Capitolo 17 |Attrazione letale|
Inghiotti rumorosamente la saliva accumulata in quel lasso di tempo.
Scostai immediatamente lo sguardo dalla figura di Xavier al mio foglio, ancora per metà immacolato.
Potevo percepire il suo ghigno divertito, i suoi occhi penetrati su di me.
Avanzò lentamente con le mani nelle tasche, e mi passò vicino, lasciando la scia del suo profumo speziato.
Inalai a pieni polmoni quel profumo così virile. Quel profumo che non sentivo da ben tre settimane.
Si andò a sedere esattamente dietro di me.
Drizzai la schiena e mi misi composta, sentendomi immediatamente in soggezione sotto il suo sguardo scrutatore.
Tra tutti gli studenti di questa scuola proprio lui mi doveva capitare.
Cercai di focalizzarmi sul mio tema, tornando nuovamente a scrivere ma con meno enfasi di prima.
Gli unici rumori presenti nell'aula erano le punte delle nostre matite che scrivevano abilmente sui fogli.
Dopo varie imprecazioni mentali e la costante sensazione degli occhi di Xavier puntati addosso, riuscii a svolgere quel compito.
Rilessi mentalmente le parole che avevo scritto, aggiustando qualche imprecisione.
Improvvisamente, proprio nel momento in cui stavo correggendo una parola, qualcuno battè il piede contro una delle gambe della sedia, facendomi balzare in avanti.
La matita si mosse di scatto, andando così a scarabocchiare il foglio.
Inspirai profondamente per il nervoso, stringendo forte la matita tra le dita.
Cancellai energicamente il solco nero, ovviamente senza ottenere chissà quali risultati.
Il tratto era troppo marcato.
Tornai a scrivere, stando ben attenta a non causare ulteriori danni.
Altra pedata.
Altro scarabocchio. Altro solco impossibile da rimuovere.
Altro giramento di coglioni.
Lo sta decisamente facendo a posta.
Mi girai imbestialita verso di lui, con la matita stretta in pugno.
<Finiscila> sibilai.
Lo trovai già intento a fissarmi, con quel solito sorrisetto che avrei voluto cucire con la stessa matita che avevo tra le mani.
<Di fare?> sussurrò alzando un sopracciglio.
Strinsi maggiormente la matita <Di rompere le palle>.
Mi guardò divertito, mordendosi il labbro inferiore per sopprimere un'altro ghigno.
<Dopo tre settimane che non mi rivolgi la parola la prima cosa che mi dici è questa?> incrociò le braccia <Un pò scortese>.
Qualcuno mi trattenga dal prenderlo a schiaffi.
<Un pò scortese?> ripetei <Ti sei chiesto per caso il perché?>.
<Il perché del tuo mutismo selettivo? Beh semplice-> poggiò le braccia muscolose sul banco e si avvicinò al mio viso <Oltre ad essere scortese sei anche un po' permalosa>.
Ora lo picchio.
<Non mi pare di essere stata l'unica a darmi al "mutismo selettivo"> assottigliai gli occhi <Cos'è? Anche tu sei permaloso o eri troppo impegnato a stare dietro ad Amara?>.
Lanciai la bomba.
<Non mi dire. Sei gelosa> disse.
<Huh? Gelosa io? Ma fammi il favore>.
<La mia non era una domanda> continuò presuntuoso.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
<Senti, vaffanculo.> conclusi, girandomi di nuovo verso il mio banco e tirando la sedia il più lontano possibile da lui.
Neanche dieci minuti che ci parlavo e già aveva tirato fuori tutta la mia grazia ed eleganza.
Sentii dietro di me la sedia strisciare con forza, provocando un rumore fastidiosamente stridulo.
La mia sedia venne poi spostata di lato, così che mi trovassi esattamente di fronte a Xavier.
Aveva una mano poggiata sul banco e con l'altra teneva ancora stretto lo schienale della sedia di legno.
Si piegò così che fosse più vicino al mio viso.
<Sai, non mi era mancata per niente questa bocca impertinente> sussurrò guardandomi famelico.
<Però ti è piaciuto baciarla questa bocca impertinente> affermai decisa.
Colpito e affondato.
<Non sai quanto> sussurrò, spostando lo sguardo sulle mie labbra e leccandosi le sue.
Respira Soleil.
Ogni volta che credevo di poterlo di zittire e riuscire ad avere l'ultima parola, lui puntualmente capovolgeva a suo piacimento la situazione.
