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C'erano tutti. Sedevano attorno ad un tavolo ricoperto di fiches, carte da gioco, bottiglie di Whisky e bicchieri di cristallo pregiato. Dal soffitto pendeva una lampada con il paralume viola, la cui luce, sempre del medesimo colore, impietosita colpiva i loro volti, lasciando il resto della stanza in un buio indistinto.
Alcuni uomini, quasi invisibili per via dell'oscurità e dalla foschia creata dal fumo, erano in piedi dietro il gruppo seduto al tavolo: alti, dalla carnagione scura e occhi nascosti dietro spessi occhiali scuri.
Il gruppo al tavolo e gli uomini nell'ombra si irrigidirono all'improvviso, quando Lucky Arcangelo fece il suo ingresso nella stanza. Si fermò a qualche metro dal tavolo, con le mani nelle tasche dei pantaloni del costume nero, la mascella in fuori con una sigaretta finita a metà tra le due labbra secche e con uno sguardo minaccioso, glaciale.
Nessuno parlò; nessuno si mosse.
-Se qualcuno ha, anche solo il pensiero, di fare il furbo.-disse Lucky Arcangelo dopo una lunga pausa e diversi tiri dalla sigaretta.-Mi prenderò cura della sua vedova.-
Molto lentamente e con estrema cautela uno dei presenti seduti al tavolo poggiò le carte che aveva in mano sul tavolo.-Salve, Lucky.-rispose con un sussurro roco.
Lucky lo guardò con indifferenza. Erano pochi gli uomini che avevano abbastanza fegato da presentarsi da soli in quella stanza e affrontare i più pericolosi e temuti Boss della zona.
-Bene, è ora di fare quattro chiacchiere.-disse, scandendo per bene ogni parola.-Andrò dritto al punto: da ora in avanti mi prenderò il totale controllo della zona.-
Seguì una lunga pausa e Lucky ne approfittò per esaminare ogni persona intorno al tavolo. Uno dei tanti seduti al tavolo da gioco, Dillinger, sibilò con gli occhi che scintillavano e il volto pieno di rabbia.-E chi lo dice?-
Lucky Arcangelo sorrise, tirando dalla sigaretta ormai finita.-Lo dico io. Qualche problema?-ribatté con la sua voce tagliente, fredda.
Dillinger emise un grugnito e la sua mano si mosse velocemente verso la tasca posteriore dei pantaloni.
L'uomo accanto a lui, capendo le sue intenzioni, gli afferrò il polso con uno scatto.-Vuoi suicidarti?-strillò.-Non hai alcuna possibilità contro Arcangelo!-
Dillinger, imprecando a denti stretti, cercava di scappare dalla potente stretta dell'uomo, ma tale gesto fece sobbalzare il tavolo da gioco, provocando così la caduta di una delle tante bottiglie di Whisky che si ruppe in mille frantumi.
Lucky guardava la scena divertito spegnendo la sigaretta finita e accendendo un'altra subito dopo.
-Lascialo perdere.-intervenne Lucky.-Se vuole giocarsela così, che ci provi pure.-
L'uomo lanciò uno sguardo atterrito verso Lucky. Il volto duro, il sorriso maligno e gli occhi che ormai erano diventate come schegge di ghiaccio lo fecero quasi cadere dalla sedia quando si allontanò da Dillinger.
-Attenzione!-gridò.-Sta per sparare!-
Tutti i rimanenti si sbrigarono ad allontanarsi, urtando le sedie. L'unico che rimase al tavolo era Dillinger, che fissava Lucky consapevole di essere arrivato al capolinea.
-Forza amico mio.-si prese gioco Lucky Arcangelo.-Estrai la pistola, che aspetti?-
Dillinger si alzò in piedi, lentamente. Allontanò la sedia e si sistemò il colletto della camicia.
-Scommetto 50, no anzi, 100 verdoni che ti ficcherò 5 pallottole nel petto prima che tu sia in grado di tirar fuori il tuo ferro.-disse Lucky allontanando la sigaretta dalle labbra screpolate e facendo fuoriuscire una manciata di fumo dalla bocca.
Dillinger lo maledisse, la sua mano si mosse con la stessa velocità di un serpente. Nelle mani di Lucky apparve come per magia una pesante revolver. Nella stanza rimbombò il suono assillante degli spari. Dillinger, con occhi spalancati e ciechi, cadde di schiena sul freddo pavimento della stanza.
-Controlla Julie.-ordinò Lucky Arcangelo con lo sguardo rivolto verso il gruppo di persone appiccicate alla parete.
Julie Kane, dopo un attimo di esitazione, si avvicinò a Dillinger, spostò la giacca e gli aprì la camicia.
-Cinque pallottole.-disse con voce tremante.-Tutte nello stesso punto.-
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