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4 - primi esperimenti

Kasai aprì la porta dell'aula nella quale aveva appena svolto l'esame di statistica, uscendo poi dall'edificio universitario. L'esame, purtroppo, non era andato troppo bene e il ragazzo ne rimase molto deluso, infatti, appena fuori dall'Università, si sistemò in un angolo tranquillo del campus e portò l'orologio di Jikan all'orecchio, concentrandosi sul suono delle esili lancette che segnavano le ore.

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Hikari stava con la testa china sul suo banco, scrivendo informazioni sulla materia a raffica sul foglio in risposta a tutte le domande. La ragazza era ancora scossa e confusa dall'avvenimento di un paio di giorni prima ma era comunque riuscita a studiare in modo esaustivo tutte le pagine del libro e degli appunti in modo da superare brillantemente quel test. Quando finalmente ebbe finito, si alzò rapidamente dalla sedia e andò alla cattedra del professore con passi sicuri e convinti, lasciando cadere il foglio protocollo con le risposte alle domande sulla pila dei test già consegnati. Il foglio in questione iniziò dunque a fluttuare finchè esso non si fermò, così come tutti e tutto nella stanza, eccetto la ragazza.
"DI NUOVO?!?! NO IO NON CI CREDO!" pensò Hikari fissando il foglio sospeso a mezz'aria con confusione, finchè non perse i sensi e svenne.

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«non pensavo che avresti già avuto bisogno del mio aiuto, Kasai. Allora, qual'è il problema?»
«ecco... Non ho avuto il tempo di studiare bene per l'esame di oggi e pensavo che avresti potuto mandare indietro di un'oretta per farmi rifare il test...» Jikan sospirò e iniziò a fluttuare in aria a circa venti centimetri dal suolo sotto lo sguardo attento del ragazzo che la guardava ammirato. La Dea unii le gambe e tese le braccia davanti a se chiudendo gli occhi. "Mi dispiace" pensò lei. "Mi dispiace tanto..."

«Emit emit sruoh eno fo kcab og emit emit»

la formula venne pronunciata da Jikan e intorno a lei dei cerchi concentrici di luce frammentata si formarono. A quel punto gli occhi della ragazza si aprirono e le sfumature gialle si illuminarono di una luce intensa e accecante e le lancette collegate alle sue pupille iniziarono a girare sempre più velocemente, così come i frammenti di luce che giravano intorno alla dea dalla pelle cadaverica.
«NAKIJ» urlò per poi spostare velocemente le sue braccia tese perpendicolari al suo corpo una a destra e l'altra a sinistra, così facendo  i cerchi e i frammenti di luce partirono tutti intorno a lei e velocemente sparirono dalla vista di Kasai, che guardava tutto a occhi sgranati.
Dopo tutto ciò, una luce immensa si diffuse in tutto l'universo e, al dissolversi di questa, Kasai non trovò più Jikan, ma tutto l'universo era invece stato sbloccato.
"Che figata..." Pensò il ragazzo dai capelli rossi ammirato dalla potenza della Dea, alzandosi in piedi ancora scioccato e con una punta di sgomento mista a esaltazione nei suoi occhi azzurri come il cielo dove un corvo nero come la pece stava volando proprio a qualche metro sopra la sua testa, passando tuttavia inosservato.

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"E così è questo il tuo giochetto eh? Jikan... Devo ammettere che i tuoi modi per ripagare i debiti sono sempre piuttosto creativi, mi lasciano sempre piacevolmente sorpresa... Però, ingannare un povero umano e esporsi a un rischio così grande, mi sorprendo del tuo coraggio. Ma sei sempre stata molto coraggiosa, anche quando eri in vita... Che dire, ti ho sempre molto ammirata. Tuttavia, per quanto tu possa essere coraggiosa, alla fine a me hai dovuto cedere, che peccato! La paura di sparire per sempre per mano mia ti tormenta, eh? Preferisci morire consumata da mani umane imprudenti piuttosto che cedere a me... Patetica. Beh, staremo a vedere cos'altro ti inventerai per estorcermi un anno in più di esistenza, chissà se riuscirai a convincermi anche la prossima volta... Ma ti avviso ragazza cara, un altro sgarro nei miei confronti e sei spacciata, bambinetta imprudente che non sei altro..."

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Jikan cadde a peso morto sulle travi del vecchio pontile in ginocchio, e guardò verso lo specchio d'acqua offuscato da una piccola nebbiolina di vapore acqueo, iniziando a piangere calde lacrime di disperazione.
"Perdonatemi... Mi dispiace... I-io..." La Dea guardò, con gli occhi intrisi di lacrime, il suo piccolo orologio d'argento, finchè le sue lancette scoccarono il mezzogiorno e una piccola e luccicante gocciolina d'acqua evaporò proprio sotto lo sguardo già affranto di Jikan.
«PERCHÉ?! PERCHÉ?!» urlò lei con disperazione infinita, sbattendo i pugni sulle travi ammuffite del pontile, le quali si fratturarono nuovamente.
"Non volevo, ma ho dovuto!!! Come farò poi? Cosa mi inventerò ancora? Un genocidio?!?!?! A questo punto mi sono macchiata le mani di così tanto sangue che estirpare una specie intera di esseri viventi da un pianeta non cambierebbe proprio nulla della mia situazione!!" Jikan, ancora singhiozzando, si alzò in piedi e si asciugò le lacrime. La ragazza si girò poi e camminò fino a un grazioso e esile cancelletto con una ringhiera argentata al suo seguito, ci si appoggiò con i gomiti e guardò avanti a se, il nulla. Il posto dove le anime rifiutate vagavano libere, nel vuoto più assoluto.
"Chissà se un giorno sarò tra voi..." Si domandò la giovane Jikan, lasciando scivolare l'ultima lacrima sulla sua guancia, abbassando il capo a mo' di sconfitta.
"Togliamo anche il 'chissà se', non riuscirò a resistere in eterno... L'eterno non esiste."

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«Papà!» urlò Hikari sbattendo la porta e richiamando l'attenzione di Tatsuko che guardava con dolcezza la minuta figlia.
«oggi è successo di nuovo!» urlò con preoccupazione mista a rabbia ed ansia la corvina gettando il suo zaino per terra con noncuranza assoluta.
«cosa è successo di nuovo?» domandò l'uomo con confusione.
«il tempo si è fermato ancora, come due giorni fa! Stavo facendo cadere il foglio con le mie risposte complete sul tavolo ma il foglio si è fermato a mezz'aria, poi sono svenuta e subito dopo mi sono ritrovata davanti alla cattedra con il test ancora tutto da fare!» Tatsuko guardò la figlia con un sorriso di apprensione, con una nota di leggera preoccupazione negli occhi.
«pensavo che avevamo finito con quella storia» disse lui con un tono di innocente rimprovero.
«ma papà! È tutto vero!»
«te l'ho detto, stai studiando troppo e dormi troppo poco, devi riposarti, non studiare tutto il giorno!»
«ma-»
«niente "ma", io lo sto facendo per il tuo bene, alla fine di questa sessione voglio che tu smetta di studiare per minimo una settimana!» la ragazza annuí sapendo di non poter andare contro il volere di suo padre e se ne andò nella sua camera, sotto lo sguardo preoccupato di Tatsuko.
"Forse sono pazza davvero..." Pensò Hikari chiudendosi nella sua stanza e ricominciando a studiare, non avendo altro da fare.

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