More than friends
Percy si schiaccò contro al muro bianco del corridoio mentre andava in classe, evitando dunque che un branco di ragazze assatanate, reggenti poquettes -o come cavolo si chiamavano- e profumanti di chissà quante fragranze che a lui non piacevano, che gli sarebbero altrimenti andate addosso.
Percy aveva paura di poche cose. Era cresciuto nel Bronx; si era allenato nel Bronx. Le cose che gli facevano paura stavano sulla punta di una sola mano ma -cavolo- stava prendendo in seria considerazione l'idea di aggiungere al già breve elenco la voce: ragazze assatanate per il party di quella sera.
Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più,svoltando verso sinistra per poter entrare in aula, individuando Annabeth -seduta al secondo banco- e sorridendo d'istinto. Lo stomacosi chiuse in una morsa e si prese un paio di istanti prima di camminare verso di lei che, col capo chino, chissà cosa stava scrivendo sul suo quaderno.
Anche Annabeth Chase gli faceva paura.
Gliene faceva davvero tanta.
La ragazza sollevò lo sguardo in quel momento e Percy vacillò davanti alla profondità di quelle iridi di tempesta. Le stesse iridi che l'avevano studiato minuziosamente la prima volta che l'avevano visto.Le stesse iridi che, però, gli avevano mostrato il lato debole e vulnerabile che a lui piaceva conservare nella sua memoria.
Si, Annabeth Chase gli faceva davvero tanta paura.
La bionda sorrise e le labbra di Percy si stirarono, scoprendo i denti,muovendosi quasi da sole. – Buongiorno – lo salutò, muovendo la penna blu tra le mani, avvicinando la sedia al banco perché Percy potesse passarle dietro, andando al suo posto.
- Sono così felice che a te non importi nulla di questa festa di Kayla – sospirò, lasciandosi cadere accanto a lei, abbandonando lo zaino malandato sul banco senza riguardo.
Annabeth rise, voltandosi verso di lui per un solo istante prima di poter ricominciare a scrivere qualsiasi cosa stesse scrivendo. Quando Percy diede una sbirciata vide fossero appunti. -Non mi piace molto perdere il controllo – rivelò e il ragazzo annuì un paio di volte.
Certo che non le piaceva, e come aveva fatto a non capirlo sino a quel momento? Quando lottavano, era lei che studiava le mosse senza lasciarsi andare all'istinto per poter prevedere il risultato. Prendeva appunti così precisi che sarebbe stato praticamente impossibile scrivere, durante un esame, qualcosa che il professore non avrebbe condiviso. Aveva tentato di studiare (e probabilmente ci sarebbe anche riuscita se Talia non glielo avesse impedito con molta più determinazione, e senza febbre sopratutto) anche in quei giorni in cui era stata male. L'unica volta che aveva perso il controllo era corsa via ed aveva pianto così tanto che l'unico modo per donarglielo nuovamente ed inconsapevolmente quel controllo, era stato stringerla.
- Non devi perdere il controllo – obbiettò comunque lui, stendendo le braccia sul banco e seppellendo tra di loro il capo. – Devi solo divertirti.
Annabeth sorrise, osservandolo di sottecchi. – Chi dice che non lo farò?
***
Talia spinse Annabeth in bagno nell'istante stesso in cui Luke, provvisto della forcina magica, riuscì ad entrare in camera.
- Io volevo vederti in vestito! – esclamò il ragazzo mentre Percy, dietro di lui, si chiudeva la porta bianca alle spalle, celando a chiunque fosse potuto passare lungo il corridoio, la vista di Talia in mutande e reggiseno.
La mora buttò la testa all'indietro passandosi le mani tra i capelli sciolti per l'esasperazione. – Mi vedrai col vestito alla festa! – rispose di rimando.
Percy si lasciò cadere pesantemente sul letto dell'amica, aprendo Candy Crush sul suo telefonino abbandonato sul comodino. – Avete un po' d'acqua? – domandò, sollevando gli occhi verdi dallo schermo per pochi istanti prima di ricominciare a far scoppiare le caramelle.
- Sul mio comodino! – urlò Annabeth dal bagno.
