Capitolo cinque 🦈
Il soffitto della mia camera era in quel momento ai miei occhi la cosa più interessante al mondo, tanto da essermi persa a fissarlo da quelle che dovevano essere ormai ore.
La serata nella vecchia piscina degli orrori si era conclusa nel silenzio e con molto amaro in bocca da parte di tutti noi.
Chiaramente la sfida tra Rin e Haruka non era stata svolta, perché ovviamente non avevano trovato nessuna piscina piena di acqua dove mettersi a nuotare.
Faticavo ancora a giustificare la loro ingenuità nel considerare plausibile trovare piena una vasca abbandonata ormai da anni.
Rin se ne era poi andato via con arroganza, arrivando addirittura a buttare per terra il trofeo vinto tanti anni prima durante la staffetta, lasciando chiaramente molto delusi Haruka, Makoto e Nagisa.
Mi si era spezzato il cuore alla vista delle loro espressioni davanti a quel gesto di sfregio, soprattutto perché arrivati fino a lì proprio per recuperare di buon cuore giusto quel trofeo, così da non mandarlo perso.
Ovviamente io avevo cercato di correre dietro a Rin per dirgliene di tutti i colori, ma la presa decisa del mio migliore amico attorno al mio polso mi aveva convinta a desistere. In fondo non potevo dire di no ai suoi dolcissimi occhi verdi. Erano capaci di tranquillizzarmi all'inverosimile e di far apparire molto più piccoli i problemi davanti a me.
Era il potere di Makoto.
La strana serata si era poi conclusa nuovamente nella stanza con le fotografie, dove ognuno di noi aveva recuperato un po' di scatti.
Io avevo arraffato tutte le foto con me e i miei amici, lasciando lì solo quella con Rin, perché troppo arrabbiata con lui per portarla via con me in quel momento.
Haruka aveva invece recuperato solo la foto dopo la vittoria nella staffetta, mentre gli altri avevano portato via almeno dieci foto a testa.
In ogni caso quel posto era destinato alla demolizione e tanto valeva salvare quei ricordi preziosi.
Spinta dalla nostalgia tornai di nuovo a guardare quelle immagini, perdendomi nei ricordi.
La mia mente prese quindi a viaggiare indietro negli anni, facendo riaffiorare nuovamente qualcosa in quel momento non gradito.
<<Hai salutato Rin?>> mi chiese Makoto come prima cosa quel giorno, appena dopo avermi salutata.
Ci eravamo dati appuntamento al parco per andare a vedere un film al cinema da soli, siccome gli altri non erano potuti venire per vari impegni.
<<Perché avrei dovuto salutare Rin? Va in gita da qualche parte? Non mi ha informata>> commentai ingenuamente.
Le mie domande innocenti portarono il gelo sul viso del mio migliore amico, facendomi piegare confusa la testa da un lato.
<<Quindi tu non sai proprio niente?>>
<<Makoto, mi stai mettendo davvero curiosità adesso. No, non so assolutamente niente e non capisco il senso di questa conve->>
<<Rin oggi partirà per studiare in Australia e non si sa quando tornerà, forse mai più>> sputò di getto lui, forse dell'idea di non volermi tenere ancora inutilmente sulle spine.
Per me fu come un fulmine a ciel sereno. <<S-stai scherzando, vero? Non è divertente come scherzo, dico sul serio.>>
Il ragazzino mi sfiorò leggermente una mano in un gesto di conforto prima di farmi una domanda retorica: <<Pensi davvero che potrei scherzare su una cosa simile? È la verità. È così... Rin sta partendo, ma pensavo lo sapessi considerando il vostro rapporto>>.
<<Sai a che ora parte? Sai da dove? Con i genitori? Prende qualche mezzo?>> chiesi di getto, iniziando a sentire il panico travolgermi completamente.
<<Uhm, aveva accennato qualcosa rispetto alla fermata dell'autobus sulla strada principale che porta verso la stazione e credo che l'orario sia pressoché questo. Diceva che l'avrebbe accompagnato il suo migliore amico di nome Sosuke Yamazaki, credo. E->> iniziò a spiegarmi, ma non restai ferma abbastanza tempo da permettergli di dirmi il seguito.
<<Ma dove stai andando?>> urlò infine il ragazzino, notandomi correre a rotta di collo verso la direzione opposta a quella da dove ero arrivata poco prima.
<<Da Rin. Vado da lui>> urlai in risposta, senza nemmeno accennare a voltarmi o a rallentare. Non avevo tempo ed ogni secondo era prezioso.
Presi a farmi un velocissimo calcolo nella mia mente, così da capire le tempistiche.
Per arrivare da lì alla fermata ci volevano almeno sette minuti a piedi, ma correndo potevo dimezzare il tempo, ma solo mantenendo un ritmo stabile. Non potevo quindi permettermi di tentennare nemmeno minimamente.
Continuai quindi a correre disperata in direzione della strada principale, scusandomi a malapena con i passati erroneamente urtati durante la mia folle ed estrema corsa a perdifiato.
Nella mia testa non c'era posto per altri se non per Rin e per tutti i nostri preziosi momenti passati insieme.
Eravamo rivali, ma gli volevo un bene dell'anima e sapevo di non poter negare l'evidenza. Lui era troppo importante per me e l'idea di perderlo mi stava uccidendo, spingendomi ad andare sempre più veloce.
Non mi importava dei polmoni che imploravano di ricevere un maggiore apporto di ossigeno, non mi importava delle gambe che soffrivano e non mi importava di apparire maleducata agli occhi delle persone circostanti.
Volevo solo arrivare dal mio amico, stringerlo a me e chiedere spiegazioni. Volevo solo piangere, aggrappandomi ai suoi inconfondibili capelli color vinaccia.
Desideravo semplicemente dirgli che gli volevo bene davvero, nonostante tutti i trascorsi del passato, e che la mia vita senza di lui non sarebbe mai più stata la stessa.
Tuttavia arrivando alla fermata non trovai che un grande vuoto, quasi delle dimensioni di quello nel mio petto.
Corsi a controllare gli orari per sicurezza, sperando di essere arrivata in anticipo, ma non erano più previste partenze. L'ultima era stata poco meno di tre minuti prima, probabilmente la sua. La stessa che l'aveva portato via da me.
Rin era partito.
L'avevo mancato per un soffio.
Il peso di quei ricordi mi investì in pieno, praticamente con la potenza di uno schiaffo in piena faccia.
Erano passati tanti anni, ma quel momento non aveva mai smesso di tormentarmi.
Non avevo mai dimenticato quella banchina vuota e la consapevolezza di aver perso una parte importante della mia vita e della mia normalità.
Rin era stato per me molto importante.
Un amico speciale.
Un rivale di tutto rispetto.
Una persona su cui tutto sommato contare.
La ragione di tanti sorrisi.
Il ragazzo incontrato quella sera aveva invece le fattezze del vecchio bambino dei miei ricordi, ma solo quelle.
Avevo trovato in lui un qualcuno di completamente diverso, senza più quella luce piena di gioia e di vita negli occhi, senza quel sorriso capace di scaldare il cuore dei presenti, senza quella voglia di passare bei momenti in compagnia dei propri amici.
Ero confusa. Confusa e destabilizzata, ma anche arrabbiata per il suo comportamento menefreghista e di superiorità.
<<Dannato Rin Matsuoka>> borbottai tra me e me, prima di spegnere finalmente la luce posta sul comodino.
Era ora di dormire. Al resto avrei pensato al risveglio.
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