Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝑻𝒉𝒆 𝒉𝒐𝒕𝒆𝒍 𝒓𝒐𝒐𝒎

{Dealor 70's Roger x 80's John}

Roger lascia che il vento fresco di Londra filtri dal finestrino leggermente abbassato e gli scompigli i lunghi capelli biondi.

Non può che essere euforico quella notte. Non solo si accaparra un bel gruzzolo di sterline per, a quanto pare, non dover neppure fare un servizio di bocca, ma attraversa la città seduto comodamente sul sedile in pelle di una meravigliosa Lamborghini Miura.

Dà uno sguardo veloce a chi la guida e ne segue il profilo maturo. Non sembra neppure lontanamente preoccupato di aver fatto salire sulla sua macchina un gigolò e di certo non pare neppure interessato ad allungare le mani in qualche maniera.

Ma i patti sono stati chiari: accompagnarlo al Ritz e prendersi trecento sterline per il disturbo.

Di gente matta ne aveva incontrata in ventiquattro anni di vita, ma come questo mai.

Il biondino non riesce a smettere di sghignazzare appena e forse questo porta l'uomo a dargli una fugace occhiata. Deve avere una trentina d'anni.
-Qualcosa non va?-

-Non mi capita tutti i giorni di viaggiare su una Lamborghini.-

L'uomo sghignazza e seppur sembri diverso da tutti i soliti clienti di Roger, il biondo riesce a intravedere in quell'accenno di ghigno uno sprazzo d'orgoglio maschile per aver ricevuto quel complimento.

Sono tutti uguali alla fine.

-Ti piace?- gli domanda con voce sicura, mentre si fermano a un semaforo.
Roger solitamente avrebbe già la mano del cliente tra le gambe, ma quella dell'uomo è ferma sul cambio.

È imperscrutabile.

L'ha caricato solo da dieci minuti e neppure un'allusione o un accenno di approccio sessuale.

Solo un passaggio fino al Ritz.

Il biondino sghignazza,stringendosi appena nel pellicciotto.
- Sì, mi piacciono le auto di lusso. - Abbozza un sorriso malizioso quando l'uomo lo guarda di sottecchi.
-Quando avrò abbastanza soldi me ne prenderò una.-

Poi accavalla le gambe strette in pantaloni in pelle nera. Il suono scricchiolante del materiale fa sembrare quel movimento più seducente.

-Oppure diventerò il mantenuto di una ricca Signora.-

Non sa il perché ma si sente in vena di giocare un po' con quel tizio, il quale allarga il sorriso, sfoderando dei denti bianchi e perfetti.

-Ognuno ha i propri sogni nel cassetto.-

Per il resto del tragitto Roger non parla, ma rimugina sulla situazione in cui si ritrova.

E vorrebbe chiedergli il nome e che cosa fa per avere quella macchina stupenda e spendere trecento bigliettoni per un semplice accompagnamento.

Ma Roger non dovrebbe interessarsi del perché e del per come.
Eppure comincia a sentirsi leggermente rilassato in quell'auto, cosa che non gli succede quasi mai quando è in giro per lavoro.

Si aspetta un cambio di decisione, magari un veloce pompino, chi lo sa.

Deve ricordarsi chi è e che cosa fa, non sta uscendo per un incontro galante.

Quando arrivano in prossimità dell'albergo, Roger gli indica con un cenno veloce della mano dove proseguire.

-Qui devi girare a sinistra, poi cinque minuti e siamo arrivati. Puoi scaricarmi qui, c'è una fermata dei taxi.-

Ma non appena lo dice, l'uomo supera senza batter ciglio il punto dove gli aveva detto di lasciarlo e Roger lo fissa con un sopracciglio alzato.

-Uhm. E se ti dessi qualcosa in più e mi facessi compagnia questa notte?-

Beccato.

Roger dal canto suo allarga un sorriso sornione e osa.
-Ti costerà un altro centone, amico. Sono costoso.- dice con finta nonchalance e l'uomo prosegue fino al parcheggio del lussuoso albergo, fermandosi di fronte all'entrata e aspettando che uno dei valletti gli apra la portiera.

