𝗖𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 26. Togliti di mezzo, Hera.
𝗦𝗲𝘂𝗹 𝗩𝗲𝗻𝗼𝗺𓆙
Forse non era stata una buona idea quella di prendere un bubble tea. Quel giorno, sebbene ci fosse il sole, il cielo fosse più limpido di quanto fosse mai stato, faceva davvero freddo e la cosa non sarebbe migliorata bevendo quel thè ghiacciato, ma era stato più forte di me. Io amavo il bubble tea e lo avrei preso indipendentemente dal periodo dell'anno. Lo provavo sempre quando venivo a Seoul a trovare Hoseok, dato che nella mia piccola cittadina a Daegu non lo vendevano.
Lanciai un'occhiata al parco verde, immenso ed affollato che occupava tutta la mia visuale e non riuscii a non sentirmi felice, spensierata. Ultimamente, la vita mi stava sorridendo e, infatti, stavo aspettando quel qualcosa che mi avrebbe distrutto non solo la giornata, ma l'intero mese. Al momento però, mi imposi di smettere di pensare negativo. Taehyung era una persona normale almeno con me, Hoseok era salvo, Jimin e Yoongi e quell'altro tizio avevano smesso di venire nel mio bar, le lezioni universitarie erano interessanti, io avevo un lavoro e mi ero appena fatta un amico.
Non poteva andare meglio di così.
«Jungkook, guarda! Ci sono i cigni!»
Non aspettai nemmeno una risposta da parte del moro e mi precipitai davanti l'enorme largo. Posai il petto alla staccionata di legno cercando di non rotolare giù per l'erba umida. I cigni neri erano stupendi e nuotavano liberamente sopra quell'acqua cristallina e probabilmente ghiacciata. Continuai ad osservarli sorseggiando di tanto in tanto dalla mia cannuccia. Avrei voluto raggiungere quegli enormi animali, ma mi limitai ad osservarli da lontano.
«Lo sai, non sembri così dolce da fuori»
Jungkook si sistemò con i gomiti sulla staccionata accanto a me. Aggrottai le sopracciglia e guardai il ragazzo dal basso a causa della mia limitata altezza. Il moro guardava con curiosità i cigni a parecchi metri di distanza da noi in mezzo al lago. Aveva un sorrisetto impresso in volto, gli occhi assottigliati e furbi. Mi persi qualche secondo ad osservare i suoi ricci neri schiacciati da quel suo solito cappello che mi ricordava quello di un pescatore. Una maglia grande, gigante stava sul suo petto, pantaloni larghi pieni di catene e cerniere finte gli coprivano le gambe. Io sarei quella a non sembrare dolce?
«Perché? Sembro antipatica?»
«No, ma seria- la tua espressione rilassata sembra perennemente scazzata»
Ridacchiai a quelle parole e scossi la testa. Bevvi un altro po' di thè freddo e mi sistemai meglio contro la staccionata. Ora i cigni, due per la precisione, si stavano avvicinando l'uno all'altro come se si stessero studiando.
«Disse il ragazzo che va in giro con le catene»
Jungkook mi guardò di scatto con un'espressione scioccata. Per poco non gli scoppiai a ridere in faccia. Mi ritrovai a trattenere la mia risata e a ritornare a fissare i due animali. Ora si erano avvicinati, uno girava intorno all'altro. Che si stessero corteggiando?
«Le catene mi fanno apparire misterioso, Hera- le ragazze amano i ragazzi misteriosi» il moro sussurrò più vicino a me, proprio sopra al mio orecchio. Io per poco non svenni sul posto.
Sussultai e lo guardai esterrefatta. Jungkook semplicemente mi sorrise divertito e tornò poi a mangiare la sua ciambella ricoperta di cioccolata. Osservai quel ragazzo continuare a guardare i cigni, la sua schiena spinta in avanti per poter posare le braccia alla staccionata. Non potei fare a meno di chiedermi come quel ragazzo fosse davvero. Si vestiva sempre di nero, era pieno di tatuaggi, di braccialetti e anelli sui polsi e sulle dita e tutto questo mi ricordava una persona dura, fredda. Invece non era così. Jungkook era davvero estroverso, simpatico e soprattutto gentile. Era il contrario di come si dimostrava Taehyung e il contrario di quello che si poteva immaginare. Taehyung con i suoi vestiti eleganti e la sua raffinatezza poteva sembrare la persona più cordiale al mondo, ma non era così. Jungkook invece, con il suo stile, poteva sembrare inavvicinabile, ma in realtà era uno dei ragazzi più carini che io avessi mai conosciuto.
