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Piccola cosa che mi è venuta in mente ascoltando questa canzone. Commentate se volete cose simili a questa!
( piccolo avviso: questa qui è una AU, riferita sempre a Dragon Ball. Niente ship, forse una platonica Freerost, ma non sperateci troppo. Contiene scene di violenza, relazione tossica e suicidio. Siete stati avvertiti, eh!)
Si trovava da solo, in un bosco di fiori di ciliegio, appena fioriti. Camminava tranquillo, ma non aveva una meta precisa. Si fermò e si sedette sull'erba fresca, chiudendo gli occhi. Amava quel posto, così tranquillo e misterioso, poiché riusciva sempre a placare la sua voglia di perdere la testa, o di voler sprofondare da tutti i suoi problemi. Questa volta, però, ne aveva uno veramente grosso...
Si erano conosciuti in una festa, lui, seduto sul suo trono, impassibile a ogni forma di divertimento dei partecipanti, e lui, un altro icejin, dalla carnagione marroncina, occhi di un rosso scuro, e una divisa nera. Legarono molto quella sera, e entrambi sentivano un'emozione mai provata prima, o perlomeno, uno dei due. Erano vicini, forse anche troppo, le loro code, una grigia e l'altra di un marrone scuro, si sfioravano appena. A fare la prima mossa fu il marrone, più alto di qualche centimetro del blu, che lo prese per la schiena facendogli perdere l'equilibrio, baciandolo appassionatamente sulle labbra.
I sentimenti che provavano, in realtà, non erano ricambiati, poiché l'intento del marrone era quello di conquistare il suo cuore, ma di ucciderlo molto lentamente, caduto oramai nella sua trappola. Il blu, invece, ancora molto giovane e poco esperto, avendo creduto che fosse vero amore per entrambi, iniziò a fare qualsiasi cosa per compiacerlo, nonostante una parte di lui continuasse a dirgli che era sbagliato.
Il marrone non era altro che un ricattatore, responsabile di molte guerre, ma non finì mai nei guai, perchè grazie al suo fascino manipolatore riusciva sempre ad incolpare gli altri al posto suo.
L'icejin giovane lo venne a sapere quando era troppo tardi, ma non esitò ugualmente a chiedergli il motivo di questo suo gesto. Aveva fatto scoppiare una guerra, e stava mandando il suo amante a risolvere tutto.
-Ma come? - disse innocentemente il marrone grattandosi la nuca. Erano entrambi in una stanza buia, e le sue biogemme, di un rosso scuro, esattamente come quello dei suoi occhi, risplendeva con la poca luce che vi filtrava. - Sei un ingrato, sappi che io lo sto solamente facendo per te: se vuoi costruirti un impero, devi anche saper oscurare la verità per fare posto ai tuoi obiettivi. E tu vuoi essere un'imperatore potente, non è vero? E allora, dimostrami di che cosa sei capace!-
Iniziò così a combattere, inspirato dalle sue parole, ormai convinto di fare la cosa giusta. Divenne un'eroe, ma si sentiva sempre a disagio quando veniva lodato come tale, visto che non era nella sua natura essere "buono". Ma continuava e resisteva, perchè non voleva ferire l'unica persona che gli era rimasta accanto, e rovinare così la loro relazione.
Il suo subconscio gli diceva che il loro era un amore malato, ma lui, per quanto lo sapesse, non voleva dargli ascolto, suo malgrado, mentre veniva lentamente trascinato nella sua rovina. E quando i suoi affari non andavano bene, il suo partener lo violentava, ripetendogli che era un fallito e che doveva impegnarsi di più. Lui lo lasciava fare, ancora innamorato di lui, ancora troppo debole per potervisi ribellare ai suoi ordini. Lui era la bestia, e lui il padrone, che quando era riconoscente lo premiava, e quando era arrabbiato lo frustava.
Diversi anni dopo, venne reclutato per un torneo con un altro Universo, molto simile al suo, e con giustamente una certa somma di denaro come premio. Lui ci andò, malvolentieri, ma lo fece lo stesso, un po' per far felice il suo compagno, e un po' per staccarsi da lui e riprendersi in mano i redini della sua vita. Il marrone, però, lo seguì, nascondendosi tra gli spalti, agitando così il blu, e facendolo miseramente perdere, umiliato e deriso da tutti. Voleva salvarsi, rivelando cosa ci fosse dietro il suo lato magnanimo, dando la colpa a sé stesso, e facendolo finire nei guai con la legge più di quanto non lo era prima.
Divenne un ricercato, un criminale a piede libero, e ogni giorno si nascondeva nelle tenebre, sperando di non essere trovato da nessuno, e, se non era la Pattuglia Galattica, dal fidanzato, che lo maltrattava ancora più di prima, abusando sessualmente del suo corpo. I suoi pianti, le sue grida, non servivano a nulla, ormai; era in un labirinto, senza uscita, e con la sensazione di avere sempre qualcuno alle calcagna, pronto a prenderlo e a fargli del male.
Venne sì scoperto, da uno dei membri di quel torneo, per poterlo invitare, in uno più grande, e più importante del precedente, stavolta con molti più Universi. Ci andò, come l'altra volta, ma solo per ricostruirsi tutta la dignità perduta, con una vaga speranza di essere ricalcolato e riamato da qualcuno.
