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Capitolo 25 |Il ragazzo nuovo|




Inizia a scendere con calma, avevo le gambe che tremavano come fossero gelatina.
In lontananza scorsi una figura slanciata dirigersi a passo svelto verso una direzione ben precisa. Lo riconobbi non appena vidi i capelli corvini.
<Xavier!> dissi a voce fin troppo bassa affinché potesse sentirmi.

Era da qualche giorno che mancava a lezione.
Come di consueto ogni tanto spariva senza lasciare alcuna informazione. Credevo di essere l'unica a cui non diceva nulla delle sue scappatelle ma a quanto pare non era così.

Chiesi diverse volte a Nathaniel e Dimitri ma nemmeno loro seppero darmi risposta.
Erano in qualche modo abituati a questa cosa. Mi spiegarono che molte volte Xavier si assentava senza dire nulla ma questa cosa non durava più di qualche giorno.

Aumentai il passo per raggiungerlo.
Nella fretta il libro mi scivolò dalle mani, cadendo per terra.
Mi abbassai per riprenderlo ma prima ancora che la mia mano si potesse posare su di esso qualcun altro lo aveva già raccolto.

<Dovresti stare più attenta quando scendi le scale>.
La voce era profonda e gradevole, con una nota quasi ironica.
Il suo voleva essere un avvertimento gentile. In realtà ebbi l'impressione che non lo fosse per niente.

Alzai la testa, trovando difronte a me il volto divertito di un ragazzo.
Era indubbiamente bello. Il viso pallido e magro era incorniciato da una folta e spettinata massa di capelli biondo polare, quasi bianchi.
Il fisico magro e slanciato era avvolto nell'uniforme della scuola.
La sua camicia, generosamente sbottonata, lasciava intravedere diversi tatuaggi sul petto pallido.

Al collo indossava sottili catenelle d'argento, le stesse che avvolgevano anche i polsi. Il suo aspetto poteva essere definito per alcuni aspetti "trasandato", ma in realtà era tutto così tremendamente accurato nel suo vestiario.
Sembrava provenire da un altro pianeta.
Sorrideva leggermente, ma non c'era nulla di cortese in quell'espressione. Era quasi come se fosse divertito da me.

<Grazie> dissi, afferrando il libro.
<Figurati> rispose.
Rimase lì, in piedi, immobile, a fissarmi. Mi mise tremendamente a disagio con quel suo mezzo sorriso di finta cortesia.
<Mi chiamo Adrian. Sono nuovo, è il primo giorno qui> mi porse la mano, continuando a sorridere.

<Piacere. Soleil> dissi, ricambiando la stretta.
Ero comunque molto diffidente. Per qualche strano motivo quel ragazzo mi provocava inquietudine.
<Mi hanno parlato di te. Sei la ragazza ibrido giusto?>.

Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. Quella frase mi diede tremendamente fastidio ma all'esterno rimasi comunque impassibile.
<Oh perdonami! Sono stato indelicato. Mi dispiace> pronunciò, con ancora quel lieve sorriso in volto .
Era divertito. Non era per nulla dispiaciuto. Si stava prendendo gioco di me.

<Non fa niente> pronunciai, quasi stizzita.
Se solo avesse smesso di fissarmi in quel modo avrei potuto reagire in maniera diversa. Quella situazione iniziò a darmi particolarmente fastidio.

<I-io ora... devo andare> dissi nervosa.
<Certamente> replicò lui.
Mi girai senza nemmeno salutarlo, a dir la verità non vedevo l'ora di allontanarmi da lui.
<A presto, Soleil>.
Un brivido corse lungo la mia schiena fino ad arrivare alla nuca. C'era altro dietro quelle parole. Suonavano così... minacciose.

Quando arrivai alla fine delle scale mi voltai, notando con piacere che il ragazzo inquietante se ne fosse andato. Quasi sospirai dal sollievo.
<Ce ne fosse uno normale in questa scuola> borbottai indispettita.

<Cosa stai farneticando?>.
Sussultai dallo spavento, tanto che mi feci quasi scappare un urlo.
Provai un grande sollievo non appena riconobbi quegli occhi tagliente.
Di fronte alla mia reazione sorrise, come se fosse divertito ad avermi vista quasi svenire.

<Dovresti seriamente smetterla> dissi, accusandolo.
<Dovrei> replicò, continuando a ghignare divertito.
Quando vide il mio volto serio, ancora provato dal precedente incontro, tornò di ghiaccio.
<Come mai così tesa?> domandò.