Seoul stava mettendo in pratica il detto non giudicare il libro dalla copertina.
«Cosa fai di solito dopo le lezioni? Vedo sempre che corri via di fretta»
Il moro diede la spalle al lago continuando a rimanere posato alla staccionata. Mi guardava dall'alto, mentre io ero impegnata ad innamorarmi di quei cigni.
«Lavoro in un bar, purtroppo»
«Purtroppo? Non ti piace?»
Scossi la testa prima di sospirare. Lanciai un'occhiata al ragazzo e desiderai cambiare argomento perché non volli accollargli tutti i miei problemi, ma Jungkook sembrò stranamente interessato.
Parlare male del bar in cui lavoravo non era una novità o un problema per me, ma farlo davanti ad un quasi sconosciuto non mi conveniva poi tanto. Magari Jungkook conosceva quel bar, Sungho o direttamente il proprietario e avrebbe potuto riferire tutto mettendomi quindi nei guai. Tutto sommato, però, non me ne fregava poi molto. Se fossero stati loro a licenziarmi, allora avrei avuto un motivo per giustificare la mia disoccupazione senza sentirmi in colpa.
«Siamo in due a lavorare lì e l'altro mio collega è il figlio del capo» annuii alle mie stesse parole e presi un grosso respiro. Il mio sguardo si perse nuovamente sull'acqua cristallina del grande lago, mentre il bubble tea fra le mie dita si mosse a ritmo dei miei movimenti nervosi. «Diciamo che non mi trattano molto bene e lo stipendio è al limite dello sfruttamento, ecco-»
«E allora perché continui a lavorare lì?»
Jungkook fece una faccia confusa, interdetta e decisamente troppo carina per impedirmi di sorridere. Se avessi un won per ogni volta che sento questa domanda.
Quel ragazzo era un tenero cucciolo travestito da tigre ed io lo avevo appena capito. Il moro aveva il labbro inferiore spinto in fuori, la testa appena inclinata di lato, gli occhi leggermente spalancati. I suoi gomiti nudi stavano sopra la staccionata alle sue spalle, la schiena contro il legno. Apprezzai che lui si interessasse così tanto a me. Gli unici a farlo erano i miei genitori ed Hoseok. Forse un po' anche Taehyung.
«Perché gli orari del bar mi permettono di seguire anche le lezioni universitarie- è l'unico lavoro che mi aiuta in questo senso»
«Potrei avere ciò che fa al caso tuo»
Jungkook si girò di nuovo con il petto contro la staccionata e le braccia sopra di essa. Mise una mano in tasca prima di tirare fuori uno strano biglietto da visita. I colori erano nero, viola e bianco. Sembrava una cosa inquietante.
Il ragazzo mi allungò l'oggetto ed aspettò che io lo prendessi. Così feci. Lessi incuriosita cosa ci fosse scritto su quello sfondo scuro. Fire Night Club. Che cos'era? Non avevo mai sentito parlare di un locale con quel nome.
«Il proprietario del Fire è mio amico- potresti-»
«Oh, no, Jungkook- non voglio che tu chieda un favore a qualcuno per me-»
«Non si tratta di chiedere favori, davvero- il mio amico cerca qualcuno che stia dietro al bancone a preparare drink» il ragazzo alzò le spalle sbadigliando appena. Si tolse il cappello dalla testa e, di colpo, tutti i suoi capelli neri, ricci prima incastrati uscirono coprendo la sua fronte. Sorrisi senza accorgermene. «So che la paga è davvero alta e sono poche ore di lavoro da quello che mi ha detto lui-»
«Se è così perfetto, perché non ci sono già decine di candidati?»
Mi resi conto forse troppo tardi di aver usato un tono abbastanza scettico e maleducato, ma non potei trattenermi. Poche ore e molti soldi non andavano d'accordo e, appunto, il fatto che ci fossero ancora posti disponibili in un paradiso del genere, come lo dipingeva Jungkook, mi puzzava. E anche parecchio.
