38. 💸Tendou x reader 🔴 halloween special
È una sorta di oneshot un po' paranormale e horror (boh??) non ho mai scritto niente del genere e potrebbe fare schifo ma ci ho provato yay.
Rating rosso/arancione se vi dà fastidio la violenza non leggete 🥺
Parole 2260
ATTENZIONE: TENDOU È UNA SORTA DI "CATTIVO" E NON È AFFATTO IL TENDOU CHE CONOSCIAMO. C'È ANCHE MENZIONE DI SANGUE, ALCOL E DROGA AAAAAA.
ma cosa cavolo ho scritto?? Vabbè.
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Le strade grige e sudice del quartiere sono costellate di rifiuti e ubriachi maleodoranti, è un posto orrendo certo, ma sono costretta a percorrere queste vie buie ogni giorno.
Sono le sette di sera e sta piovendo: le gocce acide che arrivano dal cielo avvelenano i pochi fiori rimasti in questo sudiciume e intossicano ogni forma di vita che cerca con fatica di crescere tra le spaccature dell'asfalto.
È davvero un posto orrendo ma è qui che sono cresciuta ed è qui che amministro i miei affari. Infatti ho un bar, un bar dove le persone di questo quartiere vengono a tutte le ore per ordinare alcolici da quattro soldi, per trafficare droghe e soldi sporchi.
Mi sento ripugnante ad essere la proprietaria di un posto simile ma anche io ho bisogno di sopravvivere in fondo.
Raggiungo la saracinesca del mio locale: c'è un nuovo graffito sopra ed è pieno di bottiglie frantumate sui tavoli esterni. C'è anche un biglietto tutto sgualcito e rovinato dall'acqua, "sarà l'ennesima minaccia di morte".
Pensare che sono abituata ad una vita del genere è terrificante: ho persone di tutti i tipi che mi tengono d'occhio e che non vedono l'ora di farmi fuori per accaparrarsi i profitti, alquanto cospicui, del bar.
È assurdo quanto si possa essere attaccati ai soldi.
Dunque faccio per aprire la saracinesca ma mi accorgo che il lucchetto è stato forzato, niente di nuovo tutto sommato.
Il bar apre alle nove e ho tutto il tempo di sistemare il locale: ho da buttare tutti i pezzi di vetro disseminati per il pavimento e ho da lucidare alcuni tavoli e alcuni bicchieri, poi dovrei anche cambiare il lucchetto, per la seconda volta in questo mese.
"Ma chi è che continua a mandarmi questi avvertimenti? Perché non si fa vivo e si muove solo nell'ombra?"
Onestamente, cerco sempre di non pensarci troppo ma non posso negare di non essere del tutto tranquilla riguardo questa situazione.
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Le nove arrivano velocemente ed il bar trabocca già di uomini rovinati dall'alcol che chiedono di volerne ancora. Ho molti clienti abituali e riconosco ognuno di questi, salutandoli e conversandoci con le solite quattro frasi di circostanza: è meglio avere il meno possibile a che fare con loro.
La serata scorre come tutte le altre ed il suono ridondante dei bicchieri che tintinnano, delle bestemmie, delle urla di rabbia e dei pugni sbattuti sui tavoli, fanno da sottofondo ai miei pensieri.
Pensieri che vengono interrotti, verso le undici e mezza, dal suono fastidioso dei campanellini che annunciano chi entra nel bar.
È un uomo che non ho mai visto: figura smilza e magra, le sue mani sembrano molto grandi e ha le dita lunghe e pallide, il volto è scavato dal poco sonno e gli occhi sono spalancati in modo inquietante come due lune piene.
"Non è del quartiere"
Mentre lo osservo mi accorgo che scambia alcune occhiate d'intesa con dei clienti del bar per poi sorridere con un mezzo ghigno quasi maligno.
Ora è rivolto verso il bancone: la giacca che tiene appoggiata sulle spalle ondeggia come un mantello e fa sembrare la sua figura più imponente di quello che è in realtà.
I suoi occhi rossi, probabilmente per l'insonnia e per l'alcohol, si muovono rapidi come due molle e perlustrano ogni centimetro del locale, quasi con avida curiosità.
E ora eccolo, da vicino è ancora più alto di quello che pensavo e i suoi capelli sono rossicci e pettinati all'insù. Porta il suo gomito ossuto sul bancone e mi guarda con malizia.
- Che dolce barista che abbiamo~- sibila infossando gli occhi in un'espressione di interesse perverso.
- Vuole ordinare qualcosa?- domando cercando di rimanere professionale.
Lui però non risponde e comincia a picchiettare le dita in modo nervoso sul banco, innervosendomi.
- Se non prende niente può accomodarsi a quel tavolo laggiù.- dico asciugando un bicchiere.
- Dovresti sapere perché sono qui, non lo hai letto il biglietto?- domanda lui retoricamente.
"Dunque è suo"
- Non so di cosa tu stia parlando.- ribatto sospirando infastidita.
- Continui a fare finta di niente vedo. Non ti conviene giocare col fuoco.- fa lui diventando improvvisamente serio e spaventoso.