- Questo non sta succedendo davvero – mormorò Talia, riportando gli occhi infuocati sul suo ragazzo. – VAI VIA? – urlò. – Annabeth deve finire di preparsi ed io devo finire di prepararmi e voi due.. – si voltò di scatto verso Percy che, dopo aver deciso l'acqua fosse troppo lontana dal letto che si era accaparrato, stava continuando a giocare a Candy Crush. – Perché cavolo non l'hai fermato?! – esclamò.
Il moro sollevò lo sguardo verde per qualche istante, riconcentrandosi poi sul gioco. – Ci ho provato. Ma lui ha detto che avrebbe dovuto approvare il vestito prima che uscissi dalla tua camera.
Talia risucchiò l'aria, stizzita, portandosi le mani sui fianchi nudi, sbarrando gli occhi per la rabbia. – Via dalla nostra stanza! – ordinò, puntando un braccio contro la porta bianca alle spalle di Luke.
- Non posso credere che tu l'abbia detto davvero. Doveva essere un segreto – si lamentò il biondo, voltandosi verso Percy.
- Non cercarti compagnia, bello. Talia incazzata te la gestisci da solo.
Annabeth si schiarì la voce oltre la porta del bagno, abbastanza forte perché potesse attirare l'attenzione degli amici. – Non è che potreste andare via? Sono in mutande. – rivelò.
Percy sollevò lo sguardo dal telefono in quel momento, la dedizione per Candy Crush che sembrava essere svanita nel nulla.
Luke sollevò un angolo delle labbra in un ghigno ed il moro gli mostrò il dito medio, continuando a fissare la porta del bagno con insistenza come se, anche lei, potesse svanire nel nulla assieme alla sua voglia di giocare col telefono.
- Pensi davvero che non metterei il mio vestito se tu non l'approvassi? – domandò Talia sarcastica. – Ho fatto i salti mortali per averlo. Sono dovuta uscire di nascosto perché tu non mi mangiassi la testa in negozio..
- Praticamente è una battaglia persa in partenza – urlò Annabeth dal bagno, strappando un sorriso a Percy e un'espressione disgustata a Luke.
- Luke – mormorò Talia più tranquillamente, muovendo un paio di passi verso di lui, ritrovandosi abbastanza vicina da potergli sfiorare il petto col proprio. – VAI VIA. ADESSO. – tuonò e, se le fosse stato possibile, probabilmente gli avrebbe fulminato le sopracciglia.
Luke indietreggiò di colpo, il bel volto trasformato in una maschera di terrore e Percy rise, acchiappandolo per il giubotto in jeans, aprendo la porta e salutando l'amica con la mano. – Ciao Annabeth, ci vediamo dopo.
- Ciao ragazzi!
- Talia, io..
La ragazza ringhiò, correndo verso la porta, e doveva sicuramente avere l'espressione più feroce del suo repertorio perché Luke indietreggiò più velocemente, sbattendosi al migliore amico nel tentativo di lasciare la stanza prima. Talia spinse la porta con entrambi le mani, voltandosi sulla schiena non appena fu chiusa, poggiando le spalle nude al legno freddo.
Scoppiò a ridere così forte che si piegò in due, tenendosi lo stomaco con le braccia, spingendo Annabeth ad un uscire dal bagno, guardandola con le labbra stese che le scoprivano i denti. – Non posso credere sia successo davvero – esalò tra le risate. Respirò più lentamente solo dopo, lanciando un'occhiata ad Annabeth ancora in mutande e reggiseno. Raddrizzò la schiena così velocemente che, per un solo istante, la bionda pensò fosse stata punta da uno spillo, ma sussultò quando Talia batté le mani, andandole incontro. – Forza! A preparsi. Metti il tuo bel vestito e le tue scarpe del cazzo. Ti devo ancora fare il trucco e Silena e Katie arrivano tra poco! Andale, Sapientona! Scattare! – esclamò, battendo le mani al ritmo di ogni frase, sorridendo quando Annabeth scoppiò a ridere di gusto, voltandosi per poter prendere l'abito poggiato sullo schienale della sedia della scrivania.
