✠ᴍɪᴅɴɪɢʜᴛ sᴛᴀʀʟɪɢнᴛ ~ Aℓys' ∂єατн✠
And they look down
On one more story left untold and
One more sunset that won't turn gold
༶
Era una cupa giornata d'inverno. Faceva freddo ormai, a quell'ora del pomeriggio, quando la Luna iniziava a farsi più luminosa e il cielo si tingeva di un blu scuro sulla quale rilucevano tanti piccoli puntini argentei e luminosi. Tirava un leggero vento, anch'esso fresco, intento a sospingere alcune nuvolette verso chissà quale destinazione. Il bosco era tranquillo: gli alberi dalle fronde scure si ergevano alti poco lontano da un edificio, che pareva essere una scuola. Guardando in alto, ci si poteva sentire quasi benedetti dalla Stella Polare, così evidente nel cielo notturno da sembrare irreale.
Ad Alys piaceva tanto pensare che, da qualche parte in quell'oscurità luminosa, ci fosse anche la stella di sua sorella. Quando vivevano ancora sulla costa nord-orientale dell'Irlanda, prima del periodo a Berlino, lei e Samuel avevano preso l'abitudine di affacciarsi insieme alla finestra e, come diceva scherzosamente il maggiore dei due, salutare la stella di Alysia. Non era un vero e proprio saluto; guardavano in alto e rimanevano in silenzio, abbracciati, mentre qualche lacrima rigava una volta la guancia di lui, una volta quella di lei. Quella sera Alys fece lo stesso: si sedette ai piedi di un albero, strinse in una mano la collana che le aveva regalato Samuel e alzò lo sguardo al cielo. Era tutto davvero molto tranquillo. C'era silenzio, e gli unici rumori percepibili era quello che lei definiva "il canto delle cicale" e ogni tanto l'ululato di un lupo. Quando sentiva i canti che i lupi rivolgevano alla Luna, le veniva in mente Theo. Aveva preso l'abitudine ormai di posarsi una mano sulla pancia, come se in quel modo potesse essere più vicina di quanto già non fosse alla bambina.
Erano passati quattro mesi da quando aveva scoperto insieme a Theo di essere incinta: era stato il più bel momento della sua vita. Adesso la gravidanza iniziava a farsi evidente, ed era impossibile non farci caso. Quando l'aveva detto a suo fratello, era stato a dir poco esilarante. Insomma, una ragazza con in braccio una volpe che ringhia contro un lupo fa un po' ridere alla fine. C'è da dire che Samuel non l'aveva presa per niente bene all'inizio, ma passato il momento "come hai osato fare certe cose a diciassette anni?!" l'aveva stretta forte in un abbraccio. «Sarai uno zio fantastico, Sam», aveva sussurrato contro la sua pelle, tenendosi ancora più stretta a lui.
Quella sera, erano solo lei, la bambina e le stelle. «Anche tu saresti stata una fantastica zia», mormorò alla volta celeste, con un sorriso malinconico sulle labbra. Poi abbassò lo sguardo su di sé, esattamente dove la bambina, dentro di lei, probabilmente stava riposando. Il suo sorriso si fece meno nostalgico. Sarebbe diventata mamma... ancora le sembrava un sogno. «Mi piacerebbe darle un nome simile al tuo», continuò a dire in quella sua sorta di preghiera, «Alice mi sembrava molto carino; penso che mamma mi abbia contagiata con il suo debole per l'Italia. Se piacerà anche a Theo, penso che la chiameremo così». La ragazza chiuse gli occhi per qualche istante. Un'immagine triste e bellissima le si disegnò dietro le palpebre. Era seduta sul pavimento, un sorriso divertito dipinto sulle labbra. Davanti a lei, una bambina di nemmeno un anno le camminava incontro, barcollante: aveva i capelli lisci di un caldo castano chiaro, molto simili ai suoi, e due occhioni azzurro cielo identici a quelli del papà. In disparte, poco lontano da mamma e figlia, c'era una figura tremolante: anche lei aveva i capelli castani, con due occhioni verdi e dolci. Nonostante non l'avesse mai vista adulta, Alys non aveva dubbi sul fatto che quella fosse sua sorella. Una lacrima solitaria le scivolò lungo la guancia. Purtroppo, non sarebbe stata l'ultima per quel giorno. Ma sarebbe stato il suo ultimo pianto.