Si gira verso il biondo, tirando le labbra sottili in un ghigno sghembo. -Nessun problema, Roger.-

Non era mai neanche lontanamente entrato per errore in un albergo del genere.

Mai.

Non aveva mai avuto clientela di un certo livello, anche perché chi ha i soldi non va a prendersi uno come lui sul ciglio della strada.
Si sente quasi schiaffeggiare dallo sfarzo di quella hall: un colonnato centrale si allarga al centro circolare, con due sale ai lati e una fontana zampilla placidamente nel mezzo, accerchiata da palme e il pavimento in mosaico, con intricati arabeschi dorati quasi lo incanta.

Di certo si sente leggermente fuori posto e avverte qualche sguardo indiscreto di alcuni signori nottambuli sul suo culo, fasciato negli striminziti pantaloni in pelle.

Non se ne accorge, ma si stringe nel pellicciotto come a volersi proteggere, ma si fa ben presto forte della sua arroganza e segue l'uomo a mento alto.
Lo scruta, gli sta un passo indietro; ha una camminata elegante ed è poco più alto di lui.

Il consierge dietro al bancone rivolge loro un placido sorriso, alzando un sopracciglio quando Roger si appoggia sgraziatamente al ripiano in marmo.

Il suo accompagnatore sghignazza divertito, facendolo arrossire. Ma che diavolo gli sta succedendo.
Allora dissimula l'imbarazzo ricomponendosi e tossicchiando appena.

Il consierge pare abbastanza gioviale, tornando ben presto a guardare l'uomo al suo fianco.
- Buonasera, Dr. Deacon.- Ha un forte accento inglese e la sua postura è ineccepibile.

Nell'osservarlo, Roger nota un grazioso particolare che lo rende unico.
-Freddie- risponde placido l'uomo al suo fianco.

Dr. Deacon.

Un medico molto probabilmente, un chirurgo forse. Per avere quelle possibilità economiche, pensa Roger, deve avere un ottimo lavoro.
-Mi scuso per l'indiscrezione, ma mi servirebbe un documento del Signor...-
E Roger allora fa uno schiocco con la lingua, prendendo il documento e allungandoglielo, tenendolo tra l'indice e il medio.
-Signorino Taylor. Roger Taylor, tesoro.-

Freddie, dal canto suo, lo osserva pacatamente, mantenendo quel sorriso sardonico. Prende il documento e comincia a segnarlo su un registro.
-Immagino che la cena di questa sera verrà servita per due, Dr. Deacon- afferma il consierge con una nota di evidente sarcasmo, come se non aspettasse neppure una risposta effettiva.
John rivolge una fugace occhiata al biondo.
-Certo, mi farebbe molto piacere.-

Quando Roger entra nella camera del suo accompagnatore, apre la bocca per lo stupore.

- Wow. Roba di lusso, amico- sussurra, continuando a guardarsi attorno come fosse un bambino al luna park. La stanza è enorme, un open space tra camera da letto e sala, solo delle porte scorrevoli a dividere i due ambienti. Roger si avvicina alla porta a vetri che dà sul balcone con vista mozzafiato su Londra.

Poi si volta ancora verso l'uomo, il quale gira con nonchalance per la stanza.

-Cos'hai detto che fai per vivere?- domanda il biondo, alzando un sopracciglio e l'altro gli rivolge un piccolo ghigno divertito, mentre sistema alcune carte sparse sulla scrivania alla sua sinistra.

-Non te l'ho detto.- È calmo e tranquillo, ma Roger comincia a sospettare che non sia il caso di fidarsi.
Che storia è questa?

Dov'è finito?

-Hey, amico, non è che sei un pappone o traffichi in droga, vero? Perché io non faccio nulla con...- comincia a parlare con voce concitata.

Allora l'altro si avvicina piano, prendendogli per un istante le spalle tra le mani. Roger sbatte velocemente le lunghe ciglia, rimanendo stranito per un istante.
E per quel breve momento in cui lo tocca, sente la pressione decisa e ferma dei palmi contro il pellicciotto. Poi l'uomo gli sorride ancora, piano, e lo fissa negli occhi.

-Sono un'architetto, Roger. Sono qui per un convegno e non voglio farti nulla che tu non desideri.- spiega placidamente.