***
Luke e Percy erano arrivati alla festa mezz'ora prima e, almeno il biondo,non si era affatto sorpreso per la gente che riempiva la casa della confraternita, stringendo bicchieri rossi, salutandosi e mostrando bustine trasparenti che, a giudicare dai ragazzi che uscivano nel giardino sul retro, venivano consumate solo fuori casa.
Ma non era quello che aveva sorpreso Percy. Ciò che aveva sorpreso Percy era stato il numero di persone così alto per la festa che, almeno mezz'ora prima, era appena iniziata.
Non era andato a molte feste quando era più piccolo e, alle poche alle quali aveva preso parte, lui -solitamente- era il ragazzo nel giardino sul retro.
- Dove cavolo sono le ragazze? – domandò Luke irritato, sorridendo poi davanti al giocatore di football che salutò prima lui passando poi a Percy, dandogli una pacca sulla spalla abbastanza forte da farlo barcollare.
Il moro fece spallucce. Voleva vedere Annabeth. E Talia. Voleva vedere Annabeth e anche Talia, certo; ma in quel posto c'erano abbastanza ragazze incuranti del fatto che fosse novembre, e lui aveva tenuto tra le mani abbastanza bicchieri rossi da fargli perdere di vista qualsiasi altra cosa. A Percy piaceva Annabeth. A Percy Annabeth piaceva così tanto che, solo pensarci gli faceva contorcere lo stomaco in modi strani. Ma Annabeth gli faceva paura. Così tanta che lo stomaco continuava a contorcersi e il cuore a battere più velocemente. E nessuna di quelle ragazze con le gonne corte che lasciavano vedere le cosce e con le magliette scollate che non lasciavano spazio a nessun tipo di immaginazione, gli facevano paura.
- Siete venuti! – Percy non ebbe il tempo di studiare il volto di Kayla, gli era già saltata addosso, cingendogli il collo con le braccia magre. Il ragazzo le avvolse un braccio attorno ai fianchi. – Sono così felice! – continuò. Aveva un buon profumo.
Lo lasciò andare per dare un bacio sulla guancia di Luke.
Kayla non gli faceva paura. Neanche un po'. Era così innocua che il solo pensiero lo fece sorridere. Ed era bellissima. Davvero prima non se n'era accorto? Il vestito di paillettes argentate sul petto e dorate fino a metà della coscia allenata le segnava tutte le forme sulle quali Percy non si era mai soffermato e i capelli castani, tirati in una coda, le accarezzavano la pelle sulla schiena lasciata libera da una profonda scollatura a V.
Era sexy da morire. Ed era un agnellino. Un agnellino sexy che non gli faceva neanche un po' paura.
- Già, siamo qui da.. – Luke lanciò uno sguardo all'orologio, muovendo il braccio nel tentativo di scrollarvi via il polsino del giubbotto in jeans. – ..Più di mezz'ora.
Kayla si imbronciò per un istante prima di tornare a sorridere, radiosa. Gli occhi azzurri si spostarono su Percy e il ragazzo sollevò un angolo delle labbra così lievemente che, per un momento, si chiese anche se la ragazza l'avesse notato. – Spero vi divertiate. In caso – mormorò, avvicinandosi al petto di Percy e lasciandogli un bacio sulla guancia senza smettere di sorridere. – Venite pure da me. – Poi sculettò via gridando quando un paio di ragazze le andarono incontro, allungando le braccia verso di loro perché potesse stringerle.
Luke aspettò un paio di secondi prima di svuotare il bicchiere, lasciarlo cadere a terra ed avvolgere le spalle di Percy con un braccio, attirandolo contro di sé. Fischiò ed il moro rise, divincolandosi, senza risultati, dalla sua presa. – La sexy cheerleader vuole scopare il mio amico. La sexy capo cheerleader vuole scopare il mio cazzo d'amico!
