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Capitolo 9 [Prima Parte]

Sunny ebbe la fortuna di poter constatare che il tram, alle dieci di sera, era quasi del tutto vuoto.

E soprattutto che Coraline, la sorella di Cauchemar, non era affatto la persona che si era aspettato che fosse. O forse, aveva interpretato male quello che gli aveva detto Cauchemar sul suo conto.

A guardarle, no, non avrebbe mai detto che erano imparentate. Per una serie di motivi, primo fra tutti...

―Cauchemar, per favore, tienilo fermo! Non riesco a truccarmi così!―

Le unghie lunghe smaltate di nero si mossero furiose nello strappare lo specchietto dalle mani della sorella. E con un solo movimento la matita attraversò la palpebra inferiore di Coraline, lasciandosi dietro una linea dritta. Cauchemar indietreggiò di qualche passo, afferrando una delle maniglie senza dire nulla. Interdetta, ma arresa.

―Quindi... cosa avete detto di stare cercando voi due?― chiese Coraline alla sorella, mentre apriva lo zaino. Cauchemar si prese del tempo per rispondere, mentre Coraline tirava fuori due grossi stivali di pelle.

―Un lettore per questa―, rispose Cauchemar, mettendo in mostra la cassetta.

Quando gliene aveva parlato per telefono, Sunny si era opposto in tutti i modi alla sua idea. Coinvolgere Coraline ed i suoi amici era la cosa più stupida a cui avrebbe mai potuto pensare, ma era stato impossibile convincere Cauchemar. Dopotutto, se fra di loro era stato stabilito che era lei quella intelligente, allora non gli rimaneva che fidarsi.

Gli importava soltanto che Cauchemar non svelasse tutti i loro segreti. Se il prezzo da pagare era assistere alle prove di una band dal dubbio talento, allora era disposto a farlo. È per ritrovare Maple, continuava a dirsi.

―Mh. È difficile trovarne per quel formato―, rispose Coraline, mentre cambiava il suo paio di ballerine con gli stivali che si era portata dietro. Il basso elettrico, chiuso dentro la propria custodia, sedeva sul sedile accanto al suo. ―Ma sono sicura che Mira riuscirà a risolvere il problema. Ma dopo, voi due uscite fuori dai piedi, capito? Continuo a pensare che tutta questa storia sia soltanto un piano della mamma per sorvegliarmi attraverso te.―

―Io pensavo il contrario, guarda un po'―, replicò Cauchemar, storcendo la bocca. A completare la propria trasformazione, Coraline indossò una t-shirt nera sopra il top con cui era uscita da casa, tirandola ai lati perché la stampa fosse ben visibile. In maniera molto originale, si trattava dello scheletro di un gatto con una terza orbita sulla fronte.

Poi, appena ebbe finito di allacciare il collare con le borchie, si rivolse in direzione di Sunny, guardandolo con due occhi arancioni che erano il doppio più profondi di quelli di Cauchemar. ―Tu―, gli disse, le pupille così strette per contenere la luce dei neon bianchi. ―Te ne stai sempre zitto. Mi piaci.―

―Ah... grazie?―, disse Sunny, non sapendo bene come rispondere. Il tono titubante non sembrò sorprendere Coraline, che prese il basso e se lo portò in spalla, scaricando il proprio zaino alla sorella. Appena arrivati alla fermata, una breve nota risuonò dagli altoparlanti posti sul tram, e Coraline si avviò fuori tenendosi in equilibrio sugli stivali.

Fu allora che seppe che era arrivato il momento di scendere.

Mentre camminavano per raggiungere la casa dell'amica di Coraline, Sunny non faceva altro che pensare a quanto quella storia non gli andasse a genio. Cauchemar era riuscita a decifrare il contenuto del biglietto, e non era stato per niente soddisfacente. Tutto ciò che gli aveva comunicato era che se volevano risposte, dovevano vedere il contenuto della cassetta.

Quello che a Sunny non faceva affatto piacere era dover essere costretto a vederla con qualcun altro. Loro non avevano la minima idea di cosa avrebbero trovato, lì dentro.

E ne aveva paura. Infinitamente paura.