Troppo tardi si accorse di un uomo saltato fuori forse da qualche cespuglio. In altre circostanze, si sarebbe trasformata subito in un falco e sarebbe volata via. Ma non poteva: c'era il rischio che potesse fare del male alla bambina. E non voleva perdere Alice proprio adesso. La figura si avvicinò pericolosamente, e la cosa non la rassicurò per niente. Quando fu abbastanza vicino, il cuore di Alys saltò qualche battito. Era un uomo ormai adulto, dalla corporatura robusta: aveva le spalle larghe, i muscoli delle braccia e delle gambe ben evidenti e i lineamenti del volto spigolosi. Gli occhi erano indecifrabili, cupi come la notte più burrascosa, eppure di una calma glaciale; i capelli scuri gli nascondevano la fronte, rendendolo ancora meno raccomandabile. Ma il dettaglio che più preoccupò Alys fu la faretra piena di frecce e l'arco che teneva stretto nella mano. Indietreggiò istintivamente, ma lo spazio era finito: era in trappola.
«Chi sei tu?», chiese Alys con una nota evidente di terrore. Stava tremando come una foglia. Lo sconosciuto si limitò a squadrarla in un modo che non le piacque assolutamente. «Non ti agitare, Alys Brooke», disse la figura scura. La sua voce era tagliente come il filo di un rasoio. Come sapesse il suo nome, di questo non ne aveva idea. E la cosa non prometteva bene. «Dopotutto, non vorrai mica far preoccupare tuo figlio?». A quella domanda, le si gelò il sangue nelle vene. Glielo leggeva in faccia: quell'uomo era assetato di sangue. Di morte. Quel commento l'aveva paralizzata. «Ma lascia che ti spieghi cosa mi porta qui», continuò quello, la voce intrisa di perfidia. Si inginocchiò davanti a lei e la costrinse a guardarlo negli occhi, tenendole il viso con una mano. Lei avrebbe voluto fare qualcosa, ma il suo corpo non rispondeva. «Il motivo... beh, sei semplicemente tu», spiegò con falsa gentilezza, «So chi sei. Quelli della tua razza sono i più facili da riconoscere, perché sono i più imprudenti. Quelli che muoiono prima sono sempre i mutaforma» sibilò. Il corpo di Alys fu attraversato da un brivido. Era pietrificata dalla paura. «ma devo anche ringraziarti, tesorino. Grazie a te, non solo farò fuori un altro essere della tua specie, ma impedirò anche la nascita di un altro mostro!», disse scoppiando in una risata. A quel punto, la ragazza non resse più: le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento si fecero vedere al chiaro di luna, piccole ma contenenti un carico infinito di disperazione. La disperazione di una madre che non avrebbe potuto salvare sua figlia. Se fosse morta solo lei, forse non avrebbe avuto una reazione del genere. Certo, avrebbe avuto paura di morire; le si sarebbe spezzato il cuore a pensare a Samuel che perdeva l'unica sorella che gli era rimasta, a Theo che probabilmente scoppiava a piangere nell'aver perso la ragazza che l'amava. Ma non si sarebbe messa a piangere in quel modo, davanti a quell'essere spregevole. Avrebbe trattenuto le lacrime per non dargli la soddisfazione di vederla a pezzi. In quel momento, però, rischiava di uccidere anche sua figlia. Morendo, le avrebbe strappato la possibilità di vivere. Di vedere la luce del sole. Ed era un peso troppo grande da sopportare. Con la sua morte, avrebbe portato via a Theo tutto ciò a cui più teneva. E avrebbe strappato a Samuel tutto ciò che aveva.