Percy rise ancora, raddrizzandosi solo quando Luke lo lasciò andare. Prese un sorso d'alcool prima che il biondo potesse prendergli il volto tra le mani, parlandogli a pochi centimetri di distanza. – Tu, stasera, quella te la devi fare, capito? Ti stava mangiando con gli occhi, cazzo. Se non te la scopi allora vai affanculo e dichiarati gay, capito? – Ci pensò per un solo istante, sollevando le iridi azzurre prima di riportarle in quelle verdi dell'amico. – In quel caso c'è Will Solace. È al penultimo anno ed è appena usc..
Percy scoppiò a ridere, allontandosi da Luke e sistemandosi il giubotto in pelle che cadeva morbido sulla camicia bianca. – Fidati di me – gli promise, portandosi il bicchiere alle labbra e bevendo in un solo sorso un quarto del bicchiere.
Luke rise, sistemandosi il giubbotto in jeans e spostando lo sguardo sulla sala, quasi sondando i corpi che ballavano vicini, sudati, eccitati.
Percy si passò una mano tra i capelli. Avrebbe aspettato ancora qualche minuto e poi sarebbe andato da Kayla. Niente più alcool.
Fu questione di qualche istante prima che la folla davanti alla porta si aprisse per lasciar passare Dio solo sapeva chi. Corrugò la fronte. Era troppo ubriaco per preoccuparsene e, da dov'era, aveva una visuale perfetta di Kayla che, sexy da morire, agitava i fianchi contro quelli di una sua amica.
Non aveva bisogno d'alcool. Quella ragazza era sexy abbastanza da togliergli anche quel briciolo di inibizioni rimaste.
Ci vado adesso.
- Oh cazzo – esclamò Luke al suo fianco, spingendolo a spostare lo sguardo, mosso dalla più genuina delle curiosità, verso il punto che Luke stava guardando.
C'era una ragazza splendida con i capelli neri e gli occhi azzurri. Era una cheerleader. Selena. Selene. Qualcosa del genere. Ed era bellissima col vestito blu notte che aderiva alle curve che -si, l'aveva capito- erano del ragazzo afroamericano che se la strinse possessivamente al fianco. Beck.. qualcosa. Ci aveva parlato ma era troppo ubriaco per ricordarsi il nome. O il cognome. Non gli importava. Accanto a lei c'era una ragazza che indossava una jumpsuit a fantasia floreale.
Cosa c'era da guardare?
Poi capì.
Talia ed Annabeth erano lì.
Annabeth era lì. E stava salutando qualcuno con un sorriso genuino sulle labbra e -cazzo- come faceva a non rendersene neanche conto? Indossava un vestito dal corpetto nero che, grazie alla scollatura tonda, le segnava la curva del seno mentre un sottile strato di raso le abbracciava le belle spalle. Il vestito era stretto in vita, abbastanza per poterle segnare i bei fianchi e la gonna bianca cadeva morbida fino a metà della coscia. Le scarpe erano alte, dal tacco sottile e le abbracciavano dolcemente il piede affusolato e -cazzo- come faceva a non rendersene conto?
C'era Talia affianco a lei. Aveva un vestito nero e uno scollo in pizzo. Forse era profondo ma a Percy non importava proprio. Neanche lo vedeva. Perché Annabeth era lì col corpetto stretto che le metteva dolcemente in risalto le forme. Coi capelli biondi che le accarezzavano la vita. E nel momento stesso in cui Luke iniziò a camminare verso Talia, lui strappò dalle mani del primo ragazzo che aveva davanti un bicchiere rosso, svuotandone il contenuto senza neanche rendersi conto di cosa fosse.
Eccome se aveva bisogno d'alcool.
***
Ad Annabeth non piaceva perdere il controllo. Aveva passato troppi anni della sua vita a non averlo, in balia del padre, della matrigna,della mamma che non c'era. In balia di lui che l'aveva esercitato sudi lei senza pensarci un solo istante.
Aveva passato tutta la vita ad assicurarsi non solo di avere il controllo ma di riuscire a mantenerlo. Era scappata di casa per poterne ricreare uno nuovo e, da quel momento, tutto quello che aveva fatto, ogni singola azione, era stata compiuta in modo che, quello stessocontrollo, non venisse perso. Il farsi espellere, le risse. Faceva tutto parte dei piani. Ogni cosa, nella sua vita, aveva fatto parte di un piano generale. Ogni cosa, nella sua vita, era stata la tessera incastrata perfettamente di un puzzle ben organizzato.