―Non voglio vederla con loro, Cauchemar. Che cosa succede se fanno domande? Che cosa succede se scoprono tutto? Che non ho dato quella foto alla polizia quando avrei dovuto?―

Sssh―, rispose lei, e mentre si portava un dito sulle labbra, la sua mano si aggrappò appena al braccio di Sunny. Coraline camminava spedita davanti a loro, e con quel cambio di stile sembrava una persona totalmente diversa da quella che Sunny aveva visto salire sul tram. ―Non devi preoccuparti, Coraline non ha pazienza. Farò finta che la cassetta non funzioni, così ci lascerà in pace. Credimi, non rinuncerà alla serata prove per starci col fiato sul collo.―

Cauchemar aveva parlato in tono così sicuro, che per un attimo anche Sunny era stato convinto dal suo piano. Ma appena lei gli ebbe lasciato il braccio, subito le sue insicurezze tornarono, e la sua testa cominciò a fabbricare mille scenari diversi.

In uno di questi il rapitore scopriva che lui aveva osato guardare la cassetta insieme a delle altre persone, e trovava il modo di punirlo.

Con ogni nuovo passo che facevano verso quella casa, Sunny si rendeva conto di non avere alcun controllo sulla situazione. Forse non ne aveva mai avuto.

―Guai a voi se mi fate fare brutta figura―, li ammonì Coraline, mentre attraversavano la strada. Il lampione sopra le loro teste colorò i suoi capelli con una pessima luce arancione, prima che la sua figura venisse ingoiata dalla penombra. Poi, fu arancione di nuovo, mentre passava sotto un altro lampione. E poi si fermò.

Erano arrivati.

L'amica di Coraline abitava all'interno di una casetta niente male, tutta bianca tranne per il tetto, di un colore scuro non ben definito. All'ingresso aveva un salottino con una lanterna poggiata sul tavolo in vimini, spenta. Le due sedie a dondolo sembravano antiche ed i cuscini che vi stavano sopra erano sbiaditi dal tempo e dal sole. Quando qualcuno venne ad aprire, dovette far girare ben tre chiavistelli, ed il rumore fu abbastanza forte da sentirsi da fuori.

Prima di abbassare la maniglia, però, quel qualcuno si premurò di guardare dal buco delle lettere. Forse i genitori di quel qualcuno non erano in casa, a giudicare dalla prudenza.

―Hey Cory, hai trovato il resto della band?―, la salutò la padrona di casa, spalancando la porta. I suoi orecchini tentennarono quando la sua testa si mosse in avanti per guardarli meglio, e Sunny notò che erano così tanti da non lasciare quasi alcuno spazio libero su quelle piccole orecchie rosa.

―Assolutamente no―, rispose Coraline, e nel dirlo salutò la sua amica dandole il pugno. ―Questi sono mia sorella ed un tizio che ha rapito per strada. Mira, di' tanto piacere.―

Per qualche motivo, il pensiero di essere stato rapito da Cauchemar divertì Sunny. Chissà in che modo sua sorella credeva che si fossero conosciuti.

―Mi chiamo Sunny―, si presentò, e nel darle la mano Mira gli rivolse uno dei sorrisi più larghi che avesse visto in vita propria. Ma invece di stringerla, gli batté il cinque.

―Entrate, cosa state aspettando?―, disse, spostandosi dalla porta. Dalla sala da pranzo proveniva della musica, e mentre passavano di lì Sunny vide il piccolo stereo rosso poggiato ad un angolo del tavolo. Era stato lasciato in bilico perché la presa arrivasse alla parete, e sembrava che il minimo movimento sarebbe bastato a farlo cadere giù.

All'altro lato del tavolo, c'erano dei libri aperti con un sacco di matite colorate sopra.

―I miei mi hanno costretta a portarmi dietro Cauchemar―, iniziò a spiegare Coraline, mentre tutti seguivano Mira giù per una rampa di scale. L'unica luce disponibile proveniva da una lampadina sopra le loro teste, appesa ad una cordicella. ―Lei avrebbe bisogno di... uno di quei cosi per leggere le cassette piccole, ed ho fatto l'errore di dirle che tu potevi aiutarla davanti mia mamma. Puoi fare qualcosa, Mira? Così i due marmocchi si levano dalle scatole?―

Quando Mira accese un'altra luce, Sunny poté vedere che la rampa di scale portava dritta al garage, e che le decorazioni dell'Halloween precedente stavano ancora infestando gli scaffali di alluminio. Tenuta in un angolo, seminascosta da due scatoloni, c'era una batteria.