Il ragazzo mi lanciò un'occhiata con la coda dell'occhio prima di ghignare in un modo che non mi piacque per niente. Sembrava quasi cattivo. Poi, quell'ombra sparì dal suo bellissimo viso ancora rivolto al lago. Forse mi ero immaginata tutto.
«Il problema è che il Fire è aperto solo di notte, quindi i turni iniziano e finiscono la notte- almeno, in questo modo, non avresti problemi con le lezioni»
Questo è vero. Mi morsi il labbro tenendo il biglietto fra le dita. Mi voltai dando le spalle alla staccionata e continuai ad osservare quello sfondo nero e viola. Fire Night Club. Il nome era figo, comunque. Inoltre, se il proprietario era amico di Jungkook, magari sarebbe stato più carino e gentile di Sungho. Non che ci voglia poi tanto. Mollare però quel posto di lavoro era un grande e pericoloso passo. Forse potevo prima incontrare il proprietario del Fire e poi avrei potuto decidere.
«Dovrei chiamare? C'è un numero?»
«Quando deciderai, chiama me- ti porto io»
«Sei sicuro? Davvero, non c'è bisogno di-»
«Sono davvero sicuro, Hera»
L'ultima sua frase venne detta sussurrando, avvicinando di più il viso al mio e con un sorrisetto ancora impresso in volto. A volte non riuscivo a capire come fosse fatto realmente quel ragazzo. Un secondo si comportava da perfetto ragazzino dolce e il secondo dopo sembrava avere una qualche sfumatura maliziosa.
Sorrisi cordialmente al moro. In quel preciso istante, Jungkook lanciò un'occhiata dietro di lui, sopra la collina che ora stava davanti a me e sollevò un angolo della bocca per l'ennesima volta. Questo era un vero e proprio ghigno. Stetti per guardare nella stessa direzione in cui lui stava fissando qualcosa, ma una sua mano si sollevò verso il mio viso. Mi bloccai sul posto con la testa rivolta verso di lui, le labbra socchiuse e, poi, i suoi polpastrelli toccarono la mia guancia, accarezzandola. Il ragazzo iniziò ad avvicinarsi al mio viso ed io non seppi cosa fare. Che diavolo?
«Ecco qua»
Dopo poco tempo, la sua mano si tolse dal mio viso. Osservai le sue dita tenere una foglia che prima probabilmente era incastrata tra i miei capelli. Oh.
«Grazie mille- sia per il suggerimento che per la foglia» sorrisi sventolando il biglietto. Jungkook annuì continuando però a ghignare.
All'improvviso, mi sentii come se qualcuno stesse cercando di darmi fuoco, come se qualcosa stesse continuando a pungere il mio corpo. Girai di scatto la testa a destra e a sinistra fino a quando non mi decisi a guardare cosa ci fosse davanti a me. Per poco presi un colpo. Taehyung se ne stava fermo a parecchi metri di distanza da me, in mezzo al sentiero fatto di ghiaia e sassi davanti il boschetto. Il ragazzo aveva una camicia nera addosso, dei pantaloni dello stesso colore larghi sulle sue gambe magre. Aveva le braccia incrociate al petto, la testa inclinata di lato nel fissarmi, nell'osservarmi, sebbene fosse a debita distanza da me e Jungkook.
«Io- scusami due secondi- torno subito» sorrisi al moro al mio fianco ed iniziai a camminare verso Taehyung. Cosa ci faceva lì? Voleva farmi una sorpresa o qualcosa del genere? Era quel tipo di ragazzo?
Non riuscii a trattenere un'espressione felice nel vedere il castano proprio in quel momento. Non lo avevo sentito per tutta la mattina e non avrei potuto parlargli durante il pomeriggio dato che avrei dovuto lavorare. Avevo pensato di fargli una sorpresa quella sera e di portargli la cena, ma a quanto pareva era stato lui quello a sorprendermi. Avrei iniziato il turno di lì a un'ora circa, quindi avremmo potuto sederci da qualche parte nel parco e passare un po' di tempo insieme.