Per questo, anche mentre ballava con Talia, con Silena e Katie, teneva tra le mani un bicchiere di carta rossa dal contenuto sconosciuto senza berlo. Per questo ballava, controllando che Talia non barcollasse troppo, che non si scontrasse a nessuno e che continuasse a ridere mentre alternava le canzoni con lei a quelle con Luke.
La musica era alta, l'aria pesante ma lei riusciva comunque a mantenere salde le redini della sua vita. Salutava persone ogni pochi istanti e Talia, anche da ubriaca, riusciva ad avvertirla, con occhiate eloquenti, di chiunque fosse dietro di lei.
Annabeth non aveva perso il controllo. Lo stava mantenendo anche in quel caos di corpi, odori, suoni e voci che la disorientava un po'. Non aveva perso il controllo e -cavolo- si stava divertendo. Perché la musica era alta, l'aria troppo pesante ma, comunque, quelle stesse canzoni le piacevano e lei agitava i fianchi tenendo la mano di Talia, senza perderla. Roteando sotto il braccio sollevato di Silena e muovendo le braccia in sincrono a quelle di Katie.
Si divertiva mentre le sentiva ridere. Si divertiva mentre guardava i loro occhi vaqui o le gambe vacillare per un solo istante prima che,con una mossa brusca e un'altra risata, potessero recuperare l'equilibrio.
I capelli le davano caldo ed il corpetto aveva fastidiosamente aderito al torace e le scarpe le facevano male eppure, non poteva fregargliene meno.
Urlò quando passarono una canzone di Avicii che conosceva eccome, saltando mentre teneva le dita intrecciate a quelle di Talia. Senza perdere il controllo.
Poi,oltre la testa dell'amica, lo vide. Vide Percy che stringeva Kayla a sé. Le mani possessivamente aperte sulla bassa schiena, il volto vicino a quello bellissimo di lei ed i fianchi che si muovevano all'unisono con i suoi. Lei gli aveva infilato una mano tra i capelli scuri e l'altra era perfettamente modellata contro al collo.
Erano bellissimi.
Ed Annabeth bevve metà dell'alcool che c'era nel suo bicchiere in un solo sorso. La gola le bruciò fastidiosamente e gli occhi pizzicarono, donandole un'immagine sfocata dei due ragazzi che si stringevano. Con i fianchi attaccati mentre ballavano.
Erano bellissimi.
Ed Annabeth ignorò le urla felici delle amiche quando la videro bere ancora, finendo il contenuto del bicchiere in altri due sorsi,gettandolo a terra e barcollando sulle gambe improvvisamente instabili. La testa girò ma le piaceva perché sembrava girasse a ritmo della musica. Scoppiò a ridere piegandosi in due. Si sentiva leggera e quando spostò nuovamente lo sguardo su Percy e Kayla si rese conto che si, erano ancora bellissimi ma a lei non fregava più nulla.
Erano bellissimi.
Forse fu per quello che, alla fine, Annabeth Chase il controllo lo perse.
La musica era la più bella che avesse mai sentito. E lei era così leggera. Era così libera.
Cazzo, era la sensazione più bella del mondo.
Forse aveva bevuto altro dopo quel bicchiere. Non si ricordava affatto ma aveva in bocca il sapore forte dell'alcool e la testa girava così piacevolmente che lei rise ancora, tenendosi ben salda alle spalle del ragazzo che le teneva possessivamente i fianchi. Aveva le mani bene aperte contro il tessuto del suo vestito e a lei piaceva.
Non era cattivo. Nessuno l'aveva mai tenuta così.
Sollevò le braccia verso l'alto, urlò l'ultimo pezzo della canzone e poi le braccia caddero nuovamente sulle spalle di quel tizio mentre le dita affusolate sparivano tra i capelli castani e sudati.
Le mani del ragazzo si aprirono sulla sua schiena, congiungendosi a pochi millimetri dal suo sedere.