E lo sapeva.
Sapeva di riuscire ad esercitare un certo potere e questa cosa gli piaceva parecchio.
Mi immobilizzai sulla sedia, con il suo viso sempre più vicino.
<Cosa vuoi da me Xavier?> sussurrai.
<Cosa voglio da te?> ripetè avvicinandosi <Chissà>.
Spalancai di poco gli occhi.
La sua voce, il suo profumo e le sue parole erano un mix a dir poco letale per me in quel momento.
Il mio cuore battè impazzito, come quella volta che scappai dall'istituto, ma questa era una sensazione ben differente.
<Non averti intorno durante queste settimane è stato più... fastidioso del previsto. Limitarmi a doverti guardare è stato-> si avvicinò al mio orecchio <-straziante>.
Tornò di nuovo a fissarmi negli occhi <Non sai quante volte avrei voluto baciarti lì di fronte a tutti, così che quei bastardi capissero che non devono neanche posare gli occhi su di te. Ma mi sono trattenuto, perché altrimenti non mi sarei più fermato> inspirò sommessamente <Sei orgogliosa e testarda come poche cose su questo mondo. Pur di fare la sostenuta per ciò che è successo non mi hai parlato per settimane> concluse.
Passò lo sguardo nuovamente sulle mie labbra <E anche in questo momento ho una gran voglia di baciarti>.
Guardai a mia volta le sue labbra carnose, inalando più aria possibile per cercare di non svenire per la vicinanza.
<E poi dovrei nuovamente sentirmi dire che non sono nessuno per te?> sussurrai amareggiata.
Lo sentii sospirare pesantemente <Non fare la bambina. Ero nervoso in quel momento.> continuò <Ciò non vuol dire che non abbia detto ciò che penso . Un bacio non fa di noi una coppia. Tu vuoi il principe azzurro, ma io non sono niente di tutto ciò Soleil>.
Non sono niente di tutto ciò
Lo aveva detto, era stato chiarissimo.
Lui non voleva la classica storiella d'amore delle favole. Per lui quelle cose erano frivolezze, qualcosa di inconsistente ed utili quanto il nulla cosmico.
Non era il tipo da relazioni, lui aveva solo "passatempi".
Passatempi di cui prima o poi si sarebbe stufato.
Per questo non voleva avere alcun legame o confidare i suoi fatti personali con me.
Per lui quella era un'intimità che andava oltre il semplice passatempo.
Voleva che rimanessimo due individui distinti e separati, senza alcuna affinità che ci unisse.
Era soltanto una questione di attrazione fisica tra di noi.
Ma per me purtroppo non lo era.
<Smettila> disse improvvisamente.
Lo guardai interrogativa.
<Smettila di fare andare a mille quella testa dura. Finisci sempre per creare versioni tutte tue>.
<Xavier...> sospirai esausta da quella situazione <ho bisogno di saperlo. Che cosa vuoi da me?>.
Mi guardò intensamente, consumandomi con gli occhi.
Portò una mano tra i miei capelli, tirandoli leggermente verso il basso così da inclinare la mia testa.
<Non lo so..> sussurrò.
Si avvicinò e iniziò a tracciare con la punta del naso una linea immaginaria lungo il mio collo scoperto.
Mi aggrappai con una mano al bordo del banco, lasciandomi trasportare da quella sensazione paradisiaca.
Iniziò a lasciare piccoli baci umidi sul mio collo, mandando il mio cervello in tilt.
<So solo che se mi ignori per un'altra settimana mi incazzo come una belva> sussurrò minaccioso, continuando a torturare il mio collo <Per quanto io ci provi, non riesco a starti lontano>.
Probabilmente mi stavo facendo del male da sola.
Andando avanti così sarei stata ulteriormente male per i suoi atteggiamenti da stronzo menefreghista.
Eppure, nonostante fosse sbagliato, in quel momento mi sembrò così giusto fare quell'errore.
Portò entrambe le mani sul mio viso, e mi fissò intensamente con quegli occhi che non nego di aver sognato varie volte.
Così limpidi ma così misteriosi.
Poi, nel momento esatto in cui le nostre labbra si scontrarono vogliose, tutto intorno a me si azzerò.
Poggiai le mie mani sul suo largo petto, assaporando ogni centimetro delle sue labbra.
Poche volte nella vita ebbi sensazioni talmente forti da destabilizzarmi completamente. Forse l'unica fu quando mutai per la prima volta, manifestando il mio potere.