Smette di picchiettare il bancone e si alza facendo stridere lo sgabello sul parquet.
Alcuni clienti si girano e lo guardano male ma lui se ne infischia e sbatte un pugno proprio davanti a me facendo tentennare le bottiglie poggiate lì intorno.
- Voglio questo bar.
Le sue parole sono indubbiamente chiare e pulite ed un brivido di terrore mi attraversa la spina dorsale.
- Il locale non è in vendita.
La mia risposta non pare essergli piaciuta infatti si mette a ridere somigliando sempre di più ad uno psicopatico.
- Nessuno ha detto che lo avrei comprato. Mi basterà sbarazzarmi della proprietaria in fondo, no? Y/n Y/s?- fa lui tirando fuori dalla tasca un giornale arrotolato.
Quello che vedo mi fa salire il cuore in gola: c'è il mio nome sulla prima pagina e accanto c'è scritto "omicidio nei bassifondi di Tokyo".
Cosa significa?? Perché su questo giornale c'è scritto che sono morta? E perché la data riportata è quella di domani??.
- Collega i punti Y/n, prova ad immaginare perché sono qui.
Nella sua voce è sempre più forte una nota di pazzia e il mio corpo comincia a non rispondere più ai miei comandi: è una situazione agghiacciante e ho paura.
Il suo sguardo pravo penetra oltre la mia pelle e mi fa accapponare gli angoli più remoti del corpo.
Lo squilibrato si alza, fa un cenno deciso con la mano e tutti i clienti presenti cominciano ad uscire dal locale: cosa sta succedendo?? Sanno cosa sta per accadere?
- D-dove vanno?- domando cercando di avere qualche certezza.
- Vanno via~ siamo solo io e te adesso, così possiamo discutere, mh~?- sibila lui mettendo un piede sul bancone e scavalcandolo con agilità.
Io indietreggio ed afferro una bottiglia di vino per poi sbatterla con violenza contro il bancone e crearmi un'arma per potermi difendere da qualsivoglia cosa abbia intenzione di fare questo pazzo.
- Che vuol dire quel giornale?- chiedo con voce flebile e spezzata.
- Non penserai mica che venga dal futuro solo perché è di domani, vero? No, non sei così ottusa. È solo la prova che posso facilmente manipolare le informazioni che ogni giapponese legge ogni mattina~.- spiega lui avvicinandosi pericolosamente a me.
Il terrore mi impedisce di pensare lucidamente ed inizio anche a non avere forza nelle gambe: non va affatto bene.
- C-cosa vuoi?- domando conoscendo fin troppo bene la risposta.
Lui si lecca le labbra e si toglie la giacca per poi lasciarla scivolare giù ai suoi piedi, dove voleva vedere strisciare anche me.
- Il. tuo. locale~
Il suo tono di voce mi disgusta e lo stoamco mi si chiude in pochi istanti costringendomi a trattenere un conato di vomito.
- Sai cosa mi toccherà fare se non accetti~? Sporcarmi le mani. Dunque, cosa vogliamo fare, mh?- fa lui stringendomi improvvisamente una mano alla gola e facendomi sbattere con violenza contro le bottiglie dietro di me.
La vista mi si appanna e lascio cadere la bottiglia rotta che tenevo in mano, però nel farlo riesco a graffiargli un braccio e guadagno qualche secondo di ossigeno in più.
- Bas..tardo!- esclamo aggrappandomi al suo braccio e cominciando a pizzicarlo e a graffiarlo con tutta la forza che ho in corpo.
- Non ti conviene farmi arrabbiare. Sono pronto anche ad ucciderti se necessario.
Il suo ghigno si mostra ancora una volta e anche le sue sopracciglia, sottilissime, si piegano in un'espressione sadica e disturbante.
- P-perché?- continuo guardandolo con puro odio e astio.
Lui digrigna i denti e ride in modo infido.
- Questa topaia è il luogo ideale per i miei affari e tu sei l'ultimo ostacolo che mi rimane da estirpare, contenta~?
"Maledetto"
Continuo a dimenarmi ma per lui è fin troppo facile sollevarmi da terra con la sola forza del braccio e costringermi ad annaspare per non perdere completamente coscienza.
Con l'ultimo briciolo di forza che mi rimane, afferro un'altra bottiglia dallo scaffale dietro di me, ne spacco il collo e comincio a versarmi il contenuto dove mi sta stritolando: in questo modo, grazie al liquido, la sua mano avrà meno attrito sulla mia pelle e forse riuscirò a scappare.
- Puttana.- sibila lui arrabbiando al punto da farsi gonfiare le vene del collo.
Approfitto di quel brevissimo istante per sferrargli un calcio nello stomaco; lui si piega in due e ritrae finalmente la sua lurida mano da me.
Le lacrime mi gonfiano gli occhi e non riesco a respirare a sufficienza ma l'adrenalina mi mantiene sveglia e allerta e riesco a raggiungere, seppur dolorante e ansimante, il telefono del locale.
Lo afferrò con avidità e digito il numero della polizia pregando dentro di me che qualcuno risponda alla mia chiamata.