Quando partì la base di un'altra canzone, Annabeth gridò di gioia. Era una delle sue preferite. Era bellissima.
Anche il ragazzo rise.
- Sei bellissima.
E lei rise ancora. Le piaceva come quel tizio la faceva sentire.
Era forte con lui, come quando combatteva.
Forte. Bellissima.
- E sexy. Sei bellissima e sexy.
Scoppiò a ridere ancora, gettando la testa all'indietro e reggendosi a lui quando le sembrò che le ginocchia le stessero per cedere.
Era certa, però, che anche se fosse caduta non si sarebbe fatta male.
Era tutto morbido.
Libero.
Tutto morbido, libero e sexy.
Come lei.
Rise ancora. Le piaceva quel ragazzo. Voleva baciarlo.
We're in the corner of a crowded room.
I want your lips your body, boy, how soon?
Gliela canticchiò all'orecchio sorridendo quando lo sentì indurirsi contro di lei. Le piaceva quella sensazione. Le era estranea in un certo senso ma non le faceva paura.
Aveva il controllo. Anche in quel momento. E le piaceva. Poi sollevò lo sguardo e lo vide.
L'aveva perso dopo un po'. Aveva iniziato a ballare troppo e aveva un vago ricordo di Silena che la faceva girare sotto al braccio, tirandosela poi contro.
L'aveva perso. Lui come gli amici perché, chissà come -ma non si lamentava-aveva trovato quel ragazzo che la faceva sentire forte e bellissima e ancora padrona del controllo.
Fu l'effetto che le fece -vederlo di nuovo- che le fece girare la testa un po' di più, perdendo quel briciolo di controllo che riteneva ancora di avere.
Le dava fastidio.
Era suo.
Percy era suo.
Suo.
E perché stava ancora ballando con quella cheerleader tutta un sorriso?
Si irrigidì contro al corpo di quel ragazzo, stringendogli un po' più forte i capelli sulla nuca mentre guardava Percy che agitava i fianchi contro quelli della cosa, stringendole il mento con una mano e premendo le labbra sulle sue.
Gli occhi di Annabeth si assottigliarono mentre una rabbia cieca le faceva battere il cuore un po' più forte. Non doveva essere la prima volta che lo facevano e quello le diede ancora più sui nervi.
Suo.
And if you like what we're doin',
Why don't we give it for the night?
Barcollò via dalla presa del ragazzo strisciandogli una mano sul petto nel tentativo di reggersi sui tacchi un po' di più mentre cominciava a camminare.
La stanza girò attorno a lei e le venne da ridere. Poi vide Percy stringere nuovamente i fianchi di cosa e gli occhi grigi si assottigliarono.
Capelli castani tentò di fermarla, trattenendola per una mano, ma lei lo scrollò via senza voltarsi indietro, camminando decisa verso Percy e quella che -ancora- gli stava troppo vicino.
Era bellissimo. Ed era suo. E non si rese conto della sua presenza fino a che Annabeth, senza troppi complimenti, spinse la cosa via da lui.
Non fu difficile. Sembrava che barcollasse più di lei il che, detto in tutta onestà e dovette riconoscerlo, era tutto dire.
Who-ah tonight,
tonight we could be more than friends.
Percy avvolse le braccia attorno ai fianchi di Annabeth prima che la forza impiegata per spingere Kayla via potesse far cadere persino lei.Osservò, per un solo istante la castana a terra, regalandole un piccolo sorriso, tornando poi a rivolgersi ad Annabeth.
Un momento, Annabeth?!
Che stava facendo?
La bionda rise, cantò un verso della canzone e poi gli avvolse le braccia attorno al collo, giocando con le dita con i capelli sulla nuca.
Era ubriaca.
Ubriaca fradicia.
Tonight we should be more than friends.
Annabeth si avvicinò a lui, sfiorandogli l'orecchio con le labbra mentre parlava. – Balla con me – disse a voce abbastanza alta perché potesse essere udita anche oltre il volume altissimo della musica.
Percy cercò i suoi occhi ancora una volta. Grigi, lucidi, luminosi e bellissimi come sempre.
