acida alla fine.
«Ma se l'hai appena detto!»
«Ho detto che mi piacerebbe.»
«È la stessa cosa!- Va be' senti, lasciamo stare.» Eren chiuse bruscamente l'argomento, portandosi una mano in tasca. «Lo sai che ti amo e non andrei mai a letto con nessuna cliente di quel locale.»
Le ultime parole di Eren mi scossero. Durante quella discussione, non avevo minimamente pensato alle donne con cui Eren aveva sempre a che fare. C'era qualcos altro che non mi dava pace, ma avendo interrotto all'improvviso la conversazione non riuscii ad arrivarci.
«Ora vado, si sta facendo buio.» Abbassò il tono di voce e si chinò per lasciarmi un bacio sulle labbra. «Ti amo.»
«Anch'io...» Sussurrai, guardandolo uscire per lasciarmi sola tra i miei pensieri.
"Meglio mettersi a studiare."
*Spazio Me*
Da qui le cose si faranno più interessanti! O almeno, spero che lo saranno anche per voi, ahah. Risulterò banale, ma amo i drama
🤚🏻😔
*Levi la porta via*
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