Roger non può che sentirsi in imbarazzo.

-Oh- bisbiglia, e la tensione sembra scemare lentamente dal suo corpo.
Riprende il controllo e sfodera il suo miglior sorriso seducente.
L'uomo non ha ancora fatto alcun tipo di allusione o accenno alla possibilità di sbatterselo da qualche parte in quel meraviglioso appartamento, ma Roger può intravedere qualcosa nel suo sguardo.
Ha solo bisogno di una mano per uscire dal nascondiglio.

-In questo caso, Dr. Deacon, sarà meglio che mi "rifaccia il trucco"- dice, abbassando le palpebre e passandosi una mano tra i capelli biondi. Poi tira fuori dalla tasca sul retro del pantaloni quattro bustine lucide e colorate.

-Intanto scegli- dice, mettendo sotto il naso di John un ventaglio di preservativi di vario assortimento, mantenendo quello sguardo malizioso fisso nel suo.

-Questo è il mio preferito. Adoro le fragole.- Indica quello rosso, avvicinandosi di un passo all'altro, che non fa molto altro se non sorridergli bonariamente.
Poi prende tra le mani la sua, come a racchiuderla e abbassarla appena.

-E se tu ti cambiassi e andassimo a cena e basta?- afferma semplicemente.
Roger è confuso. Corruga le sopracciglia e per un istante non sa che cosa dire o fare. Come un principiante, arrossisce vergognosamente di fronte a quel gesto gentile.
-Ho deluso le tue aspettative?-

-N-no, a-anzi...- balbetta a voce bassa, cercando di capire cosa fare. Poi si dà una fugace occhiata.
-Non ho nulla... da mettermi.-
Il più grande sogghigna tranquillo, lasciandogli la mano. -Nessun problema- dice, avvicinandosi al telefono della camera.
Roger lo osserva incuriosito, lo vede digitare un numero e aspettare.

- Freddie, sono John. È tardi per chiedere l'intervento di Veronica? È una richiesta urgente per il mio amico, purtroppo non ha un cambio adatto per la cena.- Fa una pausa e un piccolo "uh-uhm" affermativo. Poi si gira appena verso il biondo.
- Ti ringrazio, te lo mando subito- conclude, terminando la telefonata.

-Bene Roger, torna pure alla reception. Freddie ti potrà dare un completo della tua misura- afferma compiaciuto dell'espressione stupita che si forma sul viso del più piccolo.

Allora quest'ultimo si avvicina a Deacon, concedendosi di flirtare ancora con lui, appoggiandosi piano con entrambe le mani al centro del suo petto. Sente il respiro calmo e tiepido sul viso quando si ritrova pericolosamente vicino all'uomo e quegli occhi diventano per un istante scuri.
- La ringrazio, Dr.Deacon.- bisbiglia sulla bocca sottile dell'altro.
- Ti prego, chiamami John.-

E Roger sorridere languido, prima di uscire dalla camera e tornare alla reception.

Freddie si dimostra molto disponibile e alquanto educato. Forse molto impettito e serio per certi versi, Roger scopre anche che è più grande di lui di qualche anno e lo osserva ancora con più curiosità.
Veronica, la sua collaboratrice, lo porta nell'enorme lavanderia dell'albergo, nei piani sotterranei e riesce a trovare un abito della sua taglia. Gli racconta anche che non è la prima volta che alcuni clienti le chiedono dei cambi d'abito per "amiche e amici" che arrivano la notte con loro.
Roger si sente leggermente a disagio in quel completo blu scuro fin troppo formale, evitando, sotto consiglio di Veronica, una cravatta, lasciando così i primi bottoni della camicia bianca aperti, così da mettere bene in vista le fossette delle clavicole.

Quando riemerge dalla lavanderia, John è già alla reception a parlottare con Freddie. I due uomini si fermano un istante, guardandolo arrivare, e Roger sente gli occhi scuri del suo accompagnatore su di sé.

-Spero tu abbia appetito - gli dice, poggiandogli la mano al centro della schiena e facendogli strada verso la sala da pranzo.
Il biondo si gira piano verso di lui e in un istante è sulle punte dei piedi per sporgersi verso il suo orecchio.

