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𝐢𝐯. - non è lui

-MA COME E' POSSIBILE?- continuava a ripetere Alex, mentre Heimdall, Lisbeth e Jason rimanevano impassibili.

-NON POSSONO ESSERE RIUSCITI A RIMETTERE A POSTO TUTTO! QUESTO E' TROPPO, PERSINO PER GLI AVENGERS-

La ragazza si accasciò a terra, poggiando la schiena al muro.

Dentro di se, nel suo cuore, era la persona più felice del mondo.

Se davvero Tony, Nat, Steve e gli altri erano riusciti a risolvere l'immenso disastro che Thanos aveva generato, allora Peter...

-No- disse ad alta voce, facendo sobbalzare Jason, che si era seduto accanto a lei.

-Peter è morto. Quill è morto. Mantis e Drax sono morti. Li ho visti. LI HO VISTI CON I MIEI OCCHI. Peter si è disintegrato tra le mie braccia. IO L'HO VISTO MORIRE-

Alex urlò queste ultime parole, riportando alla mente quell'orribile immagine.

-Alex...- disse cautamente Jason, posandole una mano sulla spalla.

-Se Peter e gli altri sono vivi, allora...forse dovresti tornare su Midgard-

Lei annuì, senza dire nulla.

-Si...- mormorò, soffocando un singhiozzo.

-Credo che sia arrivato il momento-

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-In che senso Thor è indisponibile?- sbottò Alex, rivolta a Lady Sif.

Lei si fermò all'improvviso, alzando gli occhi al cielo.

-Tuo zio aveva un lavoro molto urgente da svolgere- rispose.

Alex alzò un sopracciglio.

Riusciva a percepire che Sif non le stava raccontando tutta la verità.

-Ha chiesto a Heimdall di mandare sia te che i fratelli Chase su Midgard. Uno degli Avengers lo ha informato su quello che è successo-

-E cos'è successo, precisamente?- continuò a incalzare Alex.

-Non spetta a me raccontartelo- tagliò corto l'altra, riprendendo a camminare.

Sif aveva accompagnato Alex nel palazzo solo per parlarle in privato.

Ora stavano già ritornando al Bifrost.

-Jason non sembra molto entusiasta di farsi un viaggetto sulla Terra- commentò Alex, notando che il ragazzo continuava a girare in tondo, e sembrava particolarmente nervoso.

-Credo che sia giusto un pò geloso di Peter- rispose Lady Sif, accennando un sorrisino.

Alex si sentì le guance in fiamme.

-Non ti ha mai parlato...di questo argomento?-

Lei scosse la testa.

-Alex, tu sei una ragazza molto intelligente. Credo che abbia capito che Jason non ti considera come una semplice amica-

La ragazza dovette controllarsi per non dire a Sif di chiudere la bocca.

Non sopportava sentire parlare di ragazzi che non fossero Peter.

E ora che tutto sembrava essersi rimesso a posto, non voleva che Jason rovinasse tutto.

Non voleva neanche ferirlo, ovviamente.

Ma avrebbe sicuramente capito, una volta arrivato su Midgard, quanto Alex tenesse a Peter.

O almeno ci sperava.

-Ce l'avete fatta- disse Lisbeth, che invece sembrava felicissima di visitare un nuovo mondo.

Aveva convinto Alex di portare con se qualche altro tipo di abbigliamento, oltre all'armatura. E aveva preparato lei stessa tutto quanto.

Ora, ai suoi piedi, c'erano due valigie di pelle nera.

-E' ora- annunciò Heimdall.

Nei suoi occhi dorati, a volte, si riusciva a vedere uno sprazzo di universo.

Alex salutò un'ultima volta Lady Sif, che indietreggiò.

-Midgard, arriviamo- disse Lisbeth, sorridendo.

Poi, per la seconda volta in quella giornata, i tre furono spediti dall'altra parte dell'Universo in pochi secondi.

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TONY STARK'S POV

-Sei proprio sicura di averlo riferito allo giusto Thor?- chiesi a Nat per la decima volta nel giro di un minuto.

Lei alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

-Si, Tony, anche perché non credo esista un altro THOR FIGLIO DI ODINO nell'Universo- rispose alla fine.

-E allora perché Alex non è ancora qui?-

-Neanche Peter è ancora qui, se è per questo. Gli altri scomparsi si sono rifatti vivi, ma lui...-

-Quello lo affronteremo dopo- l'interruppi io, alzando una mano.

Lei si fermò.

-Tony...- riprese.

-Sai benissimo che l'unico motivo per cui Alex sta venendo qui è Peter. Se non lo dovesse trovare...-

Proprio in quel momento, una luce accecante riempì tutta la stanza.

Ad un tratto, sul balcone accanto a me e Natasha, erano comparsi tre ragazzi.

Il primo, alto e biondo, copriva le altre due figure, come per proteggerle.

Quando si scostò, rividi per la prima volta dopo tanto tempo gli occhi di ghiaccio di Alex.

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ALEX'S POV

Senza dire nulla, Alex corse dentro la grande stanza che si trovava davanti.

Natasha era già in piedi, con un grande sorriso sul volto.

La ragazza le si buttò tra le braccia.

Lei la abbracciò forte, come l'ultima volta che si erano viste.

-Mi sei mancata così tanto Nat...- disse, quando con fatica riuscì a staccarsi da lei.

-Anche tu, Alex- rispose, sistemandolo una ciocca di capelli che le era sfuggita.

Sentì distrattamente che dietro di lei c'erano Jason e Lisbeth.

-Potresti...?-

-Certo, ci penso io- rispose Nat, come leggendole nel pensiero.

Indirizzò i due fratelli verso un'altra stanza, probabilmente verso le loro camere provvisorie.

-Bene bene bene, la mini-Loki è ritornata-

Alex si voltò verso Tony, che se ne stava seduto molto scompostamente su uno dei due divani bianchi.

Notò solamente in quel momento quanto fosse messo male.

Aveva un tutore che gli sosteneva il braccio destro, che sembrava essere quasi completamente carbonizzato.

Anche un lato del volto era percorso da numerose scottature.

Ma, nonostante quello, sulle labbra aveva un grande sorriso.

-Tony...che cosa ti è successo?-

Lui aveva già aperto la bocca, pronto a spiegare, quando l'ascensore della stanza si aprì.

Sia Alex che Tony si voltarono di scatto.

In piedi, a poca distanza da loro, c'era Peter.

Alex si sentì quasi cedere le gambe.

Capì quasi subito, guardando i suoi occhi color nocciola, che c'era qualcosa che non andava.

Abbassando lo sguardo, notò che aveva le mani quasi completamente coperte da numerose fasciature.

E tutta la felicità che si era accumulata dentro di lei in così poco tempo sembrò scivolare via da lei.

Quello non era Peter.

-Peter?- disse, avvicinandosi di un passo a lui.

Da quando era entrato, non aveva detto nulla.

Per un attimo, Alex vide una luce familiare nei suoi occhi, qualcosa che la fece ricredere.

Allungò una mano, che lui seguì con lo sguardo, fino a quando non la posò sulla sua guancia.

Il viso le si rilassò.

Forse quello che aveva davanti era il Peter che lei ricordava.

Capì di essersi sbagliata quando lui le afferrò il polso e la scaraventò dall'altro lato della stanza.

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