Capitolo 16 [Seconda Parte]
Sunny aprì la bocca e sfilò l'asta del piercing dalla guancia, tenendolo con due dita dall'altra estremità. Aveva sempre avuto il terrore di ingoiarli per errore, quindi decise che fino a quando non avesse trovato la pallina mancante, non lo avrebbe rimesso.
Tornò in stanza, e si mise a cercare sul pavimento. Appiattì una tempia a terra, e ne esaminò tutte le irregolarità, cercando il bagliore del metallo. Ma dopo minuti di esplorazione, fu costretto a cambiare stanza. Dove poteva averla persa? Era stato a casa tutto il tempo, non doveva essere difficile ritrovarla.
Cercò in salotto, sotto le due poltrone ed il divano, e ancora una volta non trovò altro che polvere, che aveva iniziato ad attaccarsi ai suoi capelli. Anche la cucina fu un buco nell'acqua, nonostante il tentativo di ripercorrere con lo sguardo tutte le fughe fra le mattonelle. Era possibile che fosse scomparsa?
Ma poi, tornando a guardare l'angolo fra il salotto e il corridoio, vide la porta d'ingresso allo studio di Harry.
Che gli fosse caduta quando si era nascosto sotto la scrivania? Ed era possibile che non se ne fosse accorto per più di un giorno?
Immaginò che Harry non si sarebbe arrabbiato se avesse dato un'occhiata, ed approfittando del fatto che Amanda fosse al piano di sopra, entrò, potendo finalmente vedere la piccola stanza alla luce del giorno.
Si calò per controllare sotto la scrivania, ma inginocchiandosi, i suoi occhi si trovarono all'esatto livello della tastiera.
E pensò che... forse la ricerca del piercing poteva aspettare ancora un po'.
Si guardò intorno, frugando con lo sguardo fra le scartoffie che Harry teneva sulla scrivania. C'era addirittura un plico di fogli appena stampato lasciato nel cestello della stampante, che doveva aver dimenticato lì quella mattina prima di andare alla redazione. Si poggiò appena al legno, e appena mosse il mouse, lo schermo si accese rivelando l'ultimo documento di testo al quale Harry doveva aver lavorato. Quanto poteva essere distratto, da dimenticare la copia ancora nella stampante ed il computer acceso?
Prese un lungo respiro, e la polvere gli entrò nelle narici. Cauchemar gli aveva detto di non farlo, ma lui doveva saperlo. Harry aveva aperto quella cartella davanti a lui, e se era davvero smemorato e distratto come il suo studio lo descriveva, allora la password doveva essere nascosta lì in piena vista. Non sapeva perché, ma ne aveva il sentore.
Alzò la tastiera, tirando un po' il cavo, e guardò sotto il tappetino per il mouse. Frugò fra i documenti di testo nel computer, alla ricerca della sequenza di quattro numeri che gli aveva sentito digitare, ma non trovò nulla. Trovò, però, le date di alcuni articoli, e provò a digitarne quante possibili, senza successo.
Dopo minuti e minuti di tentativi, si passò una mano sugli occhi, cercando di non scoraggiarsi. Perché lo stava facendo? Lui e Cauchemar non avevano concordato di lasciare perdere tutto?
Ma mentre si stropicciava le palpebre, si ricordò del gesto che aveva fatto Harry prima di accedere alla cartella.
Si era tolto gli occhiali.
Sunny schizzò fuori dallo studio, salendo le scale a due e a due, e quando ebbe raggiunto la camera da letto, si accorse di avere il fiatone. Amanda non c'era, e passando davanti la porta del bagno, riuscì a sentire il rombo dell'acqua della doccia. Bene, sarebbe stata occupata per un po'. Anzi, se Sunny aveva avuto la giusta intuizione sarebbe stata occupata abbastanza tempo da permettergli di aprire la cartella.
Aprì il cassetto di Harry, nella speranza di trovare lì il paio di occhiali che usava per la lettura. Non erano gli stessi che gli aveva visto portare quella notte, ma avrebbero dovuto andar bene comunque. Li trovò sepolti fra paia e paia di calzini, e quando li ebbe aperti, se li portò vicini al viso.
Eccolo lì, il codice di certificazione nazionale. Se aveva fortuna, era lo stesso per tutti gli occhiali in commercio.
Ed era composto da quattro cifre.
Lo memorizzò, e sistemando il cassetto così come lo aveva trovato, tornò di sotto, non curandosi di fare rumore mentre correva. Si piazzò di nuovo davanti al computer, e con le mani tremanti, digitò le cifre sulla tastiera.
Era quello, il momento di scoprire tutto riguardo la nuova vita di Maya. E se non avesse funzionato, Sunny si promise che non ci avrebbe provato mai più.
Premette invio.
Ed ebbe accesso a tutti i file che cercava.
C'era scritto di tutto, a partire dalla data di nascita fino ad arrivare al nuovo nome, al nuovo indirizzo, all'aspetto fisico. I dati erano aggiornati fino al 1986, quando Harry li aveva rubati, ma non era importante. Era quello che Edmund voleva... e che Sunny non avrebbe mai potuto dargli.
Lo aveva promesso a Cauchemar.
Sospirò, e chiuse tutto. Secondo i calcoli, quella donna doveva essere vicina alla sessantina, adesso. Era giusto che vivesse il resto della sua vita in tranquillità, al riparo da un figlio che desiderava ucciderla.
Il telefono prese a suonare mentre Sunny spegneva il computer e si preparava a lasciare lo studio. Non avrebbe risposto, sapeva che chiunque stesse chiamando, non era con lui che voleva parlare. Ci avrebbe pensato Amanda una volta uscita dal bagno.
Gettò un'occhiata rapida al di sotto della scrivania, giusto per assicurarsi che la pallina del suo piercing non fosse lì. Mentre risaliva al piano di sopra, gli venne una mezza idea di dove potesse essere andata a finire, e tornò nella sua stanza. Quando la trovò sul cuscino, si rimproverò di essere così stupido.
Odio le cose che si nascondono in piena vista, pensò, mentre scendeva verso il bagno degli ospiti per potersi rimettere il piercing. Si tirò una guancia, e mentre stringeva entrambe le estremità per assicurarsi di non perderla di nuovo, nella sua testa echeggiò il suono dei suoi stessi pensieri.
Edmund potrebbe nascondersi in piena vista.
E con quel pensiero, il telefono tornò a squillare. E per qualche strana ragione il suono sembrò ancora più forte di prima.
Sunny provò una strana angoscia, e con le mani tremanti afferrò la cornetta, esitando prima di portarsi il telefono all'orecchio. Poteva trattarsi di chiunque, ma se stava insistendo, allora era importante. Doveva esserlo.
―Pronto?―, disse, sperando di sentire la risposta di un collega di Harry o di un call center che provava a vendergli qualcosa.
Invece, mai si sarebbe aspettato di sentire quella voce.
―Sunny?―
―Maple!?―
Gli venne da gridare, mentre il cuore batteva così forte da provocargli un dolore improvviso al petto. Avvertì il suo intero volto assumere una smorfia sconvolta, ma non riuscì a contenersi. Si aggrappò alla cornetta del telefono con entrambe le mani, come se in qualche modo questo bastasse a restituirgli Maple, a non farla mai più andare via.
―Sunny, sei davvero tu?―, chiese lei, e dal modo lamentoso con cui parlava, sembrava che fosse sul punto di piangere.
―Maple, stai bene? Ti prego, dimmi che quel pazzo non ti ha fatto del male, o...―
―Ho paura Sunny, ha detto che me ne farà presto e puoi salvarmi solo tu―, confessò lei tutto d'un fiato, prima che i primi singhiozzi le spezzassero la voce. ―Aiutami... non so dove mi tiene... voglio tornare da 'Manda...―
L'angoscia di Sunny divenne una voragine all'interno del suo petto, mentre capiva a che gioco stesse giocando Edmund. Era stanco di aspettare, sapeva che il tempo era quasi scaduto, sapeva che presto Sunny sarebbe andato via e lui non avrebbe più avuto la propria bambolina da manipolare. E quando lui fosse stato lontano, Maple non gli sarebbe più servita viva. Per lui era una mera merce di scambio.
Sunny aveva visto la foto di Maya, all'interno del computer di Harry. In quei brevi istanti in cui i suoi occhi erano stati fissi sullo schermo, aveva cercato di immaginarne la vita, senza avere alcun mezzo per poterla conoscere davvero. E se doveva scegliere fra lei e la vita di Maple...
―Hai vinto, Edmund―, bisbigliò, e la voce gli morì nel pronunciare quel nome. ―Dimmi dove dobbiamo incontrarci.―
Perdonami, Cauchemar.
Io ci ho provato davvero, ad essere una brava persona.
Ma ho fallito. Ti ho delusa.
E Maple, fra le lacrime, gli rispose a colpo sicuro. Rispose come se fosse già stata istruita su cosa dirgli, come se Edmund le avesse già anticipato nel minimo dettaglio come sarebbe andata la chiamata.
―Nel posto nella foto... dice che devi andare nel posto nella foto...―, rivelò la bambina, e a quel punto, Sunny sentì un suono graffiante provenire dall'altro capo del telefono. Capì che la cornetta era stata tolto a forza dalle mani di Maple, perché tutto ciò che riuscì a sentire prima che la chiamata si interrompesse, fu: ―Aspetta!―
No. Aspettami tu, Maple.
Sto venendo a riportarti a casa.
Prese un profondo respiro, e dovette sforzarsi prima di riuscire a rimettere il telefono al proprio posto. Le mani gli tremavano così tanto, da impedirgli i movimenti.
Aveva paura. Poteva sentire le branchie gelide ed il cuore rimbombargli nel petto ad ogni battito.
Era terrorizzato, ma non poteva tirarsi indietro. Non più.
Corse al piano di sopra, e lanciandosi sul letto, si infilò le scarpe senza allacciarle. Se aveva fortuna, la porta d'ingresso non era stata chiusa a chiave, e poteva andarsene senza che nessuno se ne accorgesse. Doveva approfittare di quell'attimo di distrazione dei Todd, se voleva tornare al vecchio parco giochi ed incontrare di persona Edmund. Doveva fare un ultimo atto di coraggio, se voleva davvero mettere fine a quella storia.
Quando si fossero accorti della sua assenza, i Todd ne sarebbero rimasti devastati, ma se Sunny fosse riuscito a tornare a casa con Maple al suo seguito...
Se, si ricordò, mentre la sua mano si arrestava ad un soffio dal pomello della porta. Se mi lascerà tornare a casa con Maple, ripeté ancora nella propria testa. Posso davvero fidarmi di Edmund?
Esitò, e in quell'istante, vide un'ombra passò davanti al vetro smerigliato della porta. Quando una chiave venne inserita nella toppa, capì che si trattava di Harry, ed indietreggiò.
Il suo arrivo complicava tutto. Non avrebbe mai potuto andarsene, se lui era a casa.
Ma poi, alla sua ombra indistinta se ne aggiunse un'altra, ed un'altra ancora. E quando Harry ebbe aperto la porta...
―Buongiorno, Alexia.―
Sua madre era lì, in piedi sull'uscio dei Todd.
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