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Amber aveva tenuto testa a Elaine per mezzo tracciato, standole pericolosamente dietro.

Elaine scalò una marcia, preparandosi al meglio per affrontare l'imminente curva che dava poi all'incrocio.

Nonostante l'ora tarda, il traffico nella grande Boston era intenso, rendendo la corsa ancora più difficoltosa di quando non fosse già.

Le due sfidanti si conoscevano già da un paio di anni, essendo che, per un breve lasso di tempo, avevano lavorato assieme per conto di un ex criminale, nonché padre di Elaine, ormai morto e con se anche l'amicizia che legava le due.

Elaine era sempre stata un passo avanti ad Amber, dimostrandolo in ogni circostanza, come le svariate gare che, puntualmente, Amber perdeva.

Amber strinse sempre più la presa sul volante, accelerando bruscamente pur sapendo di star per attraversare un incrocio.
Elaine si vide superare, vedendo poi l'avversaria entrare spedita nella grande intersezione dove, di norma, avrebbe dovuto assicurarsi di non andare a sbattere contro altre macchine.

Davanti a quel gesto folle, e tipico di Amber, Elaine sospirò, sentendo un leggerà paura al posto suo.-Amber, uno di questi giorni andrai a fare visita al creatore, o meglio, al Diavolo.-

Affondò il piede sul gas, facendo ruggire la Toyota Supra rigorosamente modificata a suo piacimento dal miglio meccanico in circolazione.

In pochi attimi raggiunse Amber, che, alla vista dell'ex amica, si lasciò scappare una bestemmia, e poi una scusa nei confronti di Cristo.

***

Lucky si sedette sul cofano della propria auto, guardandosi intorno: Il Generale parlava in spagnolo si suoi uomini, intanto che si accendeva nervosamente un sigaro cubano. Christopher esaminava attentamente i vari proiettili caduti per terra usati dagli assalitori.

Il parcheggio era ormai deserto, solo gli uomini del Generale e le loro macchine riempivano di poco l'area.

Lucky sospirò, chiedendosi dove erano finite le sue sue amiche, o, nel dubbio, se erano ancora vive.

Immerso nei suoi pensieri, sentì una mano grossa toccargli la spalla, e come per istinto estrasse la pistola e la punto sulla fronte di Johnny, andatoda lui per chiedere informazioni.

Il coreano alzò sarcastico le mani in alto.-Se spari piango.-

Il giovane Arcangelo, sorpreso del suo stesso gesto, chiese scusa all'amico.

-Ottimi riflessi.-ammise, sedendosi a sua volta sul cofano della macchina dell'italiano. Ci furono alcuni minuti di silenzio, dove i due guardavano in punto diversi e respiravamo contemporanea, rendendo la cosa inquietante.

Johnny si era avvicinato a Lucky per uno scopo ben preciso. Il Generale non si fidava molto della gente intorno a lui, sopratutto persone che nemmeno aveva visto, ma conosceva bene Johnny, e di conseguenza vedeva di buon occhio anche Lucky.

Gli sguardi dei due vennero attirati da un gesto che dimostrava chi era realmente l'uomo che si faceva chiamare Generale. Durante la conversazione con un suo uomo, preso da un'improvvisa rabbia, prese la pistola e con uno sparo in testa pose fine all'esistenza della persona che fino ad allora lavorava per lui.

Il Generale si pulì la faccia da alcuni schizzi di sangue grazie ad un asciugamano portato dalla figlia, Carmen.

Lucky aveva assistito all'intera scena. Il suo cuore aveva iniziato ad aumentare il battito e sentiva le mani diventar fredde. Il suo sguardo incrociò quello dello spietato uomo, definito solo ora dal ragazzo come un criminale. L'uomo sorrise, continuando a guardare il moro.-Aveva ragione la bionda, hai lo sguardo di uno come noi.-mimò con la bocca, prima di tornare a parlare con altri suoi uomini.

Il cuore smise di battere per qualche attimo di secondo, il sangue gli gelò nelle vene e le labbra gli si seccarono.

Come poteva una persona, uccidere una compagno così, dal nulla?

Il Generale buttò l'asciugamano per terra, e sistemandosi il completo ormai segnato da macchie di sangue, si avvicinò a Lucky, attirando l'attenzione sia di Christopher, che fino allora era stato buono, sia di Johnny, che teneva la mano pronta per afferrare il ferro.

L'uomo, che nonostante l'avvenimento successo prima, manteneva un sorriso beffardo sul volto, segno che uccidere non gli provocava nessun sentimento.

Dopotutto, quando si lavora per tanto tempo nel crimine, si acquista come una corazza addosso, tanto da non provare più pena o rimorso per gli altri.

-Chicos, voglio proporvi un affare.-iniziò l'uomo, tirando dal sigaro.

Dietro di lui, con sguardo cupo, immobili e pronti all'ordine, stavano le sue due guardie.

Johnny guardò per un breve secondo Christopher, che ricambiò lo sguardo scelto. Si erano capiti.

Lucky aprì bocca, facendo voltare i due amici.-Perché Elaine stava parlando con te?-domandò l'italiano, guardando l'uomo dritto negli occhi, scorgendo la malvagità in essi.

Il Generale sorrise, mostrando i denti placcati in oro.-Dovresti farti gli affari tuoi, ninos.-

Qualcosa in quella risata, lenta e potente, metteva i brividi a Lucky. Insistette.-Sicuramente non sei arrivato fino qui facendoti gli affari tuoi, Hefe.-ribatté velocemente, come irritato.

I due si scambiarono lenti sguardo, dove si esaminavamo attentamente.

-Mi ricordi me da piccolo, anche io ero sfacciato come te.-disse, con un tono diverso dal solito, un po' più minaccioso.-Sai cosa mi ha insegnato a stare al mio posto?-ecco la vera minaccia.

Johnny provò a tirare fuori la sua pistola, ma un calcio di Carmen, situata al suo fianco, la fece volare via. I due uomini provarono a colpire Christopher, che, consapevole fin dall'inizio della mossa dei due, sparò alle gambe di uno, non facendo in tempo a colpire il secondo, che con un solo calcio nello stomaco, fece piegare per il dolore Chris.

Il Generale, con una certa forza, stese Lucky lungo tutto il cofano, e con in faccia un'espressione divertita, spense il sigaro sul petto del moro, che attraversò l'intera felpa, fino ad arrivare al contatto con la pelle.

L'urlo di dolore di Lucky fu breve, poiché, stringendo i denti, non diede la soddisfazione al Generale di vederlo soffrire.

Johnny, sistemata la figlia, fermò il Generale dal suo gesto.-Che vuoi da noi?-chiese schietto il coreano.

Il Generale sorrise. Un sorriso trionfante.-Lavorate per me.-propose.-E vi darò tutto ciò che volete.-

Christopher si rialzò, tossendo lievemente.-Ma se nemmeno ci conosci.-

Carmen prese parola.-Abbiamo i nostri uccellini biondi.-disse con un ghigno che ricordava tanto Amber.

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