No!
"Erano più o meno le nove, e mi alzai molto lentamente. Notai che Gardenia, la domestica filippina, era già venuta ad aprire le finestre. Infatti nella stanza c'era un raggio di luce che illuminava una busta sul tavolino della mia stanza. Mi stiracchiai, misi la vestaglia di seta e andai a sedermi sulla poltrona. Adoravo quella vestaglia, era di una seta rosa trasparente e alla fine aveva sul bordo un tessuto morbido . Era stato l'ultimo del mio padrino Fernando, da molto tempo era gravemente malato, ma mia mamma non mi permetteva di andarlo a trovare. Diceva che mi portava sulla cattiva strada. Purtroppo aveva ragione era coinvolto in giri di droga e bordelli, molte ragazze venivano violentate lì. Forse se lo meritava. Aprii la busta, c'era anche un biglietto era di mia madre, diceva che sarebbe venuto a trovarmi il mio futuro sposo e sorpresa: era il figlio del mio padrino. Mia madre diceva che era molto ricco e che era diverso da suo padre. Di sua madre non si sapeva molto solo che era una prostituta, morta dopo il parto. Aprii la busta e vidi che c'era un colier prezioso ma non mi interessava più di molto. Decisi di non andare all'appuntamento e di andare in biblioteca. Arrivai e aprii la porta, intanto sentivo squillare il telefono. Lo spensi ed andai dritta al punto. Andaii verso la signora che mi aveva consigliato tutti i libri che avevo letto. Andammo in un reparto molto intimo e mi diede il libro che stavi aspettando. Era molto raro e lo aveva trovato con sgambi illegali. La abbracciai e subito dopo mi baciò. Sentii le farfalle nello stomaco. Non ci staccavamo. Mi portò in uno stanzino ma dopo un pò le dissi che era l'ora di andare, e mi rimisi la maglia che mi aveva tolto, bhe questa cosa é molto imbarazzante ma quella ragazza era la mia ragazza. Si ero bisessuale ed Era una cosa snervante essere sempre etichettata dagli altri come la classica ragazza che sposerà un uomo quando io amavo lei, quella bibliotecaria. Il tempo passó velocemente mentre ero con lei. Mi faceva sentire bene, mi amava e mi mancava stare con lei quando non c'era, mi ero convinta che le donne mi avrebbero reso tutte felici, ma no era lei a farmi sentire bene. Era la persona che volevo sempre accanto, ma la mia famiglia non lo avrebbe mai permesso nemmeno come amica. Infatti non ho mai potuto avere un'amicizia se non la volevano loro, come quella che avevo con Jiessie. Non che fosse un granché, nemmeno mi voleva bene, passava del tempo con me solo perché le facevo pena. Ecco la pena era una cosa che odiavo, io non ne avevo bisogno ero una donna forte. Mi venne voglia di gelato, in quel momento ero in un parco a leggere il libro che mi aveva procurato La ragazza. Se vi chiedete perché non vi ho detto il nome, bhe perché se mai qualcuno legga questo diario sarei già morta"
Scrisse Susan sulla piccola agenda che aveva in mano. Era così bello per lei parlare con quel diario. Si alzó piano controllando l'ora aveva voglia di scappare lontano in un posto qualsiasi che fosse lontano da lì. Voleva starsene in montagna o in una località di mare. Accese il telefono e aprì Whatsapp, un app che non faceva proprio al caso suo. Non era mai stata bravo con il suo telefono, e preferiva lasciarlo o buttarlo da qualche parte. Ma sua madre l'aveva costretta. Non sia mai, che poi la figlia non era all'ultima moda come lei! Per un pò Susan ci aveva provato ad essere la stronza che voleva sua madre ma non ci era riuscita. Aveva fatto tante cose brutte in quell'anno che aveva deciso di dimenticare. Si guardó attorno e si accorse di essere arrivata in una strada isolata. Poi sentii una folla e corse a vedere cosa succedeva e lo vide... In grande cartello con sopra scritto:
Iscrizioni aperte
Vi aspettiamo in tanti
Viaggi turistici per la prossima estate
Destinazioni: Italia
Non ci poteva credere. Lei viveva a Madrid in Spagna. Era come una morsa soffocante. Lì c'era tutto e i giovani non erano mai andati oltre. Ma lei no! Lei voleva essere diversa e andare via da lì. Ritornó a casa e vide che sua madre era tornata. Era pronta per la lunga ramanzina che la aspettava. Ma quel giorno non ci fu nessuna ramanzina. Una schiaffo le fece bruciare la guancia, e poi un'altra è un'altro. Sentiva la mamma che le urlava contro e non capiva cosa stesse succedendo. A quel punto sentì uno sparo e più niente. Una mano la sollevò. E la fece stendere. Da lì il buio più totale.
Sento qualcuno che mi tocca la spalla, è un ragazzino. Appena vede che apro gli occhi scappa via. Sussurro un aspetta ma non faccio in tempo. Mi trovo in un quartiere malfamato di Madrid. Mi alzo noto che la mia borsa ha ancora tutto quello che aveva dentro. Mi inoltro sempre più dentro e trovo una via d'uscita. Ritorno a casa mia con molta fatica. La gamba mi fa male. Ha un taglio profondo. Entro in casa di nuovo e corro in bagno disinfetto la ferita è cerco di ricordare ciò che è successo. Ritorno in salotto ma sembra che non sia successo nulla. Sento qualcuno alle mie spalle mi giro e vedo mia mamma ferita. Ha una pallottola conficcata nel torace. La faccio distendere sul divano e le tolgo la camicetta, mi precipitò a chiamare l'ambulanza ma mi risponde la segreteria. Non so cosa fare premo sulla ferita. Controllo il polso a mia madre, per fortuna c'è ancora ma é molto debole... Richiamo l'ospedale forse 10 volte fin quando una voce gentile mi risponde. Dopo 10 minuti sono da noi. La portano in ospedale. Aspetto nella sala d'attesa quasi 15 ore. Nella stanza c'è solo un ragazzo,molto familiare. Arrivò il dottore con un camice bianco e degli occhiali sul naso e mi disse...
Spazio autrice
Ciao a tutti ragazzi spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Scusate se non é lungo ma non potevo non pubblicare. Ovviamente non ha ricevuto molto successo ma so che questa storia ha un potenziale e sta a me sfruttarlo. Baci al prossimo 30 Gennaio...
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