Capitolo quattro 🦈
Rin era davanti a noi con un'espressione indifferente sul viso, come se rivedere tutti noi dopo tutti quegli anni fosse per lui equiparabile a una semplice uscita del sabato sera con gli amici.
Non era più il bambino magrolino e sorridente dei miei ricordi, ma un ragazzo serio e decisamente ben piazzato, alto diverse decine di centimetri in più.
Ai tempi la nostra statura era praticamente la medesima, ma ormai mi superava di gran lunga.
<<Yo>> disse improvvisamente con nonchalance, senza togliere le mani dalle tasche dei pantaloni della tuta.
Nagisa fu il primo a reagire, tagliando rapidamente la poca distanza tra lui e il ragazzo, urlando un: <<Finalmente sei tornato, ti stavamo aspettando>>.
<<Non pensavamo di rivederti così presto>> commentò Makoto, sorridendo anche lui pacificamente in direzione del nuovo arrivato.
Rin non sembrò condividere minimamente il loro entusiasmo, limitandosi di contro a guardarli come si era soliti guardare degli estranei.
Automaticamente strinsi più forte la mano di Haruka ancora allacciata alla mia, desiderando di essere risucchiata dal pavimento sottostante.
Non ero ancora psicologicamente pronta per rivedere Rin e mi sarei aspettata di rincontrarlo per la prima volta ovunque, ma non lì, non quella sera, non in quel luogo. Non nel posto dove tanti anni prima era nato il nostro strano rapporto del passato, fatto di complicità, ma anche di rivalità.
Gli occhi scarlatti del ragazzo si posarono su di me per la prima volta per una manciata di secondi, ma lunghi come intere ore, prima di passare sul ragazzo corvino al mio fianco.
Il suo sguardo infine scese sulle nostre mani intrecciate, facendomi sentire enormemente a disagio, tuttavia non abbastanza da convincermi a mollare la presa. In quel momento ne avevo bisogno più che mai, avevo bisogno del calore e del supporto di Haruka.
Non sapevo cosa pensare. Non sapevo cosa fare. Quindi mi limitai a restarmene completamente paralizzata e in silenzio, in attesa della prossima mossa del ragazzo.
L'espressione sul viso di Rin era praticamente indecifrabile e non c'era nulla nei suoi occhi capace in quel momento di darmi indizi sul suo stato d'animo o sui suoi pensieri.
Da bambini mi bastava guardarlo in viso per immaginare il contenuto della sua testa, ma quello davanti a me non era assolutamente lo stesso Rin dei miei ricordi. Era il mio sesto senso a suggerirmelo, c'era qualcosa che non andava in lui, qualcosa di profondamente sbagliato e preoccupante.
Trovai conferma nelle parole successive del ragazzo dai capelli color vinaccia.
<<Haru, frequenti ancora certa gentaglia?>> chiese, ridacchiando quasi perfidamente <<non impari mai.>>
Rin lo disse senza nemmeno degnare di un'attenzione chiunque altro al di fuori di Haruka e senza mostrare il minimo rimorso davanti a quel pesante insulto rivolto a noi altri.
Certa gentaglia.
Tra il rosso e il corvino c'era sempre stata una forte competizione, forse solo alla pari a quella con me. In quel momento però Rin sembrava avere occhi solo per Haruka, senza l'apparente voglia di dare corda ad altri.
Il suo commento mi ferì all'inverosimile, contro ogni mia aspettativa, impedendomi anche di recuperare la facoltà di parola.
Fortunatamente ci pensò Makoto a dire qualcosa. <<Rin, che stai dicendo?>>
Anche il ragazzo sembrava deluso e sconvolto quasi quanto me e con quella semplice domanda fece trasparire tutte quelle sue sensazioni sorprese e malinconiche.
Fu come ricevere un secondo pugno nello stomaco. Non sopportavo l'idea di vedere i miei amici offesi o delusi.
Il rosso non lo degnò nemmeno di un'attenzione, continuando a guardare Haruka carico di aspettativa e con una scintilla di divertimento negli occhi.
<<E tu invece? Hai imparato qualcosa?>>
La domanda di Haru arrivò col suono di una frecciatina, forse in riferimento a tutte le volte che era stato battuto dal ragazzo in questione, ma sembrava celare anche qualcos'altro a me sconosciuto.