Ma nessuna fu tanto destabilizzante quanto la sensazione che provavo baciando Xavier.
E non perché la mia vita tutto sommato fosse stata fino ad allora pressoché monotona.
Avrei potuto sperimentare altre mille cose, ma nessuna sarebbe stata all'altezza di quel bacio.
Erano fuochi d'artificio.
Adrenalina allo stato puro.
Mi sentii viva, così tanto che quasi pensai che fino ad allora non lo fossi mai stata davvero.
Fece scendere le sue mani lungo la mia vita, sollevandomi dalla sedia e poggiandomi sul banco.
Si posizionò proprio in mezzo alle mie gambe, portando una mano sulla parte bassa della mia schiena e una sulla nuca, tirandomi più vicina a se.
Fu un bacio passionale, quasi violento.
Mi baciò con desiderio e ardore, bisognoso del maggiore contatto possibile.
Quelle settimane erano state nient'altro che un incentivo a desiderarci maggiormente.
La percepivo quella strana chimica tra di noi.
Quell'attrazione irragionevole che c'è tra due persone. La stessa che ti inibisce e che non puoi evitare in alcun modo.
Eppure, io sapevo che quello che sentivo dentro di me non era semplice attrazione fisica. C'era qualcosa di più.
Non riuscii a capire bene cosa, ma era un sentimento tanto bello quanto deleterio.
Ci staccammo dal bacio, respirando profondamente per il bisogno di ossigeno.
<Sto sbagliando tutto con te Soleil> sussurrò <Questo non doveva succedere> concluse con tono cupo.
<Perché?> abbassai il capo, distogliendo gli occhi da lui <Perché mi fai tutto questo?>.
Piccole gocce limpide appannarono i miei occhi, minacciando di uscire e bagnare il mio viso.
Lo sentii respirare pesantemente, sembrava essere in conflitto con se stesso.
Percepii due labbra posarsi sulla mia fronte, lasciando un lieve bacio su di essa.
<Mi odierai angioletto>.
E con quelle ultime tre parole, si allontanò da me e uscì dalla classe, sparendo dalla mia visuale.
Mi odierai angioletto.
Quella non era era una minaccia, né tantomeno una frase scontrosa detta tanto per dire.
L'aveva detto come se prima o poi sarebbe successo davvero, con un tono di profondo rammarico.
Come se lui non lo volesse, ma in qualche modo sarebbe successo comunque.
Portai le mani al viso frustrata. Quel ragazzo era un'enigma impossibile da risolvere.
Più sei vicino alla soluzione, più sembra che quest'ultima ti sfugga.
Più cerco di capirti e più tu mi sfuggi.
Guardai l'ora sull'orologio, rendendomi effettivamente conto che le ore di punizione erano giunte al termine.
Scesi dal banco e presi pigramente le mie cose, iniziando ad avanzare verso l'ufficio del professore.
Trovai la sua scrivania vuota. Del professore non c'era alcuna traccia.
Lasciai il mio tema sulla sua scrivania, posandolo su un pila di libri così che potesse subito vederlo e finalmente uscii da quel luogo diventato così asfissiante.
Quando fui nel corridoio, mi guardai intorno, nella speranza che lui potesse essere ancora lì.
Ma niente.
Le uniche entità presenti in quel corridoio eravamo io e i miei pensieri.
Pensieri con i quali già sapevo che avrei fatto i conti quella notte.
Arrivai velocemente nel dormitorio femminile, passando dalla sala comune.
Lì come al solito alcune mi squadrarono da capo a piedi, ancora non abituate alla mia presenza in quella scuola.
Altre invece erano ormai indifferenti, il che andava più che bene.
Entrai frettolosamente in camera, buttando la mia borsa sul letto e iniziando a togliermi i vestiti alla rinfusa.
Non appena la vasca fu piena mi immersi completamente.
Imposi alla mia testa di smetterla di pensare a lui, a ciò che era successo, ai suoi baci, alla sua voce...
Ma ovviamente fu tutto inutile.
Mi lascia cullare dal tepore dell'acqua e dal ricordo dei suoi baci.
Il vapore creatosi intorno a me mi avvolse, riuscendo ad annebbiare persino i miei pensieri e trascinandomi un meraviglioso stato di quiete.
~ ~ ~ ~
Aprii di scatto gli occhi, guardandomi intorno confusa.