Ad Annabeth non piaceva perdere il controllo e gli ci volle un secondo per capire che, si, chissà come, l'aveva bello che perso.
Ma era li. Davanti a lui, contro di lui. Sorridente, forte, bellissima,sexy e spaventosa da morire e forse fu per quello che le aprì le mani sulla schiena, attirandosela contro al petto.
From the first time that I saw the look in your eyes,
I've been thinking about you for all of this time,
Wo-ah tonight, tonight we could be more than friends.
Annabeth mosse i fianchi contro i suoi e Percy piegò le dita sulla sua schiena, infilandole una mano tra i capelli, stringendoglieli in un pugno.
Lo stomaco si contorse e la ragazza gli sfiorò la mascella con i pollici. Sorrise ancora e Percy, per un solo istante, si chiese come sarebbe stato baciarle quel sorriso.
Le avvicinò il capo al proprio, il cuore che batteva forte, abbastanza da fargli credere volesse uscirgli dal petto, scappare via a gambe levate perché, a tutto quello non avrebbe davvero potuto reggere.
Annabeth era lì. Davanti a lui, contro di lui. Annabeth era lì e strusciava il corpo contro al proprio, sorrideva, lo guardava con gli occhi luminosi che, solo grazie ai tacchi, erano all'altezza dei propri edera così bella che lo stomaco di Percy si contorse ancora.
La strinse, forte abbastanza da poter essere in grado di imprimersi il calore del suo corpo contro al proprio. Di imprimersi le sue forme contro al suo petto. Di imprimersi i fianchi contro ai suoi,stringendole la gonna, all'altezza del sedere, in un pugno leggero.
La voleva così tanto e lei era lì, col cuore che batteva forte quanto il suo, col sorriso che le illuminava il volto, con le labbra che, e le vedeva, sembrava stessero aspettando solo le sue.
Era bellissima.
Era bellissima ed era ubriaca e quando osservò le labbra rosee ancora una volta, si chiese cosa diavolo stesse succedendo.
Si mossero assieme ancora. Ballarono a ritmo di quella canzone che continuava ad accompagnare i loro movimenti, unica testimone di quei due amici che, per una notte, erano sicuramente molto di più.
Ma quella non era Annabeth. Quella era la sua versione ubriaca completamente diversa da quella sobria che a Percy piaceva comunque.
Quella era la versione ubriaca di Annabeth che non si sarebbe comportata affatto così. Che non avrebbe mosso i fianchi contro ai suoi ancora una volta. Che non l'avrebbe stretto così possessivamente. Che non l'avrebbe guardato in quel momento. Che non l'avrebbe desiderato in quel modo.
Percy chiuse gli occhi nel tentativo di scacciare la pulsazione forte alle tempie, stringendo un po' più forte i capelli di Annabeth in un pugno.
Aveva paura.
Adesso aveva paura.
Poi Annabeth gli accarezzò il volto, delicata, e lui spalancò le palpebre prima che potesse ripensarci. La testa gli girava ancora, le gambe tremavano, ma forse era dovuto al fatto che lei gli fosse così splendidamente vicina.
La ragazza scoppiò a ridere -bellissima- gettando la testa all'indietro e passando le braccia sotto alle proprie, accarezzandogli la schiena dal giubbotto di pelle che -si- in quel momento iniziò a dargli davvero fastidio.
Il cuore gli galoppò nel petto ancora più velocemente e, con un sospiro, le lasciò andare la gonna ed i capelli, aprendo le mani al centro della sua spina dorsale, sorridendo quando il corpo di Annabeth rispose al proprio con un leggero tremito.
La bionda sorrise ancora senza smettere di cingergli il volto -così vicino al suo- con una mano.
Era bellissima.
Ed era sua.
- Ti voglio baciare – gli disse a bruciapelo, senza smettere di sorridere.
Percy serrò le mani sulla sua schiena. Cazzo, se aveva paura. Ma prima che potesse sporgersi per baciarla, Annabeth gli chiuse il labbro inferiore tra i propri, facendo scivolare le mani tra i suoi capelli.