Nemmeno Haruka sembrava soddisfatto della frase scortese di Rin a noi rivolta e l'aveva lasciato intendere con quella risposta affilata.
Il ragazzo di fronte a lui sembrò molto soddisfatto da quella domanda e lo comunicò con un leggero ghigno carico di soddisfazione.
<<Grazie per avermelo chiesto>> disse, scrocchiando leggermente il collo <<facciamo una gara, Haru.>>
Haruka non sembrò dell'idea di voler rifiutare quella proposta. Riuscii a capirlo semplicemente dalla luce nei suoi occhi, in quel momento diversa.
Strinsi quindi la sua mano per richiamare la sua attenzione, notandolo dell'intenzione di iniziare a camminare dietro al vecchio rivale già in movimento.
<<Si può sapere cosa vi prende? Almeno tu cerca di ragionare>> gli chiesi, guardandolo con decisione.
<<Devo andare>> rispose semplicemente lui, scivolando via dalla mia presa, per poi iniziare a camminare velocemente in direzione della zona dove una volta c'era la piscina.
<<Un momento, ma qui non credo troverete dell'acqua dove nuot->> cercai di dire, ma mi bloccai notandoli ormai troppo lontani.
<<Che facciamo? Andiamo con loro?>> chiese preoccupato Makoto, guardandomi alla ricerca di risposte.
<<Certo. Quei due sono imprevedibili adesso, dobbiamo andare a controllare>> risposi io, iniziando a muovermi per prima al loro seguito.
I corridoi erano sempre bui e lugubri, ma in quel momento non avevo tempo per pensare alla mia paura senza la mano di Haruka stretta alla mia come fino a poco prima.
In pochi minuti infatti era successo di tutto.
Rin era apparso davanti a noi.
Rin si era mostrato sprezzante.
Rin mi aveva degnata giusto di uno sguardo.
Rin aveva sfidato Haruka.
Rin aveva sfidato Haruka e non me.
L'ultimo punto mi bruciava più di quanto io non fossi disposta ad ammettere in quel momento.
Da bambini c'era sempre stata una sorta di rivalità tra di due ragazzi, seppur maggiormente a senso unico; in quanto era principalmente il rosso a premere nella competizione, mentre al corvino bastava solo nuotare in stile libero e ogni pretesto era buono.
La vera rivalità leggendaria era invece sempre stata quella tra Rin e me, perché fortemente sostenuta e desiderata da entrambi. Tanto che molti in palestra si erano persi spesso ad osservare direttamente o con la coda dell'occhio le nostre tante sfide, cercando di scommettere su chi tra i due l'avrebbe scampata quella volta.
Eppure il ragazzo in quel momento non mi aveva degnata della benché minima attenzione, puntando solo al ragazzo precedentemente mano nella mano con me, mostrandosi oltretutto sprezzante nei riguardi miei e degli altri due ragazzi in mia compagnia. Ci aveva definiti gentaglia.
Una parola davvero crudele per riferirsi ai suoi amici di infanzia, specie nei riguardi dei due legati al lui dal ricordo di una splendida staffetta che anni prima aveva coronato il loro fortissimo legame.
Non potevo proprio perdonargli una cosa simile e tutto d'un colpo sentii risalire dentro di me il rancore.
Mi rividi sconvolta davanti alla notizia della sua partenza da parte di Makoto.
Mi rividi correre disperata in direzione della fermata dell'autobus, presa dalla forte speranza di strappargli una spiegazione o un ultimo disperato abbraccio capace di spaccare le ossa.
Mi rividi piangere sulla spiaggia con le ginocchia raccolte al petto, con a tenermi compagnia solo il suono rilassante delle onde.
Mi rividi a nuotare in piscina, sempre con la speranza di vedere una chioma vinaccia riaffiorare dal pelo dell'acqua.
Nella mia mente passarono di nuovo a rallenting tutte quelle immagini, insieme a una sofferenza impossibile da spiegare a parole.
Gli ultimi metri che mi separavano da loro li percorsi infatti correndo, fermandomi a giusto uno o due metri da loro.
Haruka e Rin si guardavano negli occhi con intensa e con sfida.
Haruka sembrava determinato.
Rin sembrava a modo suo arrabbiato, ma anche attraversato da un desiderio di rivalsa impossibile da non cogliere.
In quel momento non c'era spazio per me.
Quello davanti a me non era più Rin Matsuoka. Quello davanti a me era un essere a me sconosciuto.
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