Sunny pensò che, magari, appena finito con la cassetta avrebbero anche potuto assistere alle prove... sempre che a Coraline la cosa fosse andata a genio.

―Posso vederla?―, chiese Mira a Cauchemar, mentre prendeva una coperta impolverata da sopra uno scaffale. Senza perdere tempo, Cauchemar aprì la borsa e la tirò fuori per mostrargliela. Fu allora che Sunny si rese conto che non aveva detto una sola parola, da quando era entrata lì dentro.

―Non fa niente se non puoi...―

―Sì che posso!―, esclamò Mira, ancora prima che Cauchemar potesse finire di parlare. Arrotolò la coperta con le braccia, per poi avvicinarsi alla batteria e spingerla con un piede dentro la grancassa. Allora, si arrampicò sullo sgabello, fino a raggiungere qualcosa posto su uno degli scaffali. Mentre si allungava verso l'alto la forma della sua coda divenne ben visibile da oltre la gonna lunga. ―Uno dei miei camcorder legge quel formato. Potete attaccarlo alla televisione, se volete guardare la cassetta.―

E poggiando uno scatolone sulla propria batteria, ne tirò fuori un groviglio di cavi ed un unico dispositivo.

Appena Sunny riconobbe il vecchio camcorder, una sensazione prese a scorrere nel suo corpo come una scarica.

Non era la prima volta che ne vedeva uno così.

―È lo stesso modello che aveva papà...―, sussurrò impercettibilmente, non riuscendo a tenersi quel pensiero per sé stesso.

Subito dopo, una mano prese la sua.

Cauchemar l'aveva sentito.

―Credo di dover cambiare la batteria...―, disse Mira, e mentre estraeva quella già presente, questa cadde su uno dei piatti producendo un rumore fastidiosissimo.

―Mira, non c'è bisogno che ti disturbi tanto per loro, possono pensarci da soli―, si intromise Coraline. Ma Mira sembrava troppo per le proprie, per starla a sentire.

―Tua sorella non cantava nel coro della chiesa, Cory?―, rispose Mira, e Coraline si portò le mani ai capelli nel capire dove volesse arrivare.

―Cosa? No, non se ne parla!―, disse esasperata. ―Lei non può cantare la nostra musica.―

―Era solo per parlare...―, si giustificò Mira, mentre rimetteva tutto a posto nella scatola. Se la portò contro un fianco, e fece cenno a tutti di seguirla di sopra. ―E comunque forse dovresti credere un po' di più in tua sorella.―

Ritornarono in sala da pranzo, e Sunny perse presto interesse nel dialogo che stava avvenendo attorno a sé. Mira aveva preso a nominare un sacco di gente che poteva far parte della loro band, e Coraline storceva il naso dopo ogni nuovo nome che veniva fuori. Lei non sembrava affatto gentile, mentre Mira lo sembrava troppo. Così tanto che, mentre Coraline si lamentava, lei aveva già preso a collegare il camcorder al televisore.

―Oh, non c'è bisogno, posso farlo io...―, provò ad interromperla Cauchemar. Si chinò sul tappeto accanto all'altra, e tese avanti le mani per farsi dare il groviglio di cavi. Mira però non sembrò voler cedere.

―Non fa niente, ho quasi finito. Puoi collegare questo?―, le chiese, e diede a Cauchemar una presa con diversi cavi attaccati. Lei lo prese fra due dita, e si arrestò.

Guardò verso l'alto, e le orecchie le si appiattirono sul cranio mentre i suoi occhi incontravano quelli di Sunny.

Lui seppe all'istante quello che avrebbe voluto dirgli. E in un attimo i suoi pugni si strinsero per il risentimento. Sapeva che il piano di Cauchemar non avrebbe funzionato, sapeva che sarebbero stati costretti a guardare la cassetta insieme alle altre due.

E la odiò. Il suo primo istinto fu quello di odiarla, perché per colpa sua il loro piano sarebbe stato messo allo scoperto, perché qualsiasi cosa avessero trovato su quella cassetta, avrebbero dovuto condividerla con qualcun altro. La odiò perché, anche se aveva trovato la soluzione al problema, anche se aveva decifrato il messaggio nella busta, non era stata in grado di togliersi sua sorella di dosso. E non voleva accanto qualcuno incapace di mantenere un segreto.

[...]

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