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14. Sentimenti mal corrisposti

Mi svegliai a causa del mio cellulare che, assordante, non la smetteva di suonare.
Aprii a fatica gli occhi e a tentoni afferrai il cellulare da sopra il comodino, staccandolo dal caricabatterie. Senza guardare nemmeno chi fosse risposi e lo portai all'orecchio.

«Pronto?»

«...stavi ancora dormendo?» Sentii la voce di Eren dopo un momento di silenzio.

«Mh... No... Sì, forse.» Mugugnai con gli occhi socchiusi e la luce del sole che mi accecava attraverso la finestra.

«La tua voce assonnata è la cosa più carina che abbia mai sentito.» Eren ridacchiò.

Affondai per un istante il volto nel cuscino, cercando di trattenere un sorriso. «Smettila di fare il ruffiano. Cosa c'è?»

«Sono quasi le tredici e pensavo fossi già sveglia.»

«Stasera c'è la festa e poi devo stare da te. Quindi ho dormito di più.» Gli spiegai, mentre ancora assonnata mi poggiavo sui gomiti per tirarmi su.

«Davvero non puoi passare la serata con me? È solo una festa...»

«Scusa ma Reiner non avrebbe mai smesso di tormentarmi se non avessi detto sì. E in ogni caso, non ci starò molto. Inizierà verso le nove e trenta, quindi pensavo di andarmene verso la mezzanotte.»

«Allora ti vengo a prendere a quell'ora, principessa?»  Mi prese in giro sogghignando.

«Ah-ah, spiritoso.» Sbadigliai rumorosamente e lentamente mi alzai. «Sì comunque. Tra poco ti mando l'indirizzo.»

«Non possiamo nemmeno passare il pomeriggio insieme?»

Sospirai. «Deve passare Annie da me per aiutarmi a scegliere cosa indossare. Reiner vuole farci fare amicizia, siccome secondo lui ci somigliamo.» Mi strinsi nelle spalle e uscii da camera mia.

«E va bene... Allora ci vediamo stasera.»

Lo salutai e riattaccai, andando verso la cucina. Trovai Levi finire di pranzare, che mi guardò ancora in pigiama.

«Alla buon'ora. Stasera ti devo accompagnare o venire a prendere?» Cambiò subito argomento, mentre io aprivo il frigo per prendere qualcosa da mangiare.

«No, vai pure al lavoro. Mi accompagnerà una mia compagna. E al ritorno mi verrà a prendere Eren.»

Sembrò turbarsi, ma cercò di nasconderlo e bevve un sorso d'acqua. «Non bere troppo, almeno. E sta lontana da tutti quei mocciosi che invece si ubriacheranno. Io tornerò verso le due dal lavoro, come al solito.»

Mi sedetti a tavola di fronte a lui e feci un respiro profondo. «Mi fermo da Eren, in verità.»

Vidi Levi irrigidirsi. Non volevo mentirgli dicendo che stavo a dormire da Sasha, nonostante ne fossi tentata, ma non avrebbe avuto alcun senso. Non dovevo giustificarmi, specialmente per il fatto di voler passare la notte dal mio ragazzo; oltre al fatto che ormai non ero più una ragazzina e potevo prendere le mie decisioni in modo autonomo.

«Non ti preoccupare. Tornerò per domattina o nel primo pomeriggio.» Aggiunsi, notandolo rabbuiarsi.

Ammetto che vedere Levi struggersi a causa delle sue ansie da fratello maggiore (iper)protettivo mi divertiva e a stento trattenni una risata.

Quando uscì per andare al lavoro io mi ero già lavata, così feci una veloce cena ed aspettai l'arrivo di Annie, che arrivò mezz'ora dopo le otto.

«Scusami, di sicuro non avevi voglia di aiutarmi.»

«Reiner non mi avrebbe comunque lasciata in pace se non l'avessi fatto. L'alternativa se no sarebbe stata aiutarlo con gli ultimi preparativi, quindi preferisco stare qua a frugare nel tuo armadio.» Mi rispose con distacco, iniziando a spostare e guardare i miei abiti.

Nonostante Reiner pensasse che noi due potessimo diventare amiche, non credevo di somigliare molto ad Annie, se non per la nostra apparente freddezza nello sguardo.