-Sono affamato- bisbiglia, concedendogli un piccolo bacio appena sotto il lobo dell'orecchio.

***

Tornano in camera per il dolce.

John a cena gli aveva chiesto che cosa preferisse e lui, abbassando le palpebre, gli aveva sussurrato "fragole", scorgendo nello sguardo del suo accompagnatore un fugace lampo seducente.
John gli lascia ogni tipologia di libertà, offrendogli una doccia e un kimono di seta raffinata.
-L'ho preso l'ultima volta che sono stato a Hokinawa per un congresso- gli spiega, porgendoglielo.

Roger ancora una volta si stupisce di quanto lo stia trattando bene.
Quando lo indossa, sulla pelle tiepida dopo la doccia, la seta gli scivola languida sul corpo e quasi si emoziona nell'osservarsi riflesso in quell'enorme specchio.
Si sente elegante, raffinato, con i capelli appena asciugati e mossi in morbide onde bionde e gli occhi spiccano con i colori delicati della vestaglia.

John si fa trovare vicino al divano con una coppa d'argento stracolma di fragole, porgendogliela e sorridendogli.

-Mi sta viziando troppo, Dr.Deacon- sussurra piano Roger, avvicinandosi lentamente.

Vuole che l'uomo veda e segua ogni singolo movimento del suo corpo e capisca che sotto il kimono non ha praticamente nulla.
Il più grande, dal canto suo, continua a guardarlo in modo pacato e serafico, ma Roger nota che per un istante il suo sguardo cade sulla porzione di collo esposto. Roger si scosta i capelli di lato, con noncuranza, ma lo espone leggermente di più.

-Sei stato così gentile ad accompagnarmi e a tenermi compagnia questa sera- gli risponde con voce calda.

Il biondo si sente leggermente avvampare.

-E il kimono ti sta divinamente.-

Roger osserva la coppa piena di frutta, mordicchiandosi appena il labbro inferiore. Ancora non riesce a sentirsi pienamente tranquillo per quella situazione così surreale. E sua madre gli aveva sempre detto di non accettare il cibo dagli sconosciuti.
-Non è che mi hai drogato le fragole e vuoi approfittarti di me?- domanda sarcastico, ma vuole indagare.

John lo osserva come sta facendo da quando si sono incontrati, in un mix letale di dolcezza e seduzione.

-Se ti senti a disagio puoi andare, non voglio costringerti a stare qui.-

-Non sono abituato a questo genere di... trattamento.-

- Va bene, mettiamola così: ho avuto la fortuna di incontrarti e mi hai subito incuriosito. E l'idea di poter restare in tua compagnia questa notte, anche solo a guardare la tv, mi renderebbe molto felice. Sono lontano da casa, lo sarò per la prossima settimana e almeno la prima notte nella vecchia Londra la vorrei passare in compagnia di un meraviglioso e intelligente ragazzo appena conosciuto- termina, mettendogli le mani sulle spalle, muovendo appena i pollici.
-Può andare meglio?- domanda, piegando la testa leggermente verso destra e quei meravigliosi capelli gli sfiorano il collo.

Roger continua a martoriarsi il labbro e sente il viso andare completamente a fuoco.
-I-intelligente?- bisbiglia.

John annuisce con decisione.
- Assolutamente. -
E allora alza il sopracciglio, cominciando a guardarlo di sottecchi.
-Vuoi, magari, avvisare qualcuno che... resti qui con me questa notte? Almeno ti senti più sicuro che io non voglia farti assolutamente del male. E il nome e cognome è John Richard Deacon, tutto vero e niente di falso.-

Roger sorride appena.
-Sì. Sì, se non ti dispiace c-chiamerei il mio coinquilino.-

Roger si chiude le porte scorrevoli della camera da letto alle spalle e osserva velocemente la stanza. Il letto è un king size. Sente montare all'altezza del ventre una vampata di calore che si propaga velocemente tra le sue gambe all'idea di poterci finire al centro, a quattro zampe con John dietro che se lo sbatte con forza.

Potrebbe succedere.