Sventolai una mano in aria non essendo sicura che Taehyung mi avesse visto, ma appena lo feci, il ragazzo a poca distanza da me si girò ed iniziò ad incamminarsi verso l'uscita del parco. Cosa? Corsi più velocemente verso il maggiore con ancora il bubble tea fra le mani, ma lui non si fermò.
«Taehyung! Taehyung! Fermati!» mi parai di fronte il castano e mi piegai con le mani sulle ginocchia a causa della fatica appena fatta. Era raro che io corressi in generale, figurarsi per una persona specifica. Taehyung doveva avermi fatto qualcosa al cervello. «Non sono molto atletica, sai? Correre per me è sfiancante» mi alzai dritta in piedi e continuai a prendere grandi respiri. Forse dovevo davvero iscrivermi in palestra.
Aspettai che Taehyung parlasse, che mi prendesse in giro o che quantomeno aprisse bocca, ma non successe. Stranita, osservai il ragazzo alto di fronte a me e lo vidi diverso. No. Era uguale al solito quando aveva a che fare con gli altri, ma non uguale al solito quando aveva a che fare con me. Non mi aveva mai guardato in quel modo serio come se io per lui non contassi nulla, come se nemmeno mi riconoscesse. Era arrabbiato a causa del lavoro? Lo avevano fatto arrabbiare così tanto?
«Taehyung, va tutto bene?-»
Mi avvicinai al ragazzo e sollevai una mano, ma il maggiore attorcigliò velocemente le dita al mio polso stringendo in un modo che mi fece ansimare dalla sorpresa. Non riuscii a parlare che Taehyung spostò la mia mano come per buttarla via e mi sorpassò con una spallata che per poco non mi fece cadere.
Rimasi per un attimo interdetta e non riuscii a registrare bene ciò che era appena successo, ma dopo qualche secondo ritornai in me.
Corsi verso Taehyung e mi fermai a pochi passi da lui. Non nascosi di essere preoccupata, se non impaurita, da quelle iridi marroni che mi sembrarono più scure di quanto le avessi mai viste. Era arrabbiato? Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
«Togliti di mezzo, Hera»
Il maggiore fece un passo avanti e lo fece per intimorirmi. Ci riuscì. Sembrava un completo sconosciuto, una persona che mi faceva davvero tanta paura. Mi aveva pure chiamata con il mio nome? Con quel tono piatto e basso?
«Taehyung, cosa-? Cosa c'è? Ho fatto qualcosa che non-?»
«Perché non te ne torni dal tuo amichetto, mh? Lo hai lasciato lì da solo»
Spalancai gli occhi nel sentire quella domanda, ma Taehyung non mi diede nemmeno il tempo di pensare ad una possibile risposta o di capire che cosa stesse succedendo che mi superò per l'ennesima volta. Cosa? Che diavolo? Perché aveva detto quelle cose? Cosa credeva? Aveva visto Jungkook avvicinarsi a me per togliermi la foglia e aveva pensato che ci fossimo baciati o una cosa simile? Era geloso?
In quel momento abbassai lo sguardo sul sentiero di ghiaia sul quale stavo e vidi un qualcosa poco più lontano, per terra, esattamente dove prima stava Taehyung fermo in piedi. Era una scatola di cartone chiusa con una grande M gialla disegnata sopra. Ora era stata calpestata forse da qualche passante, forse dallo stesso Taehyung.
«Taehyung! Taehyung!-» mi voltai verso il castano che ancora stava camminando verso l'uscita del palco. Mi sentii male. Mi sentivo in colpa per una cosa che non avevo fatto, mi sentivo una stronza per un motivo a me sconosciuto. «Taehyung! È un amico! L'ho conosciuto in università!»
Il ragazzo continuava a camminare ignorando le mie urla che però non passavano certo in osservato alle orecchie dei presenti, delle persone che mi passavano a fianco e mi guardavano male. Taehyung se ne stava andando via lasciandomi lì impalata, inerme. Mi sentivo colpevole, sull'orlo di un piano nervoso, umiliata.
Mi avvicinai al cartone per terra e lo aprii con cautela. Quasi caddi seduta sulla ghiaia quando vidi un panino ormai schiacciato e aperto. Era senza cetriolini.
