2- Yumiko
Napoli, 28/06/2023
Mio caro Stephan,
mi vorrei innanzitutto complimentare con te per il tuo coraggio: quando ti ho visto consegnare la busta alla stazione con la tua solita aria tranquilla non avrei potuto immaginare cosa fosse contenuto al suo interno. Né tantomeno che avrei passato i successivi cinque giorni a crogiolarmi nei sensi di colpa.
Siamo davvero troppo simili, noi due, anche in questo, ci teniamo tutto dentro fin quando non siamo sul punto di esplodere, ma confessare ci costa caro. Ti ammiro. Siamo due pentole a pressione, direbbe mia madre. E sai, non ha torto: reagiamo entrambi allo stesso modo anche quando si tratta di saltare alle conclusioni. Pensiamo che tutto sia definitivo.
Il tanto temuto matrimonio è solo una proposta, ed ora come ora la vedo di difficile realizzazione: è vero che manca ormai poco alla nostra laurea, ma io e i miei vorremmo aspettare almeno un paio di anni, se non cinque o sei, in modo da poter iniziare entrambi a lavorare sul serio e metterci qualcosa da parte. Non abbiamo ancora sentito l'opinione del signor Tsewang a riguardo, ma non credo differisca tanto dalla nostra.
Puoi tirare un sospiro di sollievo, te lo concedo, ma come tu hai ammesso di essere ipocrita nell'augurarmi le tue felicitazioni, io non sarei altrettanto onesta nel non dirti che sono eccitata alla prospettiva di sposarmi.
Non so neanche io bene il perché, per quanto mi sia cara ho sempre provato la vita in famiglia monotona al lungo andare. Forse dipende dalle persone?
Mi sento così crudele, ora, ad averti dato una speranza per poi frantumarla tanto brutalmente e ripetutamente con le mie stesse mani. Quando si dice che la verità fa male si tiene conto dei sentimenti di ambo le parti o solo di una, secondo te?
Sai, a guardare in retrospettiva, capisco perfettamente perché tu abbia covato questi sentimenti per me. È da quel piccolo primo incontro a Nagoya che ci siamo scoperti affini, ti ricordi? Ci siamo messi a pasticciare entrambi con i pastelli a cera. Ci siamo subito intesi nonostante la differenza linguistica, e quella foto che tua madre ci ha scattato ne è la prova: a riguardarla non sembriamo affatto due estranei l'un l'altra, forse solo un po' intimiditi dall'obbiettivo (o meglio, io lo sembro, tu hai sfoggiato un sorriso aperto con un paio di denti mancanti).
E quando poi ci siamo ritrovati da adolescenti e riscoperti tanto simili è normale che sia scattato.
Ti ricordi come mi aggrappavo a te? Dopo la morte di mia cugina e tutto il bullismo mi pareva un sogno avere un vero amico che non solo capisse i miei sentimenti, ma condividessi anche le mie passioni e con cui potevo abbandonare la maschera da Regina delle Nevi che usavo il novanta per cento del tempo e che ormai è diventata parte di me -ancora mi chiamano Kamenko!-.
Per dieci anni ci siamo ininterrottamente supportati, consolati, sopportati nonostante la grande distanza fisica, tant'è vero che i miei si stupiscono della longevità di questa relazione. Considerando poi anche la tua bellezza, di quella delicata e virile insieme che conquista al primo sguardo, e il tuo carattere sempre così gentile e comprensivo, quale ragazza non sarebbe caduta ai tuoi piedi?
Credo che in famiglia se lo aspettassero un po' tutti, io stessa mi sono chiesta a lungo perché non fosse successo. È stata la domanda che mi ha tormentata per tutti questi giorni.
Ma non ho trovato risposta. Sempre razionalmente parlando, mi sono chiesta, ci sarebbe stata una scelta migliore di te, sotto ogni aspetto? No. E allora perché è andata così? Perché i miei non sono andati oltre la semplice amicizia, e i gesti, le mie azioni con loro?
Mia sorella Letizia, che per quanto si ostini a negarlo ha comunque in sé il lato orientale della famiglia, dice che io e Tomoya siamo come lo Yin e lo Yang: i due opposti che si attraggono e si completano a vicenda. In tal senso, tu saresti troppo uguale a me per andare oltre lo stadio dell'amicizia, per quanto profonda. "Troppo apollinei", ha detto di noi ieri mentre discutevamo insieme della questione. E credo abbia ragione.
Però ti prego di non voler smettere di voler restare accanto a me per questo, come la chiusa della tua lettera sembrava voler presagire. Nonostante tutto tu continui a rimanere uno dei miei più cari amici, se non il più caro, e senza di te tutti questi anni non sarebbero stati gli stessi. Non ti ho mai ringraziato abbastanza, dammi l'opportunità di poterlo fare adesso: ho notato le tue lacrime sul foglio e percepito quel tuo desiderio mezzo espresso nelle ultime righe. Perché non ci lavoriamo su assieme?
È normale, il nostro rapporto cambierà, ma l'hai detto tu stesso, il matrimonio non porta alla fine dei rapporti, e se ne hai esempi continuamente sotto gli occhi allora possiamo fare in modo che ne sbocci qualcosa di positivo.
Mi rendo conto che non è quello che vorresti, né ti soddisferebbe appieno. Se ci fosse un modo di avere pieno controllo sui sentimenti, credimi, tutto ciò avrebbe preso una piega migliore.
Spero accetterai il mio aiuto e che non crolli tutto così, come un castello di carte. Pensaci sopra.
Con affetto,
Yumiko
***
Kamenko [rigo 33]: "Piccola maschera, bambina della maschera".
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