La competizione cominciò, e tutti i partecipanti erano impegnati a combattere per la sopravvivenza propria e della loro patria. Mentre passeggiava, incontrò un suo simile, un'icejin albino, dalle biogemme viola e degli occhi rossi e spietati, ma attraenti...come quelli del suo compagno. Strinsero un'alleanza, pur sapendo, in cuor suo, che si sarebbe fatto fregare nuovamente, manipolato pure da lui.
Non aveva tutti i torti: venne buttato fuori, proprio da lui, sentendosi ancora più fallito di prima. Voleva mettere fine alle sue sofferenze, e fingendosi arrabbiato per il modo in cui lo aveva trattato, scagliò un raggio letale nella sua direzione, per poi essere cancellato. Solo l'albino vide il suo sorriso finale, soltanto lui aveva capito della sofferenza che regnava nel suo animo. Il blu non sentiva di odiarlo veramente, anzi, ne era riconoscente, poiché avrebbe finalmente smesso di soffrire. Era nato sfortunato, e di certo non poteva sapere che sarebbe stato resuscitato, assieme agli altri membri della sua squadra, e poter far ricominciare da zero i suoi tormenti.
Due anni dopo, rieccolo lì, in mezzo alla strada, ricercato dalla polizia, come se niente di particolare fosse successo finora. Non voleva più scappare, fatto sta che si alzò, e come se le sue gambe lo avessero intuito sin da subito, iniziò a camminare, lentamente, fino all'inizio del vicolo, dove risplendeva la luce, per essere finalmente giustiziato.
Sentiva il suono delle sirene più vicino, un ampio sorriso si formò sul suo volto, adesso sembrava non soffrire più...Era ormai la fine, per lui, ma non se ne lamentò, pronto a qualsiasi cosa, aspettando pazientemente la sua fine, nelle mani del bene.
Qualcosa, anzi, qualcuno, lo afferrò, scaraventandolo verso l'alto, con l'occhio attento dei passanti. Era lui, l'icejin marrone, che lo aveva inseguito per tutto questo tempo, pronto, come un sicario, di ucciderlo con le sue mani. Lo tempestò di pugni, ferendolo ancora più di quanto già non lo fosse, soddisfatto come non mai. La rabbia pervase il blu, ed era un'ira mai provata prima d'ora. Voleva fargliela pagare per tutto quello che gli aveva fatto passare, mentre uno strano pizzicorio sulla schiena cominciava a farsi sentire...
Si trasformò, il corpo divenne interamente celeste, le biogemme che risplendevano come pietre preziose. Non aveva tempo, se lo sentiva, ma decise di chiamare quella nuova forma "Diamond" per la notevole somiglianza con i diamanti. Iniziarono a fronteggiarsi, in un duello all'ultimo sangue, tra lo stupore e il timore della gente che li osservava da lontano. Attratti da quella forza misteriosamente forte, arrivarono con il teletrasporto dei sayan quali erano alleati del blu durante il torneo: due ragazze e un ragazzo. Una di loro, la più spavalda dei tre, voleva intervenire per finire il conflitto, ma l'altra, la più timida e saggia, la fermò, mentre il giovane osservava i due combattenti, scioccato nell'avervi riconosciuto l'essere che tanto odiava e a cui vi si era impegnato per catturarlo.
Il blu stava scaricando tutto il suo dolore sull'ex, sorpreso di quanto malauguratamente forte fosse diventato il giovane icejin. Quest'ultimo, finalmente felice di essersi liberato di tutto quel peso, lo lasciò andare, annullando la trasformazione, mentre una lacrima percorse il suo viso. Non era finita, non ancora, ma non gliene importava più. Sentiva i ragazzi gridargli di fare più attenzione, ma lui rimase lì fermo, sospeso nell'aria, in una posizione piuttosto serena. Altrettanto sereno rimase quando una sfera mortale, scagliatasi dal marrone, lo colpì, disintegrando diverse parti del suo corpo, e facendolo precipitare e sfracellarsi nel suolo.
Ma non era ancora morto: era appoggiato su un muro, ricoperto interamente del suo stesso sangue, ma non aveva più alcuna importanza, almeno per lui. Il dolore, dopotutto, era una cosa a cui era abituato...
A fargli ombra, fu l'immagine dell'icejin vittorioso, pronto a ucciderlo. A quanto pare lui era l'unica cosa che doveva vedere prima di farla finita. Guardandosi attorno, vide tre figure volare nella sua direzione: erano i tre sayan, che lo stavano raggiungendo in suo soccorso. Sorrise, per l'ultima volta, mentre si puntava l'indice della mano destra sulla tempia, caricando un raggio laser che lo uccise in un istante, proprio come la pallottola di una pistola.
Si risvegliò, ma stavolta in un posto diverso dal buio corridoio in cui si trovava, grattandosi il capo, perplesso. Il suo braccio toccò qualcosa, e sorpreso, andò a palpare con il tatto la superficie di esso. Aveva una forma circolare. Si alzò dall'erba, allontanandosi da sotto l'albero di ciliegio su cui stava dormendo poco fa. Trovò un fiumiciattolo, di lì a pochi passi, e decise di specchiarsi. Nel suo riflesso, si accorse stupito che aveva in testa un'aureola, proprio come quella dell'albino. Realizzò di essere morto, ma non era triste, anzi, era finalmente in pace con sé stesso, in uno dei luoghi che più amava, riconosciuto e chiamato a sé dal Paradiso.
1600 parole.
La mia sanità mentale dopo questo:
Ciao!
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