Era immobile, Percy. Immobile mentre le labbra di Annabeth accarezzavano dolcemente il suo. Immobile mentre lei gli stringeva i capelli sulla nuca. Immobile mentre i loro corpi aderivano. Immobile mentre lei l'aveva baciato.
L'aveva baciato.
Percy ebbe un solo istante prima di realizzare il fatto che Annabeth, seppur lentamente, si stesse staccando da lui e -no, cavolo- tu rimani proprio dove sei. Le abbracciò la vita, tornando a premere le labbra contro le sue, stringendole i capelli che le accarezzavano, sudati, la schiena, respirando il suo profumo, godendosi il corpo che Annabeth si premurò di premere contro al proprio un po' di più.
Gli strinse i capelli tra le dita affusolate. Lo fece forte abbastanza da farlo rabbrividire, schiudendo le labbra quando Percy gliele sfiorò con la lingua, facendogli trovare subito la sua.
Gemette tra le braccia di Percy stringendosi a lui un po' di più, voltando il capo di lato per potergli permettere un'esplorazione più ampia della bocca che sapeva d'alcool ed una danza più intima delle lingue che si cercavano.
Era bellissimo.
Era bellissimo perché era Annabeth quella che gli stringeva i capelli. Era bellissimo perché era Annabeth quella che faceva aderire il corpo contro al proprio. Era bellissimo perché era Annabeth che faceva roteare la lingua contro la propria, che faceva schioccare le loro labbra solo per tornare a baciarlo ancora.
Percy strinse i pugni sulla sua schiena, la tenne stretta mentre continuava a baciarla. Mentre le esplorava la bocca lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo, senza neanche sentire la musica che, fuori dalla bolla che erano riusciti a crearsi, doveva essere altissima.
Le succhiò le labbra perché non ne aveva mai abbastanza e sorrise quando Annabeth gli morsicò quello inferiore, facendo nuovamente saettare la lingua nella sua bocca perché voleva sentirlo ancora. Perché -forse- quel bacio, stava piacendo a lei tanto quanto stava piacendo a lui. Perché -forse- il cuore le stava battendo tanto forte quando batteva il suo.
La strinse ancora mentre la baciava. Mentre gli schiocchi delle labbra che si cercavano continuavano a sovrastare il volume della musica.
Le mani di Annabeth saettarono veloci oltre il giubbotto e la camicia sudata cercando la pelle della schiena che si tese sotto al tocco delicato. Percy si spinse contro di lei un po' di più e la bionda strinse i pugni contro di lui sfiorando poi, con dita gentili, la spina dorsale. La percorse quasi per intero esplorando poi, solo dopo, la schiena. Accarezzando i muscoli forti, la pelle che si fletteva e si cospargeva di brividi, rispondendole.
Percy non smise di baciarla quando la strinse a sé ancora una volta, abbastanza per potersi illudere di averla sentita sotto la pelle. La strinse perché -cazzo- Annabeth gli faceva così tanta paura da fargli battere il cuore un po' più forte.
La strinse perché era Annabeth, perché era sua. Perché era stata lei a baciarlo e si stavano ancora baciando e -Dio- chissà da quanto si stavano baciando.
Annabeth gli accarezzò il volto con una mano, fletté la dita contro una guancia libera dalla barba e Percy sorrise, baciandola un'ultima volta sulle labbra prima passare alla punta del naso, alle guance, alle palpebre, alla fronte, cercandole le labbra solo dopo.
Fu a quel punto che Annabeth si irrigidì. Quando Percy, senza smettere di tenersela stretta, le baciò la punta del naso ancora una volta.
E -cazzo- Annabeth si che gli faceva paura, soprattutto quando lo guardava senza vederlo davvero. Sopratutto quando gli occhi erano così vuoti o quando smetteva di toccarlo per divincolarsi dalla sua presa.
E -cazzo- Annabeth si che gli faceva paura. Soprattutto quando barcollava via dopo averlo baciato.
Angolo Autrice:
Tu guarda, chi si è appena baciato?
A presto fiorellini e grazie per tutto! per l'amore che mi date con questa storia e per quello che continuate a darmi con Angel with a shoutgun.
Vi voglio bene:**
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