Sbuffai buttandomi sul letto a peso morto, riflettendo su qualcosa che mi assillava. «Annie ti posso chiedere un consiglio? Da donna a donna.»

«Non so quanto ti possa esser utile, ma chiedi pure.» Mi tirò una veloce occhiata di sottecchi e riprese a tirare fuori qualche vestito dal mio armadio e buttare tutto sul mio letto.

Feci un respiro profondo. «Metti caso che sei fidanzata e ami il tuo ragazzo, okay? Ma credi... anzi no, sei sicura che tu piaccia anche a qualcun altro. Un tuo amico per esempio, che non vorresti fare soffrire dicendogli che non lo ricambi. Ecco, che faresti? Glielo dici comunque o ignori ciò che prova per te?»

Dopo un momento di silenzio Annie alzò gli occhi a guardarmi con aria stizzita. «Piaci ad Armin?»

«Ma-Ma no!» Mi sollevai a guardarla, sbigottita. «Era solo un esempio ti ho detto!»

Notai ora Annie in soggezione, ma poi riprese col suo lavoro. «Allora chi è? Jean?»

Interdetta, rimasi in silenzio e mi ributtai sul materasso, portandomi un cuscino stretto sul petto.

«Se te lo racconto prometti di non dire nulla a nessuno, in particolare a Jean?»

«Non glielo direi in ogni caso.»

Tre giorni prima
Ero andata in aula studio per rivedere la lezione insieme ad Armin, che però in quel momento era andato in segreteria per qualcosa riguardante il suo piano di studi, così avevo iniziato a prender posto io. Avevo le airpods, dunque non sentivo quasi nulla.
Quando entrai vidi Jean in compagnia di un suo compagno e lo salutai con un cenno, che lui ricambiò poco dopo.
Avevo preso posto a sedere, trovandomi di spalle rispetto a lui, e fermai la musica; stavo per sfilarmi gli auricolari, ma una voce alle mie spalle attirò la mia attenzione.
«Jean? Mi stai ascoltando?»
«Mh? Sì, perché?»
«Da quando è arrivata quella ragazza non mi hai più dato retta.»
Mi fermai dal togliermi gli auricolari e, curiosa, rimasi ad ascoltare facendo finta di nulla.
«Sì che ti stavo ascoltando, stavi parlando di cosa fare per il lavoro di gruppo.»
«Ma non hai ascoltato la mia proposta.» Affermò il compagno con tono indispettito.
Seguì un istante di silenzio ed io aprii il libro, pensando avessero finito.
«Ma che fai, ti sei preso una sbandata per una matricola?»
Sussultai.
«Ma che cazzo dici?!» Sentii un rumore e il ragazzo grugnire: probabimente Jean, rabbioso, gli aveva tirato un pugno o una gomitata. «Potrebbe sentirti coglione!»
«Stiamo mormorando e lei ha le airpods. Non ci sta sentendo.»
Per non dare nell'occhio, dal momento che molto probabilmente mi stavano guardando, continuai a sfogliare il libro e tirai fuori dall'astuccio una matita.
«È la stessa ragazza con cui ti vedo passare spesso del tempo, giusto? Mi hai persino dato buca per questo lavoro la settimana scorsa, perché sei andato ad aiutarla a studiare, no?» Lo sentii ridacchiare.
«E allora?» Jean dal canto suo sembrava sempre più irritato.
«Guarda che non c'è nulla di male se ti piace, basta che non togli tempo allo studio per andarle dietro. Anche se... È molto bella e tu potresti avere qualche chance con lei.»
"Oh be', grazie." pensai con sarcarmo, aspettandomi che Jean rispondesse con uno dei suoi soliti insulti amichevoli rivolti a me, oppure dicendo semplicemente che eravamo solo amici. Mi sarei persino aspettata che dicesse che mi odiava in fondo.
Tuttavia rimase brevemente ammutolito e in un mormorio scostante ma al contempo, pensai, con amarezza, rispose al compagno. «È fidanzata. Fine della storia. Ed ora torniamo a questo lavoro.»
Col cuore in gola, avvertivo la sensazione di faticare a deglutire un boccone troppo grosso. Fu con l'arrivo di Armin che riuscii un minimo a riprendermi, ma non feci altro che pensarci per tutto il tempo.