Ecco quella cosa che mi avrebbe rovinato l'intero mese.
Sbuffai per l'ennesima volta lanciando il mio cellulare sulla panchina del magazzino. Sistemai la maglietta nera, parte della mia uniforme di lavoro, e continuai ad osservare il display ancora nero del telefono. Maledizione. Avevo passato la scorsa ora a chiamare Taehyung, a riempirlo di messaggi, ma lui non mi aveva risposto nemmeno una volta. Avevo addirittura provato a chiamarlo incessantemente per qualche minuto e lui non aveva buttato giù. Aveva solo aspettato che io terminassi la chiamata. Era un dannato bambino, di un'infantilità che io non avevo mai visto. La cosa peggiore era che mi sentivo in colpa come se io avessi davvero fatto qualcosa di sbagliato, seppure io sapevo che non fosse proprio così. Taehyung era arrivato al momento sbagliato e aveva visto solo quello che aveva voluto vedere e poi aveva frainteso tutto. Dannazione. Come se non bastasse, Taehyung non stava nemmeno provando a chiarire e non sembrava volerlo fare. Sembrava che avesse accettato che io lo avessi tradito in qualche modo e che gli andasse bene così. A me no, però.
Per tutto il resto del tempo passato con Jungkook, io ero sembrata scocciata ed arrabbiata, quando in realtà ero solo triste. Avevo addirittura rovinato quella giornata a quel povero ragazzo innocente.
Uscii dal magazzino stringendo i lacci del grembiule alla base della schiena. Il mio turno doveva ancora iniziare ed io già mi sentivo senza forze. Quel pomeriggio avrei lavorato fino alle sette, cosa che però mi permetteva di tornare a casa e mangiare ad un orario decente.
«Hey straniera!»
Quella voce troppo felice, troppo contenta mi fece alzare la testa di scatto. Guardai dappertutto dentro il bar e non vidi niente fin quando non incontrai due occhioni grandi, assottigliati a causa di un enorme sorriso impresso in quel volto giovane e curato. Che diavolo. Avrei desiderato davvero tanto avere anche un minimo della felicità che provava Jimin ventiquattr'ore al giorno.
«Jimin- che ci fai qui?»
Mi guardai intorno assicurandomi che Sungho non fosse nei paraggi e raggiunsi il biondo. Lo aveva mandato Taehyung? Era lì per dirmi qualcosa di importante?
«Taehyung ti ha detto qualcosa? Sai dov'è? È da tutto il giorno che-»
«Sono qui proprio per questo, in realtà» Jimin sbuffò posando poi la testa sulle braccia incrociate sopra il bancone. Sembrava davvero abbattuto. «Che hai fatto? È tornato alla Torre urlando e sbraitando- deve aver licenziato qualche persona-»
«Cosa? Come-? Perché?-»
«Beh, penso che c'entri tu, no? Da quando vi conoscete è strano-»
«Puoi dire al tuo amichetto che se ne vada a fare in culo»
Ringhiai contro Jimin come se ce l'avessi con lui, quando fu tutta colpa di Taehyung e basta. Non solo aveva reagito come un fidanzato geloso, ma mi aveva pure trattata come una ragazza qualsiasi. Ero più arrabbiata che delusa.
«Non è possibile che si comporti come un uomo di Neanderthal, okay? E dopo evita pure le mie chiamate ed i miei messaggi? Viziato, ecco cos'è- è un viziato, stronzo, antipatico e prepotente che non-»
Venni interrotta dalla risata divertita di Jimin che attirò l'attenzione dell'intero bar verso di noi. Guardai male il biondino e mi voltai poi per prendere una bottiglia di soju e dargliela. Sospirai per dei secondi che sembrarono infiniti.
«Ecco perché gli piaci-» Jimin annuì alle sue parole indicandomi con l'indice. Afferrò poi la bottiglia di soju e se la portò alla bocca. «Ed ecco perché voglio che facciate pace- non sopporto quando quell'idiota fa il capo»
Mi sorpresi nel sentire Jimin parlare di Taehyung in quel modo. Non stava parlando con odio nella voce o con rabbia, ma nello stesso modo in cui io parlavo di Hoseok a degli sconosciuti. Lo offendevo nel peggiore dei modi come se lo odiassi, quando in realtà quello era il solo ed unico modo in cui io sapevo dimostrare affetto. Era affetto quello che Jimin provava per Taehyung, quindi? Taehyung non era una persona che si faceva parlare in quel modo da chiunque, quindi Jimin doveva essere davvero speciale. Dovevano tenere molto l'uno all'altro.