<Non lo sono. Sono solo stanca> replicai prontamente <Tu piuttosto, sei sparito. Di nuovo>.
<Già> disse sbrigativo.
<Dove sei stato?> chiesi.
<Avevo degli affari da sbrigare. Non chiedere altro> rispose, duro il come suo solito.

<Che c'è, ti sono mancato?> tornò nuovamente a guardarmi con occhi divertiti.
Roteai gli occhi al cielo. Guarda caso era la prima volta dopo diversi giorni. Precisamente da quando era sparito.
<L'unica cosa che mi manca in questo momento è il mio letto> dissi stanca.

Una scintilla si accese nei suoi occhi.
<Ai suoi ordini angioletto> l'ultima cosa che vidi fu il suo sorrisetto arrogante, dopo di che mi trovai catapulta a testa in giù sulle sue spalle.
<Xavier! Mettimi giù adesso> urlai, provando a tirare pugni sulla sua schiena.

Scalciai come una matta ma venni prontamente ammonita. Smisi quasi subito non appena sentii la sua mano tirarmi uno schiaffo non troppo forte sul sedere.
<Sei un cavernicolo> digrignai tra i denti.

Scoppiò a ridere.
Fu una risata genuina, non mi era mai capitato di sentirlo ridere così di gusto.
Era un suono così bello, sembrava quasi un'altra persona.
<Giuro che appena scendo ti...> venni catapulta su qualcosa di morbido.
Mi trovavo stesa sul mio letto.
Ero talmente impegnata ad insultarlo che mi accorsi solo dopo che eravamo arrivati nella mia camera.

Trovai Xavier su di me, ad un palmo dal mio naso.
<Appena scendi cosa?> sussurrò ghignando.
Non riuscii a respirare. Era davvero troppo vicino.
<Togliti Xavier> cercai di apparire risoluta. In realtà non era quello che volevo.
<Mh, non mi va> prese una ciocca dei miei capelli tra le dita, rigirandola tra di esse.
<Cosa hai fatto in questi giorni?> chiese, continuando a fissarmi.

<Avevo degli affari da sbrigare> dissi, imitando la sua risposta.
<Oh davvero? Di che tipo> il suo tono divenne sempre più profondo.
Abbassò il suo volto sul mio collo, tanto che potei sentire il suo fiato caldo su di esso.
<S-sono affari miei> parlare era diventato più difficile del previsto.

<Non credo proprio> iniziò a lasciare dei baci umidi lungo il mio collo.
Tracciò una linea immaginaria con le sue dita sui miei fianchi coperti.
Mi stava letteralmente trasportando su un altro mondo.
<Xavier, fermati> dissi a stento.
Lo spinsi via da sopra di me riuscendo in qualche modo a riprendermi. Il rossore sulle mie guance era evidente.

<Smettila> sbottai.
<Di fare cosa Soleil?> rispose lui infastidito.
<Di prenderti gioco di me!> scattai verso di lui.
<Sparisci e ricompari come se niente fosse. Qualche giorno fa quasi non volevi baciarmi e ora... tutto questo. Che significa?>.
Vidi il suo volto indurirsi visibilmente. Una risatina amara uscì dalle sue labbra.

<Non volevo baciarti?> pronunciò, come se avessi detto una barzelletta.
Si diresse verso di me a passo lento.
<Piccola e ingenua Soleil. Baciarti è la più casta delle cose che vorrei farti> la voce roca mi provoco i brividi lungo le braccia.
Arrivò ad un palmo dal mio viso. Portò la mano sulla mia nuca, tirando leggermente i miei cappelli all'indietro così che fossimo faccia a faccia.

<Tu non hai la minima idea di cosa mi provochi quando ti vedo. Con quella dannata gonna troppo corta e il capo perennemente chino su qualche stupido libro romantico che solo a te potrebbe piacere. Sto sbagliando tutto con te> sussurrò.

Deglutii a fatica. Il suo profumo mi aveva inondato il cervello.
<Se conoscessi anche un piccola parte dei miei pensieri, la tua mente innocente si macchierebbe rovinosamente>.

<Ne sei così sicuro?> dissi a bassa voce, fissando la sue labbra carnose.
Sentii la presa sui miei capelli stringere leggermente, senza mai farmi male.
<Sicurissimo> disse.
Poi, dopo quella che sembrò un'eternità, mi baciò.

Lo fece con rabbia, passione, lussuria... fu un bacio troppo intenso affinché potessi descriverlo a parole.
Le sue mani che viaggiavano lungo il mio corpo, la sua lingua che lottava con la mia.
In quel momento realizzai che pur non capendo nulla di quello strano rapporto tra me e lui, avrei voluto che non finisse mai.












                                                                         Adrian

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