«Effettivamente notavo Jean strano nell'ultimo periodo. E dalla risposta che aveva dato quando avevi chiesto se potevi invitare anche il tuo ragazzo alla festa, dovevo immaginare che provasse qualcosa per te.»

«Non credo che Reiner voglia organizzare una festa di quel tipo.»

Mi tornarono alla mente le parole di Jean, dette in modo sprezzante, che quel giorno mi avevano turbata molto.

«Che mi consigli allora?»

«Io fossi in te glielo direi e basta.» Annie mi rispose schietta.

«Ma se alla fine si scopre che sono io che ho interpretato male? Insomma, potrebbe anche essere così. Potrei essermi sbagliata io. E in quel caso ci farei solo un'enorme figura di merda.»

Inoltre avevo paura a dirglielo, perché non volevo che il nostro rapporto si rovinasse nel caso in cui i suoi sentimenti per me fossero stati veramente tali. In fin dei conti, mi ero affezionata a Jean e, conoscendo lui e il suo orgoglio, avrebbe iniziato ad evitarmi come la peste.

Annie nel mentre guardava un top con scollo a cuore che mi aveva regalato Hanji per il mio diciottesimo, e provò ad abbinarlo prima ad una gonna e poi ad un paio di jeans.

«L'anno scorso Jean ad una festa si era ubriacato talmente tanto da rivelare a metà facoltà che aveva un paio di boxer di spiderman. E che erano suoi preferiti.»

Ero rimasta talmente perplessa dalle parole di Annie che non riuscii nemmeno a ridere in un primo momento. «Ma perché me lo stai dicendo?»

«Stasera presumo che non sarà da meno. Non credi?»

Tirò fuori dall'armadio un altro paio di jeans a vita medio alta e provò ad abbinare quelli al top, prendendo in seguito un blazer.

«...Aspettare che si ubriachi abbastanza per farlo confessare?»

Annie mi diede finalmente l'abbinamento che mi aveva scelto. «Questo sarà adatto alla festa.»

Osservai cosa aveva abbinato e sorrisi per farle capire che mi piaceva. «Hai buon gusto. Sai Annie, sei molto simpatica. Più di quanto credi tu stessa probabilmente.»

Notai i suoi zigomi tingersi di un lieve rossore e svelta distolse lo sguardo. «Ti ringrazio. Anche tu sei parecchio simpatica.»

Quando mi fui vestita e truccata prendemmo l'auto di Annie e andammo alla festa. Eravamo in anticipo, ma molti stavano già arrivando o erano già arrivati nella dimora che Reiner aveva scelto, e che apparteneva ai genitori del suo migliore amico, nonché coinquilino.

Feci un respiro profondo nel tentativo di calmarmi, siccome avvertivo già il forte desiderio di tornare a casa. Anzi, volevo essere con Eren.

Manco a dirlo che mi arrivò un messaggio da lui e subito aprii la chat.

Eren♡
›non vedo l'ora di vederti stasera... ti chiamo appena arrivo.

Sorrisi inconsciamente e sentii la voce di Armin chiamarci da dentro la dimora.

«Siete arrivate finalmente!» Reiner ci venne incontro e si mise a parlare con Annie, mentre io cercavo di tirare leggermente più sù il mio top. Non l'avevo ancora mai indossato perché essere scollata, anche se di poco, mi metteva fortemente a disagio.

«Stai... Bene vestita così...!» Armin tentava chiaramente di non guardarmi la scollatura ed io sospirai, forzandomi di sorridere.

«L'ha scelto Annie per me. E sì, lo so forse è un po' troppo.» Ritirai il cellulare nella piccola borsa a tracolla.

«Hey Jean, [T/n] è arrivata!» Reiner a gran voce chiamò Jean poco lontano, che subito ci venne incontro.

Incrociai lo sguardo con il suo e, nel momento in cui mi squadrò da cima a fondo, mi voltai dall'altra parte in soggezione, fingendo di guardarmi intorno: le mani mi sudavano e avevo il cuore in gola. Non vedevo solo l'ora che questa festa finisse.

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