In catene
Si svegliò leggermente intontito, con la testa pesante e la vista ancora un po' offuscata, sbattè le palpebre un paio di volte e vide che si trovava in una piccola stanza in penombra. Aveva un paio di manette che gli serravano i polsi ed era sdraiato sul freddo pavimento in marmo, facendo leva su un braccio si alzò leggermente per poter osservare l'ambiente dove si trovava: era una stanza spoglia dalle pareti grige, tendenti al nero, sul lato destro vi era una porta in legno mentre sulla sinistra C'era una piccola lampada ad olio, appesa al muro, nient'altro; il tutto era contornato dall'odore acre del sangue. Improvvisamente due "giganti" fecero irruzione nella stanza e alzarono di peso il ragazzo da terra per poi trascinarlo verso una porta in metallo.
Venne portato in una stanza poco illuminata, il soffitto e le pareti erano di un viola scuro rendendo l'ambiente ancora più tetro; la stanza somigliava ad un laboratorio ( al centro vi era un tavolo con una lastra di metallo fissata sopra e con vari macchinari e attrezzi intorno) tranne per una specie di altura sulla quale era posizionato un rialzamento, come una specie di trono, e lì vi era seduta una sagoma umana che il ragazzo non riconobbe.
Eren si dimenò leggermente dalla morsa delle catene intorno ai polsi e guardò perplesso l'uomo:- Ciao...Eren- disse, scendendo dal "trono" e avvicinandosi al ragazzo che si limitava a fissarlo confuso:- Saresti?- chiese con un accenno di strafottenza nel tono il ragazzo, l'uomo assunse per un attimo un'espressione truce, ma scomparve altrettanto velocemente lasciando spazio ad uno di quei sorrisetti che ti verrebbe voglia di spegnere a sprangate sui denti.
-Giusto..non potresti ricordarti di me, eri troppo piccolo..- disse sussurrando l'ultima parte, anche se Eren la sentì ugualmente:- Che intendi..?- chiese con leggera titubanza:- Questo non ha importanza ora: vedi, tu sei qui per un motivo ben preciso...- accennò l'uomo facendo un segno ai due "giganti" che tenevano il ragazzo, di portarlo alla lastra:- Arriverò subito al punto: sai, tu hai una cosa che io voglio, ma sfortunatamente si trova esattamente nel tuo cuore e dobbiamo tenerti in vita... e ciò è un po' un problema- spiegò facendo una piccola pausa:- Ecco perché Lo estirperemo da te, tentando di non ucciderti...- ghignò infine mentre il castano veniva bloccato e legato alla lastra, lui gli si avvicinò e gli disse:- Sarò sincero con te, farà male....Molto male-disse sorridendo -fanculo..chi diavolo sei!? - sussurrò il ragazzo, l'uomo non rispose e il suo viso si rabbuiò; gli ficcò bruscamente un pezzo di stoffa in bocca e si allontanò dicendo:- Procedete-
I cyborg afferrarono un bisturi laser e iniziarono a incidere il petto del castano in una sequenza romboide, lui tentava di trattenere i versi di dolore strozzandoli nella stoffa e dimenandosi; la pelle incisa, tuttavia, si rimarginò in poco tempo sotto lo sguardo allibito dei cyborg che però non si scoraggiarono incidendo con maggiore ferocia lasciando vari segni violacei e intrisi di un liquido cremisi.
Andarono avanti così per un po' finché lui non irruppe nella stanza chiedendo:- allora avete fin- si bloccò quando vide le ferite sul corpo di Eren rimarginarsi lentamente. Si avvicinò con uno sguardo allibito e sussurrò qualcosa ai cyborg che slegarono il ragazzo dalla lastra:- rinchiudetelo nella B7- disse poi; i "giganti" si scambiarono uno sguardo leggermente stupito, ma fecero come gli era stato detto trascinando il castano, privo di forze per il dolore, fuori dalla stanza per poi scendere diretti ai sotterranei.
Era incatenato ad una parete della piccola stanza dove era stato rinchiuso: polsi e caviglie erano legati da spesse catene in acciaio e una pezza di stoffa era stretta rudemente sulla sua bocca; la stanza in cui si trovava era avvolta dalla penombra, Eren sapeva per certo di trovarsi in una delle camere più nascoste del palazzo, nei freddi sotterranei dietro una porta sbarrata da due travi di metallo e con due cyborg all'entrata: un posto impenetrabile.
Pensava spesso a Levi, in quei momenti era l'unica cosa che lo faceva rimanere lucido, pensava a quel bacio così dolce e puro, sembravano essere passati anni mentre invece era passato solo un giorno.
Lo rivedeva nella sua mente e lo percepiva ancora sulle sue labbra...
Il tempo sembrava scorrere sempre più veloce e ogni giorno il ragazzo veniva sottoposto ad una serie di test e operazioni al limite umano e Eren credeva che sarebbe impazzito prima o poi, ogni giorno la sua resistenza pian piano cedeva. Si sentiva stordito, anche per la dose di droga che ogni giorno iniettavano nel suo corpo, così da rallentarne le funzioni motorie e mentali, non ne poteva più.
-Levi...ti prego..salvami- pensò perdendo i sensi per la quarta volta in quel giorno.
Intanto al quartier generale delle ali della libertà Levi e Hanji erano impegnati a scoprire le coordinate esatte di Eren: il CIP iniettato nel ragazzo, come nel resto dei soldati, a quanto pareva nel territorio dei "giganti" era inutile, perciò dovevano trovare un altro modo per rintracciarlo;
Ci stavano lavorando ininterrottamente da tre giorni di fila, ma con scarsi risultati.
[...]
Un bussare insistente rimbombava per tutta la stanza già da un po' destando il corvino dal suo, seppur breve, sonno; si alzò contrariato andando ad aprire la porta. Si trovò davanti un Erwin piuttosto trafelato, probabilmente aveva corso:- Smith sono le quattro del mattino, sarà meglio che tu abbia una spiegazione più che plausibile per avermi svegliato in questo modo.- disse guardandolo sottecchi. - E' importante! Forse so dove si trova Eren- Levi ebbe un sussulto ed invitò il biondo ad entrare, abbastanza agitato:- Avanti! Parla.- disse impaziente Levi. - Prima dovrò raccontarti una breve storia, puoi aspettare finchè non avrò finito?- -D'accordo, ma sbrigati.-
-Iniziò tutto qualche anno fa, quando ancora questa guerra non era iniziata; io conoscevo il padre di Eren, Grisha Jaeger, eravamo grandi amici insieme a un altro ragazzo.. Dovetti separarmi da loro tempo dopo e poi scoppiò la guerra che tutt'ora continua.
Non so neanche adesso se è stata opera loro o no, ne il loro motivo; so solo che dopo la mia partenza hanno iniziato la costruzione di un qualche oggetto tecnologico, non totalmente legale. Poco tempo prima che venissi qui stavo combattendo con la mia squadra contro numerosi cyborg, fin troppi, infatti venimmo decimati, rimasi solo io e fu lì che lo riincontrai: i capelli mori leggermente spettinati e l'accenno di barba e baffi.
Il suo nome....
Nile Dok-
:D
ehm, si.
Ecco diciamo che io le mie FF le aggiorno ogni morte di papa
:D
Però daje ce l'ho fatta, ho più o meno in mente la storia quindi forse (fooooorse) riuscirò ad aggiornare anche la prossima settimana, ma vedrò con la scuola e tutto, aiuto.
Grazie per aver letto, alla prossima :3
-
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