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Capitolo 4

Buongiorno pianeta Terra. Buongiorno me stesso, buongiorno, anche se dubito che questo giorno sarà migliore del precedente, sarà semplicemente identico, in fondo è così che devono essere le mie giornate qui, si presuppone che non vadano né bene né male. basta pensieri profondi, è ora di mettersi al lavoro. Il sole non è molto alto quindi credo sia 'presto' ma non conosco molto bene la suddivisione del tempo, mi chiedo perché mi abbiano mandato in missione quando è evidente io non conosco questo mondo. Vabbè.
Mi alzo dal letto dell'albergo e mi dirigo sulla terrazza con in dosso solo l'accappatoio, non che mi vergogni, non ne avrei ragione, però so che la nudità è mal vista dagli umani, prendo i vestiti che hanno un piacevole profumo di vaniglia, indossandoli mi accorgo di quanto sia più piacevole mettere sulla pelle qualcosa di pulito, nonostante fossero umidi a causa della temperatura non così calda.
Me ne esco di soppiatto sotto forma di ombra senza preoccuparmi di lasciare la stanza un vero macello, tornerò qui domani notte comunque, mi piace la zona e farò in modo di pagare la stanza, non con i miei soldi chiaramente, con dei soldi. Non importa di chi.

Vado verso la casa di Kyo, voglio controllare come va la situazione e informarmi sul quando inizierà la scuola, l'inferno personale di centinaia di ragazzini a quanto ho sentito, alcuni incubi della mia dimensione, ah vero, un incubo è un demone di livello superiore al classico demone, loro vanno e vengono dalla Terra in continuazione per fare missioni davvero fantastiche, ad ogni modo, ricordo che una volta questo famoso incubo di nome Stove è venuto a parlare alla mia legione, ci ha raccontato di quando era un demone semplice e ha portato un sedicenne al suicidio, aveva usato una delusione romantica ma ha anche raccontato di come fosse preso in giro a scuola per essersi dichiarato a questa ragazza di quelle un po'... popolari, Stove in 'persona' ha definito la scuola l'inferno personale di quel ragazzino. Ho ammirato per un sacco di tempo il suo operato e finalmente potrò mostrare anche le mie potenzialità con Kyo.
Oh fantastico, sono a pochi metri dalla casa della mia adoratissima vittima, tsk. Indovinate cosa farò ora. Esatto. Divento un'ombra per non farmi vedere, purtroppo è l'unica mia possibilità dato che dovrò intrufolarmi nell'abitazione e non so se ci sia qualcuno dentro o meno.

Ad una prima occhiata sembra deserta, ottimo, senza pensarci più di tanto salgo le scale per cercare qualcosa di compromettente nella stanza di Kyo, come se sapessi cosa possa essere definito tale. 
La stanza è, ovviamente, semi vuota, c'è solo un letto, un armadio ed un scrivania, sulla quale sono appoggiati dei libri ed uno zaino. I libri sono per lo più scolastici e lo zaino non contiene nulla se non una strana macchina fotografica gialla pastello, non capendo come funzioni la lascio perdere continuando ad ispezionare la stanza. Nell'armadio ci sono solo un paio di maglie e gonne appese mentre i pantaloni si trovano sotto piegati ordinatamente uno sull'altro, non c'è davvero nulla qui dentro? Ok potevo aspettarmelo, in fondo si è appena trasferita. Però ora che faccio? Non è che ho impegni o simili qui sul-
"Che diamine ci fai in camera mia?!" Mi volto riconoscendo l'odiosa voce di Kyo, non posso dematerializzarmi davanti a lei, farebbe saltare la mia copertura.
"Ehm... Posso spiegare?" Vedo la ragazza mettersi la mano nella tasca della giacca e intuisco che stia tenendo qualcosa in mano.
"Hai un minuto... un dannatissimo minuto prima che mi metta ad urlare."
"Io... non trovavo più il mio telefono e... avevo pensato me lo avessi rubato... sull'aereo..." Non so se si possa definire una scusa credibile per intrufolarsi in casa di qualcuno.
"Speri che ti creda? Nemmeno lo hai un telefono, come minimo." Non sapendo cosa dire rimango in silenzio per poi notare la ragazza fissarmi, fissare un punto preciso del mio volto...
"Quelli... sono i tuoi occhi?" Come se avessi perso la voce rimango immobile mentre la ragazza si avvicina a passi lenti.
"Sono... color sangue... rossi... com'è possibile che-"
"Cosa sei tu? Un demone? Una qualche sorta di spirito? Cosa sei?"
"Di che parli? Sono una persona come te." Veramente stupido da dire, specialmente ora che siamo a pochi centimetri e che lei può chiaramente vedere anche le mie stupidissime orecchie a punta.
"Sei un elfo?" Chiede indicando proprio le mie orecchie.
"Un che? No, non lo sono." 
C'è qualcosa di strano in questa atmosfera, sono forse agitato? Questa è la sensazione che si prova? Non ne ho idea, è la prima volta che mi capita.
"Ti conviene andartene, se entrerai ancora in casa mia giuro che ti farò arrestare." Annuisco uscendo dalla stanza per poi, senza che nessuno mi veda, uscire dall'abitazione come ombra per rifugiarmi in un vicolo, ho il fiatone, ero davvero agitato? Non è possibile, i demoni non hanno emozioni... non le hanno... diamine...

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