<Dove sono?>.
Tutto attorno a me era nero, vuoto e spoglio. Era quasi come se mancasse anche l'ossigeno in quel posto.
L'unica cosa che vedevo di fronte a me era il buio più totale.
Feci un passo e mi accorsi che ero scalza. Fu allora che mi accorsi di ciò stavo indossando.
Ad avvolgere il mio corpo c'era un stramba tunica bianco latte, che andava a coprirmi gambe e braccia.
Il tessuto era morbido e avvolgente, come se stessi indossando una nuvola.
Disegnata al centro della tunica, ricamata con fili d'oro c'era una rosa.
<Soleil>.
Ancora quella voce.
<Chi sei?> urlai.
<Non importa chi sono io> la voce si fece sempre più vicina.
Mi girai intorno come una pazza, cercando di capire da dove provenisse quella voce.
<L'importante è scoprire chi sei tu>.
La voce si fece ancora più vicina.
Improvvisamente, la rosa sul mio petto iniziò a brillare.
Forti fasci di luce uscirono dai petali, propagandosi nello spazio intorno a me.
Mano a mano la luce si intensificò sempre di più, arrivando quasi ad accecarmi.
<Finalmente è giunto il momento>.
Ma questa volta la voce non fu più vicina a me.
La voce era dentro di me.
~ ~ ~ ~
Mi svegliai di soprassalto, smuovendo violentemente l'acqua e bagnando tutto il pavimento.
L'acqua era ormai diventata fredda e dalla piccola finestra presente nel bagno capii che il sole era già calato da un pezzo.
Che cos'era quel sogno?
Quello però non era un semplice sogno.
Sembrava così reale che ancora avevo il batticuore al solo pensiero.
E poi quella voce... era la stessa di quel pomeriggio.
"L'importante è scoprire chi sei tu"
"Finalmente è giunto il momento"
Cosa intendeva dire con queste frasi?
E quella rosa luminosa l'avevo già vista da qualche parte.
All'improvviso mi ricordai del libro nella mia borsa.
Mi vestii velocemente e uscii dal bagno, ma qualcosa poggiato ai piedi della porta mi fece inciampare per terra.
<Accidenti!> sbottai, massaggiandomi la parte dolente della caviglia.
Ogni tanto l'influenza di Dusha si impossessava di me.
Cercai la causa del mio quasi infortunio, trovando poco più lontano da me quello che aveva tutta l'aria di essere un libro.
Lo presi tra le mani e strofinai la copertina familiare.
Quasi mi venne un colpo non appena lessi il titolo.
<Virtutis Arcane...> .
Era lo stesso libro che avevo preso in biblioteca e che avevo abbandonato sul pavimento.
Come ci è arrivato fin qui?
Mi guardai intorno, alla ricerca di un possibile intruso.
Tutto sembrava essere al suo posto, tranne per un particolare... la finestra era aperta.
Ero più che sicura che quando entrai in camera fosse chiusa.
Qualcuno era sicuramente entrato in camera mia mentre ero dormiente nella vasca.
Qualcuno... o qualcosa.
Al solo pensiero venni invasa da un brivido di terrore.
Sarebbe potuto succedermi di tutto.
Mi alzai frettolosamente da terra e andai a chiudere la finestra, assicurandomi che fosse ben bloccata.
Posai il libro sulla scrivania, ancora scossa da quella situazione al pari di un film horror.
Poi mi ricordai del mio intento originario e dimenticai per un attimo quel macabro avvenimento.
Andai a sedermi sul letto e accesi la lampada su comodino. Sfilai il libro dalla borsa e lo spolverai leggermente con le dita.
Quando lo aprii rimasi stupita nel costatare che in realtà non fosse un libro, bensì un diario.
La scrittura era allungata, sottile ed elegante... era una scrittura d'altri tempi.
Percepii una connessione con quel diario. Una piccola parte del mio essere avvertì una specie di legame con quel piccolo scrigno di parole.
Chiusi il diario e tornai nuovamente ad analizzare la scritta in rilievo.
Presi la lampada e la puntai su di essa, per avere maggiore chiarezza.
<Proprietà di...> assottigliai gli occhi per mettere a fuoco la parola, riuscendo finalmente a capire cosa ci fosse scritto.
Il respiro si bloccò.
Il mio corpo perse ogni mobilità, riuscii solo a percepire mille brividi far tremare persino le mie vene.
<Mysteria...>.
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