«Siete tanto amici voi due?»
Mi avvicinai al maggiore e sussurrai in modo che Sungho, dall'altra parte del bar, non potesse sentirmi. Ci mancava solo che mi sgridasse per l'ennesima volta.
Il biondo mi guardò con ancora il collo della bottiglia fra le dita ed inarcò un sopracciglio come a chiedermi se stessi facendo sul serio o meno. Cosa?
«Scherzi, spero- io sono più grande di lui- gli ho praticamente pulito il culo»
«Quanta differenza di età c'è tra voi due?-»
«Qualche mese»
Che diavolo. Mi sembrava di avere a che fare con un Hoseok più alcolizzato.
«Beh, puoi dire all'amico a cui pulivi il culo di andare a farsi fottere- non lo voglio più vedere-»
«No, hey, no, che diavolo- Taehyung è leggermente più umano da quando ti ha incontrata ed io non intendo rinunciare a questo- voi dovete fare pace»
Jimin mi guardò dritta negli occhi e sollevò le sopracciglia come per minacciarmi. Fissai quel ragazzo e giurai di aver potuto dargli fuoco solo con lo sguardo. Questo, Jimin lo capì subito e si schiarì la voce togliendo l'attenzione dalla mia.
Avrei tanto voluto anch'io chiarire le cose, parlare a Taehyung e spiegargli cosa davvero lui avesse visto, ma se lui non ci teneva abbastanza, allora io di certo non gli avrei corso dietro. Era grande per capire cosa si dovesse fare in quelle situazioni.
«Okay, facciamo una cosa-» Jimin sbatté all'improvviso le mani sul tavolo ed io presi un colpo. Sungho mi lanciò un'occhiata dal fondo del bar come ad avvertirmi di stare attenta. Stetti per prendere a pugni Jimin, ma lui interruppe i miei pensieri omicidi. «Sta sera organizzo una festa come quella dell'altra volta- vieni e porta anche il tuo amichetto- ci sarà Taehyung e-»
«Non esiste- non sono io quella che deve farsi avanti per chiarire- è lui che-»
«Andiamo, straniera- l'unico modo per avere una reazione da parte di Taehyung è farlo arrabbiare-» Jimin si alzò dalla sedia e posò sul bancone delle banconote decisamente troppe per pagare una semplice bottiglia di soju. Immaginai che fosse la mia mancia. «Vieni alla festa sta sera e, beh- fallo arrabbiare come piace a te»
Il ragazzo se ne andò non prima di avermi fatto un occhiolino. Osservai le spalle del maggiore muoversi fino a quando il suo corpo scomparve dietro la porta.
Fallo arrabbiare come piace a te. Probabilmente si riferiva al fatto che io avessi fatto arrabbiare Taehyung più e più volte.
Sbuffai e mi passai una mano sulla fronte. Bene.
Avrei chiamato Hoseok.
xxx
Buona sera,
come state?🌚
Finalmente abbiamo un qualche segno da parte del nostro Taehyung nri confronti di Hera che non sia indifferenza, dovreste esserne felici🦦
Cosa pensiamo di Jungkook arrivat* a questo punto? Credete che abbia fatto tutto questo a posta?
Inutile nascondere che c'è qualcosa sotto, non ve la rendo nemmeno difficile👉🏻👈🏻🥰
Avete qualche teoria? Non vi dirò mai se sono giuste o no
Invece della nostra povera Hera cosa diciamo? In un qualche modo si trova sempre in mezzo ai guai anche se non fa nulla🤪
Infine abbiamo il nostro Hoseok: che abbia davvero capito che tutto ciò che ha fatto finora era sbagliato? Continuerà a sbagliare?🦦
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, spero vi sia piaciuto<3 lasciate un like o un commento se vi fa piacere💜
Al prossimo,
-Jxx
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