- P-ronto? Aiuto! C'è uno psicopatico nel mio locale, aiuto!! Aiu/
Mi giro e mi ritrovo quel pazzo a pochi centimetri da me: in una mano tiene un coltello mentre l'altra la tiene premuta sulla ferita che gli ho inflitto poco fa, sta perdendo sangue.
- Non ti lascerò vincere così facilmente.
Ancora una volta i suoi occhi si spalancano e dalle sue labbra escono solo versi di rabbia e di pazzia.
- Sei un mostro!!- esclamo cominciando a piangere e scappando il più velocemente possibile lontano da lui.
Ho la bocca impastata di sangue e alcol e riesco solo a gemere per la paura e per l'ansia crescente dentro di me: credo che a questo punto l'unica cosa che posso fare è scappare.
Prendo velocemente uno sgabello e lo lancio contro il suo corpo alto, colpendolo.
Non mi giro neanche un secondo per vedere cosa sta accadendo: voglio solo uscire da qui viva e alla svelta.
- Dove credi di andare??
La sua voce rimbomba sulle pareti e mi fa fremere nel terrore.
Continua a mormorare insulti e frasi abominevoli di quello che vorrebbe farmi ma riesco a non farmi condizionare da tutte quelle parole crudeli e apro velocemente la porta del locale, staccando la maniglia per evitare che mi insegua.
- VIENI QUI.
"Non girarti Y/n, non girarti, non girarti. Scappa"
Sono fuori dal locale e la pioggia, che prima si limitava a poche gocce, ora si abbatte con rumore assordante su tutta la città.
Non sento più niente se non il suono affannato del mio respiro e il suono, quasi rassicurante a questo punto, dei tuoni.
"Sono viva"
Un forte tonfo mi riporta alla realtà: mi giro di scatto nonostante mi fossi ripromessa di non farlo e vedo quello psicopatico battere violentemente una sedia contro le finestre del bar.
La tensione è troppa e i miei muscoli sono talmente indolensiti e irrigiditi che finisco per collassare a terra come una foglia.
"Alzati Y/n, mio dio"
Non ci riesco.
Mi sforzo di non perdere la coscienza: mi pizzico le braccia nella speranza di riuscire a non mollare.
Ciondolo su me stessa e mi mordo le unghie in preda all'ansia: "Tra poco sarà qui di nuovo"
È finita.
Guardo il cielo come per dare uno sguardo al mondo per l'ultima volta e poi, buio.
Finisco per chiudere gli occhi e accasciarmi davanti al bar, in mezzo alla via.
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Un fruscio improvviso mi solletica il viso.
Sento dei passi concitati calpestare intorno a me: qualcuno mi sta sollevando da terra.
Sono talmente frastornata che ogni sensazione mi pare ovattata, soprattutto l'udito e il tatto.
Infatti, quando schiudo un occhio, vedo intorno a me una decina di uomini di cui non riesco neanche a distinguere i connotati. Ci sono anche alcune telecamere.
"Cosa diamine sta succedendo?"
Lo stridio delle ruote di un furgoncino mi fa tornare in allerta e noto come ci siano ben due uomini a sollevarmi da terra, tenendomi sottospalla.
"Chi sono?"
- La polizia.- sbiascico con voce debole.
- La polizia!- ripeto con più forza.
- Signorina siamo qui. È salva ora, non si preoccupi.
"Sono salva? È davvero finita?"
Oh no se non è finita: quell'uomo dai capelli rossi esce dal locale circondato da due poliziotti che lo tengono fermo e che gli ordinano di non opporre resistenza.
- Lasciatemi!- esclama dimenandosi.
I suoi occhi indiavolati scattano velocemente perlustrando la via fino a quando non incrociano i miei.
Mi congelo di nuovo e cerco di pararmi con il corpo dei poliziotti.
- TU! Tornerò a prenderti.- fa lui prima di essere spinto con forza dentro la macchina.
Le telecamere dei reporter si ammucchiano prima intorno a lui e poi, una volta chiusa la macchina, circondando me cominciando a tempestarmi di domande.
- Può raccontarci i dettagli?
- Signorina da questa parte!
- Come si sente ad aver incastrato il famoso boss Satori??
"Cosa avrei fatto io??"
- Sa..to...ri- ripeto ricominciando a tremare.
Non riesco a dare molte risposte perché io stessa non sono ancora in grado di capire cosa è successo.
L'unica cosa che so, e che mi fa sospirare di sollievo, è che la mattina seguente mi sono svegliata nel mio letto di ospedale, senza ferite gravi, e nel giornale ho letto in prima pagina: "Famoso boss catturato nei bassifondi di Tokyo".
Ho vinto io.
Per ora...
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Autrice news
Allooora? Vi ho messo abbastanza ansia 👀?
Non saprei, in genere scrivo tutt'altro ma è stato molto divertente u.u
MUHUAHAHAH
Vi ricordo di nuovo il mio insta se vi va di seguirmi :3, mi chiamo tsukiroi ✌
E nulla, buon Halloween tesori 💕💗💖💓💘
Tsukiroi 2020
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