«Piangi anche adesso! Dovresti essere sollevata, non triste... farò finta che le tue siano lacrime di gioia, mia cara», continuò, «La figlia di una mutaforma e di un lupo mannaro... un lupo con le zampe e la coda di chissà quale altro animale, non ti fa senso?», domandò. A quel punto, qualcosa si sbloccò nella testa di Alys. Loro non erano solo esseri con un difetto, con una particolarità a dir poco irreale. Prima di essere una ragazza con il potere di trasformarsi in un animale, era prima di tutto una persona. Come ce ne sono tante altre al mondo. E lo stesso valeva per Theo, per Samuel, Linda... anche Nik, nonostante non fosse proprio il ragazzo più "normale" di sempre. Lo stesso valeva per Alice. «T-tu non capisci... niente...», mormorò debolmente, ma con la voce carica di odio. Tutta quella tensione la stava sfinendo. «Non siamo animali... solo persone un po' differenti», disse decisa, «tu vuoi uccidermi... pensando che mia figlia, mio fratello, il mio ragazzo, io... siamo dei mostri... ma non ti rendi conto che se lo fai... l'unico mostro qui sei tu».
L'uomo le lasciò andare il viso, spingendola indietro. Andò a sbattere con la testa sul tronco dell'albero, e il colpo ebbe l'effetto di stordirla quasi completamente. «Molto bene, ragazzina», furono le sue ultime parole mentre si alzava. Incoccò una freccia, e per un attimo il tempo si fermò. Alys non sentì più nulla. Riuscì a cogliere una sola parola dalle labbra dello sconosciuto. "Muori".
Poco dopo era scomparso. Era rimasta solo una freccia, che spuntava appena sopra il suo stomaco. Aveva mirato in basso, in modo che la sua non fosse una morte veloce. Il sangue iniziò a macchiarle la maglietta, sempre di più ogni minuto che passava. E insieme al sangue, le lacrime. Pianse un'ultima volta, ma pianse tutte le proprie lacrime. «Mi dispiace...» riuscì solo a dire, pensando alla bambina che ancora nella pancia della mamma aveva già conosciuto la paura, il terrore, l'odio e la disperazione. Quella bambina che non sarebbe mai nata, perché come lei non sarebbe sopravvissuta alla notte. La notte se le sarebbe portate, stringendole in un abbraccio che sembrava sussurrare all'orecchio di entrambe che da lì a pochi minuti tutto quel dolore sarebbe svanito, non ci sarebbe più stata sofferenza.
Ma Alys riuscì a trovare un piccolo motivo per sorridere. Avrebbe finalmente conosciuto sua sorella, Alysia, dopo diciassette anni di lontananza. Alysia avrebbe conosciuto la sua nipotina, con quegli occhi azzurri e bellissimi. E Alice, la sua bambina, la figlia che aveva avuto con il ragazzo che più aveva amato, la figlia sua e di Theo, avrebbe conosciuto la ragazza a cui doveva il nome.
Alys chiuse gli occhi, con l'immagine di loro tre insieme. Esalò il suo ultimo respiro, mentre un'ultima lacrima riluceva alla luce della luna.
La notte seguente, due nuove stelle si sarebbero accese nel cielo, due nuovi astri accanto alla Stella Polare. Lì, Alice non avrebbe conosciuto mai più l'odio. Solo l'amore della sua mamma, e quello di Alysia. Erano solo loro tre a splendere nell'ennesima notte oscura.
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La storia è molto lunga, lo ammetto, ma se avete letto tutto... beh, vi do il permesso di volermi male per la fine. Anyway, -LuHan-Wife- LindaLightwood00 Marysol_snipe questa storia vorrei la leggeste soprattutto voi... e scusate per le eventuali lacrime
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