Poi si ricorda quello che deve fare, andando a sedersi sul bordo del materasso e componendo il numero al telefono sul comodino. Ci vogliono diversi secondi prima di ricevere una risposta.
-Alla buon ora,Rog. Quanto tempo ci stai mettendo? Non credevo che una sveltina in auto richiedesse quasi due ore.-

- Non sono in camporella, Bri. Questo qui è uno con i soldi e sono al Ritz con lui. -

-Oh. Ti tratti bene.-

-Il bello è che non ho dovuto fare nulla. Gli sto solo... facendo compagnia.-

Dall'altra parte della cornetta, Brian ridacchia divertito. -Che stronzate. Sicuramente finirai a farci qualcosa.-
Roger ha un fremito lungo la schiena. -Me lo auguro. È davvero bello e secondo me ci sa fare a letto.-

- E comunque sono molto invidioso. Questa sera ho racimolato poco e solo delle seghe. Non è il massimo farlo nel retro del Rainbow, lo sai? E non mi hanno dato molto quegli stronzi.- risponde con voce piccata l'amico.

-Credimi, per il prossimo mese abbiamo affitto e cibo assicurato.-

-Uh-uhm. Non vedo l'ora...-

-Comunque ti ho chiamato per dirti che starò qui per tutta la notte. Tornerò domani con il gruzzolo, non temere.-

- Mi aspetto la colazione a letto, principino. -

-Certo. Uno schiaffone e se vuoi anche un altro. -
Brian ridacchia nel suo orecchio. -Stronzetto. Almeno lì c'è qualcun altro che potrebbe essere carino per il sottoscritto? E se venissi a trovarti diciamo adesso?-

-Non ci provare, Bri. E comunque il concierge ti piacerebbe. Ti divertiresti molto con lui. È simpatico, gentile, ma molto "scopa nel culo".-

-Dici che gli piacerebbe qualcos'altro nel culo, quindi?- risponde cicalecciando, Roger lo può immaginare mentre si arrotola il filo del telefono attorno al dito e si mordicchia appena il labbro inferiore.

-Magari. Chi può dirlo. Adesso basta, devo tornare da John.-
Roger non sa perché, ma quella frase suona così... strana per lui. Non aveva mai smaniato così tanto nel tornare in compagnia di un suo cliente. Ma lui non è prettamente il classico uomo che avrebbe voluto liquidare molto in fretta. Anzi.

- John. Che bel nome. Beh, buon lavoro Rog. Come sempre, stai attento.-
Roger sghignazza appena, sbuffando dal naso. -Non è pericoloso.-
-Intendevo a non farti prendere da colpi di testa... magari qualche bacio. Sembra uno che sa come ottenere quello che vuole.- Le parole di Brian per un istante gli fanno chiudere la gola.

-Va bene, mamma- risponde, per poi salutare l'amico.

L'ultimo avvertimento da parte dell'amico fa irrigidire Roger. Non lo ammetterebbe mai a voce alta, ma sa che Brian ha ragione.
John sta cominciando ad ammaliarlo e a concupirlo troppo facilmente.

-Tutto a posto?- La voce dell'uomo è calma, è seduto comodamente sulla poltrona in pelle vicino al divano e ha ancora in mano la coppa di fragole per Roger.
Il biondo sorride.

-Sì. È abbastanza apprensivo il mio amico, ma se mi sono calmato io ce la può fare anche lui- risponde, mordicchiandosi poi il labbro inferiore quando John si avvicina a lui.

- Posso guardare la tv? - domanda con voce innocente, prendendo in mano la coppa di fragole e addentandone in fretta una. È dolcissima.

John allarga il sorriso, socchiudendo le palpebre.
-Tutto quello che vuoi.-

•'¨'°÷•..××,.•'¨'°÷•..§

Zao.

si lo so che dovevo postare il continuo dell'altra... ma shhh.

ovviamente nemmeno questa è finita ma è gigante...6000 parole circa.

in realtà ho finito di scrivere il continuo di tutte e due...però lo pubblico tra qualche giorno.

altrimenti potrei lasciarvi per quasi un mese. :')

btw.

fatemi sapere se vi è piaciuta e...se volete il continuo anche di questa :)

byeee

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro