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Capitolo 1


"L'esistenza della salamandra non svaluta né quella del serpente né quella del pesce. La salamandra si asciuga le branchie sulla scogliera mentre respira con rudimentali polmoni.

La salamandra vive. Esiste a discapito dei rettili e dei pesci. La salamandra esiste e porta con sé tutta la propria dignità di anfibio."

La luce del pomeriggio filtrava timida fra le tendine di tulle rosa poste alla finestra, e si rifletteva sulla parete dinanzi gli occhi di Sunny.

Erano aperti, ma il suo corpo rannicchiato non accennava a muoversi. Aveva dormito per delle ore, eppure continuava a sentirsi stanco. Alle sue spalle, proprio sotto la finestra, il letto di Maple era ancora vuoto.

Lo era da due giorni, ormai.

Si stropicciò gli occhi, e subito dopo si girò sulla schiena per potersi massaggiare le tempie. Nella luce del pomeriggio, guardò il soffitto per cercare di distinguere le stelline di carta fosforescente dalla vernice bianca. Se sforzava troppo la vista, il mal di testa tornava, e ormai era evidente che l'unico modo per farlo andar via fosse mangiare qualcosa.

Ma alzarsi da quel letto era diventato troppo difficile.

Poi, proprio mentre Sunny si preparava a girarsi di nuovo, qualcuno bussò alla porta. Due volte, delicatamente.

―Sunny?―, lo chiamò. E lui sobbalzò nel riconoscere la voce di Amanda. ―C'è la tua assistente, vuole parlare con te. Vieni giù per favore, credo sia importante.―

Sunny si mise a sedere di scatto, e mentre apriva la bocca per rispondere, si rese conto di quanto la sua gola fosse secca. ―Arrivo―, rispose, e la sua voce si spezzò sull'ultima sillaba.

Era difficile tornare a parlare, dopo essersi chiuso in sé stesso per così a lungo.

Si alzò dal letto lentamente, sporgendosi per poter guardare la propria immagine riflessa allo specchio in fondo alla stanza. I suoi capelli erano gonfi e quasi tutti attaccati alla faccia, il volto così pallido e spento da non sembrare nemmeno il suo. Poche volte aveva avuto quell'aspetto in vita sua, tutte dopo averle prese da qualcuno.

Si alzò la maglietta fino al diaframma, scoprendo il livido che si era formato sul suo stomaco. Lo controllava spesso, molto più spesso di quanto avrebbe voluto, nella speranza che sparisse il prima possibile. Era un problema, nessuno doveva scoprirlo. Nessuno doveva scoprire la verità riguardo la sera del ventidue luglio.

Si cambiò la maglietta, entrando in bagno per sciacquarsi la faccia, e pettinandosi i capelli con le dita, scese di sotto. Era una causa persa anche solo tentare di rendersi presentabile, gli ci sarebbero volute delle ore, a partire da quello stato.

Il salotto dei Todd profumava di zenzero. Quella era una delle prime cose che aveva notato, quando era entrato lì. Amanda aveva tutta una collezione di candele profumate, e la sera le accendeva per rilassarsi. Quella volta, ne aveva accesa una per la signorina Melissa, l'assistente sociale di Sunny. E quando entrò, vide che Harry le aveva già preparato il tè.

―Sunny!―, esclamò la signorina Melissa, quando lo vide entrare. Strinse i braccioli della poltrona, come se fosse in qualche modo sorpresa di vederlo. ―Come stai?―

Oh, certo. Era sorpresa di vederlo... conciato in quel modo.

―Ho avuto giorni migliori... ma anche peggiori―, rispose lui vago, prendendo posto sull'altra poltrona. Harry ed Amanda erano insieme sul divano, ed entrambi sembravano in attesa di qualcosa. Forse loro sapevano già di cosa Melissa volesse parlargli.

―Mi dispiace per quello che è successo... sia per Maple, sia che tu abbia dovuto assistere a tutto.―

Stavolta fu Sunny a stringere i braccioli della propria poltrona, e la sua mandibola si strinse così forte da spingere verso l'esterno i due piercing che portava alle guance. Sapeva che qualsiasi cosa fosse venuta a comunicargli, aveva a che fare con quello.

L'incidente del ventidue luglio.

―Non ho visto niente. Mi sono nascosto dentro il bagno, l'ho già detto alla polizia―, disse a denti stretti, e mentre parlava, il livido sul diaframma tornò a fargli male. Forse se avesse mentito abbastanza volte sulla sua versione, avrebbe finito per autoconvincersene.

Nessuno doveva sapere cosa era successo davvero quella sera. Ed anche lui, avrebbe fatto meglio a dimenticarsene.

―Ma certo, hai ragione―, asserì lei, sbrigandosi a tagliare il discorso. Prese la cartella lasciata sul tavolino in vetro dinanzi a sé, e con un lungo sospiro, la aprì in cerca di una pagina.

Trovando il contatto visivo intollerabile, Sunny cercò conforto negli occhi di Amanda. Le sue pupille vitree erano rivolte nel vuoto, e quelle due grandi orecchie da cerva rimanevano vigili, puntate verso l'alto. Sunny si chiese se lei potesse avvertire il proprio sguardo su di sé, e se in quelle poche settimane che aveva trascorso in quella casa lei avesse avvertito la sua timida reverenza nei suoi confronti. Molte volte, in momenti insospettabili, lui si era fermato a guardarla. E l'aspetto che più le piaceva di lei era che lei non somigliava per niente a sua madre.

―Ho una cosa da dirti, Sunny―, rivelò la signorina Melissa, costringendolo a riportare l'attenzione su di lei. ―Ma non so come.―

Sunny deglutì, e pensò che in fondo un po' se lo era aspettato.

Prese un respiro, e subito l'odore di zenzero di quel salotto assunse un tono nostalgico. Diede un'altra occhiata ad Harry ed Amanda, e loro non dissero nulla. Ma da dietro i piccoli occhialetti rotondi, Harry ricambiò il suo sguardo. Quella casa gli sarebbe mancata, loro gli sarebbero mancati.

―Devo fare le valigie, vero?―, chiese, anticipando l'assistente sociale. ―Mi cambiate di casa.―

―Temo sia peggio, piccolo― disse lei, e per un attimo il battito di Sunny sembrò sospendersi. ―Vogliono rimandarti in comunità.―

Fu come se le gambe di Sunny si stessero muovendo contro la sua volontà, e lui schizzò in piedi, attonito. ―Perché?―, fu tutto quello che riuscì a dire, trattenendosi dal gridare.

―Temono che ciò che è successo a Maple sia un colpo troppo grande per te, capisci? Stai accumulando sempre più stress, Sunny, e qualcuno ai piani alti è molto preoccupato riguardo la tua salute mentale.―

Sunny sprofondò nuovamente nella poltrona, lanciandosi con un tonfo. Portò i gomiti sulle ginocchia, e lasciò che i capelli gli cadessero sulla faccia mentre si reggeva la testa. Non voleva ricordare ciò che era significato per lui vivere quei mesi in comunità, dopo essere finalmente stato diviso da sua madre. Non adesso che stava cominciando a vivere di nuovo.

―Io non posso tornare lì, Melissa. Tu non sai cosa abbia significato per me vivere lì dentro.―

―È l'unico modo che abbiamo per assicurarci che tu venga seguito come meriti. Hai bisogno di dimenticarti di tutto questo, e continuare a vivere in questa casa non è la scelta migliore... o almeno, è quello che dicono.―

Sunny fece scorrere le dita fra i capelli, stringendoli fino ad arrivare alle branchie. Le sentì calde sotto il tatto, e si rese conto che il sangue gli era risalito alla testa. Si obbligò a respirare a fondo, prima che un nodo gli si stringesse in gola. Era raro che gli venisse da piangere per la rabbia, ma adesso non poteva proprio permettersi di farlo. Stava bene, stava bene, doveva convincerli tutti che stava bene.

―Chiedo scusa...―, si intromise timidamente Amanda, ed il suo corpo slanciato si piegò appena in avanti. ―Ma non sarebbe proprio possibile farlo restare? Io ed Harry abbiamo la possibilità di farlo seguire da uno psicologo, anche se i costi non rientrano nel contributo mensile. Sunny ci ha raccontato delle angherie che subiva dalle ragazzine della comunità, e sono sicura che nessuno vuole che la cosa si ripeta.―

Melissa si sporse verso Amanda, e per un attimo Sunny giurò di aver visto quelle due orecchie da coniglio appiattirsi sul cranio. Lo trovò in qualche modo irritante, che Melissa fosse messa a disagio dalla disabilità di Amanda, ma non seppe spiegarsi perché. Mai, in quei mesi che l'aveva seguito, Sunny aveva trovato l'assistente odiosa come quel giorno.

―Temo non sia possibile, signora Todd. Non in questa casa, non qui. Magari Sunny potrà tornare presto in una nuova famiglia, ma per adesso, è importante rimuoverlo da qui.―

―Siamo noi il problema, non è vero?―, si intromise Harry, e Sunny si fece piccolo nella sua poltrona a quella domanda. Non li conosceva bene, ma sapeva che i Todd non erano un problema. Loro erano l'esatto opposto di un problema. ―Non ci ritenete più adeguati alla custodia di Sunny dopo quello che è successo a Maple.―

Melissa guardò negli occhi di Harry, e stavolta non solo le sue orecchie, ma il suo intero corpo sembrò abbassarsi per la paura. Non voleva dire la verità, non in maniera così diretta. ―Non sono io a prendere le decisioni, signor Todd. Ci sono persone con un grado più alto del mio che scelgono per i ragazzi, ed io non posso farci nulla―, rispose, riparandosi dietro quel "loro" generico per levarsi di dosso ogni responsabilità di quello che diceva.

Ma allora, Harry stese le mani in avanti, ed ignorando la risposta ricevuta, espose una possibilità che fino ad allora Sunny non aveva nemmeno contemplato. ―E se Maple venisse ritrovata, invece?―

Sunny sentì il respiro venirgli di nuovo tagliato via dal petto. Ma stavolta, non era paura, non era rabbia, e non era nemmeno il livido all'addome. Stavolta era speranza. E per quanto piccola, forse era l'unica che aveva.

―A quel punto, io... io non lo so―, ammise Melissa, e riprendendo a guardare la propria carpetta, cercò fra i fogli qualcosa al riguardo. ―Non ero preparata a questa eventualità.―

―Ma le cose sarebbero diverse, in quel caso?―, fece eco Amanda, e portando una mano in avanti, prese quella di Harry. Non aveva avuto bisogno di vederla, per sapere esattamente dove si trovasse.

―Sarebbero diverse. Quanto diverse, però, non saprei dirlo―, disse affrettata, chiudendo la carpetta e preparandosi a rimettere tutto in borsa. ―Sunny, hai due settimane per fare le valigie. Potrebbero essere di più se la bambina viene ritrovata... viva. Ma non voglio farti troppe promesse, quindi io e te ci vediamo sabato sette. Signori Todd, è stato un piacere.―

Viva. Quella parola fece raggelare il sangue di Sunny, ma subito lui si costrinse a togliersi quella sgradevole sensazione di dosso. Adesso, mentre Melissa si sbrigava a bere gli ultimi sorsi del tè ormai diventato freddo, Sunny sentiva di avere una speranza. Ed anche se il rapitore non aveva lasciato una singola pista, non una singola impronta, nulla al quale gli inquirenti si potessero aggrappare, si sentiva tranquillo.

E quando Melissa uscì dalla porta, lui la salutò con la mano, troppo perso fra i suoi pensieri per provare astio nei suoi confronti.

Perché lui una pista l'aveva. E se l'avesse seguita, era certo che l'avrebbe portato a Maple. Se fosse stato lui a ritrovarla, forse, solo forse, gli avrebbero concesso di restare coi Todd.

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